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Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Zitti,
fate piano, non le svegliate e lasciamole dormire. Anzi cantiamo
insieme una antica ninna nanna, non sia mai detto che i rumori di
protesta che arrivano dall’Iran le sveglino. “Nonna-nonna, nunnarèlla.
Vieni ca sta figlia è bella; vieni e nun tardàri, ca se vòle
addurmentàri…”. E mentre le belle figlie di Teheran lottano per il
diritto a mostrare i loro capelli scoperti cosa fanno le belle figlie
dell’Occidente e dell’Italia? Le nostre femmine femministe, le nostre
attive combattenti per i diritti delle donne, cosa fanno? Le nanne.
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Gadi
Luzzatto
Voghera, direttore
Fondazione CDEC
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Il
29 gennaio, nell’ambito della presidenza di turno italiana dell’OSCE,
si svolgerà a Roma una importante conferenza internazionale
sull’antisemitismo. Per la precisione si chiamerà “Rome International
Conference on the Responsibility of States, Institutions and
Individuals in the Fight against Anti-Semitism in the OSCE Area”. Un
appuntamento che offre il senso del livello di sensibilizzazione che le
istituzioni italiane hanno raggiunto sul tema. L’occasione assume un
valore particolare per il livello dei rappresentanti di organismi
internazionali che hanno assicurato la loro presenza. Il fatto che si
organizzi a Roma un evento del genere segna a mio giudizio un
importante salto di qualità nelle strategie di politica estera del
nostro paese. Non si tratta infatti di un’occasione estemporanea.
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Appelfeld, l’ultimo saluto
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Un
esempio della grandezza dello scrittore israeliano Aharon Appelfeld,
scomparso mercoledì notte all’età di 85 anni, sono le tante pagine a
lui dedicate oggi dai quotidiani italiani. “Quando lo incontravi nel
suo appartamento piccolo e tappezzato di libri alla periferia di
Gerusalemme era inevitabile parlare della sua infanzia nei boschi per
fuggire ai nazisti”, scrive Lorenzo Cremonesi sul Corriere raccontando
l’incredibile biografia di Appelfeld, ricostruita ampiamente anche da
Repubblica. E sempre sul Corriere, lo scrittore Alessandro Piperno
ricorda il suo incontro con lo scrittore e il suo rapporto con il
pubblico: “La sola cosa che si aspettava dai suoi lettori è che non
dimenticassero mai che l’autore di quei libri così sconcertanti,
sebbene ormai adulto, era ancora un bimbo. Nessun filtro, nessun
fatalismo adulto lo aveva protetto da ciò che gli stava capitando”. Gli
autori suoi amici erano Gershom Scholem e Philip Roth mentre il suo
modello era Franz Kafka, scrive Alain Elkann su La Stampa, ricordando
anche come Appelfeld fosse “diventato un uomo religioso, dava una
grandissima importanza all’ebraismo, al suo essere ebreo, e si
preoccupava che i giovani non dimenticassero quanto” accaduto in
Europa. Sul quotidiano torinese Elena Loewenthal richiama le parole
dell’autore rispetto al ebraico, lingua che “ha aperto non solo il mio
cuore ch’era chiuso, mi ha anche ricondotto vicino ai miei avi… Non
potevo immaginare che sarebbe stato l’ebraico e non la lingua di mia
madre a restituirmi ciò che di immenso avevo perduto”.
Milano, il silenzio delle religioni sugli slogan antisemiti. Dopo i
fatti del 9 dicembre scorso a Milano, dove nel corso di una
manifestazione filopalestinese erano stati scanditi slogan antisemiti
in arabo, e la condanna del sindaco Giuseppe Sala, sul Corriere
interviene con una lettera al quotidiano il presidente dell’Assemblea
dei rabbini italiani rav Alfonso Arbib. “Assistiamo a continui episodi
di antisemitismo in Francia e in Svezia senza che ciò susciti rilevanti
reazioni di indignazione. Riteniamo che tali reazioni debbano arrivare
secondo noi soprattutto dalle autorità religiose, anche quelle
islamiche. Reazioni che sono state finora assenti. Le autorità
potrebbero e dovrebbero esprimere senza calcoli politici l’indignazione
morale per quanto sta avvenendo”, scrive rav Arbib, facendo riferimento
anche all’episodio milanese, su cui sta indagando la procura
(Giornale). E dalla Comunità ebraica di Milano è arrivato un messaggio
di ringraziamento, a firma dei presidente Milo Hasbani e Raffaele
Besso, al sindaco e alle autorità, con la richiesta di discutere di
quanto accaduto il 9 dicembre anche in Consiglio comunale.
Roma, ascoltare secondo le religioni. È dedicato all’ascolto il
convegno nazionale vocazionale in corso a Roma che vede la
partecipazione di rappresentati delle diverse confessioni religiose.
Per parte ebraica, a riflettere sul termine ascolto, il rav Roberto
Della Rocca, responsabile per l’educazione e la cultura dell’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane: “Questa parola compare per la prima
volta nel capitolo tre della Genesi -sottolinea il rav – Adamo si pone
in ascolto di Dio nel giardino dell’Eden e l’ascolto è la chiave per
innescare il processo della responsabilizzazione, ciò che dà all’uomo
la possibilità di argomentare e giustificare la sua colpa” (Avvenire).
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lo straordinario intervento di rav sacks
"Davanti al futuro senza paura"
La lezione da 1,5 milioni di click
“'Questi
sono i tempi', disse Thomas Paine, 'che mettono alla prova l'animo
degli uomini'. E ora sfidano il nostro. È un momento pieno di
conseguenze, per la storia dell'Occidente. Abbiamo visto elezioni
laceranti, e società lacerate. Una crescita dell'estremismo in politica
e nella religione, alimentato da ansietà, incertezza e paura, paura di
un mondo che cambia a un ritmo quasi insostenibile, e con la sola
certezza che quel ritmo aumenterà. Ho un amico, a Washington. Gli ho
chiesto com'è stato vivere lì durante le recenti elezioni
presidenziali. Mi ha risposto: 'Be', sembrava la barzelletta dell'uomo
seduto sul ponte del Titanic, con un bicchiere di whiskey in mano, che
dice, 'Certo che avevo chiesto del ghiaccio ma questo è esagerato'. Ma
c'è qualcosa che possiamo fare, ognuno di noi, per riuscire ad
affrontare il futuro senza paura? Penso di sì”. Questo l'incipit con
cui rav Jonathan Sacks, una delle voci più ascoltate dell'ebraismo
contemporaneo, ha dato il via lo scorso aprile al suo Ted Talks (le
celebri conferenze internazionali di divulgazione culturale e
scientifica) riflettendo - tra citazioni bibliche, letterarie,
filosofiche, scientifiche – sulla minaccia del populismo e su come
contrastare i vari istigatori all'odio. Dodici minuti, intervallati da
molti applausi, che hanno catturato l'attenzione della rete, diventando
virali: oltre 1,5 milioni di persone hanno infatti guardato il video
disponibile sul sito dei TedTalks e su youtube (e visibile anche sul
Portale dell'ebraismo italiano moked.it). “Grazie a tutti coloro che
hanno guardato e condiviso il mio video”, ha commentato il rav, già
rabbino capo di Gran Bretagna, in un tweet. “Per favore continuate a
diffondere il suo messaggio, è ancora molto utile mentre stiamo
entrando nel 2018”, ha sottolineato Sacks. Leggi
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La rivolta omessa |
Tre
settimane fa, in occasione di Chanukkà, parlavo della rivolta dei
Maccabei dimenticata dai libri di storia. Mentre ci avviciniamo al
Giorno della Memoria mi accorgo di un’altra rivolta ben più recente il
cui ricordo sembra appannarsi sempre di più, quella del ghetto di
Varsavia. Basti pensare che nel film uscito da poco “La signora dello
zoo di Varsavia” l’insurrezione del ghetto è sparita quasi del tutto
(si sente solo un appello via radio che pare cadere nel vuoto). Una
simile scelta narrativa alcuni decenni fa sarebbe sembrata impossibile:
allora non si poteva neppure nominare il ghetto di Varsavia senza
pensare automaticamente alla rivolta. Se ne parlava continuamente, a
scuola e nei movimenti giovanili; persino durante il seder di Pesach si
era diffusa l’usanza (che alcuni mantengono tuttora) di recitare il
rituale della rimembranza, un passo che connette il ricordo dei sei
milioni di ebrei uccisi nella Shoah alla festività proprio perché, si
afferma, la rivolta del ghetto di Varsavia è scoppiata nella prima sera
di Pesach (e se la coincidenza di date non è esatta diventa ancora più
significativa perché voluta).
Anna Segre, insegnante
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Milano e gli slogan di piazza |
“Khaybar,
Khaybar...” questo grido risuonava una settimana fa in una
manifestazione pro-palestinese in Piazza Cavour in piena Milano “bene”
(o da bere?), nel tacito silenzio di media e istituzioni. Nel video che
ha fatto il giro su varie pagine Facebook, oltre alle bandiere
palestinesi si vedono in lontananza anche bandiere italiane e...
turche! Circostanza che dovrebbe sottolineare come i promotori della
manifestazione – a quanto pare alcune associazioni islamiche e di
palestinesi italiani – abbiano le idee molto chiare sui concetti di
libertà, democrazia e diritti delle minoranze. L'uso poi della
battaglia di Khaybar (628) all'interno della retorica anti-israeliana e
antisemita, è un'altra testimonianza della lucidità degli stessi, visto
che gli ebrei della tribù dei Banu Nadir erano probabilmente o
autoctoni “ebraizzati” o ebrei rifugiati dalla Palestina, quindi stando
a questo tipo di propaganda dovrebbero semmai essere paragonati ai
palestinesi attuali “dominati".
Francesco Moises Bassano
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La ruota delle meraviglie |
La
ruota delle meraviglie, è il nuovo film di Woody Allen, ambientato
nella colorata Coney Island, degli anni cinquanta, parco di
divertimenti ma anche covo di banditi feroci, che fin da sempre
appassionano Allen.
Tiziana Della Rocca
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