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 25 Ottobre 2017 - 5 Cheshvan 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Abramo, di ritorno dalla fulminea e vincente azione militare intrapresa per liberare il nipote Lot, preso prigioniero insieme a numerosa popolazione di Sodoma, incontra due personaggi fra loro molto diversi: Malkizedek re di Shalem e il sovrano di Sodoma (Genesi14, 14-24). Il primo, dall’etimologia dello stesso nome “re di giustizia”, si caratterizza per doti morali, benedice Abramo nel nome del “ D.O Altissimo”, offre pane e vino come gesto di accoglienza, che Abramo accetta, e riceve in cambio un decima dei beni del patriarca.

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Davide
Assael,
ricercatore
Mentre, ad agosto, si avvicinava la data per il referendum sull’autonomia svolto lo scorso weekend, la  Lega Nord locale ne proponeva un altro per dividere l’Emilia dalla Romagna. Basterebbe questo per far capire il livello di propaganda e di idiozia politica a cui siamo arrivati. Con le notizie che arrivano da Barcellona, dove si assiste ad una situazione finita in un cul de sac, vediamo sempre più un’Europa stretta fra la morsa di vecchi nazionalismi e folli indipendentismi senza alcuno sbocco politico.

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II Diario negli stadi
I tifosi della Lazio oggi al seguito della squadra a Bologna saranno ospitati nella curva che porta il nome di Arpad Weisz, allenatore ungherese che fece grande la compagine felsinea (oltre all’Inter) e che, in quanto ebreo, fu deportato e ucciso dai nazifascisti. Una vicenda a lungo dimenticata, riscoperta solo grazie al libro Dallo scudetto ad Auschwitz di Matteo Marani.
Non sfugge ai giornali questo involontario “contrappasso” riservato al tifo biancoceleste, a poche ore dall’orrenda iniziativa antisemita di un gruppo di ultrà laziali (fortunatamente individuati) che non smette di far parlare istituzioni, mondo del calcio, opinionisti.
Un minuto di riflessione su tutti i campi di calcio per condannare i recenti episodi di antisemitismo e per continuare a coltivare la memoria della Shoah e l’impegno della società civile tutta, soprattutto assieme ai giovani, affinché ogni contesto sportivo sia luogo che trasmetta valori e formi le coscienze. Questa la decisione presa ieri mattina dalla Federcalcio d’intesa con il ministro dello Sport e con l’adesione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Si è partiti con Inter-Sampdoria, giocata ieri. Stasera il minuto di riflessione sarà riproposto prima tutti gli altri incontri del turno infrasettimanale (tra cui, appunto, Bologna-Lazio).
“Stadi, basta antisemitismo” titola il Corriere della sera, riportando parte dei numerosi interventi istituzionali delle scorse ore (tra gli altri, quello del capo dello Stato Sergio Mattarella e del premier Paolo Gentiloni). “Il calcio porta Anna Frank negli stadi” scrive il Corriere dello sport. “Il calcio si ribella alla vergogna” sottolinea la Gazzetta.
 
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  davar
verso bologna-lazio 
Arpad Weisz, oblio e riscoperta

di un gigante del calcio italiano
Uno dei più grandi allenatori di sempre per la sua capacità di innovare, costruire, imporre una mentalità vincente. Nato a Solt (Ungheria) nel 1896, morto ad Auschwitz nel 1944, Arpad Weisz ha al suo attivo tre scudetti con Ambrosiana-Inter e Bologna ed è stato lo scopritore tra gli altri del leggendario Peppino Meazza. L’ultimo tricolore nella stagione 1936-37, un anno prima della promulgazione delle Leggi Razziste che, in quanto ebreo, lo avrebbero allontanato per sempre dalla professione. Da eroe osannato da milioni di tifosi adoranti ad autentico emarginato sociale: una condizione durissima, che lo porterà a lasciare il paese per l’Olanda e che andrà gradualmente peggiorando fino all’inferno della persecuzione e della deportazione in campo di sterminio. Poi, a guerra finita, l’avvio di una fase di oblio durata fino a tempi recentissimi. E cioè fino a quando è uscito il formidabile saggio Dallo scudetto ad Auschwitz, del giornalista Matteo Marani, che ha colmato una lacuna storiografica (nel calcio e non solo) di decenni.
Da qualche mese, la curva ospiti dello stadio del Bologna porta il nome del tecnico magiaro (cui Pagine Ebraiche ha dedicato in passato un ampio dossier). Ed è proprio in quel settore che stasera si ritroveranno i tifosi biancocelesti al seguito della Lazio, impegnata in terra emiliana nel turno infrasettimanale di campionato. Un perfetto “contrappasso”, come hanno scritto oggi in molti per via dei ben noti fatti di cronaca che hanno coinvolto diversi ultrà laziali.
A Bologna mancheranno però gli “Irriducibili”, il segmento più organizzato della tifoseria capitolina. Non per un divieto, ma in ragione di una loro scelta. E cioè, loro parole, “per non essere complici di questo teatrino mediatico”. Dove per teatrino mediatico si intendono le diverse iniziative previste per questa sera, a partire dal momento di riflessione che sarà dedicato alla figura di Anna Frank.
Sempre Weisz sarà protagonista domani, in occasione del Festival Internazionale della Storia, nell’ambito di un evento in cui si darà notizia di una mostra a lui dedicata che Museo ebraico e Comunità ebraica, in collaborazione con Bologna FC, hanno in progetto per il Giorno della Memoria 2018.
La mostra parte dalla graphic novel di Matteo Matteucci, Arpad Weisz e il Littoriale, di prossima uscita con edizioni Minerva di Bologna, che racconta attraverso una serie di tavole illustrate le vicende sportive e storiche risalenti dagli anni Venti agli anni Quaranta nel territorio bolognese.
Sottolinea la direttrice del Museo Vincenza Maugeri: “La vicenda umana e sportiva di Weisz precipita drammaticamente con la promulgazione delle leggi razziali. Nel gennaio del 1939 appena un trafiletto sul giornale il Calcio Illustrato per comunicare il suo esonero da allenatore. Un personaggio tanto importante nello sport più amato del paese scompare nel vuoto, cancellato”.
La mostra sarà corredata da foto, documenti e materiale inedito.


Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked


qui milano - lo studio di liliana picciotto
L'Italia che non fu indifferente
Come ha reagito l’ebraismo italiano di fronte alla Shoah? Come ha reagito la società circostante? Sono alcuni degli interrogativi alla base del progetto Memoria della Salvezza del Centro di Documentazione Ebraica di Milano – finanziato dalla Viterbi Family Foundation – da cui è nato il libro di Liliana Picciotto Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah 1943-1945, edito da Einaudi. A spiegare la genesi del lavoro, la stessa Picciotto nel corso della presentazione del volume al Memoriale della Shoah di Milano. Di fronte a un folto pubblico, la storica ha sottolineato come il libro costituisca “un omaggio ai generosi soccorritori di ebrei, ma è anche un tributo a quei capifamiglia di allora che seppero usare preveggenza, coraggio e capacità di affrontare uno stato di allarme permanente”. La presentazione di Salvarsi ha aperto ufficialmente l’anno delle iniziative del Memoriale della Shoah, ha spiegato in apertura il vicepresidente della Fondazione del Memoriale Roberto Jarach, ricordando come il luogo da dove furono deportate centinaia di persone è sempre più al centro della didattica milanese. Il numero di studenti e scolaresche che visita il Memoriale infatti continua a crescere. “La Memoria è un anticorpo indispensabile contro le falsificazioni del passato, purtroppo ancora in atto – ha ricordato il presidente del Memoriale Ferruccio de Bortoli, nel corso dell’incontro aperto dai saluti del direttore del Cdec Gadi Luzzatto Voghera – E leggere libri come Salvarsi ci salva dal pericolo dell’oblio”.


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qui torino - il libro
Fiume, incontro tra destini
Un viaggio nella Fiume del Novecento. Siamo nel 1920, in una delle tante case in stile liberty della città vivono famiglie di diversa identità, cultura e provenienza: italiani, ungheresi, ebrei polacchi, croati. Da qui comincia una storia che si dipana attraverso circa ottanta anni, durante i quali le vicende degli abitanti di via Rossini scorrono parallele a quelle della loro città, unica vera protagonista. Questo il cuore narrativo del romanzo di Silvia Cuttin Il vento degli altri (Pendragon, 2017), presentato nei locali della Comunità dal consigliere David Sorani che, assieme allo storico Claudio Vercelli e all’autrice, ha costruito un dialogo e uno scambio di riflessioni sulle vicende di una città come quella di Fiume definita spesso crocevia, cerniera tra due mondi, zona di confine, dove la storia in qualche modo ha calcato la mano e dove il suo avanzare imperterrito ha lasciato più strascichi.


Alice Fubini

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qui palermo - l'incontro con alfano
"Un Mediterraneo di libertà"
Un incontro-dibattito con il ministro degli Esteri Angelino Alfano per parlare delle nuove generazioni, delle questioni identitarie, della tutela della libertà religiosa nel Mediterraneo. È quello andato in scena a Palermo, nella cornice di Villa Bordonaro. L’incontro, dal titolo “Giovani, identità comunitarie e libertà religiosa nel Mediterraneo”, è stato realizzato dalla Rete Italiana per il Dialogo Euro-Mediterraneo – Associazione di Promozione Sociale (Ride-Aps) in collaborazione con l’Osservatorio sulle minoranze religiose nel mondo e sul rispetto della libertà religiosa, e con i soci Ride-Aps Prospettive Mediterranee, ComeUnaMarea Onlus e Università Lumsa.
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pilpul
Ticketless - Via Poerio
Il bell’articolo di Rossella Burattino, Nella casa 770, apparso sul Corriere del 19 ottobre scorso ha svelato una storia che non conoscevo. Credo non la conoscessero in tanti. 16 case al mondo tutte eguali, palazzine ebraiche in stile olandese a New York, San Paolo, Melbourne. A Milano in via Poerio. Neogotico in mezzo al liberty. Una storia-Lubavitcher, del tutto sconosciuta, ma deliziosa da gustare. Un simbolo architettonico di cosmopolitismo domestico: tre piani identici, il giardino, tutto eguale in sedici palazzine costruite nello stesso modo. Non ci sono dunque solo i 36 Giusti grazie ai quali il mondo va avanti, ma anche le 16 case dove studiare sentendosi a casa propria. Il problema da affrontare però è un altro. Chi sapeva dell’esistenza di queste case, prima del servizio del “Corriere”? Seguo da parecchi anni la stampa e l’editoria sugli ebrei in Italia, conosco svariate guide all’Italia ebraica, ho parecchi dépliants patitati sull’Italia judaica, possibile che nessuno abbia mai dato notizia? Temo vi sia sotto la nostra scarsa volontà al dialogo: la lontananza palpabile fra il mondo ebraico-italiano e le storie della Chassidut. La casa di via Poerio è una parabola mistica affascinante, la sua storia dovrebbe servire ad avviare un dialogo che non c’è.

Alberto Cavaglion 

Periscopio - Antifascismo
Se fossi un parlamentare, certamente darei voto favorevole alla recente proposta di legge, approvata dalla Camera e in attesa di approvazione da parte del Senato, riguardo all’introduzione nel nostro ordinamento di una specifica sanzione penale per l’apologia del fascismo. Ho sempre pensato, detto e scritto, che, in una democrazia, nessuna libertà può essere intesa come illimitata, e che la stessa, sacrosanta libertà di parola e di espressione non può non trovare dei precisi limiti, che sono quei fondamenti del vivere civile scolpiti nella Costituzione repubblicana, che impongono non solo un astratto riconoscimento del concetto teorico di libertà, ma anche un attivo impegno affinché tale idea sia resa viva, effettiva, operante.

Francesco Lucrezi, storico
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Dialogo a Baku
In occasione dell’anniversario dei Trattati di Roma firmati il 25 marzo 1957 insieme ai rappresentanti di sei paesi, Germania Ovest, Francia, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo, sulla base dei quali fu istituito la CEE, la delegazione dell’UE in Azerbaijan, in concomitanza con la United Culture, ha istituito la prima edizione del Festival Imagine Euro Tolerance per promuovere i valori del dialogo interculturale e della tolleranza.

Angelica Edna Calo Livne
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Colmare il gap educativo
L’ennesimo fatto disgustoso che ancora una volta ci fa riflettere su come i simboli – in questo caso Anna Frank – subiscono una degradazione strumentale che spesso attribuiamo a ignoranza, a razzismo, malanimo e stupidità. Qui non si ratta soltanto della Lazio, dello sport o di una tifoseria malata, di un livello culturale inquinato dai più perversi istinti di cui è capace una pervicace disumanità.

Franco Palmieri 
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