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22 Ottobre 2017 - 2 Cheshvan 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Le idee cambiano le vite. Le grandi idee ci aiutano ad avere coraggio, felicità, esistenze piene di benedizioni.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
A un certo punto in mezzo al diluvio Dio “si ricorda di Noè e di tutti gli animali selvatici e domestici che erano con lui nell’arca” (Gn 8,1). Non so se ne era dimenticato fino a quel momento. Forse, come spesso capita, la priorità era un’altra. Risolta quella si trattava di prenderne in carica una nuova: dare una chance di futuro a chi stava dentro l’arca, e ricominciare daccapo firmando un nuovo patto. Ed ecco alora che si ricorda di quelli dell’arca.
 
Praga cede al populismo
Non si placa l’onda populista e antisistema. L’ultima affermazione in Republica Ceca, dove il partito euroscettico Ano del businessman ed ex ministro Andrej Babis ha vinto con largo margine. Promossi nell’urna, scrive il Corriere, quei gruppi e quelle figure politiche che, in questi mesi, “hanno fatto campagna contro l’Europa e il pericolo immigrati”.

A proposito di migranti, come spiega La Stampa, solo un Comune italiano su otto ha aderito finora al piano del ministro Minniti per la loro distribuzione sul territorio. “Tante lusinghe, promesse, anche qualche rampogna. Ma tutto sembra inutile. I Comuni – si legge – continuano ad essere sordi rispetto alle attese del ministero dell’Interno quando si tratta di accogliere i rifugiati”.
Intanto, dal canto suo, Forza Nuova rilancia. La rievocazione della Marcia su Roma inizialmente prevista per il 28 ottobre, fermata dopo il no categorico di ministro e questore, sarà riproposta il sabato successivo. Nelle intenzioni degli organizzatori dovrà essere un “giorno della patria”.
 
Leggi

  davar
I PRESIDENTI RISCOPERTI DI CASALE, NAPOLI E ROMA
Un libro
che riapre la strada
L'effetto delle Leggi Razziali sul mondo del calcio fu a dir poco devastante. Si tratta di un capitolo poco approfondito e invece ricco di spunti per comprendere la portata di quell'infamia a un livello più ampio. In vita o in memoria, alcuni tra i principali protagonisti di quegli anni furono privati dei loro incarichi e messi in un angolo. Ebrei orgogliosi di esserlo, ebrei sull'orlo dell'assimilazione, ebrei d'origine ma ormai cattolici da tempo. Non fu fatta distinzione, tutti finirono nel tritacarne (mediatico e non solo). 
In vista dell'ottantesimo anniversario delle Leggi della vergogna, annunciate da Mussolini in Piazza Unità d'Italia a Trieste il 18 settembre del 1938, il saggio Presidenti (Giuntina editore) di Adam Smulevich si propone di gettare nuova luce su tre figure particolarmente significative: Raffaele Jaffe, Giorgio Ascarelli, Renato Sacerdoti. I loro destini seguono traiettorie diverse, eppure possono essere ricompresi in una comune narrazione.
L'estroso insegnante Jaffe, artefice del primo e unico scudetto del Casale. Il lungimirante imprenditore Ascarelli, che regalò a Napoli una squadra all'altezza delle sue ambizioni. Il facoltoso banchiere Sacerdoti, che gettò le basi del primo scudetto della Roma. Tre ebrei italiani, nel cuore di milioni di tifosi, travolti dalla propaganda e dalla valanga di odio del regime.
Oggi quasi nessuno li ricorda.
Eppure è convinzione dell’autore che attraverso queste vicende sia possa guardare a quella stagione in modo più consapevole. Le lettere inviate dal fascista Sacerdoti a Mussolini durante il confino subito dall'ex presidente giallorosso, a lungo un fedelissimo del Duce, costituiscono una testimonianza inedita su cui vale la pena riflettere. Anche perché il caso giudiziario che portò alla sua condanna, in quell'autunno del '38, fu uno dei bersagli preferiti dei dardi carichi di veleno scagliati da Villa Torlonia e dintorni. Una vicenda centrale a tutti i livelli: nelle aule dei tribunali, ma anche sulle colonne dei giornali. Vanno riprese in mano, quelle pagine, perché aiutano a capire fin dove si spinse la propaganda. Anche ritorcendosi contro un uomo che fu acceso sostenitore del regime sin dalla Marcia su Roma e che con lo stesso, poche ore prima dell'arresto, stava collaborando a una missione strategica in Grecia. Il veleno fu iniettato anche postumo. Ascarelli era già mancato da otto anni quando le Leggi portarono alla cancellazione del suo nome dallo stadio di Napoli. Non un luogo come tanti altri. Quattro anni prima, la Germania giocò in quell'impianto la finale per il terzo posto al Mondiale italiano. Ed ecco un'altra sorpresa, stavolta consolante. L'undici di Hitler disputò l'incontro più importante della sua storia in uno stadio comunque consacrato alla memoria di un ebreo (tra l'altro socialista). Una vendetta, sfuggita in questi termini agli addetti ai lavori, che strappa oggi un sorriso amaro. 
Quando le Leggi furono ufficializzate Ascarelli era già morto, mentre Sacerdoti e Jaffe si professavano cristiani. Si erano convertiti entrambi nel 1937, diversi mesi prima che i divieti antiebraici entrassero in vigore. Eppure subirono conseguenze gravissime per via della loro origine. Jaffe dovette lasciare la carica di preside dell'istituto che dirigeva a Casale, un'autentica gloria cittadina; Sacerdoti finì addirittura in carcere e fu poi allontanato da Roma per cinque lunghissimi anni. Dopo l'otto settembre, i nazisti cercarono di far la pelle a tutti e due. Con Jaffe, che fu ucciso al suo arrivo ad Auschwitz, ci riuscirono. Con Sacerdoti, che si nascose in un convento, i loro propositi fallirono.
"Questo per dire - scrive Smulevich - che quella pagina, l'orrenda pagina del pregiudizio e della violenza fascista, riguarda un po' tutti. E che rileggerla attraverso lo sport, linguaggio universale per eccellenza, può forse aiutare a fare chiarezza. E al tempo stesso contribuire ad aprire nuove strade, a rafforzare la sfida di una Memoria realmente viva nel cuore delle vecchie come delle nuove generazioni".
Sarebbe inoltre significativo, aggiunge l'autore, se anche grazie a questo libretto il mondo del calcio potesse avviare una riflessione e rendere un doveroso omaggio a questi tre personaggi che molto hanno fatto, con intuizioni formidabili, perché la grande avventura del pallone potesse decollare anche in Italia.

*****


I tempi cambiano, i problemi incalzano e la memoria rischia di sbiadire. Parlare con la società civile è difficile come non mai. Sostenere in una stagione di dura crisi economica il peso delle istituzioni di una minoranza piccolissima nei numeri e grandissima nella storia, negli ideali e delle speranze, sembra quasi impossibile.
Poi, da un momento all’altro, salta fuori qualche antenato che viene a darci una mano. E ci rendiamo conto che il maggiore patrimonio di sicurezza e di stabilità, il vero tesoro, in questi tempi di ricchezze fasulle, non sono tanto le glorie, ma molto di più le sofferenze di chi ci ha preceduto.
C’è ora un piccolo, grande libro che può riaprire una strada. Con il suo Presidenti Adam Smulevich ha scelto di raccontare la storia di tre ebrei italiani che all’Italia donarono quello che gli italiani più dicono di amare: l’emozione del calcio. E tornano in campo tre personaggi che vollero essere italiani come gli altri, condividere le passioni di tutti, donare emozioni e godersi fugaci glorie sportive. Tornano oggi, dopo anni e anni di silenzio, di colpevole oblio, proprio sui campi di gioco da cui furono allontanati. Tornano con tutte le loro inevitabili contraddizioni dall’oblio, dalla persecuzione, dallo sterminio, per ricordarci che nelle piccole e nelle grandi cose non c’è Italia senza gli ebrei italiani.
Un libro sulla storia del calcio non credevo rientrasse nei miei interessi e non mi era ancora mai capitato di dedicarmici. Ma questo libro è diverso, e ho provato a leggerlo cercando di lasciare le esaltanti vicende sportive che racconta da un canto. Mi interessava capire cosa si può fare per raccontare all’opinione pubblica da dove veniamo, chi siamo, dove vorremmo andare. E quando abbiamo bisogno d’aiuto, e quanto potremmo essere d’aiuto. E mi interessava vedere come se la sarebbe cavata un giovane collega cresciuto in questa redazione giornalistica alla prova della narrazione e della rigorosa ricostruzione storica.
Ho visto così i tre Presidenti tornare in campo, ottenere se non altro un atto di giustizia, un omaggio tardivo, documentare il loro lavoro coraggioso e le loro sofferenze. E ho sentito un momento di silenzio, quasi un segno di gratitudine, serpeggiare fra le folle degli spalti.
Aver restituito loro voce e dignità è un merito enorme e un motivo d’orgoglio per tutti coloro che credono nel giornalismo ebraico. La loro lezione riapre il dialogo fra ebrei italiani e società italiana e ha da dire più di qualunque convegno, di qualunque cerimonia, di qualunque investimento pubblicitario, di qualunque smania di protagonismo. I Presidenti sono tornati per svelarci il segreto che fino ad oggi ha condotto nel bene e nel male gli ebrei italiani. Aver restituito loro la voce che fu spenta è un segno di professionalità e di speranza più grande di un campo di calcio. Perché gli ideali e il giornalismo sono un gioco di squadra.

gv - Pagine Ebraiche, ottobre 2017

i presidenti riscoperti di casale, napoli e roma
Ascarelli, presidente e filantropo

"Napoli, vinci anche per lui"
Fondatore e primo presidente della squadra di calcio che oggi fa sognare a milioni di tifosi napoletani il primo scudetto dai tempi di Diego Armando Maradona, ma anche imprenditore, mecenate, filantropo con pochi eguali nel Novecento partenopeo e italiano. La figura di Giorgio Ascarelli, uno dei tre protagonisti di Presidenti, torna finalmente d’attualità nella città cui ha dato un contributo formidabile in diversi campi. È stato proprio il saggio di Adam Smulevich, presentato in sinagoga davanti a un folto pubblico, a riaprire il confronto su questa straordinario personaggio nel cui nome si annunciano oggi nuovi impegni. Anche insieme alla società guidata da Aurelio De Laurentiis, significativamente coinvolta in questa iniziativa attraverso il portavoce Nicola Lombardo e il team manager Paolo De Matteis.
In dialogo con l’autore, l’insegnante e scrittrice Miriam Rebhun. Ad intervenire anche la presidente della Comunità ebraica Lydia Schapirer; la viceambasciatrice israeliana in Italia Ofra Fahri; il maskil Ariel Finzi; la ricercatrice Flavia Pantaleo. Fondamentale inoltre, per la buona riuscita dell’evento, il contributo del Consigliere UCEI Sandro Temin e di Claudia Campagnano.
“Se oggi il Napoli sogna in grande è anche grazie ad Ascarelli, che nel 1926 fondò e lanciò subito nel grande calcio la squadra azzurra. L’iniziativa odierna può segnare un nuovo inizio, soprattutto se la società riporterà al centro della sua storia questa indimenticabile figura troppo a lungo rimossa per le conseguenze dell’oblio decretato dal fascismo” ha sottolineato Smulevich nel corso dell’evento. Con la speranza, ha inoltre osservato la presidente Schapirer, di poter presto accogliere De Laurentiis e una rappresentanza di calciatori in sinagoga. Perché, le sue parole, “memoria e radici sono tutto, in particolare al giorno d’oggi”.
Nelle prossime ore il saggio di Smulevich sarà presentato anche a Firenze, al Gabinetto Vieusseux (Palazzo Strozzi), su iniziativa dell’Associazione Italia-Israele. Appuntamento domani alle 17.30, con interventi dello storico Giovanni Gozzini e dei giornalisti sportivi David Guetta, Ruben Lopes Pegna e Mario Tenerani. Modererà l’incontro il presidente dell’associazione Valentino Baldacci.


Leggi

regione lazio - fondazione museo della shoah
Memoria, in viaggio coi docenti
Al via in queste ore un viaggio di formazione dei docenti sul tema della Memoria, organizzato da Regione Lazio e Fondazione Museo della Shoah di Roma. Rivolto a 120 docenti di scuole secondarie di secondo grado e centri di formazione professionale, il viaggio ha preso avvio da Varsavia e toccherà (per concludersi martedì) anche la città di Lublino e i campi di Treblinka e Majdanek. Annunciata dal presidente della Fondazione Mario Venezia in occasione della recente apertura della mostra dedicata alle Leggi Razziali alla Casina dei Vallati, l'iniziativa costituisce una novità assoluta sul piano didattico e di trasmissione dell'importanza della Memoria da insegnanti a studenti. "Abbiamo deciso di ampliare i percorsi di approfondimento della nostra storia portando in Polonia i professori, primi protagonisti della formazione dei ragazzi e perno dei percorsi per la storia e la memoria da noi realizzati" dichiara il presidente della Regione Nicola Zingaretti. Presenti tra gli altri all'iniziativa gli storici Marcello Pezzetti e Umberto Gentiloni, oltre al vicepresidente della Regione Massimiliano Smeriglio.

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inaugurato il nuovo impianto 
Trieste, la sinagoga in piena luce
Nuovo impianto di illuminazione per la sinagoga triestina, con l’obiettivo di valorizzarne pregio architettonico e rafforzare al tempo stesso le misure di sicurezza.
Realizzato da AcegasApsAmga in collaborazione con il Comune della città giuliana, l’impianto è stato messo in funzione nel corso di un evento cui sono intervenuti il sindaco Roberto Dipiazza, l’assessore comunale ai Lavori Pubblici Elisa Lodi, il presidente della Comunità ebraica triestina Alessandro Salonichio, il rabbino capo Alexander Meloni, il direttore generale di AcegasApsAmga Roberto Gasparetto e il direttore dell’Illuminazione Pubblica e Servizi Daniele Romanello.
Diversi i progetti su cui Comunità ebraica e istituzioni intendono lavorare insieme. Tra quelli auspicati dal presidente Salonichio nel suo intervento la riqualificazione della zona del Ghetto e dei luoghi dove ebbe sede il Tempio Vecchio, l’installazione di un’adeguata segnaletica turistica relativa ai siti ebraici, l’installazione di pietre d’inciampo per ricordare le vittime della barbarie nazifascista.


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pilpul

La destra che viene
Continuare a parlare di «voto di protesta», così come di «geografia del disagio», per ragionare e motivare le scelte elettorali che, prima in Germania poi in Austria, hanno premiato – consolidandone il seguito elettorale e l’insediamento parlamentare – partiti «populisti» (altra definizione forse obbligata ma oramai lungi dall’essere in sé esaustiva), aiuta ben poco. A meno che non ci si soffermi sul significato e il rapporto tra «disagio» e «protesta», non attribuendo l’uno e l’altra solo ed esclusivamente ad alcune fasce sociali o a chi, non importa quanto a torto oppure a ragione, si sente profondamente leso dagli effetti dei processi di globalizzazione. Poiché i buoni risultati di Alternative für Deutschland-AfD prima, poi dell’Österreichische Volkspartei–ÖVP (il Partito popolare austriaco di Sebastian Kurz) e del Freiheitliche Partei Österreichs –FPÖ (il Partito della libertà austriaco di Heinz-Christian Strache) non derivano solo ed esclusivamente dal senso di marginalità sociale e di deprivazione economica espresso dai molti che hanno scelto le loro liste nelle ultime elezioni legislative dei due paesi di lingua tedesca. In generale, il fenomeno che oramai è radicato in tutta l’Europa centrale ed orientale – dove a ricevere un crescente riconoscimento e un mandato di rappresentanza sono sempre più spesso i movimenti o i partiti dal chiaro accento conservatore ma movimentista, accesamente liberalnazionalisti (di contro ai “vecchi” partiti centristi, come i democratico-cristiani e gli stessi socialdemocratici) – segna una crisi dei sistemi politici europei proprio nei luoghi in cui questi avevano invece retto alle trasformazioni dei primi anni Novanta, intervenute dopo la fine della guerra fredda (ed in particolare Francia, Germania, Austria).

Claudio Vercelli
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