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24 Settembre 2017 - 4 Tishri 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks,
rabbino
Siamo tutti umani, anche troppo umani. Il Signore ne era consapevole ancor prima di crearci.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
L’obiettività dei fatti diventa meno rilevante e significativa delle convinzioni personali o dei sentimenti e delle emozioni. Nel mondo dominato da internet e dai social, la strada del “falso” diventa sempre più percorribile.
Come rispondervi? Secondo Aidan White, direttore di “Ethical Journalism Network”, accuratezza, indipendenza, trasparenza, imparzialità, umanità e trasparenza, sono i cinque valori che fondano l’etica dell’informazione nell’epoca delle “fake news” e della “post verità”.
Sarà interessante ascoltarlo a Prix Italia che si apre il prossimo giovedì, 28 settembre, a Milano dal titolo “Back to the facts” e dedicato al tema della “Fake news”, della “post verità”.
 
Teheran provoca ancora
Dopo la Corea del Nord, anche l’Iran. Il test militare effettuato ieri da Teheran getta una nuova ombra sull’intesa del 2015, già messa in discussione da Donald Trump nel suo recente discorso all’Onu e fortemente osteggiata dallo Stato di Israele. Diverse le reazioni a livello internazionale. Scrive tra gli altri il Corriere: “L’Alto rappresentante della politica estera della Ue, Federica Mogherini, ha detto che non c’è bisogno di rinegoziare l’accordo con l’Iran ‘perché sta funzionando’. Così gli altri firmatari. Ma il presidente francese Macron, pur definendolo un ‘buon accordo’, si è detto aperto ad aggiungere ‘due o tre altre misure’. La data chiave è il 15 ottobre, entro la quale Trump dovrà decidere se certificare che Teheran sta rispettando l’intesa”.
In un pezzo sul complesso incastro geopolitico mediorientale in cui si parla anche di questa vicenda Il Fatto Quotidiano propone oggi testualmente i concetti di “soluzione finale” e “pulizia etnica morbida”. Il riferimento è alla situazione dei palestinesi e a un piano cui starebbero lavorando Egitto e Israele per dar vita a una “mini-Palestina”.
 
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  davar
pagine ebraiche settembre 2017 - l'intervista
"Rita, mia zia. Amata da tutti"
Per il momento gli istituti che hanno aderito sono una settantina, Praticamente ovunque, con tutte le regioni rappresentate ad eccezione della Liguria. Ma il numero aumenta costantemente, così come le richieste di intitolazione degli istituti. Nell’Italia che vede crescere la piaga dell’analfabetismo funzionale, del cretinismo digitale, dell’ignoranza portata a modello c’è una parte di paese che dice no e si impegna per costruire una società più istruita e consapevole. E lo fa nel nome di Rita Levi-Montalcini.
“Non è vero che la zia Rita è stata dimenticata, come alcuni affermano. È anzi più viva che mai” sostiene la nipote Piera, dal 2012 (anno della sua scomparsa) attiva in progetti per il mondo della scuola che ne alimentano il ricordo e l’insegnamento. Con il mese di settembre, con l’anno scolastico che riparte dopo la pausa estiva, l’occasione per lasciare un segno si rafforza. Una grande opportunità. Ma parliamo ancora dell’illustre zia.
“Sicuramente – sottolinea Piera – le istituzioni potevano fare di più per i 30 anni del Nobel, caduti nel dicembre dello scorso anno: quella è stata davvero un’occasione persa. Ma negli incontri che faccio in tutta Italia, attraverso la rete delle scuole che portano il suo nome, c’è sempre qualcuno che la ricorda con gratitudine. E non solo in via indiretta per via dei suoi studi, le sue scoperte, i libri scientifici e divulgativi che ha scritto nel corso della sua lunga vita. Si tratta in molti casi di ricordi personali, di aneddoti ed emozioni rimaste impresse nell’anima e che ogni volta mi confortano e commuovono. La zia ha letteralmente girato il mondo, e non c’è posto in cui io vada dove non trovi una persona che l’ha vista, ci ha parlato, ha avuto degli scambi costanti con lei”.


Pagine Ebraiche settembre 2017
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rosh hashanah 5778 - bologna 
Un anno per il bene
Solitamente in un messaggio augurale, in occasione dell’avvicinarsi del nuovo anno, viene usata l’espressione “tachel shanà uvirkoteha – inizi l’anno con le sue benedizioni”, omettendo, quasi in modo scaramantico la prima parte di questo augurio che suona con le parole: “termini l’anno con le sue cose cattive”.
Non c’è ombra di dubbio che nella tradizione ebraica, espressa nella Torà sin dalla creazione del mondo, per conoscere il bene è fondamentale aver avuto esperienze negative. I primi versetti del primo capitolo della Genesi ci raccontano che la Terra era “deserta e disadorna e le tenebre erano sull’abisso. Il Signore disse: vi sia la luce! E luce fu”.


Rav Alberto Sermoneta, rabbino capo di Bologna
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rosh hashanah 5778 - venezia
Un anno per l'unità
A nome del Consiglio della Comunità e mio personale desidero esprimere il più sincero augurio di Shanà Tovà a tutti.
Il Consiglio appena rinnovato, a seguito delle elezioni tenutesi a giugno, ha iniziato un quadriennio di lavoro che dovrà mirare ad un mantenimento e possibilmente ad un rafforzamento delle attività comunitarie nei diversi settori con il maggior coinvolgimento possibile degli iscritti. Riuscire a rendere effettivamente la Comunità la casa di tutti, in cui ciascuno vive il suo ebraismo ma può anche costruire il proprio impegno civile di cittadino ebreo nei confronti della società italiana, è lo scopo ambizioso che dobbiamo continuare a proporci tutti assieme.


Paolo Gnignati, presidente Comunità ebraica di Venezia

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rosh hashanah 5778 - verona 
Un anno per la convivenza
Per il nuovo anno mi auguro ed auguro a tutti voi che l’intelligenza e la ragione prevalgano sempre su ogni fanatismo, integralismo e barbarie. Si tratti di chi predica il boicottaggio della produzione e della creatività israeliane piuttosto di chi insanguina il mondo libero pensando che sia preferibile vivere in un regime a pensiero unico e totalizzante.
Nell’anno appena terminato abbiamo assistito a troppe manifestazioni ed espressioni razziste, nazifasciste, intolleranti e, con timore e con rabbia, vediamo crescere l’antisemitismo e siamo consapevoli che non si tratta solo di episodi isolati o nostalgici ma di un modo di ragionare che ha fatto e può fare di nuovo enormi danni.


Bruno Carmi, presidente Comunità ebraica di Verona
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rosh hashanah - casale 
Un anno per Israele
Gli auguri più belli dolci e sinceri di Shanà Tovà dal Presidente di lunga data dell’antico nucleo ebraico monferrino: piccolo e incredibilmente attivo.
Sono trascorsi 170 anni dall’apertura del ghetto di Casale: oggi un cardine e una targa ricordano la reclusione dei nostri nonni. Noi racconteremo la storia dell’emancipazione e della libertà, con salto temporale festeggeremo insieme i 70 anni dello Stato d’Israele.
Grazie al grande cuore dei nostri iscritti, ai progetti delle nuove generazioni e al sostegno di chi crede nel futuro del Popolo d’Israele, la Casale ebraica è viva e vitale.

Salvatore Giorgio Ottolenghi,

presidente Comunità ebraica di Casale Monferrato
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pilpul

Fiat veritas, et pereat mundus
Afferma una oramai proverbiale (ed anche un poco inflazionata, quanto meno nelle citazioni, ma in questo caso la licenza ce la prendiamo lo stesso) Hannah Arendt in «Verità e politica» che: «Nessuno ha mai dubitato del fatto che verità e politica siano in rapporti piuttosto cattivi l’una con l’altra e nessuno, che io sappia, ha mai annoverato la sincerità tra le virtù politiche. Le menzogne sono sempre state considerate dei necessari e legittimi strumenti non solo del mestiere del politico o del demagogo, ma anche di quello dello statista». Più che cinica sarebbe il caso di riconoscere che l’affermazione della filosofa sia realista, senz’altro al limite dell’impietoso. Poco più in là, nel medesimo testo, aggiunge: «Probabilmente nessuna epoca passata ha tollerato tante opinioni diverse su questioni religiose o filosofiche; la verità di fatto, però, qualora capiti che si opponga al profitto o al piacere di un dato gruppo, è accolta oggi con un’ostilità maggiore che in passato». Forse, per ragionare sulla cosiddetta “post-verità” (qualora esista), sulla «Misinformation» e quant’altro partendo da qualche riscontro storico – più che pensare che l’età che stiamo vivendo sia di per sé (e in sé) eccezionale, magari nel senso più deteriore dell’espressione – sarebbe bene riprendere in mano la pensatrice germano-statunitense, insieme ad un’altra figura del pensiero contemporaneo, soprattutto quando quest’ultimo afferma che: «non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza». Le bufale esistono soprattutto perché si vuole credere ad esse. Sono come una specie di verità parallela, una sorta di risarcimento temporaneo, un sogno possibile perché desiderato che si trasforma, ben presto, in incubo.

Claudio Vercelli
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