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 28 Dicembre  2017 - 10 Tevet 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Dopo la sepoltura di Ya’aqòv, i fratelli mandano a dire a Yosèf che il padre, prima di morire, aveva “ordinato” di dire a Yosèf di perdonare i suoi fratelli per il male che gli avevano fatto. Ma di tale ordine non troviamo alcuna traccia. Da dove si può ricavare che Ya’aqòv effettivamente l’abbia dato?
Il Liqqutè Megadìm nota che Ya’aqòv, prima di morire, ha insistito a dire “Raccoglietevi” e “Radunatevi”; un vero e proprio raccogliersi e radunarsi non è possibile se non si è pronti a passar sopra ai difetti dell’altro.
 
Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Questo è il mio ultimo intervento per il 2017 ed è naturale tentare alcune brevi considerazioni in vista dell’inizio di un nuovo anno civile. Viene subito in mente che nel 2018 si voterà in Italia per il normale completamento del mandato parlamentare, ma quasi certamente si voterà anche in Israele con un anticipo di un anno rispetto al termine previsto del 2019. E questo fa pensare anche a una certa convergenza dei modi della politica nei due paesi, convergenza che può destare compiacimento in alcuni e rammarico in altri. È aumentato grandemente in Israele il numero di indagini giudiziarie su esponenti politici anche di primo piano, fatto tutt’altro che nuovo in Italia. La giustizia in Israele ha spedito in carcere un suo primo ministro, oltre a un presidente della repubblica, e ora sta indagando severamente un altro premier. Un premier italiano per evitare la stessa sorte preferì fuggire in esilio a Tunisi dove morì. I casi di morte violenta nell’ambito della malavita si moltiplicano e rammentano le sanguinose faide da tempo note nella penisola e nelle sue belle isole. In entrambi i paesi la sinistra politica non è capace di unirsi per cercare di formare un governo e presentandosi divisa va incontro a una sconfitta più che certa. In entrambi i paesi la destra politica assume atteggiamenti sempre più assertivi che sostanzialmente manifestano crescente nazionalismo, intolleranza per la diversità culturale, e sfiducia o anche aggressione nei confronti del sistema giudiziario. Nei due paesi i partiti politici hanno perso l’importante ruolo che un tempo detenevano di mediazione e di arricchimento del discorso politico, e oggi sono divenuti principalmente portavoce di populismo e strumento per agevolare benefici personali. I governi si reggono su coalizioni frammentate, instabili e poco amate. Che cosa ci auguriamo per il 2018? Innanzitutto che nei due paesi prevalga la pace e la sicurezza. E poi che in Italia e in Israele i cittadini di fronte ai seggi elettorali esprimano scelte responsabili che possano produrre realismo, moderazione e governabilità.
 
Un anno di Trump
Con il finire del 2017 si conclude il primo anno di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. Repubblica, secondo cui il gradimento negli Usa per Trump è ai minimi storici (sotto del 35 per cento) ricorda alcune tappe salienti di questi primi 365 giorni tra cui la riforma fiscale (primo vero successo politico interno per l’amministrazione Trump) e il riconoscimento di Gerusalemme come Capitale d’Israele. Su questa decisione – come sulla questione ucraina -, Paolo Mieli (Corriere) denuncia una certa ipocrisia europea e parla di “un non meditato linciaggio”. “Sarebbe stato quantomeno degno di interesse – scrive Mieli – ricostruire come andò nel 1995 quando, presidente Bill Clinton, una legge approvata dal Congresso stabilì che gli Stati Uniti dovessero per l’appunto spostare la propria ambasciata da Tel Aviv alla città delle tre religioni. Certo, successivamente, per ben ventidue anni, la presa d’atto di quel voto era stata sempre rinviata. Ma un rinvio non dovrebbe comportare il venir meno delle ragioni di fondo di una decisione del Congresso”. Intanto, da Israele il ministro dei Trasporti Israel Katz ha annunciato l’intenzione di dedicare a Donald Trump la stazione ferroviaria che progetta di costruire vicino al Muro Occidentale, a Gerusalemme (Corriere). Negli Stati Uniti invece, racconta Repubblica, le contestazioni al presidente Trump hanno assunto diverse forme: Jeff Bergman, 39 anni, mercante d’arte, ad esempio legge pubblicamente libri davanti alla Trump Tower, a New York. “Vengo alla Trump Tower da un anno: sì, anche durante le feste. Non mi ero mai considerato un attivista. – racconta Bergman a Repubblica – Ma quando The Donald è eletto sentii il bisogno di fare qualcosa. Venni qui e iniziai a leggere ad alta voce un libro che, come ebreo, mi è molto caro: Notte di Elie Wiesel. Ricordo che molti si avvicinarono arrabbiati: “Trump farà grandi cose per Israele”. Come se potesse bastare. Da allora di libri ne ho letti almeno duecento. A volte solo. A volte con chi ha scelto di unirsi”.
 
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  davar
PAGINE EBRAICHE INTERROGA IL PRIMO MINISTRO
Gentiloni: Vittorio Emanuele III,

nessuna riabilitazione in corso
“Penso che sia stata fatta un’operazione di significato umanitario e penso sia stata fatta con la dovuta riservatezza. È una vicenda privata trattata in modo umanitario, nessuna riabilitazione”. È quanto affermato dal Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno, in risposta alla domanda del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche e del portale www.moked.it sul recente trasferimento della salma di Vittorio Emanuele III in Italia.
“Cosa ne pensa? Ritiene che sia stata fatta la cosa giusta? La situazione non poteva essere gestita in modo differente, soprattutto in un paese che ha un rapporto assai poco consapevole con quella storia e con quella memoria?” la domanda posta a Gentiloni.
“L’Istat ha diffuso un dato sconfortante, il 60 circa per cento degli italiani nel 2016 non ha letto neanche un libro. Adesso, su questo argomento delicatissimo, legittimato in qualche modo dal rientro della salma in Italia, il bisnipote di quello sciagurato sovrano ha conquistato un suo spazio pubblico significativo per spiegarci che il suo bisnonno poi tanto male non era. Ma questi temi non sono un reality show. Davvero – è stato chiesto ancora – non si poteva pensare a una soluzione migliore?”.
Per Gentiloni, un episodio di questo genere è stato comunque utile “per ricordare le Leggi Razziali”. Anche in ragione di questo fatto l’ipotesi di un trasferimento della salma al Pantheon, vagliata dallo stesso premier, non starebbe “né in cielo né in terra”.
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Pagine ebraiche gennaio 2018 - dossier talmud
Ghemarà, la chiave dei sogni
Il Talmud non è solo il testo sacro per eccellenza dell’ebraismo vivo, è anche uno strumento di conoscenza e di interpretazione complesso e polivalente. La sua funzione e la sua utilità possono variare enormemente a seconda degli utilizzatori e del quadro generale in cui operano. Ma considerare il Talmud uno strumento privilegiato per capire i problemi significa soprattutto conferire a questa immensa collezione di esperimenti metodologici lo status di metodo interpretativo per eccellenza.
La riedizione recente di un classico della letteratura rabbinica del primo Novecento (Traum und Traumdeutung im Talmud, Marix Verlag) riporta l’attenzione sull’opera a lungo dimenticata di un rabbino viennese, Alexander Kristianpoller, dedicata al Sogno e all’interpretazione dei sogni nel Talmud. Il libro, redatto da un grande esperto di Talmud e da un importante rabbino europeo, può essere percorso su diversi piani di lettura. Da un lato l’incredibile competenza tecnica dell’autore, che fu erede di una illustre dinastia di rabbini galiziani infine stabilitosi a Vienna, nella capitale dell’Impero, consente di sondare l’intero corpus talmudico alla ricerca all’interno dell’oceano delle pagine e dei concetti che la Ghemarà racchiude di ogni traccia di sogno e di interpretazione onirica. Dall’altro il libro si sviluppa fino a riordinare una concezione ebraica dell’interpretazione dei sogni e offre quindi al lettore una lettura talmudica che consiste in un universo interpretativo e metodologico, quello dell’interpretazione ebraica del sogno, che abita all’interno di un altro più generale universo interpretativo e metodologico, che consiste nell’insieme del materiale talmudico.


Guido Vitale

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jciak
Ritorno a Entebbe
La scommessa è ambiziosa. 7 Days in Entebbe di Jose Padilha (Gli squadroni della morte, Narcos) promette di portare al cinema una delle operazioni più celebri della storia recente, già al centro di altri film, con uno sguardo nuovo. Nelle sale a primavera il lavoro, in cui Rosamund Pike e Daniel Brühl interpretano due terroristi e il magnifico Lior Ashkenazi è Itzhak Rabin, torna al drammatico dirottamento del volo Air France proveniente da Israele sequestrato il 27 luglio del 1976 da quattro terroristi con a bordo 248 passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. L’aereo fu costretto ad atterrare a Entebbe (Uganda) dove i passeggeri ebrei e israeliani, isolati dagli altri, furono minacciati di morte se il governo israeliano non avesse accolto le richieste dei terroristi. La liberazione arrivò una settimana dopo, per mano di un commando israeliano guidato da Jonathan Nethanyahu, fratello dell’attuale primo ministro, che perse la vita nell’operazione insieme ai terroristi e a tre ostaggi.


Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Giunto per caso
Continuiamo a “confrontarci” su comunità più o meno chiuse, blateriamo di ebrei lontani e vicini (ma da dove?), e a me torna in mente Yehuda Halevi (ca. 1080-1140): “Non invitato sono giunto per caso, / non sono parte del vostro numero. / Se sarò assente, nessuno lo vedrà, / se sarò presente non sarò gradito”.

Stefano Jesurum, giornalista 

Ugei, continuità e nuovi progetti
Il rinnovamento annuale del consiglio Ugei, che avviene di prassi alla fine dell’anno solare, in modo da consentire ai neoeletti di diventare operativi il 1° gennaio, è sempre un momento importante per l’unione giovanile ebraica. Per vari motivi, ma in primo luogo perché il cambiamento porta quasi sempre una ventata di entusiasmo, di voglia di fare proseguendo e migliorando l’operato del consiglio uscente. In questo momento vorrei sottolineare due scelte di impostazione, una del nuovo consiglio e una di quello in scadenza, che mi auguro possano costituire assi portanti per il lavoro dell’anno che viene, e contribuire a mantenere l’entusiasmo iniziale per i prossimi dodici mesi.

Giorgio Berruto
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Angeli
Ascolto con molto interesse - mentre ingoio troppo velocemente caffelatte bollente, cerco di evitare polpa di frutta e biscotti per infanti pericolosamente spalmanti sulla tovaglia accanto al mio gomito (mai vestire se stessi e la prole prima di colazione, onde evitare di dover fare tutto daccapo dopo), raccolgo un cucchiaino da terra.

Sara Valentina Di Palma
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