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28 settembre 2017 - 8 tishri 5777
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VERSO yom kippur

"Questo comportamento non è da te!"

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Mi sono spesso domandato quale sia sotto il profilo halakhico la relazione esistente fra anima e corpo: è assimilabile alla shuttafut (società) o alla shelichut (delega, procura)? La prima ipotesi mi viene suggerita da un passo del Talmud (Sanhedrin 91a-b) che riporta una discussione fra R. Yehudah ha-Nassì e Antonino. “Pensa a un re – disse il Rabbino all’Imperatore - che possiede un frutteto ricchissimo e lo affida a due custodi: uno claudicante e l’altro non vedente. Il primo dice al secondo: “Vedo nel frutteto dei frutti straordinari. Caricami sulle tue spalle che ce li mangiamo”. Così avvenne. Quando giunse il re e domandò loro conto della frutta mancante entrambi si schermirono. Il claudicante protestò: “Mi reputi in grado di camminare?” e il non vedente: “Forse che ho occhi per vedere?” Il re li caricò uno sull’altro e li giudicò insieme. Allo stesso modo il S.B. prende l’anima, la getta nel corpo e li giudica insieme. I soci svolgono un’azione comune compensando reciprocamente i limiti individuali che non li porrebbero in grado di agire da soli.

Rav Alberto Moshe Somekh, Pagine Ebraiche, settembre 2017

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FILOSOFIA

Midrash ossia la libertà di interpretare

img headerAnni fa lessi un saggio di Henri Slonimski (1884-1970), negli anni Cinquanta preside dell’Hebrew Union College-Jewish Institute of Religion a New York, dal titolo “The Philosophy Implicit in the Midrash” e rimasi colpito dalla convinzione di questo grande, ora dimenticato, studioso secondo il quale il metodo e i contenuti del pensare ebraicamente, ossia della filosofia ebraica, coincidono con il metodo e le intuizioni del midrash. Chi vuole capire cosa sia filosofia ebraica non ha che da immergersi nella letteratura midrashica, e ai suoi occhi si dipaneranno le concezioni ebraiche dell’uomo e di Dio, del tempo e della storia, del lavoro e della festa, della vita e della morte. Tutti sanno che i midrashim sono una miniera di sapienza rabbinica, ma chi sa davvero leggerli? E come trovarli e evidenziarli quando si nascondono in un commento biblico o nei fogli del Talmud? O nelle straordinarie agiografie dei chassididim, a partire da quella del Ba’al Shem Tov?

Massimo Giuliani, Università di Trento

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STORIA  

Il papa andò alla guerra sulle onde della radio   

AI principio degli Anni Trenta anche la Chiesa cattolica abbracciò per la prima voltai mezzi di comunicazione moderni dotandosi di una stazione di radiodiffusione. Poté cosi trasmettere dal Vaticano i propri messaggi, assicurandosi la possibilità di raggiungere istantaneamente milioni di fedeli. Con la collaborazione di Guglielmo Marconi, premio Nobel e accademico d'Italia, nasceva Radio Vaticana. Il 12 febbraio 1931 Pio XI trasmise il suo primo radiomessaggio: una benedizione urbi et orbi, in latino, rivolta anche «agli infedeli e ai dissidenti». Seguendo le principali nazioni occidentali, ed emula forse anche dell'azione e dei primi successi conseguiti con la radio dal regime fascista, la Santa Sede, superate le proprie iniziali resistenze nel corso degli Anni Venti, si dotò del più moderno mezzo di comunicazione di massa dell'epoca.



Simon Levis Sullam, La Stampa,
25 settembre 2017


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filosofia 

Cercare Dio tra psicanalisi ed ebraismo 

Era solito ricordare Karl Barth che l'unico problema ecumenico è il rapporto con gli ebrei. Se non è impostato correttamente, non si possono risolvere i problemi tra i cristiani. Una convinzione, quella del teologo e pastore svizzero, anche di Carlo Mario Martini, fra gli interlocutori, con il rabbino Laras, di Stella Bolaffi Benuzzi, psicologa e psiconalista freudiana, un'infanzia mai dimenticata «tra leggi razziali e lotta partigiana», come spiega il sottotitolo della sua autobiografia La balma delle streghe. Ridammi vita (Salomone Belforte e C., pp. 241, 20), la nuova opera di Stella Bolaffi Benuzzi, è un excursus (dai Salmi di Davide a una visione etica contemporanea) memore della tesi di laurea discussa con Augusto Guzzo. L'epigrafe ideale di questo dialogo ebraico-cristiano è scolpita sulla tomba di Carlo Mario Martini, nel Duomo di Milano, Salmo 119: «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino».

Bruno Quaranta, La Stampa,
26 settembre 2017


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Shir shishi - una poesia per erev shabbat

Davanti al Giudizio

img headerPrima di Yom Kippur.

Egli (Rabbi Elazar Hakapar) diceva altresì
i nati devono morire e i morti resuscitare;
e i resuscitati devono essere giudicati,
affinché si sappia, si faccia sapere, e sia riconosciuto che Egli
è Dio, Egli il formatore e il creatore, Egli onnisciente, il giudice, il testimone, e l'accusatore,
Egli quello che giudicherà, benedetto Egli sia.
Davanti al quale non vi è ingiustizia, né dimenticanza, né riguardi, né corruzione,
perché a Lui tutto appartiene. Sappi che tutto vien posto in conto,
e che la tua (mala) tentazione non ti lusinghi a (credere che) la tomba sia un rifugio per te!
Perché contro tua voglia tu fosti creato,
tuo malgrado morirai,
tuo malgrado devi rendere ragione e conto davanti al Re dei Re, il Santo benedetto Egli sia.

Trattato Pirke Avot (o Massime dei Padri), Cap. 4, con commento di Dante Lattes, 1950.

Sarah Kaminski, Università di Torino

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