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Elia Richetti,
rabbino
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Dopo
la sepoltura di Ya’aqòv, i fratelli mandano a dire a Yosèf che il
padre, prima di morire, aveva “ordinato” di dire a Yosèf di perdonare i
suoi fratelli per il male che gli avevano fatto. Ma di tale ordine non
troviamo alcuna traccia. Da dove si può ricavare che Ya’aqòv
effettivamente l’abbia dato?
Il Liqqutè Megadìm nota che Ya’aqòv, prima di morire, ha insistito a
dire “Raccoglietevi” e “Radunatevi”; un vero e proprio raccogliersi e
radunarsi non è possibile se non si è pronti a passar sopra ai difetti
dell’altro.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Questo
è il mio ultimo intervento per il 2017 ed è naturale tentare alcune
brevi considerazioni in vista dell’inizio di un nuovo anno civile.
Viene subito in mente che nel 2018 si voterà in Italia per il normale
completamento del mandato parlamentare, ma quasi certamente si voterà
anche in Israele con un anticipo di un anno rispetto al termine
previsto del 2019. E questo fa pensare anche a una certa convergenza
dei modi della politica nei due paesi, convergenza che può destare
compiacimento in alcuni e rammarico in altri. È aumentato grandemente
in Israele il numero di indagini giudiziarie su esponenti politici
anche di primo piano, fatto tutt’altro che nuovo in Italia. La
giustizia in Israele ha spedito in carcere un suo primo ministro, oltre
a un presidente della repubblica, e ora sta indagando severamente un
altro premier. Un premier italiano per evitare la stessa sorte preferì
fuggire in esilio a Tunisi dove morì. I casi di morte violenta
nell’ambito della malavita si moltiplicano e rammentano le sanguinose
faide da tempo note nella penisola e nelle sue belle isole. In entrambi
i paesi la sinistra politica non è capace di unirsi per cercare di
formare un governo e presentandosi divisa va incontro a una sconfitta
più che certa. In entrambi i paesi la destra politica assume
atteggiamenti sempre più assertivi che sostanzialmente manifestano
crescente nazionalismo, intolleranza per la diversità culturale, e
sfiducia o anche aggressione nei confronti del sistema giudiziario. Nei
due paesi i partiti politici hanno perso l’importante ruolo che un
tempo detenevano di mediazione e di arricchimento del discorso
politico, e oggi sono divenuti principalmente portavoce di populismo e
strumento per agevolare benefici personali. I governi si reggono su
coalizioni frammentate, instabili e poco amate. Che cosa ci auguriamo
per il 2018? Innanzitutto che nei due paesi prevalga la pace e la
sicurezza. E poi che in Italia e in Israele i cittadini di fronte ai
seggi elettorali esprimano scelte responsabili che possano produrre
realismo, moderazione e governabilità.
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Un anno di Trump
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Con
il finire del 2017 si conclude il primo anno di Donald Trump alla
presidenza degli Stati Uniti. Repubblica, secondo cui il gradimento
negli Usa per Trump è ai minimi storici (sotto del 35 per cento)
ricorda alcune tappe salienti di questi primi 365 giorni tra cui la
riforma fiscale (primo vero successo politico interno per
l’amministrazione Trump) e il riconoscimento di Gerusalemme come
Capitale d’Israele. Su questa decisione – come sulla questione ucraina
-, Paolo Mieli (Corriere) denuncia una certa ipocrisia europea e parla
di “un non meditato linciaggio”. “Sarebbe stato quantomeno degno di
interesse – scrive Mieli – ricostruire come andò nel 1995 quando,
presidente Bill Clinton, una legge approvata dal Congresso stabilì che
gli Stati Uniti dovessero per l’appunto spostare la propria ambasciata
da Tel Aviv alla città delle tre religioni. Certo, successivamente, per
ben ventidue anni, la presa d’atto di quel voto era stata sempre
rinviata. Ma un rinvio non dovrebbe comportare il venir meno delle
ragioni di fondo di una decisione del Congresso”. Intanto, da Israele
il ministro dei Trasporti Israel Katz ha annunciato l’intenzione di
dedicare a Donald Trump la stazione ferroviaria che progetta di
costruire vicino al Muro Occidentale, a Gerusalemme (Corriere). Negli
Stati Uniti invece, racconta Repubblica, le contestazioni al presidente
Trump hanno assunto diverse forme: Jeff Bergman, 39 anni, mercante
d’arte, ad esempio legge pubblicamente libri davanti alla Trump Tower,
a New York. “Vengo alla Trump Tower da un anno: sì, anche durante le
feste. Non mi ero mai considerato un attivista. – racconta Bergman a
Repubblica – Ma quando The Donald è eletto sentii il bisogno di fare
qualcosa. Venni qui e iniziai a leggere ad alta voce un libro che, come
ebreo, mi è molto caro: Notte di Elie Wiesel. Ricordo che molti si
avvicinarono arrabbiati: “Trump farà grandi cose per Israele”. Come se
potesse bastare. Da allora di libri ne ho letti almeno duecento. A
volte solo. A volte con chi ha scelto di unirsi”.
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Leggi
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PAGINE EBRAICHE INTERROGA IL PRIMO MINISTRO Gentiloni: Vittorio Emanuele III,
nessuna riabilitazione in corso
“Penso
che sia stata fatta un’operazione di significato umanitario e penso sia
stata fatta con la dovuta riservatezza. È una vicenda privata trattata
in modo umanitario, nessuna riabilitazione”. È quanto affermato dal
Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, nel corso della tradizionale
conferenza stampa di fine anno, in risposta alla domanda del giornale
dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche e del portale www.moked.it sul
recente trasferimento della salma di Vittorio Emanuele III in Italia.
“Cosa
ne pensa? Ritiene che sia stata fatta la cosa giusta? La situazione non
poteva essere gestita in modo differente, soprattutto in un paese che
ha un rapporto assai poco consapevole con quella storia e con quella
memoria?” la domanda posta a Gentiloni.
“L’Istat ha diffuso un dato sconfortante, il 60 circa per cento degli
italiani nel 2016 non ha letto neanche un libro. Adesso, su questo
argomento delicatissimo, legittimato in qualche modo dal rientro della
salma in Italia, il bisnipote di quello sciagurato sovrano ha
conquistato un suo spazio pubblico significativo per spiegarci che il
suo bisnonno poi tanto male non era. Ma questi temi non sono un reality
show. Davvero – è stato chiesto ancora – non si poteva pensare a una
soluzione migliore?”.
Per
Gentiloni, un episodio di questo genere è stato comunque utile “per
ricordare le Leggi Razziali”. Anche in ragione di questo fatto
l’ipotesi di un trasferimento della salma al Pantheon, vagliata dallo
stesso premier, non starebbe “né in cielo né in terra”. Leggi
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Pagine ebraiche gennaio 2018 - dossier talmud Ghemarà, la chiave dei sogni
Il
Talmud non è solo il testo sacro per eccellenza dell’ebraismo vivo, è
anche uno strumento di conoscenza e di interpretazione complesso e
polivalente. La sua funzione e la sua utilità possono variare
enormemente a seconda degli utilizzatori e del quadro generale in cui
operano. Ma considerare il Talmud uno strumento privilegiato per capire
i problemi significa soprattutto conferire a questa immensa collezione
di esperimenti metodologici lo status di metodo interpretativo per
eccellenza.
La riedizione recente di un classico della letteratura rabbinica del
primo Novecento (Traum und Traumdeutung im Talmud, Marix Verlag)
riporta l’attenzione sull’opera a lungo dimenticata di un rabbino
viennese, Alexander Kristianpoller, dedicata al Sogno e
all’interpretazione dei sogni nel Talmud. Il libro, redatto da un
grande esperto di Talmud e da un importante rabbino europeo, può essere
percorso su diversi piani di lettura. Da un lato l’incredibile
competenza tecnica dell’autore, che fu erede di una illustre dinastia
di rabbini galiziani infine stabilitosi a Vienna, nella capitale
dell’Impero, consente di sondare l’intero corpus talmudico alla ricerca
all’interno dell’oceano delle pagine e dei concetti che la Ghemarà
racchiude di ogni traccia di sogno e di interpretazione onirica.
Dall’altro il libro si sviluppa fino a riordinare una concezione
ebraica dell’interpretazione dei sogni e offre quindi al lettore una
lettura talmudica che consiste in un universo interpretativo e
metodologico, quello dell’interpretazione ebraica del sogno, che abita
all’interno di un altro più generale universo interpretativo e
metodologico, che consiste nell’insieme del materiale talmudico.
Guido Vitale
Leggi
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jciak Ritorno a Entebbe
La
scommessa è ambiziosa. 7 Days in Entebbe di Jose Padilha (Gli squadroni
della morte, Narcos) promette di portare al cinema una delle operazioni
più celebri della storia recente, già al centro di altri film, con uno
sguardo nuovo. Nelle sale a primavera il lavoro, in cui Rosamund Pike e
Daniel Brühl interpretano due terroristi e il magnifico Lior Ashkenazi
è Itzhak Rabin, torna al drammatico dirottamento del volo Air France
proveniente da Israele sequestrato il 27 luglio del 1976 da quattro
terroristi con a bordo 248 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio.
L’aereo fu costretto ad atterrare a Entebbe (Uganda) dove i passeggeri
ebrei e israeliani, isolati dagli altri, furono minacciati di morte se
il governo israeliano non avesse accolto le richieste dei terroristi.
La liberazione arrivò una settimana dopo, per mano di un commando
israeliano guidato da Jonathan Nethanyahu, fratello dell’attuale primo
ministro, che perse la vita nell’operazione insieme ai terroristi e a
tre ostaggi.
Daniela Gross Leggi
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Setirot
- Giunto per caso
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Continuiamo
a “confrontarci” su comunità più o meno chiuse, blateriamo di ebrei
lontani e vicini (ma da dove?), e a me torna in mente Yehuda Halevi
(ca. 1080-1140): “Non invitato sono giunto per caso, / non sono parte
del vostro numero. / Se sarò assente, nessuno lo vedrà, / se sarò
presente non sarò gradito”.
Stefano Jesurum, giornalista
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Ugei, continuità e nuovi progetti
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Il
rinnovamento annuale del consiglio Ugei, che avviene di prassi alla
fine dell’anno solare, in modo da consentire ai neoeletti di diventare
operativi il 1° gennaio, è sempre un momento importante per l’unione
giovanile ebraica. Per vari motivi, ma in primo luogo perché il
cambiamento porta quasi sempre una ventata di entusiasmo, di voglia di
fare proseguendo e migliorando l’operato del consiglio uscente. In
questo momento vorrei sottolineare due scelte di impostazione, una del
nuovo consiglio e una di quello in scadenza, che mi auguro possano
costituire assi portanti per il lavoro dell’anno che viene, e
contribuire a mantenere l’entusiasmo iniziale per i prossimi dodici
mesi.
Giorgio Berruto
Leggi
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Angeli
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Ascolto
con molto interesse - mentre ingoio troppo velocemente caffelatte
bollente, cerco di evitare polpa di frutta e biscotti per infanti
pericolosamente spalmanti sulla tovaglia accanto al mio gomito (mai
vestire se stessi e la prole prima di colazione, onde evitare di dover
fare tutto daccapo dopo), raccolgo un cucchiaino da terra.
Sara Valentina Di Palma
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