Jonathan Sacks, rabbino | La
festa di Sukkot ci insegna questo: che la vita è breve e che siamo
vulnerabili. Il punto fondamentale però è che non importa quanto la
vita sia lunga, ma quanto intensamente ci rendiamo conto che essa è un
dono.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Amos
Oz nel suo Cari fanatici (Feltrinelli) ricorda come il futuro sia la
conseguenza di prendere nelle proprie mani il passato senza farsi
governare da esso. Niente è già definito. Ogni volta si tratta di
tentare di dare al futuro una possibilità, anche quando sembra che non
ce ne sia. Per questo molti si affidano al passato, pensando che esso
sia l’unica garanzia di futuro.
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Teheran teme un attacco
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E
se l’Iran ridiscutesse i propri piani sui missili? Un’ipotesi che
sembra sempre più all’ordine del giorno, a detta degli analisti. Scrive
al riguardo La Stampa: “L’ala militare a Teheran e i suoi alleati, a
cominciare da Hezbollah, hanno messo in fila i segnali che arrivano
dagli Stati Uniti e da Israele e sono convinti che un attacco sia
probabile come mai da dieci anni a questa parte”. L’ala politica, si
legge inoltre, spererebbe di salvare ancora l’accordo sul nucleare.
L’ex moglie del terrorista islamico di Marsiglia parla al Corriere. E
sostiene a proposito dell’uomo, che ha sgozzato due ragazze alla
stazione ferroviaria: “Ma quale jihadista! Ahmed era solo uno con molti
problemi. Della religione non gli è mai fregato niente”.
Suscita sgomento l’annunciata assenza del sindaco di Sesto San
Giovanni, il forzista Roberto Di Stefano, alla manifestazione convocata
al monumento al deportato nel Parco Nord recentemente danneggiato dai
vandali. Afferma il primo cittadino, le cui parole sono tra gli altri
riportate dal Corriere Milano: “Purtroppo la manifestazione è diventata
un corteo di pubblicità per Emanuele Fiano e la sua legge, con tutte le
formazioni di sinistra pubblicizzate in maniera ampia e sconveniente.
Non ci prestiamo alle strumentalizzazioni della sinistra”.
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L'iniziativa con ucei e comunità di milano "Antifascismo valore che unisca" “Di
fronte all’oltraggio alla Memoria, Milano dimostra di saper reagire. È
successo nel gennaio scorso quando era stata sfregiata la pietra
d’inciampo dedicata a Dante Coen, succede oggi dopo l’ennesimo scempio
contro il Monumento al Deportato”. A esprimere la propria soddisfazione
per la partecipazione all’odierna manifestazione al Parco Nord di Sesto
San Giovanni, il presidente dell’Anpi Milano Roberto Cenati. Un
migliaio le persone che hanno voluto presenziare all’iniziativa
organizzata dall’Anpi e dall’Associazione Nazionale Ex Deportati (Aned)
dopo che, nella notte tra il 24 e il 25 settembre, erano state
distrutte le teche di Auschwitz, Mauthausen, Ravensbrück, Gusen e
Ebensee, contenenti le ceneri e le terre dei lager. “Ci troviamo qui
riuniti oggi al Parco Nord non per commemorare le vittime del
nazifascismo ed i deportati nei lager tedeschi ma per condannare gli
atti vandalici che hanno distrutto il monumento al deportato – ha
ricordato il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Giorgio Mortara partecipando alla manifestazione a cui, oltre
all’UCEI, ha aderito anche la Comunità ebraica di Milano, rappresentata
dal consigliere Gadi Schoenheit – Questi atti compiuti da vigliacchi
nel buio della notte contro un monumento incustodito hanno il solo
scopo di oltraggiare la memoria delle vittime del nazifascismo ed
annullare, a 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziste, il
ricordo di ciò che è avvenuto”. È già la terza volta che il monumento
di Sesto viene vandalizzato e UCEI, Anpi e Aned hanno chiesto al Comune
di installare telecamere per la videosorveglianza dell’area. Ma proprio
il Comune di Sesto è stato il grande assente, con la decisione del
sindaco Roberto Di Stefano di non partecipare e non inviare il
gonfalone, sostenendo che la manifestazione fosse politicizzata a
sinistra e polemizzando con la presenza del deputato Pd Emanuele Fiano.
“Togliamoci subito dalla testa di chi ci ascolta al di fuori di questa
collina, che noi siamo qui tutti riuniti per polemizzare con qualcuno –
la risposta di Fiano – Uno interroga e ascolta la propria coscienza,
quella passata e quella presente. Ognuno nel proprio ruolo
istituzionale sceglie l’ordine di priorità da dare al proprio agire
umano e politico. Ognuno sceglie se risvegliare la mattina la polemica
o la coscienza. Noi oggi qui scegliamo di risvegliare le coscienze”.
“L’assenza del sindaco è un fatto grave – sottolinea a moked.it il
presidente dell’Anpi Milano Cenati – La manifestazione è stata indetta
per ribadire che l’Italia è nata dalla Resistenza e dai suoi valori e
che quella memoria deve essere difesa da ogni oltraggio. Molti uomini,
giovani e non, a Sesto San Giovanni pagarono a caro prezzo
l’opposizione al fascismo, venendo deportati. Lo sfregio al Monumento
al Deportato è uno sfregio alla Memoria, così come a tutti coloro che
si opposero e furono vittime del fascismo. È grave non essere presenti
per ribadire questi concetti”. Leggi
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la scomparsa del grande intellettuale Giorgio Pressburger (1937-2017)
Ha
scosso il mondo della cultura la scomparsa di Giorgio Pressburger, il
grande scrittore, intellettuale e regista di origine ungherese (ma
naturalizzato italiano) autore di numerose e memorabili opere sulla
Mitteleuropa, l’ebraismo, il senso e la sfida della Memoria. Nato a
Budapest da una famiglia di origine slovacca, scampato ai campi di
sterminio nazisti, fuggito dal paese nel 1956 dopo la repressione
comunista, Pressburger si stabilì prima a Roma e poi definitivamente a
Trieste, la città che più gli ricordava le atmosfere della gioventù.
“Ogni volta che penso a chi scappa, a chi è in fuga, sento nelle narici
l’odore della terra bruciata. Sento che lì la vita tarderà a rinascere”
ha dedicato a proposito della sua rocambolesca fuga in una recente
intervista con Repubblica.
Tanti gli amici e i colleghi che in questi giorni hanno voluto
ricordarlo sui giornali e nei blog letterari più influenti. Ha scritto
di lui Francesco Cataluccio su Doppiozero: “In tutti i libri di
Pressburger la forma racconto rimane quella più efficace. È stato
infatti un grande affabulatore: amava raccontare instancabilmente
storie e aneddoti. Anzi: si può dire che spesso parlasse per piccoli
racconti e apologhi. Era questo un modo per risistemare e stemperare un
passato che, anche per lui e la sua famiglia, era stato, sin dagli
inizi, assai drammatico”.
“Anima ebraica della Mitteleuropa” l’omaggio de Il Piccolo. Sottolinea
il quotidiano triestino: “Pressburger, come il gemello Nicola era nato
a Budapest nel 1937, da genitori ebrei. Un’origine che ha poi
condizionato la sua vita, passata attraverso eventi storici che hanno
definitivamente segnato l’identità sua, come quella dei suoi
correligionari”. Quello di Pressburger nei confronti del mondo è stato
uno sguardo “dolce” e “inquieto”, osserva il Corriere. “C’è molta
triestinità sveviana nella sua narrazione, si legge molto senso del
confine (intimo più che geografico) nella sua prosa esatta e mai troppo
sicura di sé: ma ne Il sussurro della grande voce prende corpo più
visibilmente l’elemento metafisico, cabalistico, iniziatico. Del resto,
Pressburger ha vissuto quasi biologicamente immerso nei grandi temi, il
male, l’espiazione, il destino, la dimensione religiosa, al punto da
dedicarvi un saggio, Sulla fede, apparso nel 2004, nel clima dei primi
fanatismi che hanno sconvolto il mondo”. Per la Stampa, Pressburger è
stato “uno degli ultimi, generosi campioni di quella Mitteleuropa che
sin dai primi anni del Novecento, con epicentro a Vienna, ha prodotto
la straordinaria fioritura che incrocia letteratura, arte, musica,
scienze, psicoanalisi in una strepitosa effervescenza creativa”.
“Giorgio Pressburger, europeo” il commovente titolo in prima pagina del
quotidiano triestino in lingua slovena Primorski Dnevnik.
(La foto è di Giovanni Montenero) Leggi
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Cambio di stagione
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L’Europa
come Unione non esiste più. Non almeno quella pensata e profilata dagli
accordi succedutisi dagli anni Ottanta in poi. Sta venendo a mancare
ciò che doveva esserne l’elemento basico, i medesimi Stati sovrani.
Ovvero, quanto si sta progressivamente dissolvendo è la sovranità con
le sue molteplici attribuzioni, a partire dal costituire la capacità di
esercitare un potere vincolante all’interno di uno spazio geografico,
territoriale e umano determinato. Ad essa non si sostituisce un governo
continentale, plausibilmente basato sulla consenso, la partecipazione e
la responsabilità degli uni nei confronti degli altri, bensì una serie
scoordinata e contraddittoria di spinte e controspinte, occasionate da
un permanente stato di emergenza, da una persistente fibrillazione
senza soluzione. I vertici europei, le riunioni fiume, i simposi e le
consultazioni, le conferenze e le infinite mediazioni che ad esse si
accompagnano, sembrano sempre più spesso assomigliare a dei vani
esercizi di stile, fini a se stessi così come ad alimentare il falso
convincimento, condiviso da una burocrazia autocratica, di essere al
centro del processo decisionale. Se il perdurare della “crisi
economica”, espressione fuorviante con la quale definiamo e
comprendiamo rilevanti aspetti del mutamento degli attuali rapporti
geopolitici e sociali, nonché dei soggetti chi vi prendono parte, ha
già attivamente concorso al cambiamento di scenario e allo
sgretolamento della solidarietà tra partner, l’arrivo, per ondate in
successione, di un rilevante numero di migranti, segna un ulteriore
passo verso la dissoluzione di quell’ordine che pensavamo invece come
destinato ad una lunga e prospera esistenza.
Claudio Vercelli
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