Awet, dall’Eritrea a Israele
per inseguire il suo sogno

Screen Shot 2018-01-10 at 12.28.32Il primo obiettivo, naturalmente, è quello di imporsi a un livello agonistico significativo. Ma dietro c’è di più: la consapevolezza della propria unicità, la necessità di trasmettere valori forti. Ormai una consuetudine per la Israel Cycling Academy, la prima squadra professionistica israeliana di ciclismo, che a giorni dovrebbe ricevere la wild card per essere ufficialmente al via del prossimo Giro d’Italia. Una squadra con la Stella di Davide pronta a farsi valere in una corsa che partirà da Gerusalemme: un connubio difficilmente immaginabile soltanto pochi mesi fa.
Ancora una volta, la Academy dà l’esempio. Dopo aver ingaggiato il ciclista turco Ahmet Orken – poi costretto a lasciare per via di alcune minacce ricevute dai suoi cari in patria, una vicenda che ha lasciato davvero l’amaro in bocca – la squadra israeliana ha scelto di avere tra i propri affettivi Awet Gebremedhin.
Non un nome di grido ma la storia, sì, è di quelle che lasciano il segno. Awet, 25 anni, è nato in Eritrea e ha alle spalle un passato non semplice. Nato in una famiglia poverissima, ha affrontato le difficoltà tipiche che caratterizzano la vita di chi ogni giorno è costretto a lottare per una esistenza normale in condizioni di grave disagio. La scuola lontana quindici chilometri da casa, ad esempio. Una distanza che Awet ha saputo trasformare in opportunità, affrontando questo lungo tragitto in sella a una bicicletta usata. Il primo investimento della sua vita, realizzato con i pochi risparmi pazientemente accumulati. Si fa notare, sui pedali. Tanto che nel 2009 è ad Asmara, la capitale, dove una squadra gli offre un contratto. Prime corse ufficiali, prime convocazioni con la nazionale eritrea. E una convinzione che però si fa presto largo: qua, per me, non c’è futuro. Così, nel 2013, lascia l’Italia dove si trova per una corsa e prende un aereo diretto in Svezia. Un amico lo ospita clandestinamente, diciotto mesi di paura ma anche di studio intense della lingua svedese, e quando arriva il momento opportuno Awet chiede asilo. È il novembre del 2015. E la sua vita cambia, improvvisamente: in Svezia, in Europa, per lui c’è un futuro. E quel futuro se lo conquista in bici, il suo più grande sogno.
L’anno scorso, con la maglia della Kuwait-Cartucho.es, Gebremedhin ha ben figurato in diverse circostanze e si è piazzato in sedicesima posizione nella classifica generale della Vuelta Comunidad de Madrid. Con la Academy l’ambizione è di poter fare molto meglio, anche se per il 2018 almeno dovrà accontentarsi di stare un po’ nelle retrovie. La squadra che farà il Giro e le corse principali è stata infatti già completata. Ma il 2019, scommettono in tanti, a partire dal general manager Ran Margaliot, sarà il suo anno. Il suo sorriso con la nuova maglia è comunque già di per sé un successo.

(Foto di Sergio Gallegos)

(10 gennaio 2018)