Giuseppe Momigliano,
rabbino
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Dal
momento in cui il Signore affianca Aron a Mosé, con il compito di
esserne il portavoce della parola divina nello svolgimento della
missione presso il faraone, per la liberazione del popolo d’Israele, si
instaura tra i due fratelli un rapporto di fiducia reciproca e piena
armonia. Questa condizione ideale è testimoniata dal versetto della
Torah in cui vediamo alternarsi l’ordine di citazione dei due nomi, che
antepone prima Aron a Mosè e successivamente Mosè ad Aron - “Sono
questi, Aron e Mosè che ebbero incarico dal Signore di fare uscire i
figli d’Israele dall’Egitto nelle loro schiere. Essi sono quelli che
parlarono al faraone re d’Egitto, perché lasciasse partire i figli
d’Israele dall’Egitto.
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Davide
Assael,
ricercatore
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L’8
gennaio Federico Rampini ha pubblicato su Repubblica un articolo dopo
un suo viaggio in “Terra Santa”, che poi sarebbe Israele! È un articolo
che ha fatto piacere a molti della comunità ebraica italiana, anche
perché Repubblica, per usare un eufemismo, non è mai stata tenera nei
confronti dello Stato ebraico. A me, al contrario, è sembrato un
articolo stracolmo dei peggiori pregiudizi anti-israeliani. Con
l’aggravante che Rampini sarebbe una delle firma di punta del
giornalismo italiano. Anzitutto, Rampini dice che “dopo il gesto di
Trump su Gerusalemme anch’io mi ero chiesto se annullare le mie
vacanze”. Secondo quale logica dovrebbe essere punito Israele per una
decisione presa dal governo statunitense? Boh?
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L’Italia punta su Teheran
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“Nonostante
le tensioni di questi giorni e il traballante accordo sul nucleare
l’Italia continua a scommettere sull’Iran. Lo si apprende dal Sole 24
Ore, che dà notizia di un accordo quadro che sarà firmato nelle
prossime ore e in cui si prevede “l’apertura di linee di credito da
parte italiana verse banche iraniane per un ammontare complessivo fino
a 5 miliardi di euro, per il finanziamento di singoli progetti di
investimento, e da parte del governo iraniano, il rilascio, per
ciascuno di essi della garanzia sovrana”.
Il calcio italiano si appresta a rinnovare i propri vertici, in un
clima ancora di grande incertezza. Tra i tanti temi di cui si dovrà
occupare il successore di Carlo Tavecchio la lotta al razzismo nelle
curve, ancora lontano dal dirsi sconfitto. Al riguardo Repubblica
attacca duramente l’attuale dirigenza della Figc: “Razzismo impunito,
la vergogna italiana che il calcio condona” il titolo di un’odierna
inchiesta sull’argomento. “Per la Figc – si legge – il fenomeno del
razzismo nel calcio italiano sembra quasi un problema risolto: ma la
riduzione del 74% degli episodi sventolata come un trionfo, è in realtà
solo una riduzione delle sanzioni: colpa di un sistema che non ha più
gli strumenti per colpire i colpevoli”.
In un editoriale sul Corriere Maurizio Caprara spiega l’importanza che
negli assetti di governo vi sia esperienza sui temi della sicurezza e
ricorda tra le altre, a titolo di esempio, la figura di Yitzhak Rabin.
“Il primo ministro israeliano che più si avvicinò alla pace con i
palestinesi – si legge – era stato nel 1967 il capo di stato maggiore
che permise al suo Paese la vittoria nella guerra dei Sei giorni”.
Approvata ieri dalla Knesset, il Parlamento israeliano, una legge che
impone la chiusura dei piccoli supermercati e dei ristoranti durante lo
Shabbat. Osserva al riguardo Repubblica: “La legge era stata voluta dai
partiti ortodossi, componenti fondamentali della coalizione di governo
di Netanyahu. Ma contestata sia dalla sinistra sia da alcuni deputati
dello stesso partito del premier”. Forti critiche tra gli altri dal
sindaco di Tel Aviv.
Scarso interesse, sulla stampa italiana, per i gravi episodi di Parigi
segnalati ieri sul nostro notiziario quotidiano. Tra le poche eccezioni
Avvenire, che spiega come il negozio casher dato alle fiamme nella
capitale francese sia stato imbrattato nei giorni precedenti “con
scritte antisemite e svastiche”.
Donna Moderna presenta “Il processo”, la rappresentazione teatrale che
andrà in scena il 18 gennaio all’auditorium Parco della Musica di Roma
e in cui saranno inchiodati alle loro responsabilità i firmatari e
coloro che resero possibili le Leggi razziste. Uno spettacolo “per
conoscere il buco nero in cui l’Italia sprofondò col fascismo".
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il generale eizenkot sul luogo dell'attentato
Raziel Shevah, vittima dell'odio
'Fermeremo la cellula del terrore'
In
Cisgiordania, l'esercito israeliano ha deciso di porre un blocco
parziale sulla zona di Nablus e i villaggi vicini dopo l'uccisione di
un cittadino israeliano, Raziel Shevah, padre di sei figli, assassinato
nella notte in un attentato terroristico nei pressi dell'insediamento
israeliano di Hafat Gilat. Le autorità stanno setacciando la zona per
individuare il responsabile (o i responsabili) dell'attacco. Shevah,
mohel (l'esperto che per le regole ebraiche esegue la circoncisione) e
volontario nel Maghen David Adom (MDA), è stato assassinato mentre era
alla guida della sua auto. I terroristi hanno sparato decine di
proiettili contro il suo veicolo, la ricostruzione dei media locali,
per poi fuggire. L'esercito ha deciso di inviare rinforzi nella zona,
dispiegando forze delle brigate Oz e Golani. Sul luogo dell'attentato
si è recato nelle scorse ore il Capo di Stato maggiore israeliano Gadi
Eizenkot. "Il nostro obiettivo principale in questo momento è
localizzare e arrestare la cellula terroristica e prevenire ulteriori
attacchi”, ha dichiarato Eisenkot (nell'immagine pubblicata dal
portavoce dell'esercito israeliano). Leggi
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segnalibro - torino, grandagolo si presenta
“Un libro per l’emancipazione”
Ezra
Kramer è arrivato a Torino, la città natale del suo autore/inventore:
ad accoglierlo gli spazi del Circolo dei lettori. Ezra è il
protagonista di Grandangolo (Giuntina, 2017), il primo romanzo di
formazione scritto dal giovanissimo Simone Somekh, giornalista e
scrittore, nato nel capoluogo piemontese nel 1994. A presentare l’opera
assieme all’autore, Sandra Reberschak, giornalista e scrittrice, e
Bruno Quaranta, giornalista di Tuttolibri a La Stampa.
“Non una persona, ma un personaggio, anzi una piccola startup”. Così
Sandra Reberschak ha introdotto Simone Somekh al pubblico presente in
sala. “Cittadino del mondo”, che dopo aver trascorso un anno di liceo a
Boston, pochi anni dopo ha spiccato il volo prima in Israele e poi
negli Stati Uniti, dove tutt’ora risiede. Leggi
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Ticketless - Carla Gobetti |
La
notizia della scomparsa di Carla Gobetti mi ha colto di sorpresa.
Affiorano tanti ricordi. Per chi arrivava a Torino nella seconda metà
degli anni Settanta, il Centro Gobetti era un’isola serena circondata
da un mare in burrasca. Non che i venti di quel periodo turbinoso
venissero respinti dalle finestre policrome di via Fabro. Tutt’altro. I
seminari che si tenevano al Centro rispecchiavano il fuoco della
passione: Bobbio con fatica cercava di governarli e di darvi un ordine
di rigore e di chiarezza, accasando i tuoni di fuori, ma non sempre ci
riusciva. Nessun sarebbe stato capace di farlo. Un giovane inesperto di
politica faticava a orientarsi di fronte alle promesse di chi ti diceva
che un altro mondo era a portata di mano. Si respirava tuttavia un’aria
famigliare e di quella sede frugale, piena di libri, con tavoli da
lavoro austeri, una scheda di lettura che si compilava con orgoglio
vedendo incorniciato l’esemplare compilato a mano da Primo Levi, Carla
era una specie di Regina.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - La pena di morte
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Per
principio, mi astengo sempre dal giudicare le scelte politiche dei
cittadini, del Parlamento e del governo israeliani, limitandomi a
interpretarne le possibili ragioni, il significato, gli effetti, il
modo in cui vengono recepite e accolte dagli osservatori e
dall’opinione pubblica degli altri Paesi. Evito di giudicare non perché
– ovviamente – cittadini, Parlamento e governo d’Israele non possano
assumere decisioni criticabili, dalle quali posso dissentire, anche in
modo netto, ma semplicemente perché – come ho già spiegato in altre
occasioni – ritengo molto comodo emanare sentenze riguardo a opzioni
che possono avere dirette e drammatiche conseguenze sul piano della
sicurezza – nel presente e nel futuro -, stando comodamente seduto
nella poltrona di casa mia, sapendo che, qualsiasi cosa accada da
quelle parti, io potrei solo commentarla in qualche conferenza o
discussione pubblica, o nei miei articoletti settimanali, ma senza, in
ogni caso, correre alcun rischio e pagare alcun prezzo personale. Ho
sentito spesso dire, da parte di amici di Israele, che Israele dovrebbe
fare così o colì, la pace o la guerra, levare le colonie o metterne di
nuove ecc.
Francesco Lucrezi, storico
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