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20 ottobre 2017 - 30 Tishiri 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Esiste una figura mitologica, tra il Vesuvio e la Tunisia, che sa esattamente come abbattere ogni resistenza umana. È il parcheggiatore abusivo. Arriva e ti chiama: "Dotto'!" Ed in quel momento ogni geometra si sente Renzo Piano, ogni infermiere è Umberto Veronesi, ogni ginnasta è Roberto Bolle. "Dotto'" è il titolo migliore per accarezzare l'ego fregandolo con un titolo immaginario, ma che per chi ascolta diventa reale.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
“Tutta la materia talmudica che ne’ tomi del Talmud si contiene, a tre casi si può facilmente ridurre, poiché o appartiene a Jus, ed amministrazione della Giustizia, e riguarda i Riti e consuetudini, o spetta finalmente ed all’Insegnamento della Bibbia, ossia alla spiegazione delle Sacre Storie.
Questa terza parte fanno i Rabbini riempita non solo di grave interpretazione, ma anche di Bestemmie, e di commenti contra la Legge naturale e Divina, contro i Patriarchi, contro i Profeti, contro Cristo Signore Nostro, contro la Beata Vergine Maria e i SS. Padri, e ciò in tal maniera e con tanta temerarietà che i Sommi Pontefici sono stati costretti a vietare con severissime leggi e condannare spesse volte alle fiamme questa sorta di libri”. ono le parole che si leggono nell'introduzione di una Censura manoscritta anonima composta nella seconda parte del '700 da un sacerdote cattolico.
 
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Roma, la retromarcia
dei neofascisti
Forza Nuova ha rinunciato a tenere qualsiasi iniziativa il 28 ottobre, anniversario della Marcia su Roma fascista del 1922, dopo il divieto notificato dalla Questura della Capitale per la manifestazione annunciata. “Nel pomeriggio odierno i promotori si sono presentati in Questura comunicando nuove modalità di svolgimento dell’iniziativa, che sono oggetto di adeguate valutazioni – si legge in una nota della Questura -. Il 28 ottobre, quindi, non si terrà nessun evento”. Forza Nuova ha però presentato preavviso per un’altra data. Non è chiaro, scrive il Corriere Roma, se Forza Nuova abbia intenzione di scendere lo stesso in piazza il 28.

Firenze, Nardella accoglie il nuovo rabbino capo. “Prendo atto con piacere della sintonia che c’è tra la posizione del rabbino e la nostra posizione”. Così il sindaco di Firenze Dario Nardella ha commentato le parole del nuovo rabbino capo di Firenze Amedeo Spagnoletto, dopo l’intervista del rav a Repubblica. In quest’ultima il rav tra le altra cose aveva sottolineato che “una nuova moschea arricchirebbe l’anima della città, è proprio aiutando le culture religiose ad essere sé stesse che si fermano gli estremismi”. Parole apprezzate dal sindaco Nardella che a Repubblica Firenze ha sottolineato che “iI rabbino ha usato parole chiare e coraggiose in una fase della politica italiana ed europea nella quale prevalgono paure, estremismi, odio, intolleranza. Non vedo l’ora di incontrarlo per andare avanti su progetti come la Scuola internazionale di formazione per il dialogo interreligioso, progetto innovativo di cui peraltro ho già parlato con la presidente Ucei Noemi Di Segni”.

La moschea di Pavia. A proposito di moschee, sabato sera il sindaco di Pavia Massimo De Paoli del Pd ha partecipato all’inaugurazione del nuovo Centro Islamico per il Dialogo di via Pollak: “Pavia è una città accogliente. E una struttura che hanno comperato e adattato a loro spese. Mi fa piacere che abbiano scelto questo nome. Era giusto esserci”. Nulla da eccepire, scrive La Stampa (titolando il pezzo, “Pavia rompe il fronte anti Islam. La moschea mette tutti d’accordo”) dall’ex sindaco Alessandro Cattaneo di Forza Italia che oggi guida le opposizioni in consiglio comunale: “Sarei andato anch’io. Con questa comunità avevo rapporti anche da sindaco”.
 
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  davar
la presentazione internazionale del museo
Franceschini a New York: "Meis, pronto a partire. Sosteniamolo"
Meis chiama, New York risponde. Missione compiuta, ieri, nell’Upper West Side di Manhattan, dove il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, che sta sorgendo a Ferrara e si avvicina a grandi passi all’apertura di dicembre, si è presentato al pubblico dell’Italian Academy for Advanced Studies in America, presso la Columbia University, con un testimonial d’eccezione.
A introdurre il Meis davanti all’ampia e autorevole platea newyorkese è stato, infatti, il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Dario Franceschini: “Sul Meis, che stiamo per inaugurare, il Governo ha investito risorse importanti e ora vogliamo raccogliere fondi, per garantirgli uno sviluppo. Chiunque, qui in America, volesse supportarci – a partire dalle comunità ebraiche – sappia che il suo contributo sarà fondamentale, per far vivere e conoscere il ricco e antichissimo retaggio dell’ebraismo italiano”.
Impegnato nel confronto sul tema “World Cultural Conservation. Italy at the Forefront: Innovation versus Constraints”, Franceschini ha conversato con il padrone di casa, lo storico dell’arte David Freedberg, che dirige la prestigiosa istituzione accademica di New York, e ha passato in rassegna i pilastri dell’attuale politica culturale italiana: dai caschi blu della cultura, ossia la task force Unite4Heritage, promossa dall'UNESCO per salvare il patrimonio a rischio nelle zone di guerra, alla riqualificazione culturale delle periferie, dall’Art bonus alla cultura come strumento di dialogo, fino al case study costituito dal Meis.
A entrare nei dettagli sul Museo è stato il suo Presidente, Dario Disegni (nell'immagine in alto), che ne ha spiegato le ragioni, legate all’unicità dell’esperienza ebraica nella penisola: una presenza antica, integrata e che ancora oggi, dopo duemiladuecento anni, è parte del tessuto sociale del Paese. E a chi gli domandava “perché proprio a Ferrara?”, ha risposto che la città “è pregna di cultura ebraica da oltre un millennio e occupa un posto centrale nella storia dell’ebraismo”. Disegni si è, poi, soffermato sul progetto architettonico del Meis, sottolineando il "risultato impeccabile dell’impressionante intervento di recupero dell’ex carcere", e sui contenuti con i quali l’edificio, il prossimo 13 dicembre, aprirà le porte al grande pubblico: un percorso che, con la mostra “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”, racconterà le origini della storia ebraica italiana.
A rappresentare il Meis all’Italian Academy, anche il Direttore Simonetta Della Seta (nell'immagine assieme al presidente Disegni). Oltre all’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, Armando Varricchio, al Console Generale a New York, Francesco Gianuardi, e al Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di NY, Giorgio Van Straten, l’interesse per il Meis ha richiamato alla Columbia direttori e curatori di musei e centri culturali americani e italiani, a partire dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi e dal Museo Ebraico di Roma, e numerose personalità del mondo ebraico, tra le quali il Presidente del Congresso Ebraico Mondiale, Ronald S. Lauder.

Daniela Modonesi
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j-ciak
L’incredibile Norman
A giudicare dalla locandina (un gigantesco Richard Gere che torreggia fra gli alberi di Central park) e dal titolo italiano, L’incredibile vita di Norman è uno di quei film da cui girare alla larga – sempre che le favole genere fagiolo magico non siano nelle vostre corde. Invece Norman: The Moderate Rise and Tragic Fall of a New York Fixer, come da titolazione originale, è senz’altro da vedere. Perché è il primo film americano dell’israeliano Joseph Cedar (Footnote e il magnifico Beaufort). Perché un Richard Gere che poco ricorda quello di American Gigolo e Pretty Woman ci regala un’interpretazione magistrale nei panni del faccendiere ebreo Norman Oppenheimer. Perché nel ruolo del futuro ministro d’Israele Micha Eschel c’è Lior Ashkenazi, uno degli attori israeliani più interessanti del momento. E perché fra commedia e tragedia scorre sullo schermo un quadro intrigante degli intrecci politici, finanziari, sociali e religiosi che legano l’ebraismo americano e certi ambienti israeliani.

Daniela Gross
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Qui milano
Casa 770, porta sul mondo
Seven-Seventy, Sette-Settanta. Non è un codice ma il numero di una via di Brooklyn, o meglio il 770 di Eastern Parkway. Ai milanesi questo indirizzo non dirà nulla, eppure la città lombarda ha un ponte, diciamo architettonico, diretto con Brooklyn. Basta recarsi in via Poerio 35 per capirlo. Vi si scoprirà una casa molto differente da quelle circostanti, una casa che con Brooklyn ha un filo diretto. Una connessione spirituale intercontinentale, si potrebbe dire. Troverete una replica dell'abitazione che dal 1940 fino alla sua morte ospitò una delle personalità più influenti dell'ebraismo moderno, rav Menachem Mendel Schneerson, settimo rebbe del gruppo chassidico Chabad-Lubavitch (dove Chabad è l’acronimo di Chochmah, Binah, Da’at, cioè saggezza, comprensione e conoscenza, e Lubavitch il nome del villaggio russo di origine).

In suo onore, il movimento Lubavitch, sparso per il mondo, ha cominciato a ricostruire la Seven-Seventy nei diversi angoli del pianeta (al momento si contano dodici abitazioni ma altre sono in costruzione). Su Italia Ebraica, il mensile UCEI dedicato alle Comunità ebraiche, si era parlato della casa 770 di Milano tempo fa, tornata nuovamente a far parlare di sé in questi giorni. Il Corriere della Sera infatti, nelle sue pagine milanesi, è entrato con la giornalista Rossella Burattino nella casa di via Poerio. “'Kansù, bevakashà' ('entrate, prego'). È così che il rabbino Avraham Hazan – racconta Burattino - apre la porta e invita a entrare in uno dei luoghi più misteriosi di Milano: la palazzina al civico 35 di via Carlo Poerio. La chiamano 'l’olandese' (perché ricorda le abitazioni dei Paesi Bassi) ma, in realtà, è una delle 16 'case 770' riprodotte nello stesso modo, in tutto il mondo, da una comunità ebraica. E quella milanese è l’unica in Europa”
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pilpul
Riposo
Siamo reduci da un periodo convulso, con il lavoro e gli impegni di un’intera settimana da concentrare in meno di quattro giorni dalla domenica al mercoledì pomeriggio. Sempre di corsa, sempre con la sensazione che comunque non si farà in tempo, che comunque alla fine scapperà qualcosa (una mail a cui non si è risposto, una scadenza non rispettata, ecc.). Poi, però, ecco i tre giorni festivi consecutivi che permettevano di tirare il fiato e il lusso di far festa mentre il mondo continuava a correre. Peccato che alla fine dei tre giorni toccasse riacciuffarlo in corsa.
È curioso notare come all’esterno del mondo ebraico il riposo non sia affatto un valore, anzi, in certi contesti non sembri neppure essere contemplato come legittima esigenza. Un esempio? Consideriamo il dibattito a proposito dell’alternanza scuola-lavoro. Per chi non lo sapesse, si parla di 400 ore negli istituti tecnici e professionali e 200 ore nei licei nell’ultimo triennio, che in pratica significa (per non caricare troppo l’ultimo anno) 80-100 ore nel terzo e quarto anno di scuola superiore. 


Anna Segre, insegnante
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Lo shtetl dell'East Side
Sempre alla ricerca di storie di migrazioni e di nuovi esponenti di quella che spesso viene definita “letteratura ebraica”, recentemente ho scoperto l'opera più importante di Michael Gold “Jews without money”, scritto prima del 1930 e pubblicato anche in Italia nel 2016 da Castelvecchi. Michael Gold – nome d'arte di Itzok Isaac Granich - nacque a New York da genitori provenienti dalla Romania, e come molti altri figli di immigrati dalla Yiddishland confluiti nella sinistra radicale, la sua figura restò legata fino alla sua morte nel 1967 al Partito Comunista statunitense, in modo anche particolarmente rigido. L'autobiografico “Jews without money” è un prototipo di “novella proletaria”, ma simpatie politiche di Gold a parte, attraverso scene di vita familiare e quotidiana resta un ottimo ritratto che documenta la vita delle migliaia di ebrei che in fuga dalla fame e dai pogrom si riversavano nel Lower East Side nei primi del Novecento.

Francesco Moises Bassano
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