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19 ottobre 2017 - 29 Tishiri 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Esistono due modi per essere giusti. C’è chi si concentra, si isola dal mondo per avere sempre presente l’idea di D.o. Che il mondo intorno a lui faccia quello che vuole, non lo smuove dai suoi inviolabili principi. È la persona tutta d’un pezzo, che punta alla sua crescita, al suo continuo miglioramento.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
La storia è il passato ma anche il presente e il futuro, e noi possiamo provare a – e in realtà abbiamo il dovere di – ricordarla, capirla, farne parte e influenzarla. Mentre l'Europa si sfilaccia e la Catalogna arriva alla ribalta delle grandi scelte politiche e identitarie, viene voglia di rileggere la storia nel lungo periodo e di trarne qualche sommaria ispirazione. Le Guerre Puniche tra Roma e Cartagine (3° secolo a.e.v.), si sono appunto per lo più combattute in quelle che oggi sono la Spagna e la Catalogna. Quanto interessanti e quanto cruciali per la successiva storia del mondo. Immaginiamo che alcune delle figure principali di parte cartaginese non fossero state uccise in battaglia, o forse nella loro camera da letto, e Tunisi, non Roma, fosse diventata la capitale del Mar Mediterraneo.
 
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Don Pallù: Ho avuto paura
“Siamo stati trattati abbastanza bene ma ho avuto paura di morire”. Parole di padre Maurizio Pallù, il missionario fiorentino liberato a neanche una settimana dal suo rapimento in Nigeria. Riguardo ai motivi del suo sequestro, il Corriere scrive: “Il timore che il missionario, ostaggio italiano, potesse essere ceduto alle milizie di Boko Haram, l’organizzazione jihadista diffusa nel Nord del Paese, era molto forte. Ma, al momento, manca il riscontro all’ipotesi che potessero esserci basisti all’interno del gruppo rapinato e sequestrato. Dunque è difficile pensare a un’azione strutturata. Più facile immaginare il blitz di criminali comuni”.

Intervistato da Repubblica Firenze, il nuovo rabbino capo Amedeo Spagnoletto afferma: “Una nuova moschea per la comunità musulmana. È in gioco una questione fondamentale. Nessuno ha avuto da ridire quando nello skyline urbano entra la cupola della nuova sinagoga di via Farini, nel 1882, e sarebbe inconcepibile che oggi si considerasse un attentato all’identità di Firenze un nuovo edificio di culto, se rispettoso del carattere storico architettonico della città”. A proposito del proprio mandato e del suo programma in Comunità, rav Spagnoletto dichiara: “La questione è di sentirsi ebrei non solo attraverso la memoria, ma per quello che siamo e per come viviamo nella società contemporanea. E una cosa è certa: per comunicare noi stessi, noi per primi dobbiamo sapere chi siamo”.

Sul Corriere della sera una positiva recensione a Presidenti, il saggio di Adam Smulevich dedicato alle figure di Raffaele Jaffe, Giorgio Ascarelli e Renato Sacerdoti: “Un filo sottile ha unito, ai loro albori, la storia di tre squadre di calcio. Due delle quali sarebbero diventate (e sono tuttora) protagoniste assolute dello sport più amato in Italia mentre la terza è da tempo scivolata nelle retrovie. Un filo sottile ma anche poco conosciuto: Casale, Roma e Napoli, infatti, devono la loro trasformazione, nei primi decenni del Novecento, da associazioni dilettantesche a compagini di professionisti capaci di conquistare scudetti e coppe, all’intuito e all’intraprendenza di tre esponenti dell’ebraismo italiano”.
 
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  davar
le parole dell'inviato usa jason greenblatt
Usa: "Prima dell'unità palestinese
serve il disarmo totale di Hamas"

“Tutte le parti convengono che è indispensabile che l'Autorità palestinese assuma la piena ed autentica responsabilità civile e della sicurezza di Gaza, senza ostacoli, e che lavoreremo insieme per migliorare la situazione umanitaria per i palestinesi che vi abitano”. A scriverlo in un comunicato in un comunicato ufficiale l’inviato speciale statunitense per il Medio Oriente, Jason Greenblatt (nell'immagine in un incontro con il Premier israeliano Benjamin Netanyahu), commentando la recente riconciliazione fra il movimento terroristico di Hamas, che controlla la Striscia, e Fatah, partito spina dorsale dell'Autorità nazionale palestinese che controlla la Cisgiordania. Secondo quanto riporta una nota diffusa dall’ambasciata Usa in Israele, Greenblatt ha spiegato che le parti ritengono “essenziale” lavorare insieme per migliorare la situazione umanitaria per i palestinesi che abitano a Gaza. “Gli Stati Uniti ribadiscono l'importanza di rispettare quattro principi: qualsiasi governo palestinese deve impegnarsi in modo non ambiguo ed esplicito per la non-violenza, riconoscere lo Stato di Israele, accettare accordi e obblighi precedenti tra le parti – incluso il disarmo dei terroristi - e impegnarsi per negoziati pacifici”, chiarisce Greenblatt. “Se Hamas deve svolgere un ruolo in un governo palestinese, deve accettare questi requisiti fondamentali”, conclude l’inviato Usa. Ad inizio settimana, il gabinetto di sicurezza israeliano ha annunciato che non negozierà con Gaza finché Hamas non risponderà alle richieste di Gerusalemme. Il Primo ministro israeliano Netanyahu ha affermato che Israele non avvierà i colloqui finché Hamas non riconoscerà lo Stato ebraico e non deporrà le armi, nel rispetto dei quattro principi stabiliti oltre dieci anni fa, a cui lo stesso Greenblatt ha fatto riferimento.
 

l'accordo siglato dal centro peres di tel aviv
Ad Assisi nuovi impegni di pace
nel nome di Shimon Peres

“Un uomo è grande quanto i suoi sogni”. Questa l’espressione con cui Tzvia Walden Peres, figlia dell’ex presidente israeliano Shimon Peres, ha oggi ricordato il celebre padre a poco più di un anno dalla scomparsa. L’occasione, ad Assisi, la firma di un accordo tra Centro Peres per la pace e Fondazione Giovanni Paolo II per far avanzare valori di amicizia, dialogo e fratellanza. Con particolare attenzione, naturalmente, alla realtà mediorientale dove entrambe operano da tempo. “Un atto di enorme importanza simbolica e fattiva” ha dichiarato il sindaco del Comune umbro Stefania Proietti, che fortemente ha voluto che questa iniziativa andasse in porto “in nome di un valore superiore, l’aiuto ai più fragili”. Un valore per cui, ha osservato, “ci si stringe la mano, si supera ogni barriera e si possono aprire le strade della pace”. Significativo, è stato ricordato nel corso della cerimonia odierna, che questo avvenga nel nome del cittadino onorario di Assisi Shimon Peres (cui questo riconoscimento fu tributato nel 2013). Disse allora l’ex presidente israeliano: “Oggigiorno la vera minaccia del Medio Oriente è più di carattere esistenziale che politico. Gli sforzi che saranno rivolti alla cancellazione della fame, dell’analfabetismo e dell’ignoranza, e soprattutto che saranno concentrati a salvare le vite di milioni di bambini, salveranno anche il nostro futuro”. Ha osservato oggi la prima cittadina: “Ad un anno dalla scomparsa, i frutti di bene della sua vita si concretizzano in atti come questo”.
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qui milano 
Ebraismo, tra laicità e futuro
Si è aperta con un incontro sul tema “Esiste un ebraismo laico?” la nuova stagione delle inizative di Kesher a Milano. A confrontarsi nell'aula magna della Scuola ebraica sul tema - introdotti e moderati dal direttore dell'Area Educazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane rav Roberto Della Rocca - Geoffrey Davis, Miriam Della Torre, Stefano Levi della Torre, Davide Romano e Ugo Volli. “Mentre l'ebraismo cosiddetto ortodosso vede nell'osservanza delle mitzvot, della Torah, il veicolo per la trasmissione dell'identità ebraica, gli ebrei laici devono trovare un'altra risposta”, ha spiegato rav Della Rocca nel corso del partecipato incontro. “Nella Diaspora – ha continuato il rav, sottolineando la differenza con la situazione israeliana, dove la lingua, l'idea di Stato, l'esercito, sono denominatori comuni per la comune identità – dobbiamo chiederci quali possono essere i veicoli identitari se non le mitzvot, cosa può assicurare la continuità dell'ebraismo”. La parola è poi passata agli ospiti dell'incontro, a cui hanno partecipato tra gli altri i presidenti della Comunità ebraica di Milano, Raffaele Besso e Milo Hasbani, il vicepresidente UCEI Giorgio Mortara e il Consigliere UCEI e assessore al Bilancio della Comunità milanese Joyce Bigio.
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qui milano - memoriale della shoah
Da Pitigliano a New York,
storie di diaspora ebraica

Storie di famiglia, di legami che nonostante il tempo e lo spazio si mantengono, del dolore di dover lasciare la propria terra, del coraggio di ricostruirsi una vita. Ieri a Milano, al Memoriale della Shoah, è tornato l'intenso racconto Diaspora, ogni fine è un inizio, il film interpretato dalla produttrice Marina Piperno e girato dal suo compagno di avventure cinematografiche, il regista Luigi Faccini. La pellicola è stata infatti presentata nelle sale del Memoriale milanese dagli autori, assieme al vicepresidente della Fondazione Roberto Jarach, al presidente della Commissione eventi Marco Vigevani, al presidente del LUCE-Cinecittà Roberto Cicutto. “Le famiglie raccontate in questo film dimostrano la capacità di molte famiglie ebraiche italiane, disperse per il mondo, ma capaci di mantenere un sentimento di vicinanza”, ha sottolineato Jarach in apertura, ricordando anche la propria storia personale con famigliari sparsi per il mondo, come Vera Vigevani Jarach, rifugiatasi in Argentina a causa delle leggi razziste e diventata, suo malgrado, una delle madri di Plaza de Mayo. Ad aprire il film, della durata di 4 ore e diviso in 6 capitoli, un suggestivo scorcio di Pitigliano e del suo cimitero ebraico.
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  pilpul
Setirot – Pregiudizio
Sono certo che la lettura dell’indagine “Stereotipi e pregiudizi degli italiani”, voluta dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano in collaborazione con la società di analisi e ricerche di mercato IPSOS e realizzata nell’ambito di un progetto sulla storia dell’antisemitismo coordinato dall’Università Statale di Milano, con la partecipazione di Università La Sapienza di Roma, Università di Genova e di Pisa, avrà posto a ognuno di noi interrogativi tra loro assai differenti. Cominciamo però con due constatazioni senz’altro positive: l’obiettivo è che la rilevazione possa diventare un punto di partenza per monitoraggi periodici che vadano a costruire una sorta di barometro dell’intolleranza. E soprattutto la notizia che, almeno per ora, l’immagine degli ebrei, i luoghi comuni, gli stereotipi non siano cresciuti ma rimangano stabili.

Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Lail Arad
Lail Arad e JF Robitaille hanno scelto l’Italia per avviare il nuovo tour We got it coming, forse perché proprio qui, circa un anno fa, duettando insieme, hanno scoperto di trovarsi in grande sintonia e hanno pensato che sarebbe stato interessante mettere in piedi un progetto nuovo. Hanno lavorato qualche mese a Montreal, la patria di lui, un giovane al suo terzo album, in cui si riconosce l’influenza dei grandi cantautori americani.
Poi si sono presentati al pubblico esibendosi nel celebre Society Club Soho di Londra, dove hanno ottenuto un ottimo riscontro ed ora eccoli qui, con un calendario fittissimo che dall’Europa li porterà in India, in un concerto rock acustico interessante, evidentemente radicato nella musica degli anni ’60, nella produzione di Bob Dylan e dei Beatles, ma rielaborato nei suoni e nell’espressione vocale alla luce dell’esperienza artistica dei due protagonisti.


Maria Teresa Milano
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La bianca stella di Heda
"Unter dayne vaise shtern / shtrek zu mir dayn vaise hant. / Mayne verter zenen trern, / vien ruen in dayn hant” (Sotto la tua bianca stella porgimi la mano bianca. Sono lacrime le mie parole, falle riposare nella tua mano) è l’esordio di una delle più belle canzoni composte durante la Shoah, per la precisione nel ghetto di Vilna nell’inverno del 1943. E’ a questi versi che penso dopo aver terminato la lettura di “Sotto una stella crudele. Una vita a Praga, 1941-1968”, il libro delle memorie di Heda Margolius Kovály fresco di pubblicazione in Italia per i tipi di Adelphi: non solo per il riferimento all’astro, ma anche perché le sue parole, le parole scritte da Heda, risplendono di una luce notturna, attutita da uno stile sobrio, pulito e incisivo.

Giorgio Berruto
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Scuola e religione
La domanda è a bruciapelo, di quelle che non mi verrebbe mai in mente di porre al mio prossimo per questioni di riservatezza, opportunità e libertà, ma il tuo prossimo evidentemente è molto diverso: perché escludi tua figlia dall'insegnamento della religione cattolica? Si tratta comunque di cultura, ed io vorrei crescere i miei figli nella cultura del paese in cui vivono!
Per inciso, la figlia esclusa ha come madre una donna cresciuta cattolica e divenuta atea, mentre l'interrogatrice (ha infatti il sapore dell'interrogatorio condotto con tono di accusa, piuttosto che del dialogo) è cattolica praticante, cresciuta come tale in una realtà molto cattolica, e non ha figli. 


Sara Valentina Di Palma
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