Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Esiste
una figura mitologica, tra il Vesuvio e la Tunisia, che sa esattamente
come abbattere ogni resistenza umana. È il parcheggiatore abusivo.
Arriva e ti chiama: "Dotto'!" Ed in quel momento ogni geometra si sente
Renzo Piano, ogni infermiere è Umberto Veronesi, ogni ginnasta è
Roberto Bolle. "Dotto'" è il titolo migliore per accarezzare l'ego
fregandolo con un titolo immaginario, ma che per chi ascolta diventa
reale.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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“Tutta
la materia talmudica che ne’ tomi del Talmud si contiene, a tre casi si
può facilmente ridurre, poiché o appartiene a Jus, ed amministrazione
della Giustizia, e riguarda i Riti e consuetudini, o spetta finalmente
ed all’Insegnamento della Bibbia, ossia alla spiegazione delle Sacre
Storie.
Questa terza parte fanno i Rabbini riempita non solo di grave
interpretazione, ma anche di Bestemmie, e di commenti contra la Legge
naturale e Divina, contro i Patriarchi, contro i Profeti, contro Cristo
Signore Nostro, contro la Beata Vergine Maria e i SS. Padri, e ciò in
tal maniera e con tanta temerarietà che i Sommi Pontefici sono stati
costretti a vietare con severissime leggi e condannare spesse volte
alle fiamme questa sorta di libri”. ono le parole che si leggono
nell'introduzione di una Censura manoscritta anonima composta nella
seconda parte del '700 da un sacerdote cattolico.
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Roma, la retromarcia
dei neofascisti
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Forza
Nuova ha rinunciato a tenere qualsiasi iniziativa il 28 ottobre,
anniversario della Marcia su Roma fascista del 1922, dopo il divieto
notificato dalla Questura della Capitale per la manifestazione
annunciata. “Nel pomeriggio odierno i promotori si sono presentati in
Questura comunicando nuove modalità di svolgimento dell’iniziativa, che
sono oggetto di adeguate valutazioni – si legge in una nota della
Questura -. Il 28 ottobre, quindi, non si terrà nessun evento”. Forza
Nuova ha però presentato preavviso per un’altra data. Non è chiaro,
scrive il Corriere Roma, se Forza Nuova abbia intenzione di scendere lo
stesso in piazza il 28.
Firenze, Nardella accoglie il nuovo rabbino capo. “Prendo atto con
piacere della sintonia che c’è tra la posizione del rabbino e la nostra
posizione”. Così il sindaco di Firenze Dario Nardella ha commentato le
parole del nuovo rabbino capo di Firenze Amedeo Spagnoletto, dopo
l’intervista del rav a Repubblica. In quest’ultima il rav tra le altra
cose aveva sottolineato che “una nuova moschea arricchirebbe l’anima
della città, è proprio aiutando le culture religiose ad essere sé
stesse che si fermano gli estremismi”. Parole apprezzate dal sindaco
Nardella che a Repubblica Firenze ha sottolineato che “iI rabbino ha
usato parole chiare e coraggiose in una fase della politica italiana ed
europea nella quale prevalgono paure, estremismi, odio, intolleranza.
Non vedo l’ora di incontrarlo per andare avanti su progetti come la
Scuola internazionale di formazione per il dialogo interreligioso,
progetto innovativo di cui peraltro ho già parlato con la presidente
Ucei Noemi Di Segni”.
La moschea di Pavia. A proposito di moschee, sabato sera il sindaco di
Pavia Massimo De Paoli del Pd ha partecipato all’inaugurazione del
nuovo Centro Islamico per il Dialogo di via Pollak: “Pavia è una città
accogliente. E una struttura che hanno comperato e adattato a loro
spese. Mi fa piacere che abbiano scelto questo nome. Era giusto
esserci”. Nulla da eccepire, scrive La Stampa (titolando il pezzo,
“Pavia rompe il fronte anti Islam. La moschea mette tutti d’accordo”)
dall’ex sindaco Alessandro Cattaneo di Forza Italia che oggi guida le
opposizioni in consiglio comunale: “Sarei andato anch’io. Con questa
comunità avevo rapporti anche da sindaco”.
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la presentazione internazionale del museo
Franceschini a New York: "Meis, pronto a partire. Sosteniamolo"
Meis
chiama, New York risponde. Missione compiuta, ieri, nell’Upper West
Side di Manhattan, dove il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e
della Shoah, che sta sorgendo a Ferrara e si avvicina a grandi passi
all’apertura di dicembre, si è presentato al pubblico dell’Italian
Academy for Advanced Studies in America, presso la Columbia University,
con un testimonial d’eccezione.
A introdurre il Meis davanti all’ampia e autorevole platea newyorkese è
stato, infatti, il Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del
Turismo, Dario Franceschini: “Sul Meis, che stiamo per inaugurare, il
Governo ha investito risorse importanti e ora vogliamo raccogliere
fondi, per garantirgli uno sviluppo. Chiunque, qui in America, volesse
supportarci – a partire dalle comunità ebraiche – sappia che il suo
contributo sarà fondamentale, per far vivere e conoscere il ricco e
antichissimo retaggio dell’ebraismo italiano”.
Impegnato nel confronto sul tema “World Cultural Conservation. Italy at
the Forefront: Innovation versus Constraints”, Franceschini ha
conversato con il padrone di casa, lo storico dell’arte David
Freedberg, che dirige la prestigiosa istituzione accademica di New
York, e ha passato in rassegna i pilastri dell’attuale politica
culturale italiana: dai caschi blu della cultura, ossia la task force
Unite4Heritage, promossa dall'UNESCO per salvare il patrimonio a
rischio nelle zone di guerra, alla riqualificazione culturale delle
periferie, dall’Art bonus alla cultura come strumento di dialogo, fino
al case study costituito dal Meis.
A
entrare nei dettagli sul Museo è stato il suo Presidente, Dario Disegni
(nell'immagine in alto), che ne ha spiegato le ragioni, legate
all’unicità dell’esperienza ebraica nella penisola: una presenza
antica, integrata e che ancora oggi, dopo duemiladuecento anni, è parte
del tessuto sociale del Paese. E a chi gli domandava “perché proprio a
Ferrara?”, ha risposto che la città “è pregna di cultura ebraica da
oltre un millennio e occupa un posto centrale nella storia
dell’ebraismo”. Disegni si è, poi, soffermato sul progetto
architettonico del Meis, sottolineando il "risultato impeccabile
dell’impressionante intervento di recupero dell’ex carcere", e sui
contenuti con i quali l’edificio, il prossimo 13 dicembre, aprirà le
porte al grande pubblico: un percorso che, con la mostra “Ebrei, una
storia italiana. I primi mille anni”, racconterà le origini della
storia ebraica italiana.
A
rappresentare il Meis all’Italian Academy, anche il Direttore Simonetta
Della Seta (nell'immagine assieme al presidente Disegni). Oltre
all’Ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti, Armando Varricchio, al
Console Generale a New York, Francesco Gianuardi, e al Direttore
dell’Istituto Italiano di Cultura di NY, Giorgio Van Straten,
l’interesse per il Meis ha richiamato alla Columbia direttori e
curatori di musei e centri culturali americani e italiani, a partire
dal Centro Internazionale di Studi Primo Levi e dal Museo Ebraico di
Roma, e numerose personalità del mondo ebraico, tra le quali il
Presidente del Congresso Ebraico Mondiale, Ronald S. Lauder.
Daniela Modonesi Leggi
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Qui milano
Casa 770, porta sul mondo
Seven-Seventy,
Sette-Settanta. Non è un codice ma il numero di una via di Brooklyn, o
meglio il 770 di Eastern Parkway. Ai milanesi questo
indirizzo non dirà nulla, eppure la città lombarda ha un ponte, diciamo
architettonico, diretto con Brooklyn. Basta recarsi in via Poerio 35
per capirlo. Vi si scoprirà una casa molto differente da quelle
circostanti, una casa che con Brooklyn ha un filo diretto. Una
connessione spirituale intercontinentale, si potrebbe dire. Troverete
una replica dell'abitazione che dal 1940 fino alla sua morte ospitò una
delle personalità più influenti dell'ebraismo moderno, rav Menachem
Mendel Schneerson, settimo rebbe del gruppo chassidico Chabad-Lubavitch
(dove Chabad è l’acronimo di Chochmah, Binah, Da’at, cioè saggezza,
comprensione e conoscenza, e Lubavitch il nome del villaggio russo di
origine).
In
suo onore, il movimento Lubavitch, sparso per il mondo, ha cominciato a
ricostruire la Seven-Seventy nei diversi angoli del pianeta (al momento
si contano dodici abitazioni ma altre sono in costruzione). Su Italia
Ebraica, il mensile UCEI dedicato alle Comunità ebraiche, si era
parlato della casa 770 di Milano tempo fa, tornata nuovamente a far
parlare di sé in questi giorni. Il Corriere della Sera infatti, nelle
sue pagine milanesi, è entrato con la giornalista Rossella Burattino
nella casa di via Poerio. “'Kansù, bevakashà' ('entrate, prego'). È
così che il rabbino Avraham Hazan – racconta Burattino - apre la porta
e invita a entrare in uno dei luoghi più misteriosi di Milano: la
palazzina al civico 35 di via Carlo Poerio. La chiamano 'l’olandese'
(perché ricorda le abitazioni dei Paesi Bassi) ma, in realtà, è una
delle 16 'case 770' riprodotte nello stesso modo, in tutto il mondo, da
una comunità ebraica. E quella milanese è l’unica in Europa”. Leggi
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Riposo |
Siamo
reduci da un periodo convulso, con il lavoro e gli impegni di un’intera
settimana da concentrare in meno di quattro giorni dalla domenica al
mercoledì pomeriggio. Sempre di corsa, sempre con la sensazione che
comunque non si farà in tempo, che comunque alla fine scapperà qualcosa
(una mail a cui non si è risposto, una scadenza non rispettata, ecc.).
Poi, però, ecco i tre giorni festivi consecutivi che permettevano di
tirare il fiato e il lusso di far festa mentre il mondo continuava a
correre. Peccato che alla fine dei tre giorni toccasse riacciuffarlo in
corsa.
È curioso notare come all’esterno del mondo ebraico il riposo non sia
affatto un valore, anzi, in certi contesti non sembri neppure essere
contemplato come legittima esigenza. Un esempio? Consideriamo il
dibattito a proposito dell’alternanza scuola-lavoro. Per chi non lo
sapesse, si parla di 400 ore negli istituti tecnici e professionali e
200 ore nei licei nell’ultimo triennio, che in pratica significa (per
non caricare troppo l’ultimo anno) 80-100 ore nel terzo e quarto anno
di scuola superiore.
Anna Segre, insegnante
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Lo shtetl dell'East Side |
Sempre
alla ricerca di storie di migrazioni e di nuovi esponenti di quella che
spesso viene definita “letteratura ebraica”, recentemente ho scoperto
l'opera più importante di Michael Gold “Jews without money”, scritto
prima del 1930 e pubblicato anche in Italia nel 2016 da Castelvecchi.
Michael Gold – nome d'arte di Itzok Isaac Granich - nacque a New York
da genitori provenienti dalla Romania, e come molti altri figli di
immigrati dalla Yiddishland confluiti nella sinistra radicale, la sua
figura restò legata fino alla sua morte nel 1967 al Partito Comunista
statunitense, in modo anche particolarmente rigido. L'autobiografico
“Jews without money” è un prototipo di “novella proletaria”, ma
simpatie politiche di Gold a parte, attraverso scene di vita familiare
e quotidiana resta un ottimo ritratto che documenta la vita delle
migliaia di ebrei che in fuga dalla fame e dai pogrom si riversavano
nel Lower East Side nei primi del Novecento.
Francesco Moises Bassano
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