29 Maggio 2017 - 4 Sivan 5777

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7 agosto 2017 - 15 Av 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città del paese che il Signore tuo Dio ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso; anzi gli aprirai la mano e gli presterai quanto occorre alla necessità in cui si trova - Deuteronomio 15, 7-8.
 
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Anna
Foa,
storica
La recente proposta di dedicare una giornata alla memoria delle vittime borboniche dell’Unità d’Italia, ne ha parlato ieri su queste pagine Claudio Vercelli, non dovrebbe stupirci troppo: dopo le scie chimiche, i complotti plutogiudaici di Soros, la lotta contro i vaccini, non restava che rivalutare i briganti filoborbonici e considerare l’Unità d’Italia qualcosa di simile alla Shoah. Dopo l’attacco all’Europa, l’attacco all’Italia, alla fondazione dello Stato italiano. Finora tutto questo era folklore, e in quanto tale poteva essere tollerato, ma ora si esagera e si sta precipitando non dico verso il Medioevo, che era pur sempre l’era della scolastica e di Dante, ma verso la preistoria.
 
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Israele contro Al Jazeera:
“Fiancheggia terrorismo”
Si va verso la chiusura degli uffici della tv Al Jazeera in Israele e verso il ritiro delle credenziali dei suoi giornalisti. L’annuncio, scrive il Corriere, è giunto dal ministro israeliano per le Comunicazioni Ayub Kara. In una conferenza stampa lo stesso aveva accusato Al Jazeera di “fiancheggiare il terrorismo”. Per poi aggiungere: “Stiamo per adottare alcuni provvedimenti per evidenziare la nostra lotta contro il terrorismo e contro l’Islam estremista, e il nostro sostegno al mondo arabo ragionevole”. Per procedere, ha sottolineato il ministro, sarà necessario approvare emendamenti alla legge in vigore. Da parte sua invece Al Jazeera ha già fatto sapere che si appellerà contro le misure annunciate.

“Una resa all’Occidente il selfie con la Mogherini”. Accese polemiche in Iran per il comportamento di alcuni deputati, che ieri si sono riversati verso il centro della sala per fotografare e farsi ritrarre con la ministra degli Esteri della Ue.
“Doveva essere il giorno dell’insediamento del presidente iraniano Hassan Rohani, ma i flash sono stati tutti per l’Alta rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, Federica Mogherini. Di sicuro – scrive La Stampa – quelli degli smartphone dei parlamentari di Teheran”. L’agenzia di Stato Fars ha parlato di “comportamento singolare”. Più forti nella condanna i social, dove non di rado è apparso l’aggettivo “umiliante”.

Il Corriere Roma racconta una giornata al Portico d’Ottavia insieme alla presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello. “Siamo i romani più antichi, i primi ad arrivare furono i Maccabei nel II secolo prima dell’Era Volgare, poi giunsero gli altri nello dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme. Nessuna comunità italiana – afferma Dureghello – è così profondamente cementata con l’identità della propria città come avviene qui a Roma”. Penso, sottolinea ancora, “che nessun ebreo nel resto del mondo avverta su di sé le gioie e le ferite della propria città quanto capita a noi”.

In Israele sono venuti alla luce i resti di un’antica città, ricercata da decenni: si tratta della romana Julias, che avrebbe dato i natali ad alcune figure fondamentali della tradizione cristiana quali gli apostoli Pietro, Andrea e Filippo. La scoperta (avvenuta nei pressi del Lago di Tiberiade) è stata fatta da Mordechai Aviam, responsabile dello scavo archeologico e a capo del Kinneret Institute for Galilean Archeology del Kinneret Academic College (Corriere, tra gli altri).
 
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  davar
la testimone segre sull'aiuto ai migranti
Memoriale della Shoah di Milano
'Porte aperte contro l'indifferenza'

“Tre anni fa, in un momento molto difficile per Milano, è stato chiesto al Memoriale della Shoah di Milano se poteva ospitare alcuni migranti, soprattutto donne e bambini, in condizioni disperate. Come fa un luogo che ha stampata a lettere cubitali all'ingresso la parola 'Indifferenza', a dire di no, a dire no non ospito nessuno? La leva che ci ha fatto muovere, purtroppo molto poco sentita, è l'obbligo a non rimanere indifferenti”. In poche battute la Testimone della Shoah Liliana Segre spiega a Pagine Ebraiche 24 il senso dell'iniziativa portata avanti per il terzo anno consecutivo dal Memoriale della Shoah di Milano. Un Memoriale nato proprio per volontà di Segre: da qui il 30 gennaio 1944 Liliana, allora tredicenne, e il padre Alberto furono deportati assieme ad altri 602 ebrei. Di loro, solo in ventidue tornarono. Il Memoriale serve a ricordare quella tragedia, a ricordare a Milano e non solo di come rimase indifferente di fronte al destino degli ebrei. E a chi oggi si chiede perché quel luogo, tra i simboli della Shoah italiana, sia stato aperto per un periodo di tempo per accogliere i migranti, Segre domanda, “dovevamo rimanere indifferenti? Qui non ci sono paragoni con quello che è stato, con la Shoah. È chiaro che il Memoriale è destinato ad altro e non all'accoglienza ma di fronte a un'esigenza è stato deciso, insieme alla Comunità di Sant'Egidio, di agire. E quello che rimane sono ad esempio i deliziosi disegni fatti dai bambini il primo anno che abbiamo aperto le porte, un segno della loro purezza e gratitudine”. Dal 2015, anno in cui il progetto di accoglienza ha avuto inizio, il Memoriale ha offerto riparo e asilo a 6.350 profughi – uomini, donne, bambini – provenienti da Eritrea, Siria, Sudan e altri 23 Paesi, mettendo a loro disposizione brandine fornite dalla Protezione Civile, pasti caldi e servizi igienici, oltre all'aiuto dei volontari della Comunità di Sant’Egidio. Quest'ultima è la responsabile della gestione operativa dell’accoglienza, come ricorda il vicepresidente della Fondazione del Memoriale Roberto Jarach, che a Pagine Ebraiche 24 sottolinea come “quest'anno la decisione di aprire ai profughi è stata particolarmente complicata. È un'operazione logisticamente delicata, possibile per il momento perché mettiamo a disposizione un'aerea non utilizzata e, ovviamente, non c'è nessun cambiamento di scopo rispetto alle finalità del Memoriale”.
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l'iniziativa dell'amministrazione raggi
Rav Toaff, memoria oltraggiata
Da una parte un uomo che ha segnato la storia del Novecento con i suoi insegnamenti, la profondità del suo magistero, l'apertura a incontri straordinari. Un uomo che è stato sinonimo universale di umanità e coraggio.
Dall'altra un personaggio controverso che, pur insignito del Premio Nobel per la Pace in una stagione di grande speranza per il Medio Oriente, ha tradito ogni attesa e perseguito una politica molto spesso in odore di terrorismo.
Eppure, per la città di Roma, meritano un pari riconoscimento postumo. Rav Elio Toaff e Yasser Arafat: per il primo una piazza, per il secondo un parco. È quanto stabilito in un provvedimento varato negli scorsi giorni dall'amministrazione cittadina.
All'indomani della scomparsa del grande rabbino livornese, mancato il 19 aprile 2015 alla soglia del secolo di vita, si susseguivano gli appelli di istituzioni (in primis il capo dello Stato Mattarella) e comuni cittadini per intitolargli un luogo significativo della capitale. Tutto fermo per oltre due anni, mentre altre realtà si adoperavano efficacemente in tal senso. Come Pisa, luogo dei suoi studi, dove recentemente sono stati intitolati alla memoria del rav una passeggiata all’interno del Giardino Scotto e il cortile dell'Università dove si laureò in Giurisprudenza, con le Leggi Razziali già in vigore da alcuni mesi.
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il cordoglio della keillah milanese 
Il cardinale Dionigi Tettamanzi
e quelle parole in sinagoga

"Continuano i messaggi di cordoglio inviati alla Chiesa per ricordare il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, scomparso sabato scorso all'età di 83 anni. In una lettera diretta alla Chiesa di Milano, la Comunità ebraica della città, con la firma del rabbino capo Alfonso Arbib, dei presidenti Raffaele Besso e Milo Hasbani e di tutto il Consiglio, lo ricorda “con le sue parole, pronunciate nella visita alla  nostra Sinagoga Maggiore, il 20 Settembre 2003, alla vigilia di Rosh Ha Shanah, il capodanno ebraico: 'È vero, la tragedia della Shoah ha scosso le coscienze, ma non ancora tutte. Rimangono presenti i rischi di un antisemitismo, sempre risorgente. Possa il Signore benedire il vostro popolo, perché sia sempre luce delle genti”.
 

pilpul
Oltremare - Pubblicità negativa
Non so chi abbia inventato il detto "non esiste pubblicità negativa", ma probabilmente non viveva in Israele e non si occupava di "hasbara". La parola si traduce con spiegazione, e si usa in contesto diplomatico e giornalistico quando si parla di Israele con cognizione di causa, e di norma in positivo, almeno nelle intenzioni. Io faccio parte di uno sparuto gruppo di israeliani abbastanza convinti che il 90% dei paladini difensori di Israele a partire dall'ONU per arrivare ai gruppi su Facebook che smerciano foto truccate di romantici tramonti israeliani con soldati muscolosi in penombra facciano più danni che altro. Non faccio quindi parte degli innumerevoli gruppi in varie lingue che propagandano Israele online come un prodotto, e scadono spesso in una esaltazione del mio paese che non ha più nessun rapporto con la realtà, anche perché viene fatta da persone che in Israele il più delle volte non hanno mai neanche messo piede. A guardare bene è un fenomeno interessante, sociologicamente parlando: una specie di anamnesi del classico antisemita viscerale polacco, che riesce ad odiare gli ebrei con tutta l’anima anche quando di ebrei non ce ne sono proprio più.

Daniela Fubini, Tel Aviv
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