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 11 Ottobre 2017 - 21 Tishri 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Le Hakkafot di Simchat Torah sono il momento forse più gioioso della festa, quando si estraggono dall’Aron Ha-Kodesh la maggior parte dei Sifrè Torah, i Rotoli della Torah, e si compiono sette giri nella Sinagoga, accompagnandosi con canti, ora più lieti ora più solenni, secondo le tradizioni di ciascuna Comunità. R. Yehudà Meir Shapira di Lublino spiegava che queste hakkafot rappresentano simbolicamente la storia del popolo ebraico; il rituale prevede solitamente che ogni giro inizi e si concluda nello stesso punto, riportando quindi la Torah al punto in di partenza, proprio questo ci ricorda i vari percorsi compiuti dal nostro popolo: siamo partiti, costretti a lasciare la nostra terra, Israele, ma avendo cura di portare con noi la Torah, con la Torah abbiamo percorso tutte le strade di questo mondo, con la Torah torniamo e con la Torah completeremo, quando D.O vorrà, il nostro ritorno in Terra d’Israele. Anche per questo ci auguriamo a Simchat Torah Chag Sameach, una festa di vera letizia.
 
Davide
Assael,
ricercatore
Continua la campagna antisemita contro George Soros, il famoso miliardario statunitense di origine ungherese, che con la sua Open Foundation pare infastidire molti autocrati europei. Dell’attacco in stile Erdogan da parte di Victor Orban già si era detto.
A questo si era aggiunta la notizia che fosse lui ad organizzare le proteste di Bucarest contro il governo corrotto (ricordate l’anno scorso?), pagando direttamente i manifestanti. Listino prezzi: 24$ per un adulto, 12.30$ per un bambino, 7.20$ per un cane! L’ultima è che ci sia Soros alla base degli indipendentisti catalani. Ognuno ha propri motivi specifici per attaccare il miliardario americano, allievo di Karl Popper: in Ungheria è il traditore della patria, in Romania colui che vuole convertire le menti dei giovani alla teoria gender e ora vedremo cosa si inventeranno in Spagna. Dovunque, però, c’è una costante: Soros complotta perché ebreo! Personalmente non ho particolare simpatia per gli speculatori finanziari, ma che nell’Europa del XXI secolo circolino con insistenza questi stereotipi non mi lascia per niente tranquillo.
 
Stop alla Moschea
Il Consiglio comunale di Sesto San Giovanni “ha stracciato la convenzione” per realizzare la grande moschea nel comune in provincia di Milano. Lunedì sera l’aula ha votato la decadenza della concessione al Centro culturale islamico del diritto di superficie sull’area di via Luini. Ma il Caim, il coordinamento delle comunità islamiche di Milano, annuncia ricorso al Tar. “A far cadere la concessione – riporta La Stampa in una breve – alcune presunte inadempienze contrattuali da parte della comunità religiosa che non avrebbe versato 320 mila euro di oneri al Comune”. Il sindaco Roberto Di Stefano e il centrodestra parlano di “promessa elettorale mantenuta” rispetto allo stop alla moschea, scrive Repubblica Milano. “La giunta – sostiene invece l’opposizione Pd – ha scelto la strada della decadenza senza neanche passare dalla commissione. Cosi alla comunità islamica è stato negato il diritto costituzionale di avere un luogo di culto”.

Dopo la notizia dell’arresto a Ferrara del fratello maggiore di Ahmed Hanachi – il terrorista islamista che la scorsa settimana ha ucciso due donne a Marsiglia -, si scopre che anche l’altro fratello dell’attentatore ha cercato rifugio in Italia. Come ricostruisce Repubblica, l’uomo è fuggito insieme alla moglie dalla Francia, arrivando fino a Taranto dove ha cercato di farsi passare per un rifugiato. Identificato dalle impronte digitali, il fratello del terrorista è riuscito in un primo momento a far perdere le sue tracce per poi essere arrestato a Chiasso, in Svizzera. Intanto il ministro dell’Interno italiano Marco Minniti ha lanciato l’allarme al Comitato Schengen: “Se dovesse concretizzarsi una sconfitta militare dell’Isis potremmo trovarci di fronte ad una diaspora di ritorno di foreign fighters. Si stimano in 25-30mila ed è probabile che una parte punterà a tornare a casa, che è l’Africa settentrionale e l’Europa. Trattandosi di fughe individuali, si può pensare che possano utilizzare le rotte dei trafficanti di esseri umani”.
 
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  davar
l'apprezzamento degli ebrei italiani 
Negazionismo e lotta all'odio,

ok del Senato allo standard UE
Con una larga maggioranza (123 sì, 25 no, 68 astenuti) il Senato ha dato ieri il proprio via libera a un’integrazione della cosiddetta Legge Mancino che allinea l’Italia alla Decisione comunitaria del 2008. Con il provvedimento, che entrerà a fare parte del Codice penale, è prevista tra le altre la punibilità anche con le circostanze aggravanti della minimizzazione, del reato di negazionismo della Shoah e altri crimini di genocidio e contro l’umanità.
Sottolinea la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni: “La punibilità, anche con circostanze aggravanti della minimizzazione, o banalizzazione, del reato di negazionismo della Shoah e altri crimini di genocidio e contro l’umanità rappresenta un atto dovuto e doveroso, verso i cittadini dell’Italia di ieri e di oggi”. La Presidente UCEI, che un fitto dialogo aveva intrattenuto con i capigruppo dei diversi partiti al Senato nei giorni precedenti, afferma ancora: “Un grazie di cuore va a tutti coloro che si sono adoperati assieme all’UCEI e all’Ambasciata di Israele per questo traguardo: una tutela importante a presidio di valori fondanti di questo Paese per un domani sul quale, assieme a molti altri, esprimiamo le nostre maturate preoccupazioni per le numeroso vicende risultanti da odio, negazioni e banalizzazioni, alle quali non si può restare indifferenti”.
A quali drammatiche conseguenze possa portare l’odio (e come certe azioni debbano essere correttamente qualificate), riflette la Presidente Di Segni, lo hanno ricordato in questi giorni “sia il Presidente della Repubblica Matterella, sia il Presidente del Senato Grasso, nelle parole dedicate a commemorare il 35esimo anniversario dell’attentato al Tempio Maggiore e il piccolo Stefano Gaj Taché”.
Con le celebrazioni di Hoshanà Rabà e Simchat Torà, prosegue Di Segni, andiamo verso la conclusione delle solenni festività, con le intense giornate dedicata alla preghiera e alla riflessione, individuale e collettiva. Giorni di forti emozioni, osserva, nei quali sono state recitate preghiere millenarie e ci si è ripromessi di preservare “la nostra fede, progenie e tradizioni” oltre che di proseguire “la nostra missione di popolo che illumina anche gli altri”.
Il pensiero va anche alle diverse Comunità e parti d’Italia dove in questi giorni si ricorderanno inoltre gli orrori dell’occupazione nazifascista e le deportazioni. “Giorni importanti che ci accompagnano, sempre e ovunque, e stratificano la nostra memoria e consapevolezza di essere un popolo unico” dice al riguardo la Presidente UCEI. Momenti che, aggiunge, fanno parte anche di un impegno che le Istituzioni italiane, comunitarie ed internazionali sono chiamate a garantire, assumendo ogni atto, decisione e sentenza, affinché la libertà di culto sia effettiva e il contributo ebraico – in ogni campo – riconosciuto. Affinché odio, terrorismo, antisemitismo, espressioni passate o nuove di nazismo e fascismo non abbiano alcun riconoscimento e legittimazione.

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la presa di posizione israeliana
Direzione Unesco, si decide

"No al Qatar, è una minaccia"
Sgradito a Israele, Stati Uniti, Egitto e a tre Paesi del Golfo, ma sostenuto da 20 stati all’interno del Comitato esecutivo, il candidato del Qatar potrebbe farcela ad ottenere la direzione dell’Unesco. “Una brutta notizia per l’organizzazione e sfortunatamente anche per Israele”, il commento dell’ambasciatore israeliano all’Unesco Carmel Shama-Hacohen. Dopo la seconda votazione, Hamad Bin Abdulaziz Al-Kawari, ex ministro della Cultura del Qatar, ha infatti ottenuto più voti di tutti gli altri cinque candidati in corsa: 20 sui 58 totali. Dietro di lui, un altro ex ministro della Cultura, la francese Audrey Azoulay, e la candidata dell’Egitto, Moushira Khattab, che hanno ricevuto rispettivamente 13 e 12 preferenze. Oggi pomeriggio i 58 membri del Comitato esecutivo – tra cui l’Italia – si esprimeranno nuovamente a scrutinio segreto. Se entro venerdì, nessuno dei candidati avrà ricevuto i 30 voti necessari per ottenere la nomina alla direzione Unesco – l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa di cultura, educazione e scienza – allora si passerà al ballottaggio tra i due più votati.


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PAGINE EBRAICHE DI OTTOBRE
Pregiudizio e nuovi razzismi
Il focus di un grande dossier
L’articolo 3 della Costituzione italiana recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Un articolo scritto per sancire l’uguaglianza formale e sostanziale di tutti i cittadini in Italia. Una risposta che i padri costituenti decisero di dare in modo chiaro dopo gli anni bui del fascismo, dopo un ventennio in cui la politica delle discriminazioni era politica di Stato. Ma un interrogativo, leggendo l’articolo, continua a rimanere vivo: è ancora giusto o utile mantenere il termine “razza” all’interno della nostra Costituzione? A maggior ragione oggi che la scienza ha dimostrato che, per quanto riguarda l’uomo, le razze non esistono. Una riflessione su cui è incentrato il dossier di Pagine Ebraiche, curato da Daniel Reichel, attualmente in distribuzione con l'emblematico titolo “Che razza di parola”. Pagine in cui si cerca di capire perché, nonostante sia dato per assodato che le razze umane non esistano, questo concetto continui ad essere uno strumento forte in mano alla retorica xenofoba e populista e quali siano le strade possibili per invertire la rotta.
Già nel 2015 gli autorevoli antropologi hanno chiesto al legislatore di abolire il termine “razza”. “Non è possibile parlare di razze umane. Ce lo dice il buon senso, ce lo conferma la comunità scientifica con le sue ricerche. Per questo ritengo opportuno che il termine ‘razza’ sparisca dal terzo articolo della Costituzione italiana e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e venga sostituito con una espressione maggiormente rispettosa delle diverse identità etniche, culturali e religiose”, scrissero, appoggiando l’appello, Renzo Gattegna e Victor Magiar, allora rispettivamente Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e assessore alla Cultura UCEI. Dello stesso parere anche il rabbino capo di Roma e vicepresidente del Comitato Nazionale di Bioetica Riccardo Di Segni. Ora quell’appello è tornato attuale grazie all’iniziativa del genetista Carlo Alberto Redi e della biologa Manuela Monti, organizzata a Pavia in questi giorni e significativamente intitolata “No razza, sì cittadinanza”: una conferenza dibattito tra esperti di diverse discipline sul concetto di razza, sulla sua inesistenza dal punto di vista scientifico e dal sua pervasività nel dibattito pubblico e politico. Se la scienza ha superato – e dimostrato empiricamente la loro inesistenza – le divisioni in razze umane non così hanno fatto molti italiani. “Di fronte a quello che accade intorno a noi, in cui la retorica razzista è tornata a scuotere in modo profondo il dibattito pubblico in Italia così come in tutto il mondo – spiega a Pagine Ebraiche Carlo Alberto Redi – non potevamo esimerci, come comunità scientifica, dal dare il nostro contributo e richiamare simbolicamente l’appello per l’abolizione del termine razza dall’articolo 3 della nostra Costituzione”.
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qui milano
Le religioni e l'alimentazione,

una prospettiva ebraica
“Religioni e Cibo” al centro di un confronto svoltosi all’Abbazia di Mirasole (Parco Sud Milano), promosso dal Gruppo di acquisto solidale di Opera assieme alla Fondazione Arca. Introdotta da Danilo De Biasio, direttore del Festival dei Diritti Umani di Milano e giornalista di Radio Popolare, la regista teatrale Miriam Camerini ha spiegato per sommi capi divieti e tradizioni della prassi religiosa ebraica.
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pilpul
Ticketless - Ancora Cassuto
Torno sui due tomi della “Rassegna Mensile di Israel”, presentati la settimana scorsa in Rettorato a Firenze. E rubo un po’ più di spazio del solito. Lo faccio perché considero queste pagine una occasione da non perdere. La foto di copertina, che questo portale ha avuto il merito di riprodurre più volte e spero continuerà a farlo in futuro, con quel volto pensoso e quei baffi ottocenteschi, è già il migliore invito alla lettura. I saggi consentono di entrare nel vivo di una discussione che ha per protagonista il lavoro di uno dei maggiori intellettuali del primo Novecento ebraico-italiano (morì nel 1951 a Gerusalemme). Sappiano infatti troppo poco di coloro che hanno vissuto l’ebraismo dall’interno della tradizione. Questo credo sia accaduto per la protervia dei laici, che ci è ben nota, ma anche per la ritrosia del mondo rabbinico a fare storia di sé: fenomeno incomprensibile e inesistente in altre realtà europee.
Gli ebrei laici sono notoriamente litigiosissimi, ma dentro la cultura rabbinica non è stato sempre un idillio e di questa pluralità di visioni i due tomi della Rassegna sono testimonianza palbabile; si amerebbe saperne di più, non per darla vinta ai laici, ma per amor di conoscenza.


Alberto Cavaglion
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Periscopio - Germania
L’esito delle recenti elezioni in Germania, con l’ingresso nel Bundestag, e in proporzioni notevoli, di un partito di estrema destra, tra i cui esponenti abbondano dichiarati “asserzionisti” (per chi non lo sapesse, è il modo con cui io chiamo i cd. “negazionisti”, che, col loro odio e le loro menzogne, non fanno che “asserire” l’orrenda realtà che fanno finta di volere “negare”), non può non suscitare la più profonda inquietudine. E, se è del tutto comprensibile e logico che l’evento susciti l’entusiasmo dei populisti e dei cani da polpaccio anti-immigrati di casa nostra, non può non provocare sconcerto il fatto che esso sia visto con soddisfazione da molti attivisti pro-Israele, incautamente sedotti dai violenti proclami contro l’Islam di AfD. Se, a volte, nella vita e in politica, il rozzo ragionamento secondo cui “i nemici dei miei nemici sono miei amici” può avere un senso, esso funziona molto poco per gli ebrei, che sono abituati, da sempre, a diversi difendere, contemporaneamente, su più fronti diversi.

Francesco Lucrezi, storico
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Donne che fanno la pace
“Donne che fanno la pace” è un movimento apartitico, di migliaia di donne (e uomini) che operano per influenzare le sfere pubbliche e politiche al fine di trovare una soluzione che possa offrire un futuro di speranza e di vita nel Medio Oriente.
Nelle sue fila marciano, danzano, scrivono e pubblicano madri ebree e arabe, israeliane e palestinesi. Donne che hanno vissuto la guerra, che abitano sui confini, che hanno negli occhi le immagini dei propri figli in divisa, che conoscono l’odore del rifugio antiaereo, di rovine fumanti.


Angelica Edna Calò Livne
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