Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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“Forca, Farina, Feste,” – diceva re Ferdinando di Borbone nel 1815 – “Con la forca, la farina e le feste io governo Napoli.”
Distraendo il popolo re Nasone lo governava e dobbiamo ammettere che si
trattava di una forma di interessante per tenere a bada il dissenso
popolare. Oggi il governo comunale partenopeo ha trovato nella causa
palestinese, debitamente distorta e manipolata, un mezzo di potere
interessante per distrarre i napoletani.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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La
dodicesima disposizione transitoria della Costituzione della Repubblica
Italiana recita: “È vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma,
del disciolto partito fascista”. Negli anni è accaduto sotto diverse
forme che si presentassero alle elezioni partiti che si ispiravano in
maniera più o meno esplicita al fascismo. Fra questi il più duraturo fu
di certo il Movimento Sociale Italiano, per il quale i cosiddetti
partiti dell’arco costituzionale (cioè quelli che avevano contribuito
alla stesura della costituzione) avevano stabilito un principio non
esplicito che è stato definito “conventio ad excludendum”, che valeva
tuttavia anche per il partito comunista che invece aveva contribuito
non poco alla scrittura della Costituzione; non a caso il documento
porta la firma di Umberto Terracini, Presidente dell’assemblea
costituente.
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Israele, Ron Yitzhak Kokia
vittima dell'odio
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Si
chiamava Ron Yitzhak Kokia, il soldato di 19 anni ucciso a coltellate
ieri sera in un attentato terroristico ad Arad, città nel sud
d'Israele. Le autorità sono in cerca del responsabile: “a seguito di
una prima indagine sulla scena – ha dichiarato la polizia israeliana -
sembra che la motivazione per l'attacco sia di tipo nazionalistico” e
anche il sindaco della città Nissan Ben-Hemo ha spiegato che la vicenda
viene trattata come terrorismo. Il diciannovenne, proveniente da Tel
Aviv, sarà sepolto domenica al cimitero militare di Kiryat Shaul.
Secondo il sito Ynet, il soldato stava aspettando un passaggio quando è
stato aggredito e accoltellato a morte.
Giro, il caso rientra subito. La prima tappa del Giro d'Italia 2018,
che scatterà da Gerusalemme il 4 maggio, ha rischiato di trasformarsi
in un caso diplomatico quando i ministri israeliani dello Sport, Miri
Regev, e del Turismo, Yariv Levin, hanno minacciato di ritirare il
sostegno alla corsa per il riferimento (sul sito della manifestazione)
a “Gerusalemme ovest”, scrive il Corriere. “Gerusalemme è la capitale
di Israele, non esistono est e ovest” si legge nella nota congiunta in
cui si lamenta che l'uso della distinzione, che di solito allude alla
controversia sullo status della Città santa, «viola gli accordi presi
con il governo israeliano”. “Se la formulazione non cambia, il governo
israeliano non sarà partner dell'evento”. “Poche ore di agitazione e
poco prima di mezzogiorno il sito del Giro d'Italia ha sostituito West
Jerusalem con Gerusalemme.– riporta Avvenire che poi cita il Portale
dell'ebraismo italiano - 'La frattura si è cosa ricomposta'
scrive con soddisfazione il sito Moked.it, portale dell'ebraismo
italiano a firma di Adam Smulevich”.
Gli Usa e Gerusalemme capitale. La Casa Bianca sta per dare il via
libera a un piano che prevede il riconoscimento di Gerusalemme come
“capitale indivisibile” di Israele e il trasferimento dell'ambasciata
Usa. Lo riporta il “Wall Street Journal”. Il piano sarebbe già stato
notificato agli ambasciatori Usa Oltreoceano così da consentire loro di
spiegare la decisione ai governi alleati (La Stampa).
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l'appuntamento con il ministro minniti a roma
Trent’anni nel segno dell’Intesa
“La libertà di essere se stessi”.
A trent’anni dall’Intesa stipulata con lo Stato l’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane organizza per questa domenica a partire dalle 14.45
un momento di riflessione aperto a tutto il Consiglio dell’ente,
riunito nelle stesse ore a Roma. Un appuntamento che nasce nella
consapevolezza che gli anni Ottanta sono stati testimoni, nel nostro
Paese, di una svolta decisiva nella storia dei rapporti tra lo Stato e
le confessioni religiose. E questo perché dopo un quarantennio
dall’entrata in vigore una parte assai importante della Costituzione
repubblicana, fino ad allora rimasta confinata sul piano dei principi,
ha trovato finalmente attuazione sul piano sostanziale, con nuove e più
solide basi del diritto di libertà religiosa delle confessioni di
minoranza.
A testimoniarlo saranno il ministro dell’Interno Marco Minniti, che in
apertura porterà un saluto all’assise assieme alla presidente
dell’Unione Noemi Di Segni. E inoltre alcuni qualificati esperti,
invitati a parlare dopo una introduzione del vicepresidente UCEI Giulio
Disegni: nell’ordine Francesco Margiotta Broglio (“All’origine
dell’Intesa”); Dario Tedeschi (“Storia di un’Intesa”); Roberto Mazzola
(“L’intesa con l’UCEI, un modello per il futuro?); Giorgio Sacerdoti
(“Trent’anni dopo l’Intesa: un negoziato che ha portato alla pari
dignità”).
(Nel disegno di Giorgio
Albertini la firma dell’Intesa, il 27 febbraio del 1987, da parte della
Presidente dell’allora Unione delle Comunità Israelitiche Italiane
Tullia Zevi e del Presidente del Consiglio Bettino Craxi) Leggi
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qui torino - a tre anni dalla scomparsa
Vittorio Dan Segre, l'omaggio
alla storia di un protagonista
“Ricordatemi
vivo, se siete capaci”, queste le parole di Vittorio Dan Segre a cui le
celebrazioni postume stavano strette. A cercare di rendere il giusto
omaggio alla memoria del giornalista, diplomatico e scrittore, una
serata di studio organizzata nelle sale della Comunità ebraica di
Torino dal Gruppo di Studi Ebraici assieme all'Archivio Terracini.
Diverse le voci intervenute a tratteggiare una figura complessa e
articolata come quella di Dan Segre: una personalità fortemente
intrecciata con i grandi avvenimenti del Novecento, dall'Italia a
Israele, un uomo di profonda cultura e grande esperto di questioni
internazionali. A dipingere ciascuno un proprio ricordo del diplomatico
italoisraeliano, lo storico Alberto Cavaglion, Sarah Kaminski,
docente di ebraico all'Università degli Studi di Torino e promotrice
dell'iniziativa per il Gruppo di studi ebraici, rav Alberto Moshe
Somekh, Lia Tagliacozzo dell'archivio Terracini e Guido Vitale,
direttore della redazione giornalistica dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane, a cui lo stesso Dan Segre non fece mai mancare i
propri consigli e il proprio sostegno.
“Un
ebreo geniale, una persona che mi ha letteralmente affascinato con la
sua capacità ogni volta di stupire”, il commento in apertura
di Dario Disegni, presidente della Comunità torinese. “Mi
considero io un ebreo fortunato per aver potuto apprendere così tanto
da lui”, il riferimento di Disegni all'autobiografia di Dan
Segre, Storia di un ebreo fortunato.
Alice Fubini
(Nell’immagine in alto,
Vittorio Dan Segre con la divisa dell’esercito britannico nella Torino
appena liberata partecipa alla riapertura della sinagoga gravemente
danneggiata dai bombardamenti. In basso, nel disegno di Giorgio
Albertini, il ritratto di Dan Segre assieme a Guido Vitale) Leggi
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Insegnare a scrivere |
Alla
luce delle mie esperienze di esami di stato, laboratori di scrittura e
simili ho maturato una convinzione: se noi insegnanti di italiano di
liceo provassimo per gioco a svolgere il tema d’esame e a correggere e
valutare ciascuno lo scritto di un altro prenderemmo tutti voti
orribili. Non parlo di maggiore o minore severità: ciascuno di noi
riterrebbe inaccettabile il modo di scrivere dell’altro, soprattutto
perché ciascuno di noi interpreta in modo diverso le consegne contenute
nelle tracce ministeriali. Quanti documenti si devono utilizzare nel
saggio breve? Si deve elaborare una propria tesi originale? Si può
usare la prima persona? Tutti problemi di cui mi è capitato da poco di
discutere con allievi e colleghi, scoprendo che ognuno interpreta le
regole in un modo diverso.
Anna Segre, insegnante
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All'interno dell'Islam |
Sull'attentato
della scorsa settimana a Bir al-Abed nel Sinai settentrionale, il quale
ha provocato oltre 300 morti e centinaia di feriti, non mi pare ci sia
stato grande risalto sui media nazionali. Le spiegazioni potrebbero
essere numerose, quella che ritengo più plausibile è che se gli
attentati perpetrati in Occidente vengono risolti con l'ausilio delle
classiche teorie dello “scontro di civiltà” e dell'”espansionismo
islamico”, quelli che avvengono invece in Dar al-Islam, in paesi
islamici, restano in gran parte incomprensibili e in contraddizione con
le dicotomie ricorrenti. Abbiamo assistito allora all'abusato tentativo
di spiegare l'evento con la circostanza che quella di Bir al-Abed fosse
una moschea “sufi”, come se il sufismo fosse una corrente o una
religione a sé discinta da un Islam maggioritario, al pari dello
Sciismo o dell'Ibadismo, quando esso non si riferisce altro che a varie
scuole di pensiero e a confraternite, o più correttamente un “mezzo”,
un'"approccio mistico”, una “via” per interpretare l'Islam e il
significato dei suoi testi. Un po' come se si opponesse un ebraismo
ufficiale alla kabbalah. Il termine “sufismo” sarebbe in origine
persino inesistente nel mondo islamico, introdotto soprattutto dagli
orientalisti britannici e poi nel dibattito contemporaneo per definire
un altro Islam dal “volto umano” e “buono”. Un tentativo artificioso.
Francesco Moises Bassano
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