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1 Settembre 2017 - 10 Elul 5777
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Nella porzione biblica, che sarà letta nelle sinagoghe di tutto il mondo questa settimana, troviamo lapidario il divieto di violenza da parte di un soldato nei confronti della prigioniera di guerra. La Torà con un tono preciso e perentorio afferma: “Quando andrai alla guerra contro i tuoi nemici e l’Eterno, il tuo Dio, te li avrà dati nelle mani e tu avrai fatto de’ prigionieri, se vedrai tra i prigionieri un donna bella d’aspetto, e le porrai affezione e vorrai prendertela per moglie, la porterai in casa tua; ella si raderà il capo, si taglierà le unghie, si leverà il vestito che portava quando fu presa, dimorerà in casa tua, e piangerà suo padre e sua madre per un mese intero; poi entrerai da lei, e tu sarai suo marito, ed ella tua moglie.” Deuteronomio 21, 10-14.
La donna prigioniera di guerra che, suo malgrado si trova ad essere nelle mani del nemico, non è una preda, non è un sollazzo e se il soldato vuole che sia la sua compagna deve sposarla e deve darle il tempo di un percorso rituale che le ridoni la propria dignità di persona. Ovviamente non possiamo e dobbiamo giudicare questa norma con gli occhi di noi moderni ed acculturati cittadini protetti dal Diritto, dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo e da tanta strada morale compiuta da tremila anni a questa parte, più o meno gli anni dell’esistenza della Torà. Forse queste parole possono essere straordinariamente moderne per il mediatore culturale Abid Jee di Crotone, ma di origini pakistane.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Il documento che riafferma la centralità del dialogo con la Chiesa cattolica firmato dai massimi rappresentanti del rabbinato mondiale sembra rappresentare una tappa fondamentale che avrà conseguenze anche politiche importanti. Il dialogo e non lo scontro, parlarsi mantenendo una propria visione teologica, disponibile tuttavia all’ascolto dell’altro. È una visione rivoluzionaria di questi tempi, che va perseguita con convinzione. Una pratica che tuttavia non può limitarsi a documenti firmati dai Maestri, ma che deve diventare parte di un programma educativo diffuso, che istruisca un po’ tutti a pensare in una prospettiva di apertura e disponibilità, di moderazione e di incontro.
 
Il Dialogo va avanti
Forte attenzione sulla stampa cattolica per l’incontro in Vaticano tra Bergoglio e una delegazione della Conferenza dei rabbini europei, del Rabbinato centrale d’Israele e del Consiglio rabbinico d’America (delegazione di cui ha fatto parte anche il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni). Al centro dell’incontro la consegna al papa di un documento congiunto relativo ai progressi nel Dialogo a partire dalla Nostra Aetate. Un documento storico, come abbiamo spiegato ieri sui nostri notiziari: per la prima volta infatti il rabbinato ortodosso internazionale ha dato un risposta unitaria su questo tema.
L’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, pubblica l’intervento tenuto da Bergoglio nel corso dell’incontro a Santa Marta. Cattolici ed ebrei, il suo messaggio, sono chiamati a “collaborare più strettamente oggi e in futuro nella ricerca ricerca comune di un mondo migliore che possa godere di pace, giustizia sociale e sicurezza”.
Un documento rilevante, perché espressione autorevole della componente ortodossa del mondo ebraico che riconosce il cammino positivo intrapreso dalla Chiesa negli ultimi 50 anni. Questa la valutazione che monsignor Ambrogio Spreafico, presidente della Commissione episcopale Cei per l’ecumenismo e il dialogo, offre ad Avvenire.
Suscita intanto curiosità la rivelazione, contenuta in un libro-intervista del politologo francese Dominique Wolton, che all’età di 42 anni l’allora direttore della Compagnia di Gesù in Argentina Jorge Bergoglio si rivolse per sei mesi a una psicanalista ebrea.
“Del periodo relativo all’analisi è difficile capire, perché Bergoglio non lo spiega, quali fossero i suoi problemi, se legati a nevrosi, o ad uno stato di ansia oppure ad una lieve depressione passeggera. Impossibile sapere se le sedute avvenissero sul classico lettino. Bergoglio – scrive il Messaggero – aggiunge solo che da questa terapia ha tratto grande beneficio”.
 
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  davar
radio radicale insieme a pagine ebraiche
Il sionismo a 120 anni da Basilea
“Se lo vorrete non sarà un sogno”. Dal 29 al 31 agosto del 1897, su iniziativa di Theodor Herzl, si svolse a Basilea il primo Congresso Mondiale Sionista. A 120 anni da quella storica giornata Radio Radicale, in collaborazione con la redazione di Pagine Ebraiche, ha organizzato uno speciale approfondimento su significato, sfide e orizzonti del sionismo ospitato all’interno del programma serale Spazio Transnazionale.
Clicca qui per ascoltare la puntata.


pagine ebraiche - il dossier
Sicilia, una storia senza eguali
La Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma il prossimo 10 settembre protagonista del numero di settembre di Pagine Ebraiche in distribuzione, che tra i vari temi approfondisce sfide e scenari dell’ormai tradizionale appuntamento di fine estate. Incontri e linee guida della Giornata trovano collocazione in diverse pagine del mensile, in continuità con i diversi spazi di approfondimento aperti nello scorso numero attraverso le pagine dello speciale dossier “Sicilia ebraica”, curato da Ada Treves.
Tra i protagonisti del dossier l’architetto David Cassuto, membro illustre della comunità degli Italkim (gli italiani di Israele).

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CONCLUSA LA MISSIONE DI ORLOWSKI
Polonia, l'ambasciatore ai saluti

'Rafforzato impegno di Memoria'
“In occasione della conclusione della sua missione in Italia, e di congedo da tutti noi, le significo il profondo apprezzamento di tutte le Comunità ebraiche e mio personale per quanto ha promosso in questi anni. Il suo contributo e dedizione ai temi della Memoria e alla lucida analisi della storia appena recente, e il suo impegno attivo e fattivo nel favorire incontri, conoscenza e socializzazione di studenti, rappresentanti istituzionali e della società civile, dei due nostri Paesi, in un momento così rilevante per il futuro dell’Europa, è di grande ispirazione e insegnamento a noi tutti”.
È quanto scrive la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in un messaggio inviato all’ambasciatore uscente di Polonia Tomasz Orlowski. Tra i vari incontri del suo mandato, appena pochi mesi fa il diplomatico era stato ospite di un evento specificamente dedicato al suo paese svoltosi presso il Centro Bibliografico UCEI (nell'immagine).
“Un’occasione davvero unica per parlare del mio paese – rifletteva allora Orlowski – e in una cornice dalla forte valenza simbolica. Vorrei che partissimo da là, dall’orrore della Shoah, per dirci tutto con franchezza. Vorrei inoltre che a partire da questo incontro potessero essere superate alcune incomprensioni e alcuni stereotipi che ci riguardano. Vorrei infine rappresentare quello che è il nostro sforzo di Memoria oggi”.

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l'11 e 12 dicembre a parma
Musica nella tradizione ebraica,

aperte le iscrizioni al concorso
Dedicato ai cinquant’anni dall’unificazione di Gerusalemme, l’11 e 12 dicembre prenderà il via la prima edizione a Parma di un concorso musicale nella tradizione ebraica. L’iniziativa è organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in collaborazione con Parma OperArt sotto la direzione artistica di Riccardo Joshua Moretti e si terrà presso la Casa della musica.
Le domande d’iscrizioni dovranno essere inviate entro il 5 novembre. Per informazioni, scrivere alla mail info@parmaoperart.com – tel. 05211641083.

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  pilpul
Diritto di carbonara
La vicenda della bambina inglese che era stata affidata a una famiglia musulmana fa pensare. Ovviamente non ci interessa il caso in sé (su cui peraltro sono state dette un mare di inesattezze) ma il modo in cui è stato raccontato e la mentalità comune che ne emerge. Tra i terribili soprusi patiti dalla piccola, è stato detto, c’era il divieto di mangiare il suo piatto preferito, gli spaghetti alla carbonara, poiché contiene pancetta. Quanti bambini adottati in famiglie ebraiche hanno subito gli stessi terribili soprusi? Temo che prima o poi qualcuno si farà questa domanda, con conseguenze inquietanti. E se il divieto del maiale fosse usato contro uno dei genitori nelle cause di separazione o divorzio? Ma no, qualcuno risponderà, nel caso specifico si trattava di affidamento, non di adozione. Una situazione temporanea. D’accordo, ma una famiglia che osserva determinate regole alimentari può consentire a un’ospite temporanea di introdurre in casa cibi proibiti? Ovviamente no. Molti ebrei anche non osservanti (e io sono tra questi) mai e poi mai e poi mai ammetterebbero la pancetta in casa loro, neppure se fosse solo ad uso e consumo di un ospite, anzi, troverebbero (giustamente) molto offensivo se l’ospite chiedesse di introdurla. Può darsi che in quella situazione specifica ci siano stati inopportuni tentativi di indottrinamento, ma in generale non vedo cosa ci sia di male se una bambina viene educata a rispettare la casa che la ospita rassegnandosi a mangiare la carbonara altrove.

Anna Segre, insegnante
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Fobia e scontro di civiltà
Il pensiero ebraico insegna il concetto di “kol Israel arevim ze ba ze”, ovvero “ogni ebreo è responsabile/garante dell’altro”, il singolo ebreo dunque deve comportarsi onestamente e nel modo più giusto, in modo che la sua colpa non ricada iniquamente sulla collettività ebraica, per la quale egli è responsabile. Estendendo questo principio dovremmo trarre che chiunque commette un crimine oltre a fare del male egoisticamente sull’altro e su se stesso, lede e infanga in primis il nome dei propri famigliari, antenati, e discendenti, di tutto il suo gruppo e dell’umanità in generale. Un criminale invece di essere accumulato come paradigma della propria nazione dovrebbe essere percepito come uno dei suoi principali nemici.
La serie di violenze avvenute la scorsa settimana sulla riviera romagnola s’inserisce in un contesto di scempio e di orrore delineante un paese allo sbaraglio, vessato da angherie, intolleranza e odio. L’efferatezza di certi gesti ha pochi eguali, e rara è stata anche la strumentalizzazione politica che ne è seguita – riprendendo le stesse parole di una delle vittime, laddove il suo invito alla ragione dovrebbe essere d’esempio.


Francesco Moises Bassano
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