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 16 Novembre 2017 - 27 Cheshvan 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
I Maestri hanno notato che nella gara fra Itzchak ed i Filistei in merito ai pozzi vediamo che fintantoché a scavare i pozzi sono i servi di Avraham o di Itzchak, i Filistei riescono a chiuderli. Il primo pozzo sul quale non ci sono discussioni è quello scavato da Itzchak stesso, come è scritto: “Si spostò di là, scavò un altro pozzo, e non litigarono per esso”.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
La scrittrice israeliana Zeruya Shalev ha vinto la diciassettesima edizione del premio letterario Adei-Wizo con il romanzo Dolore tradotto in italiano da Elena Loewenthal (Feltrinelli). È la storia di una donna che in seguito a una lesione subita in un attacco terroristico soffre per il resto dei suoi giorni di un dolore fisso e lancinante. Il dolore continuato, forse più di quello a ondate, è davvero insopportabile, ma alla fine diventa una presenza fissa e in un certo senso una compagnia che evita l’assoluta solitudine, e quindi con la sua presenza finisce per portare sollievo e quasi amicizia, oltre a un senso di speranza che un giorno il dolore scomparirà.
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Rav Laras (1935-2017)
Un maestro, un’autorità in Europa e nel mondo”. Così il Corriere rende omaggio al rav Giuseppe Laras (1935-2017), scomparso ieri a Milano.
Un maestro “figlio della Shoah”, si spiega ricordando la sua drammatica salvezza e l’ultimo sguardo rivolto alla madre e alla nonna.L’amicizia del rav con il cardinale Carlo Maria Martini, viene inoltre sottolineato, “ha segnato forse il punto più avanzato del dialogo tra ebrei e cristiani”. Uno dei tanti meriti di un magistero che ha toccato vette altissime.
“Una vita per il dialogo” titola Avvenire, nel pubblicare il suo ultimo documento. Un vero e proprio testamento spirituale, dove si passano in rassegna i momenti essenziali della propria vita e dove si offrono numerosi spunti di riflessione per l’ebraismo italiano e per le sfide cui è atteso.
Scrive Davide Romano, assessore alla Cultura della Comunità ebraica milanese, sul dorso locale di Repubblica: “Ricordare il rabbino Giuseppe Laras significa parlare degli ultimi 80 anni di vita del nostro paese visti non da uno spettatore della storia, ma da un protagonista”.
“Simbolo del dialogo tra le religioni” lo loda Repubblica.
Ad andarsene è un rabbino “grande e contemporaneo”, scrive tra gli altri il Foglio.
Come reso noto dal Tribunale rabbinico del Centro-Nord Italia e dai familiari del rav, la pubblica cerimonia di commiato avrà luogo quest’oggi alle 13 davanti alla sinagoga di via della Guastalla. Alle 14.30 il feretro abbandonerà Milano per partire in serata per Israele, dove il rav sarà sepolto nella mattinata di venerdì.

All’interno di una surreale intervista al Corriere il vicepresidente di CasaPound Simone Di Stefano afferma: “Siamo stati sdoganati dai risultati elettorali, da Ostia a Bolzano, da Lucca a Lamezia Terme. Nel tempo abbiamo ospitato centinaia di politici e giornalisti. Siamo per il dialogo”. Non mancano le consuete lodi al fascismo, mentre per quanto riguarda le Leggi Razziali Di Stefano dice: “Sono state un reato gravissimo, da condannare. E un errore, perché hanno allontanato gli ebrei dal fascismo, nel quale erano protagonisti, dalla Marcia su Roma al ministro Guido Jung, fino all’esponente del Pnf Ettore Ovazza”. Ora, aggiunge l’esponente del gruppo di estrema destra, “ci dovrebbe essere un legame più forte tra la Comunità ebraica e l’Italia”. Alla domanda se ci siano ebrei in CasaPound, Di Stefano risponde: “Attualmente non saprei, in passato credo qualcuno”.

Il Corriere Roma parla dell’intenso incontro alla Casina dei Vallati sul tema “Ebrei nel calcio durante le Leggi Razziali”, promosso in occasione dell’uscita del libro Presidenti di Adam Smulevich. Un confronto in cui molteplici sono stati gli spunti d’attualità. Il Corriere riporta al riguardo le parole del vicepresidente della Comunità ebraica Ruben Della Rocca, che così si è espresso sul razzismo e l’antisemitismo negli stadi. “Tutti i club di calcio devono assumersi le loro responsabilità. Gli abbonati e i tifosi che comprano il biglietto non sono degli sconosciuti: decano lasciare le loro generalità, i tagliandi sono nominativi e gli stadi sono dotati di controlli e telecamere. Bisogna fare uno sforzo in più Federcalcio compresa”. Sempre a proposito di Sport e Memoria.
Durante l’incontro il presidente della Fondazione Museo della Shoah Mario Venezia, ha annunciato una emozionante donazione: i guantoni appartenuti all’ebreo romano Leone Efrati, grande pugile degli Anni Trenta ucciso ad Auschwitz, esposti nella mostra sulle Leggi Razziali alla Casina dei Vallati, sono stati fatti avere ai suoi discendenti in Israele. A parlarne è il dorso regionale di Repubblica.

Sull’Osservatore Romano i passaggi più significativi di un articolo scritto da Viviana Kasam per Pagine Ebraiche in cui si raccontano alcune storie di salvezza di ebrei nel rione Monti. “Una quindicina di famiglie ebraiche in ottimi rapporti con il quartiere e anche con la parrocchia. Tanto che quando nel 1943 cominciarono i rastrellamenti – si legge – la maggior parte trovò asilo nelle case religiose e nei conventi circostanti, e anche nel cupolone della chiesa di Santa Maria ai Monti”.
 
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  davar
la scomparsa del grande maestro
Milano, ultimo saluto a rav Laras
L'omaggio al Tempio Maggiore

Si è tenuta in queste ore, alla Sinagoga Maggiore di via Guastalla, a Milano, la pubblica cerimonia di commiato a rav Giuseppe Laras, scomparso ieri all'età di 82 anni. Tutto l'ebraismo italiano si è stretto attorno alla famiglia nel ricordare una personalità che ha segnato, con i suoi insegnamenti e studi, intere generazioni. Tante le autorità e le istituzioni - ebraiche, di altre religioni così come civili - che in queste ore hanno voluto rendere omaggio alla sua memoria, ricordando davanti alle  persone presenti a Guastalla il loro legame con Laras (domani mattina alle 10.30 si terrà il funerale al cimitero di Kfar Nachman, a Raanana, in Israele). E il rav, prima di morire, ha voluto congedarsi con un ultima lettera aperta, un'ultima lezione e messaggio al mondo che ha rappresentato in modo autorevole in questi anni, passando dal guidare la Comunità ebraica di Ancona, a quella di Livorno, poi Milano, fino alla presidenza dell'Assemblea rabbinica italiana e Presidente del Tribunale rabbinico del Centro Nord-Italia. “La mia malattia sta avanzando inesorabilmente ed è pertanto mio desiderio, seppur brevemente, consegnarvi alcuni pensieri. - annunciava nel suo ultimo scritto rav Laras - Durante la mia vita ho potuto vivere in prima persona il tramontare e il sorgere di mondi diversi, con inquietudini e speranze. La distruzione degli ebrei d’Europa ha sfiorato la mia esistenza, segnandola per sempre. Misteriosamente, grazie alla forza e al coraggio di mia madre, il Santo e Benedetto ha voluto che sopravvivessi agli orrori e alle ceneri della Shoah. Nel 1948 è nato lo Stato di Israele, dopo un lavorio pluridecennale, alacre e devoto: ricordo la commozione, l’euforia e il senso di stupore di quei giorni. Ricordo anche le angosce che assalirono me, come molti altri tra noi, sino all’ora presente, in relazione alla sopravvivenza del nostro piccolo Stato.
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rav laras, il ricordo dei rabbini
"Un Maestro in tutti i sensi”
Un Maestro, un punto di riferimento, un amico. Tutto il rabbinato italiano piange la scomparsa di rav Laras.
“Un grande Maestro, una guida per la nostra Comunità della quale è stato per 25 anni rabbino capo. Figura di altissimo spessore culturale e umano, ha segnato un’epoca dell’ebraismo milanese e italiano, ma non solo”. Così il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib, insieme ai presidenti Raffaele Besso e Milo Hasbani, al Consiglio, alla Giunta, al Segretario Generale. “Rav Laras – viene spiegato – ha dato impulso al Dialogo interreligioso con sincerità e coraggio; ha divulgato i valori e il Pensiero ebraico diventando un punto di riferimento costante, per la sua levatura intellettuale e spirituale”.
Parla di “grande vuoto” il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni. “Non c’è stato evento negli ultimi decenni di storia ebraica italiana in cui non si sia sentito il peso della sua voce, dei suoi insegnamenti, dei suoi consigli”. E in questo, osserva, rav Laras è intervenuto “come sopravvissuto alla Shoah, come Maestro ricco di dottrina e di esperienza, come cittadino preoccupato degli sbandamenti della società”. Sempre pacato nella forma, afferma il rav Di Segni, “ma deciso nei suoi principi” e “senza timore di andare controcorrente”.
Settanta anni di conoscenza per l’ex presidente dell’Assemblea rabbinica italiana Elia Richetti. “A livello umano, ho sempre provato per lui un grande affetto. A livello rabbinico, mi hanno sempre colpito la sua preparazione e sensibilità. Perché talvolta poteva sembrare distaccato – spiega – ma invece non lo era affatto”. Il ricordo va così al periodo degli studi in yeshivah a Gerusalemme, con rav Laras che personalmente si informava dei suoi progressi, lo seguiva da vicino, veniva a trovarlo a casa. Di questi ultimi mesi, a colpirlo la “lucidità” e “l’intelligenza” con cui ha affrontato ogni giorno. Anche quelli più difficili.
Per il rav Roberto Della Rocca, direttore dell’Area Cultura e Formazione UCEI, rav Laras ha avuto “la grande saggezza di capire e sapersi adeguare ai tempi”. E la capacità di saper leggere, cogliere l’istante. “Si è sempre aggiornato – riflette – e con la sua leadership è stato in grado di portare l’ebraismo italiano fuori dal provincialismo. Su un piano religioso, ma anche culturale”.
Una lunga collaborazione, nell’Assemblea rabbinica e nella Consulta. “L’ho sempre sentito vicino, sempre pronto a confrontarsi. Sempre pronto a dare l’esempio. E la sua è stata davvero una vita esemplare, anche nel modo in cui ha saputo reagire alla Shoah”.
“Quella di rav Laras è stata una presenza e una figura di Maestro che ha segnato diversi momenti della mia vita” sottolinea il rabbino capo di Genova rav Giuseppe Momigliano. A partire da quando rav Momigliano era allievo alla scuola rabbinica Margulies e rav Laras l’esaminatore. Quindi, diventato anche lui rabbino, una lunga collaborazione che ha avuto positivi riflessi per la Comunità ebraica genovese (di cui è stato riferimento sia per il tribunale rabbinico, sia per altre problematiche). “Fino all’ultimo è stato disponibile, un Maestro nella sua umanità” dice rav Momigliano. E come presidente dell’Ari, la sua valutazione, ha saputo attuare scelte “coraggiose” e “lungimiranti”.
A lungo suo studente al Collegio rabbinico, il rabbino capo di Firenze Amedeo Spagnoletto dice: “Era un maestro non solo perché aveva dottrina come pochi, ma perché conosceva profondamente l’ebraismo italiano, grazie alle sue esperienze di guida in varie comunità. Conosceva le persone, una delle qualità che più fanno di una guida religiosa un rav in senso pieno”.
Proprio a un suo allievo, rav David Sciunnach, il rav Laras ha affidato la guida del Tribunale Rabbinico del Centro Nord-Italia. “Voglia il Santo e Benedetto accompagnare questo difficile e delicatissimo lavoro, vegliando sulle nostre Comunità. In particolare – scrive il rav Laras nel suo testamento spirituale – prego le persone la cui ebraicità è stata dichiarata da questo Tribunale ad aver coscienza del dono loro fatto, con tutte le responsabilità e gli oneri che ne conseguono, invitandole a rafforzare la loro vita ebraica in seno alle comunità di appartenenza”.
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qui milano - la premiazione
Premio Adelina Della Pergola,
vince "Dolore" della Shalev

Tre grandi libri in finale ma solo uno poteva vincere. Così ad essere premiata dalla giuria della XVII edizione del Premio Letterario Adei-Wizo Adelina Della Pergola è stata Zeruya Shalev, con il suo Dolore, tradotto per Feltrinelli da Elena Loewenthal. “Avremo voluto premiarle tutte, perché ciascuno dei tre libri arrivati in finale era meritevole della vittoria”, spiega Esther Silvana Israel, presidente nazionale dell'Adei Wizo. Le altre due contendenti erano infatti altre due scrittrici, Eve Harris con il suo Il matrimonio di Chan Kaufman (LibrAria) e Shifra Horn con Scorpion Dance (Fazi Editore). Alla fine però la toccante e profonda opera di Shalev ha conquistato la giuria con il conferimento del premio Adelina Della Pergola alla scrittrice ieri allo Spazio Oberdan di Milano. Accanto a Shalev, a vincere il premio della sezione ragazzi, Carlo Greppi (nell'immagine, i due insieme durante la premiazione), con Non restare indietro (Feltrinelli) arrivato in finale insieme a Una volta nella vita (Vallardi) del francese Ahmed Dramé.
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LA SQUADRA ISRAELIANA SI PRESENTA
"Ciclisti, ma anche ambasciatori"
No, non è una squadra come tante altre. E per il 2018 vuole sorprendere, emozionare, costruire qualcosa di davvero unico. La Israel Cycling Academy, la prima compagine professionistica israeliana di ciclismo, punta decisamente in alto: il prossimo Giro d’Italia, che il 4 maggio partirà da Gerusalemme. Ancora non c’è l’ufficialità, ma è altamente probabile che una delle wild card che saranno assegnate dall’organizzazione a gennaio andrà a questo team che non solo è cresciuto esponenzialmente sul piano tecnico ma che ha anche molta Italia nel suo dna.
Sono italiane le biciclette, per via della partnership con la storica azienda produttrice De Rosa. È italiano uno dei corridori di punta, l’empolese Kristian Sbaragli. È italiano l’uomo nel cui nome in questi anni sono state realizzate diverse iniziative per il dialogo, la pace, la reciproca conoscenza: Gino Bartali, il ciclista ‘Giusto’ che lo Stato di Israele onora tra i suoi eroi dal settembre 2013.
Cinque i continenti e sedici le nazioni rappresentate in questo team, per un totale di 24 ciclisti. Da quest’oggi ciascuno di loro è “ambasciatore di pace”, come ufficialmente riconosciuto nel corso di una cerimonia tenutasi al Centro Peres per la pace. È stato proprio l’ambasciatore italiano Gianluigi Benedetti a richiamare l’esemplare vicenda di Bartali e tutto quello che rappresenta nel rapporto sempre più stretto tra i due paesi. Su un piano sportivo e non solo.
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il cordoglio dell'ebraismo italiano
"Shaykh Pallavicini, esempio
di amicizia e fratellanza"

In seguito alla scomparsa di Shaykh Abd al Wahid Pallavicini, fondatore della Comunità Religiosa Islamica Italiana, la Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha inviato al figlio, l'imam Yahya Pallavicini, il seguente messaggio di cordoglio.

Carissimo Imam Yahya Pallavicini
Con grande dolore e commozione apprendiamo della scomparsa di Shaykh Abd al Wahid Pallavicini. A nome degli Ebrei d’Italia e dell’intero Consiglio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane desidero esprimere a te e a tutta la Comunità Religiosa Islamica Italiana il più sentito cordoglio per un lutto che tocca tutti noi. L'esempio di tuo padre, figura fondamentale per il Dialogo interreligioso di cui è stato uno dei pionieri , rimarrà per sempre vivo nei nostri cuori. I suoi insegnamenti, ispirati sempre dal profondo rispetto reciproco e dal sentimento di fratellanza tra i popoli, hanno segnato l'inizio di un percorso di confronto proficuo tra mondo ebraico e mondo musulmano che spetta a noi portare avanti, come missione e responsabilità, verso le generazioni passate e future.
Che il suo ricordo sia di benedizione

Noemi Di Segni,
Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
 

qui roma
Pitigliani Kolno’a Festival 2017,
uno sguardo al cinema di Israele

Commedie, drammi, documentari, panel con professionisti dell’animazione, del giornalismo documentario e della serialità televisiva, ospiti e anteprime italiane. Queste alcune delle anime del Pitigliani Kolno’a Festival, la kermesse dedicata alla cinematografia israeliana e di argomento ebraico, che giunta alla dodicesima edizione, torna a Roma dal 18 al 23 novembre 2017.
Il programma è stato presentato questa mattina al Centro Ebraico Il Pitigliani, dalla direttrice del Centro Ambra Tedeschi, dalla direttrice artistica del festival Ariela Piattelli (insieme a Lirit Mash, in collegamento video da Israele) e da Eldad Golan, addetto culturale dell’Ambasciata di Israele.
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qui roma - l'incontro
Israele-Italia, quale futuro
È iniziato con un minuto di silenzio in memoria di Rav Giuseppe Laras l’incontro che si è tenuto ieri pomeriggio a Roma, nella sala conferenze dell’agenzia di stampa Adnkronos, dal titolo “Le politiche del governo italiano nei confronti di Israele”. Il simposio ha visto dibattere il sottosegretario agli affari esteri Benedetto Della Vedova, lo psicoanalista e assessore alla cultura dell’UCEI David Meghnagi, il direttore di Radio Radicale Alessio Falconio, su tematiche come le recenti e contestate risoluzioni dell’Unesco, il dossier Iran, le politiche dell’Unione Europea nei confronti di Israele. Temi tratteggiati da Alessandro Litta Modignani, presidente dell’Unione delle Associazioni pro Israele (UDAI), che ha introdotto l’evento. A presiedere Flaminia Sabatello, presidente dell’Associazione Romana Amici d’Israele, che ha organizzato l’evento.
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la scomparsa del compositore
Luis Enriquez Bacalov
(1933-2017)

Compositore e pianista. Direttore d’orchestra e raffinato arrangiatore. Autore delle colonne sonore di tanti film, noti e meno noti. E, ancora: era argentino – nato a San Martin nel 1933, aveva iniziato a studiare presto il pianoforte mietendo successi da vero bambino prodigio – ma era naturalizzato italiano. Era arrivato in Italia alla fine degli anni Cinquanta, dopo aver vissuto in Colombia e poi in Spagna, lasciata per sfuggire al franchismo, per risiedere per un periodo a Parigi, e il trasferimento in Europa era stato anche un ritorno alle origini europee: la sua era una famiglia ebraica trasferitasi in America Latina dalla Bulgaria, e anche se Luis Enrique Bacalov si è sempre definito laico e agnostico l’impronta dei genitori – padre socialista e madre praticante – era forte.
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jciak
Gli ebrei dello zoo di Varsavia
Mentre a Varsavia infuriava la violenza nazista, un’incredibile arca di Noè s’incaricava di portare in salvo quasi trecento ebrei intrappolati nel ghetto. Contrabbandati fuori da quelle mura a bordo di un camion, uomini, donne e bambini trovavano rifugio nelle gabbie, nei sotterranei, nei passaggi segreti di quello che, prima della guerra era stato uno degli zoo più celebrati d’Europa. Da lì, muniti di documenti falsi erano infine traghettati in luoghi più sicuri.
A rendere possibile la loro fuga furono Antonina Żabińska e il marito Jan, direttore dello zoo, che per salvare le vite innocenti dei perseguitati non esitarono a mettere a rischio se stessi e i loro figli. A portare sul grande schermo la loro storia è La signora dello zoo di Varsavia di Niki Caro (La ragazza delle balene, North Country – Storia di Josey) – da oggi nelle sale italiane – con Jessica Chastain nella parte di Antonina, Johan Heldenbergh in quella del marito e Daniel Brühl nei panni del zoologo nazista Lutz Heck.

Daniela Gross
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israele - la giovane kehilà
Lo Shabbaton dei giovani
Oltre 50 partecipanti, l’intero ebraismo italiano rappresentato, all’ultimo shabbaton della Giovane Kehilà, il movimento giovanile della Comunità italiana in Israele. Lo Shabbaton, che si è svolto nei locali dell’Agenzia Ebraica a Gerusalemme, ha visto la partcipazione anche di 15 ragazzi del progetto Yeud, seminario di leadership dell’UCEI.
“È stata un’occasione fantastica per incontrare ragazzi di tutta Israele. C’erano tutti. Quelli che ora studiano, quelli in kibbutz e quelli in zavà” racconta Benedetta Calò, delegata alla cultura e alle attività comunitarie della Giovane Kehilà. “Siamo sempre felici di incontrare nuovi ragazzi e scambiarci informazioni utili sulla vita in Israele” aggiunge Daniel Oren, delegato a università e studi accademici, che assiste volontariamente i nuovi giovani Olim.
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  pilpul
Setirot - Un grande Maestro
Rav Giuseppe Laras z’z”l non c’è più. Baruch dayan haEmet
È stato un grande maestro e la mia famiglia, midor ledor, gli è e gli sarà riconoscente e grata per sempre.


Stefano Jesurum, giornalista
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Il rav e Livorno
Il rapporto tra rav Laras zl e Livorno è rimasto sempre, vicendevolmente, in essere e di questa Comunità, come ricordava lui peraltro quella di origine della sua famiglia. Ebbi modo di parlarne incontrandolo a Milano pochi mesi or sono.
Vi arrivò giovane rabbino, nel 1968, rilevando la cattedra che era stata di mio padre, rav Bruno Polacco zl, scomparso a metà 1967: lo ricordo quindi come suo successore, come Maestro, come vicino di casa che un sabato, ancora bambino, andai a interpellare perchè “nella Torà,in Bereshith, c’è un errore” o comunque qualcosa che non torna.

Gadi Polacco
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La soluzione possibile
“La sua melanconia non rappresenta né l’avarizia né l’insania mentale, ma un essere pensante in uno stato di perplessità. Non è fissa su un oggetto che non esiste, ma su un problema che non può essere risolto”: così Erwin Panofsky descrive l’incisione di Albrecht Dürer “Melencolia I”. Quando questo passo della “Vita e l’opera di Albrecht Dürer” mi è capitato sotto gli occhi un po’ per caso domenica sera, ho subito pensato alle parole pronunciate poche ore prima da Georges Bensoussan, ospite a Torino in un convegno su Israele e antisemitismo nel mondo islamico. A conclusione del proprio intervento, lo storico francese aveva sottolineato, riferendosi al conflitto israelo-arabopalestinese, che alcuni problemi, grandi o piccoli che siano, non hanno soluzione.

Giorgio Berruto, HaTikwà/Ugei
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Le vite di Sara
Di Sarai-Yiskà (mia principessa – colei che vede, per il suo potere profetico e perché tutti ne guardavano la bellezza, Bereshit 11:29), moglie di Avram, si parla poco nella Torà, e di lei emerge un ritratto più per reticenza che per azioni, più per drammi negativi apparentemente subiti che per protagonismo attivo: una vita errabonda, a lungo prostrata dalla sterilità, rapita da Parò prima e da Avimelèkh poi.

Sara Valentina Di Palma
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