Paolo Sciunnach, insegnante | Rosh
HaShanah viene chiamata dalla Torah “Yom Teruah”, “Giorno del Suono”, o
“giorno del ricordo del Suono”. L’unica Mitzvah pratica della Torah
Scritta in questo giorno è quindi la “Teruah”, il “Suono”. Con questo
termine la Torah si richiama al suono dello Shofar in alcuni versetti.
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Anna
Foa,
storica |
I
risultati delle elezioni in Germania non ci dicono nulla di buono né
per l’Europa né per gli ebrei. Che l’estrema destra neonazista entri in
Parlamento in Germania e diventi il terzo partito del Paese è un fatto
preoccupante e grave. Dovremmo ormai aver compreso che xenofobia e
razzismo sono un ottimo terreno di coltura anche per l’antisemitismo. E
se proprio nulla ci importa del destino del resto del mondo e degli
altri esseri umani, come sembra a guardare certe posizioni degli ebrei
in Europa, in Israele, negli Stati Uniti, forse dovremmo cominciare a
preoccuparci che quelle svastiche che riemergono non siano solo dirette
contro i profughi, i neri e i musulmani, ma anche contro noi ebrei.
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Berlino e l'ultradestra
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La
CDU/CSU, il partito di centro/centrodestra della cancelliera Angela
Merkel, ha vinto le elezioni federali con il 32,5 per cento. Merkel
sarà quindi rieletta cancelliera per il quarto mandato consecutivo,
come raccontano i quotidiani italiani (La Stampa) ma l’attenzione è sul
successo del partito di estrema destra e xenofobo Alternative für
Deutschland: per la prima volta dal Dopoguerra, la Germania, scrive il
Corriere, “dovrà fare i conti nella Camera bassa del suo parlamento –
il Bundestag – con una formazione populista di destra che fra i suoi
delegati avrà anche esponenti che negano l’esistenza delle camere a gas
nei campo di sterminio nazisti, che giudicano il Memoriale
dell’Olocausto nel centro di Berlino come una ‘vergogna nazionale’ e
che esigono la fuoriuscita della Germania dall’Eurozona e il ritorno
alla Deutsche Mark”. Sempre sul Corriere, breve intervista a uno dei
due leader del AfD, Alexander Gauland, che alla domanda sulla vicinanza
del suo partito ai movimenti neonazisti afferma, “Quando si parla di
nazismo si parla di campi di concentramento, di uccisioni degli ebrei,
della Gestapo, è assolutamente ridicolo presentare un partito che vuole
semplicemente fare un politica diversa come nazista”. Poi Gauland
lascia l’intervistatore e saluta i suoi sostenitori urlando inquietanti
minacce dal palco: “Gli daremo la caccia. Daremo la caccia a Frau
Merkel, e ci riprenderemo il nostro Paese”. Ad aver portato all’exploit
l’AfD, spiega Repubblica, soprattutto il tema della paura dei migranti
e la politica d’accoglienza decisa dalla Merkel.
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si presenta la ricerca cdec - ipsos L'Italia davanti al pregiudizio “Stereotipi
e pregiudizi degli italiani”. È il titolo di un’approfondita ricerca
realizzata dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica
Contemporanea di Milano in collaborazione con la società di analisi e
ricerche di mercato IPSOS che sarà presentata domani mattina alle 11
all’Istituto Pitigliani di Roma. Un’iniziativa che nasce nell’ambito di
un più ampio progetto sulla storia dell’antisemitismo coordinato
dall’Università Statale di Milano, con la partecipazione di Università
La Sapienza, Università di Genova e di Pisa e che, nel corso
dell’evento al Pitigliani, sarà posta a confronto con una precedente
rilevazione condotta nel 2007 con l’obiettivo di rappresentare il
fenomeno del pregiudizio all’interno di un arco temporale
caratterizzato da forti mutamenti.
Insieme alla sociologa Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio
Antisemitismo del CDEC, discuteranno i risultati il senatore Luigi
Manconi, il presidente IPSOS Nando Pagnoncelli e il direttore del
giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche Guido Vitale.
Nell’attuale quadro di smottamento sociale, è possibile anticipare,
quello che resta stabile nell’arco del decennio è il pensiero
stereotipato, i pregiudizi. Una costante in termini quantitativi. Non
mancano tuttavia dati sorprendenti, che saranno analizzati nel corso
dei diversi interventi previsti. Leggi
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rosh hashanah - padova Un anno per la vita L’anno
appena iniziato è il 5778 [תשע״ח] L’acronimo che scelgo, tra i vari
possibili, è “תהא שנת עץ חיים sia l’anno dell’albero della vita”.
Questo auspicio può alludere al fatto che questo nuovo anno è da
considerare un momento favorevole per connetterci, per mezzo della Torà
e della sua conoscenze e della sua pratica, con l’Albero della Vita
posto al centro del Giardino dell’Eden. Siccome il momento che ci si
presenta è propizio, è fondamentale che si faccia tutti uno sforzo
maggiore nel ricercare e trovare quell’unità che il Signore ha
trasmesso fin dalla Creazione.
Uniamoci in questo giorni speciali in sincerità, amore e consapevolezza
per fare insieme questo percorso che inizia da Rosh Hashanah; per
portare a noi stessi, alle nostre famiglie, alle nostre Comunità luce,
benedizioni e vita.
Inizi l’anno con le sue benedizioni.
Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova
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rosh hashanah - venezia Un anno per la Shekhinà “In
quel giorno si suonerà il grande shofàr, e i dispersi in terra di
Assiria e i respinti in terra di Egitto verranno e si prostreranno al
Signore sul monte sacro, in Gerusalemme”. E subito dopo “tutti gli
abitanti del mondo e i residenti sulla terra vedranno il sollevarsi di
un vessillo sui monti, e sentiranno un suono di shofàr.”
L’anno appena finito e quello appena iniziato, come molti degli anni
precedenti, sono anni particolari. Il 5778, תשע”ח, possa essere un anno
in cui tutti i dispersi e i respinti possano tornare sotto le ali della
Shekhinà, ed entrare a far parte della Comunità d’Israele. È ciò che
suggerisce l’ultima lettera della data – תשע”ח- la chet, con cui inizia
la parola חברים chaverim, amici e compagni.
Rav Scialom Bahbout, rabbino capo di Venezia Leggi
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qui casale - la mostra Profughi, l'umanità raccontata
“Faccio
questo lavoro per dare un’umanità ai profughi, per fare sì che tornino
ad essere persone, non una cifra per le statistiche”. Giulio Rimondi,
bolognese, classe 1984, di umanità se ne intende; ne ha vista un bel
po’ tra l’Africa e Medio Oriente. È uno che scatta nelle zone calde del
Mediterraneo per TIME, NY Times, Le Monde, CNN. Mostre e premi
internazionali a dozzine. Ti aspetteresti di trovarti uno che
assomiglia a Robert Capa appena tornato dal D-Day e invece ha il viso
da ragazzo gentile, pronto a rispondere a tutte le domande. E di
domande ne arrivano davvero tante nell’incontro con il pubblico
organizzato domenica 24 settembre alla Comunità Ebraica di Casale
Monferrato in occasione delle finissage della sua mostra “Provisional
Interiors”. Una piccola chiacchierata con Elio Carmi, vicepresidente
della Comunità, Daria Carmi, assessore alla Cultura e Renata Summo O
Connel, organizzatrice della mostra, dove però si affrontano temi
importanti. Leggi
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Oltremare - Proteste
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Nei
giorni in cui il mondo festeggia il suo compleanno, il
cinquemilasettecentosettantottesimo, le notizie sul fronte occidentale
come su quello orientale non sono il massimo dell’edificante. L’Iran
spara missili di prova così, per far vedere che c’è ancora; in Nord
Corea continuano i terremoti probabilmente manufatti e non naturali,
come i terremoti dovrebbero essere da che mondo è mondo appunto, si
veda il Messico; Trump spara a salve nomignoli contro il personaggio da
fumetti che si fa chiamare nel mondo reale Kim Jong-un, e ride
costantemente con un ghigno che al confronto Grillo ha un aspetto
tranquillizzante; intanto in Germania novantaquattro dico
novantaquattro parlamentari del partito di estrema destra con simpatie
neonaziste siederanno nel nuovo Bundestag, nel cuore dell’Europa.
Intanto qui, nella nostra isola di hi-tech in mezzo al Medio Oriente,
mentre si attende l’arrivo dell’ennesimo inviato americano incaricato
di far fare la pace a chi di pace non vuol proprio sentir parlare,
succede una cosa imbarazzante. C’erano una volta le proteste che
bloccavano le strade. Nella vecchia Europa abbiamo visto di tutto:
dalle barricate sessantottine per non andare più indietro, a trattori,
mucche, tir, tutti a turno a bloccare strade e autostrade per ottenere
l’ascolto da parte dei legislatori. Risultati discutibili,
automobilisti furiosi fino alla fine delle proteste e alla discesa nel
dimenticatoio.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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