
Elia Richetti,
rabbino
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Sembra
strano l’accostamento del versetto della Torà che dice: “… chi ti
maledice Io maledirò, e saranno benedette in te tutte le famiglie della
Terra”.
I Maestri lo hanno spiegato con un’immagine.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Ho
ricevuto anch’io nella mia abitazione di Gerusalemme la cartolina
elettorale del Comune di Milano (dove sono iscritto nel registro AIRE)
per il referendum consultivo regionale per l’autonomia della Lombardia.
Il Sindaco Giuseppe Sala ha inviato la cartolina al mio indirizzo a:
Jerusalem – Gerusalemme. Quest’ultimo è evidentemente il nome dello
stato in cui risiedo da oltre 50 anni. La cartolina mi è pervenuta un
giorno prima della data del voto da espletare peraltro nel seggio
elettorale di Via Messina 52 a Milano. Pertanto non ho votato. Ma mi
sono chiesto come avrei votato se ne avessi avuto la voglia e la
possibilità. Questa delle autonomie e delle secessioni è questione di
giorno in giorno meno triviale in Europa e un parte anche negli altri
continenti. Le pulsioni identitarie locali e regionali aumentano
quotidianamente a spese di quelle nazionali, e questo nonostante il
fatto che il mondo diventa ogni giorno più multinazionale e
transnazionale. Ogni voto in più dato a un’autonomia locale è un voto
in meno dato a una solidarietà più ampia, nazionale o – nella
fattispecie – europea.
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Vergogna ultrà
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Nonostante
l’assenza per protesta degli “Irriducibili”, zoccolo duro del tifo
biancoceleste, un significativo gruppo di supporter laziali al seguito
della squadra a Bologna non ha mancato di sporcare il minuto di
riflessione dedicato alla figura di Anna Frank andato in scena al
Dall’Ara così come in tutti gli altri stadi italiani. Diverse le
braccia tese nel saluto romano, oltre a un vergognoso “Me ne frego”
cantato da numerosi sostenitori della squadra di Lotito. “Il calcio
condanna, ma c’è anche chi fischia il Diario” titola tra gli altri la
Gazzetta dello sport.
L’argomento, sia a livello di cronaca che su un piano di
approfondimento più ampio, continua a tener banco sui giornali. Dove si
parla in più pagine della nuova vergogna ultrà, dei ripetuti passi
falsi di Lotito, della corona deposta al Tempio Maggiore e poi buttata
nel Tevere da alcuni esponenti della Comunità ebraica romana.
“Deporre una corona di fiori dopo quanto è successo non può essere una
sceneggiata. E certo non può bastare” dice la presidente della Comunità
ebraica Ruth Dureghello al Corriere.
Intervistata da Repubblica, la Testimone della Shoah Edith Bruck
sottolinea: “Sembra che oggi tutto si possa risolvere con le scuse e il
perdono, cerimonie ipocrite che non servono ad arginare un umore
antiebraico sempre più diffuso anche a Roma”. “Non si pensa mai a come
curare la malattia dell’antisemitismo”, concorda lo storico Marcello
Pezzetti intervistato dal Fatto Quotidiano.
Lo scrittore Alessandro Piperno, sul Corriere, in una testimonianza in
prima persona parla invece di Lazio e Shoah in questi termini: “Due
anime inconciliabili”.
“Non bastano le parole di condanna del gesto, inutili le corone di
fiori. Gli odiatori da stadio li manderei ad aiutare le persone sole,
gli immigrati e i loro figli per educarli all’empatia” afferma la
scrittrice israeliana Lizzie Doron (La Stampa).
Il Corriere dello sport riferisce inoltre dell’amarezza del presidente
del Coni Giovanni Malagò, che afferma: “Così il calcio rischia, serve
più coraggio”.
Su Repubblica e sul settimanale 7 del Corriere viene inoltre suggerita
la lettura di Presidenti, il saggio di Adam Smulevich che racconta come
il fascismo cancellò tre protagonisti del calcio italiano per via della
loro origine ebraica.
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Pagine ebraiche ottobre 2017 Lettura, vaccino contro l'odio
Nella
sua celebre Blowin in the wind Bob Dylan si chiedeva “How many roads
must a man walk down / Before you call him a man?”. Quante strade deve
percorrere un uomo prima di essere chiamato uomo? Forse anche l’ascolto
di questa canzone potrebbe aggiungersi ai compiti affidati da un
giudice della Virginia a un gruppo di giovani vandali che lo scorso
anno avevano dipinto scritte razziste e svastiche sulla Ashburn Colored
School, una scuola aperta nel 1892 per dare una istruzione ai bambini
afroamericani. Il procuratore della contea Alex Rueda lo scorso
febbraio ha deciso di punire i cinque responsabili, tutti adolescenti
incensurati con la lettura di 35 libri legati ai diritti degli
afroamericani, all’antisemitismo e alla cultura ebraica, alla parità di
genere. Tra i titoli si trovano ad esempio La notte del Testimone Elie Wiesel, tre libri di Leon Uris (Exodus, Mila 18, Trinity), Danny l’eletto e Il mio nome è Asher Lev di Chaim Potok, La banalità del male
di Hannah Arendt per citare quelli legati ai temi della Shoah e
dell’ebraismo. Ma nell’interessante prova educativa del giudice
americano ci sono anche libri come Ragazzo negro di Richard Wright o Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini.
Ogni mese, gli adolescenti devono presentare un resoconto di un libro.
Devono anche scrivere un documento per spiegare il significato delle
svastiche e dei simboli del suprematismo bianco. Nell’elenco delle cosa
da fare, anche la visita al museo della Shoah e al museo di storia
americana. L’auspicio, ha spiegato il procuratore Rueda, è che dopo
quest’anno i ragazzi impereranno ad apprezzare le diversità di sesso,
cultura, religione, e la tolleranza. “E poi quando saranno fuori nel
mondo, saranno loro insegnanti”. Leggi
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qui torino - la nona lezione
Primo Levi e il senso del sacro
“Fioca
e un po’ profana. La voce del sacro in Levi”. Questo il tema della nona
Lezione Primo Levi, un appuntamento che ormai si è fatto consuetudine,
un’occasione preziosa di studio e di approfondimento ogni anno diversa,
come diverse sono le prospettive da cui si può osservare il corpus
leviano. Al tavolo dei relatori Paola Valabrega, insegnante, il cui
studio su Levi ha preso il via con la stesura della sua tesi di laurea,
discussa con Guido Davico Bonino nel 1982. Altra voce quella di Alberto
Cavaglion, insegnante e curatore per il Centro Primo Levi dell’edizione
commentata di Se questo è un uomo (Einaudi, 2012). Ad aprire l’incontro
i saluti di Fabio Levi, direttore del Centro Primo Levi e di Ernesto
Ferrero.
Il sacro e il profano secondo le lenti di Primo Levi: dove si possono
trovare tracce di questi due elementi nelle sue opere? Qual è
l’approccio di Levi rispetto alla scrittura biblica? Quanto e in che
misura la mente di chimico illuminista ha lasciato spazio alla
trattazione di argomenti apparentemente così distanti? Come risolvere
il conflitto tra la libertà di spirito e il destino? Questi e molti
altri sono i punti di domanda che si sono posti i relatori.
Fioca e un po’ profana è la voce di Levi quando si confronta con la
Scrittura biblica e, in generale, con le tradizioni del popolo ebraico,
spiegano i relatori. Tuttavia, specificano, questa nona Lezione non si
propone naturalmente di risolvere il complicato rapporto tra lo
scrittore e l’Ebraismo, vorrebbe semmai osservarlo da un’angolatura
insolita.
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centro bibliografico - l'incontro Tre Maestri nel Novecento
Rav
Samuel Hirsch Margulies, rabbino capo e direttore del Collegio
Rabbinico di Firenze dal 1899 al 1922. Rav Samuele Colombo, rabbino
capo di Livorno dal 1900 al 1923. Rav Alfredo Sabato Toaff, rabbino
capo nella stessa città dal 1923 al 1963. Tre grandi Maestri, che hanno
segnato un’epoca e che saranno ricordati questa domenica, al Centro
Bibliografico UCEI, in occasione della conferenza Rabbini di Firenze e
Livorno organizzata nell’ambito del ciclo Rabbini Italiani del
Novecento a cura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e del
Centro di Cultura e della Comunità ebraica di Roma.
Appuntamento alle 17.45, con interventi di Daniele Bedarida, Gisèle
Lévy, Ariel Viterbo e Lionella Viterbo Neppi Modona. Modererà il
confronto rav Gianfranco Di Segni, coordinatore del Collegio Rabbinico
Italiano. Leggi
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Setirot
- Scontro istituzionale
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Come
ha ha fatto notare su queste colonne Dario Calimani martedì scorso, in
Israele è in atto uno scontro istituzionale di livello mai registrato
prima sia per asprezza che per importanza dei “duellanti”. Il
Presidente Reuven Rivlin attacca il governo di Bibi Netanyahu, accusato
di fare il possibile per assoggettare il potere giudiziario, la stampa,
le forze di sicurezza, l’esercito – che Rivlin definisce «pilastri
della democrazia». Ancora più squallido è che l’intera operazione che
qualcuno paragona a un piccolo e soft putsch governativo abbia come
scopo principale mettere al riparo il premier dalle inchieste per
corruzione. E quale metodo migliore se non delegittimare la Corte
Suprema e i mezzi di informazione?
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Bereshit
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È
ricominciato l’anno accademico, si riaprono i quaderni e le grammatiche
e un nuovo gruppo di studenti muove i primi passi nello studio
dell’ebraico, avvicinandosi con un po’ di timore a un nuovo alfabeto,
ai suoni gutturali e a un universo intero che parte dall’idioma biblico
e attraversa i secoli, in uno scambio continuo tra antico e moderno,
tra narrazione biblica ed espressioni della moderna produzione
israeliana.
Ho l’abitudine di accogliere i nuovi studenti con la lettura del primo capitolo di Genesi, Bereshit – in principio.
Maria Teresa Milano
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La nazione senza terra
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Il
rifiuto del territorialismo è una cifra essenziale del Bund, l’Unione
generale dei lavoratori ebrei di Russia, Polonia e Lituania di cui ha
recentemente ricostruito la vicenda Massimo Pieri. Secondo i
bolscevichi, con cui i bundisti vanno presto allo scontro, un
territorio è indispensabile perché una comunità umana possa essere
considerata gruppo a sé, e le venga dunque riconosciuto il diritto
all’autodeterminazione. Si tratta, però, di una posizione difficile da
accettare per gli ebrei, e dunque anche per gli ebrei socialisti
rivoluzionari del Bund, che si considerano popolo nonostante la
dispersione.
Giorgio Berruto
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Sostegno alle famiglie
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Daniela
Fubini scrive il 16 ottobre, a Moadim finiti, di uno dei tanti miracoli
d’Oltremare, con lunghe ferie estive e feste autunnali a complicare
l’esistenza di genitori lavoratori i quali, pur in assenza di molto
tempo libero, non demordono e continuano a trovare dove sistemare i
propri figli mentre lavorano, organizzare quando portarli in ferie e
caparbiamente fare bambini e crescerli credendo, appunto, nei miracoli.
Sara Valentina Di Palma
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Arrestiamo la deriva
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Probabilmente,
la prima reazione di un essere umano civilizzato di fronte ai cori
antisemiti e della foto di Anna Frank che indossa la maglia della Roma
intesa come un insulto ai giocatori di quella squadra, è un senso di
incredulità, a cui fanno seguito rabbia e tristezza. Questa mossa
assurda organizzata da alcuni tifosi della Lazio, unita alla loro
totale mancanza di sensibilità di fronte alla tragedia della Shoah
porta ad una sola conclusione: che l’ignoranza e la stupidità regnano
supreme su di una parte della popolazione, che fa sentire la propria
voce. Sarà una piccola parte, ma è una parte significativa.
Lisa Billig, American Jewish Committee
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