29 Maggio 2017 - 4 Sivan 5777

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25 Settembre 2017 - 5 Tishri 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Rosh HaShanah viene chiamata dalla Torah “Yom Teruah”, “Giorno del Suono”, o “giorno del ricordo del Suono”. L’unica Mitzvah pratica della Torah Scritta in questo giorno è quindi la “Teruah”, il “Suono”. Con questo termine la Torah si richiama al suono dello Shofar in alcuni versetti.
 
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Anna
Foa,
storica
I risultati delle elezioni in Germania non ci dicono nulla di buono né per l’Europa né per gli ebrei. Che l’estrema destra neonazista entri in Parlamento in Germania e diventi il terzo partito del Paese è un fatto preoccupante e grave. Dovremmo ormai aver compreso che xenofobia e razzismo sono un ottimo terreno di coltura anche per l’antisemitismo. E se proprio nulla ci importa del destino del resto del mondo e degli altri esseri umani, come sembra a guardare certe posizioni degli ebrei in Europa, in Israele, negli Stati Uniti, forse dovremmo cominciare a preoccuparci che quelle svastiche che riemergono non siano solo dirette contro i profughi, i neri e i musulmani, ma anche contro noi ebrei.
 
Berlino e l'ultradestra
La CDU/CSU, il partito di centro/centrodestra della cancelliera Angela Merkel, ha vinto le elezioni federali con il 32,5 per cento. Merkel sarà quindi rieletta cancelliera per il quarto mandato consecutivo, come raccontano i quotidiani italiani (La Stampa) ma l’attenzione è sul successo del partito di estrema destra e xenofobo Alternative für Deutschland: per la prima volta dal Dopoguerra, la Germania, scrive il Corriere, “dovrà fare i conti nella Camera bassa del suo parlamento – il Bundestag – con una formazione populista di destra che fra i suoi delegati avrà anche esponenti che negano l’esistenza delle camere a gas nei campo di sterminio nazisti, che giudicano il Memoriale dell’Olocausto nel centro di Berlino come una ‘vergogna nazionale’ e che esigono la fuoriuscita della Germania dall’Eurozona e il ritorno alla Deutsche Mark”. Sempre sul Corriere, breve intervista a uno dei due leader del AfD, Alexander Gauland, che alla domanda sulla vicinanza del suo partito ai movimenti neonazisti afferma, “Quando si parla di nazismo si parla di campi di concentramento, di uccisioni degli ebrei, della Gestapo, è assolutamente ridicolo presentare un partito che vuole semplicemente fare un politica diversa come nazista”. Poi Gauland lascia l’intervistatore e saluta i suoi sostenitori urlando inquietanti minacce dal palco: “Gli daremo la caccia. Daremo la caccia a Frau Merkel, e ci riprenderemo il nostro Paese”. Ad aver portato all’exploit l’AfD, spiega Repubblica, soprattutto il tema della paura dei migranti e la politica d’accoglienza decisa dalla Merkel.
 
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  davar
le elezioni in germania
L'allarme degli ebrei tedeschi:

'AfD, messaggi di odio già visti"
Per la prima volta dal dopoguerra a oggi un partito di estrema destra, ultranazionalista, antimigranti è entrato in Parlamento in Germania. Alternative für Deutschland (AfD) è diventato dopo le elezioni di ieri il terzo partito tedesco e 94 dei suoi candidati siederanno nel prossimo Bundestag (93 in realtà vista la defezione di Frauke Petry delle scorse ore). Forte di un sorprendente 13 per cento, l’AfD ha messo in allarme il mondo ebraico tedesco e internazionale. “Un obiettivo dovrebbe unire tutti i partiti democratici: dimostrare agli elettori che l’AfD non è un’opzione, in modo da riportarla là dove le appartiene – sotto lo sbarramento del cinque per cento” il commento del presidente del Consiglio ebraico tedesco Joseph Schuster che ha definito il partito guidato da Alice Weidel, Joerg Meuthen e Alexander Gauland un movimento che “tollera le idee di estrema destra e istiga contro le minoranze”.
Schuster ha invitato la politica tedesca ad impegnarsi per “rivelare la vera faccia dell’AfD e smascherare la vacuità delle sue promesse populiste”.
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si presenta la ricerca cdec - ipsos
L'Italia davanti al pregiudizio
“Stereotipi e pregiudizi degli italiani”. È il titolo di un’approfondita ricerca realizzata dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano in collaborazione con la società di analisi e ricerche di mercato IPSOS che sarà presentata domani mattina alle 11 all’Istituto Pitigliani di Roma. Un’iniziativa che nasce nell’ambito di un più ampio progetto sulla storia dell’antisemitismo coordinato dall’Università Statale di Milano, con la partecipazione di Università La Sapienza, Università di Genova e di Pisa e che, nel corso dell’evento al Pitigliani, sarà posta a confronto con una precedente rilevazione condotta nel 2007 con l’obiettivo di rappresentare il fenomeno del pregiudizio all’interno di un arco temporale caratterizzato da forti mutamenti.
Insieme alla sociologa Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio Antisemitismo del CDEC, discuteranno i risultati il senatore Luigi Manconi, il presidente IPSOS Nando Pagnoncelli e il direttore del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche Guido Vitale.
Nell’attuale quadro di smottamento sociale, è possibile anticipare, quello che resta stabile nell’arco del decennio è il pensiero stereotipato, i pregiudizi. Una costante in termini quantitativi. Non mancano tuttavia dati sorprendenti, che saranno analizzati nel corso dei diversi interventi previsti.
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rosh hashanah - padova
Un anno per la vita
L
’anno appena iniziato è il 5778 [תשע״ח] L’acronimo che scelgo, tra i vari possibili, è “תהא שנת עץ חיים sia l’anno dell’albero della vita”.
Questo auspicio può alludere al fatto che questo nuovo anno è da considerare un momento favorevole per connetterci, per mezzo della Torà e della sua conoscenze e della sua pratica, con l’Albero della Vita posto al centro del Giardino dell’Eden. Siccome il momento che ci si presenta è propizio, è fondamentale che si faccia tutti uno sforzo maggiore nel ricercare e trovare quell’unità che il Signore ha trasmesso fin dalla Creazione.
Uniamoci in questo giorni speciali in sincerità, amore e consapevolezza per fare insieme questo percorso che inizia da Rosh Hashanah; per portare a noi stessi, alle nostre famiglie, alle nostre Comunità luce, benedizioni e vita.
Inizi l’anno con le sue benedizioni.


Rav Adolfo Locci, rabbino capo di Padova
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rosh hashanah - bologna
Un anno per le Comunità
Con l’entrata del nuovo anno 5778 che desidero condividere una riflessione sul passuk che leggiamo nel libro di Devarim, (cap 7; 7) e che rappresenta forse uno dei temi più attuali delle Comunità ebraiche italiane:
לֹא מֵרֻבְּכֶם מִכָּל-הָעַמִּים, חָשַׁק יְהוָה בָּכֶם-וַיִּבְחַר בָּכֶם: כִּי-אַתֶּם הַמְעַט, מִכָּל-הָעַמִּים
«… non perché siete i più numerosi di tutti gli altri popoli vi ha scelto l’Eterno ma, piuttosto, perché siete i meno numerosi di tutti…».
Da qui l’idea che per Vivere e partecipare alle attività di una Comunità ebraica non è necessario essere tanti e neppure tutti uguali! La cosa importante però è esserci! Esserci per condividere e difendere quei valori ci hanno da sempre unito.
Esserci per rendere ogni momento di vita comunitaria ricco e gioioso.
Se si raggiungono importanti obbiettivi è grazie alla fiducia delle istituzioni ma soprattutto al prezioso contributo di ogni singolo iscritto alle nostre Comunità. Oggi c’è bisogno più che mai di riattivare una sana partecipazione in grado di farci sentire parte di una Comunità, parte di una Italia ebraica.


Daniele De Paz, presidente Comunità ebraica di Bologna

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rosh hashanah - venezia
Un anno per la Shekhinà
“In quel giorno si suonerà il grande shofàr, e i dispersi in terra di Assiria e i respinti in terra di Egitto verranno e si prostreranno al Signore sul monte sacro, in Gerusalemme”. E subito dopo “tutti gli abitanti del mondo e i residenti sulla terra vedranno il sollevarsi di un vessillo sui monti, e sentiranno un suono di shofàr.”
L’anno appena finito e quello appena iniziato, come molti degli anni precedenti, sono anni particolari. Il 5778, תשע”ח, possa essere un anno in cui tutti i dispersi e i respinti possano tornare sotto le ali della Shekhinà, ed entrare a far parte della Comunità d’Israele. È ciò che suggerisce l’ultima lettera della data – תשע”ח- la chet, con cui inizia la parola חברים chaverim, amici e compagni.

Rav Scialom Bahbout, rabbino capo di Venezia
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qui casale - la mostra
Profughi, l'umanità raccontata
“Faccio questo lavoro per dare un’umanità ai profughi, per fare sì che tornino ad essere persone, non una cifra per le statistiche”. Giulio Rimondi, bolognese, classe 1984, di umanità se ne intende; ne ha vista un bel po’ tra l’Africa e Medio Oriente. È uno che scatta nelle zone calde del Mediterraneo per TIME, NY Times, Le Monde, CNN. Mostre e premi internazionali a dozzine. Ti aspetteresti di trovarti uno che assomiglia a Robert Capa appena tornato dal D-Day e invece ha il viso da ragazzo gentile, pronto a rispondere a tutte le domande. E di domande ne arrivano davvero tante nell’incontro con il pubblico organizzato domenica 24 settembre alla Comunità Ebraica di Casale Monferrato in occasione delle finissage della sua mostra “Provisional Interiors”. Una piccola chiacchierata con Elio Carmi, vicepresidente della Comunità, Daria Carmi, assessore alla Cultura e Renata Summo O Connel, organizzatrice della mostra, dove però si affrontano temi importanti.
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una colonna dell'ebraismo romano
Roberto Di Porto (1950-2017)
Vera e propria colonna dell’ebraismo romano, lo sguardo che molti incontravano varcando i portoni di ingresso alla sinagoga e alle strutture comunitarie. Uno dei volontari di più lunga data che ogni giorno difendono e proteggono i luoghi della Roma ebraica.

Ha suscitato profonda commozione in tutta la Comunità la scomparsa, avvenuta nelle scorse ore, di Roberto Di Porto-Pucci. Di Porto è stato salutato un’ultima volta in ‘Piazza’, ieri mattina, prima della tumulazione al cimitero del Verano. In tanti si sono stretti e continuano a stringersi alla famiglia, nel ricordo di quello che è stato per molti un esempio di vita, impegno, dedizione.
Sia il suo ricordo di benedizione.
informazione - international edition
Rita Levi-Montalcini, l'eredità

di una scienziata indimenticabile
Fare scienza, fare cultura, nel nome di Rita Levi-Montalcini. L’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition si apre con un’intervista alla nipote Piera, in cui si raccontano le iniziative portate avanti ricordando la scienziata Premio Nobel scomparsa quasi cinque anni fa. Pubblicato originariamente in lingua italiana nel mensile di settembre, il testo viene offerto ai lettori internazionali grazie al progetto di collaborazione tra la redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Scuola traduttori e interpreti di Trieste, che vede numerosi studenti svolgere il proprio tirocinio proprio presso l’UCEI (a realizzare la versione in inglese Arianna Mercuriali).
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pilpul
Oltremare - Proteste
Nei giorni in cui il mondo festeggia il suo compleanno, il cinquemilasettecentosettantottesimo, le notizie sul fronte occidentale come su quello orientale non sono il massimo dell’edificante. L’Iran spara missili di prova così, per far vedere che c’è ancora; in Nord Corea continuano i terremoti probabilmente manufatti e non naturali, come i terremoti dovrebbero essere da che mondo è mondo appunto, si veda il Messico; Trump spara a salve nomignoli contro il personaggio da fumetti che si fa chiamare nel mondo reale Kim Jong-un, e ride costantemente con un ghigno che al confronto Grillo ha un aspetto tranquillizzante; intanto in Germania novantaquattro dico novantaquattro parlamentari del partito di estrema destra con simpatie neonaziste siederanno nel nuovo Bundestag, nel cuore dell’Europa.
Intanto qui, nella nostra isola di hi-tech in mezzo al Medio Oriente, mentre si attende l’arrivo dell’ennesimo inviato americano incaricato di far fare la pace a chi di pace non vuol proprio sentir parlare, succede una cosa imbarazzante. C’erano una volta le proteste che bloccavano le strade. Nella vecchia Europa abbiamo visto di tutto: dalle barricate sessantottine per non andare più indietro, a trattori, mucche, tir, tutti a turno a bloccare strade e autostrade per ottenere l’ascolto da parte dei legislatori. Risultati discutibili, automobilisti furiosi fino alla fine delle proteste e alla discesa nel dimenticatoio.


Daniela Fubini, Tel Aviv
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