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11 gennaio 2018 - 24 Tevet 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
Tra i passi necessari per la redenzione, la liberazione dall’Egitto (le “quattro espressioni di liberazione” indicate da D.o a Moshè, ricordate nel Séder di Pésach dai quattro bicchieri), il primo è indicato dalla frase “We-hotzethì ethkhèm mi-tàchath sivlòth Mitzràyim”, “Vi tirerò fuori da sotto i pesi dell’Egitto”.
 
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
Ho avuto anch'io l'opportunità di incontrare Aharon Appelfeld, il grande scrittore israeliano scomparso in questi giorni, di ascoltarlo, e di parlargli. Insisto per dire israeliano contrariamente a quegli osservatori che lo hanno definito scrittore non-israeliano, scrittore della Shoah. Il mondo di Appelfeld, se vogliamo, era quello visto con gli occhi del bambino che lui era negli anni della guerra mondiale, ma i sentimenti, le paure, le miserie, le gioie, le dislocazioni che lui raccontava avevano una valenza universale senza limiti di tempo. Può essere fastidioso per alcuni riconoscere che Israele non è solamente bella gioventù sana, allegra, che in modo spensierato fa il servizio militare, vince battaglie, inventa tecnologie e costruisce nuovi insediamenti; ma è anche persone la cui giornata è difficile (come si dice in ebraico), che sognano incubi, hanno memorie incresciose anche se popolate da figure indimenticabili e ricordate con affetto di malfattori onesti, di amori immaginati e falliti, di piccole persone disinteressate e di ineffabili farabutti.
 
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Il ritorno di Mussolini
Continua a far parlare il film Sono tornato, con Benito Mussolini redivivo, che sarà nelle sale a partire dal primo febbraio. Molto positiva la presentazione di Repubblica: “Il punto – si legge – è che la storia può ripetersi. Il film lo spiega in maniera grottesca e satirica. Come la pellicola che lo ispira uscita nel 2015 in Germania. Lui è tornato, si chiama il film tedesco (su Netflix) e descrive la ricomparsa di Hitler nelle strade di Berlino”. Con una significativa differenza: “Nel film originale si avverte di più il senso di colpa per il nazismo, ma si anticipa anche il sorprendente risultato elettorale di Afd. In Sono tornato il senso di colpa è assente. Al massimo c’è l’indifferenza”. Dice Massimo Popolizio, l’attore che interpreta Mussolini: “Il film mostra con quanta leggerezza la gente sia disposta a credere, alla tv, ai social media o al primo imbonitore, anche quando dice cose tremende contro gli immigrati o contro gli italiani stessi. Nel film è Mussolini, ma potrebbe essere chiunque sappia intortare le persone e usare i media con due o tre slogan a effetto”.

Diserterà le iniziative per il Giorno della Memoria l’assessore alla Cultura della Comunità ebraica milanese Davide Romano. “Molti la leggeranno come una provocazione. E vuole esserlo. So anche che il rischio è alimentare le polemiche. Ma mi dicano che senso ha celebrare una giornata in cui si ricorda il passato se non si guarda al presente” dichiara Romano al dorso locale del Corriere. Il riferimento è alla recente manifestazione di sostegno alla causa palestinese in cui sono stati gridati slogan antisemiti. Afferma Romano: “La storia insegna che gli ebrei non sono mai gli unici, sono solo i primi. E noi registriamo che è la prima volta che si passa dall’odio antisionista ad evocare in una piazza pubblica senza vergogna l’odio per gli ebrei”. Nell’articolo si ricorda il recente intervento del presidente dell’Assemblea dei rabbini d’Italia rav Alfonso Arbib, che in una lettera al Corriere aveva sottolineato: “Assistiamo sempre più frequentemente a manifestazioni di antisemitismo che non è mai stato del tutto debellato e che, come un virus, si è mutato in quelle subdole forme di antisionismo che non sembrano provocare le reazioni di indignazione e di scandalo che dovrebbero suscitare”.

“La sinagoga di el-Ghirba è stata per secoli il cuore pulsante di una tra le più fiorenti e attive comunità ebraiche del mondo arabo. Fino al 1967 gli ebrei di Djerba erano circa 110 mila. Oggi sono meno di 1500 in tutta la Tunisia”. È lo sconfortante quadro dell’ebraismo tunisino proposto dalla Stampa, a poche ore dal tentativo di incendio dell’antica sinagoga locale.

A rischio la partecipazione dell’Iran ai prossimi mondiali di calcio. Il motivo è nel comportamento tenuto dalla federazione nei confronti del calciatore Ehsan Hajsafi, che in estate (quando vestiva la maglia del Panionios), prima di un incontro con il Maccabi Tel Aviv, aveva stretto come prassi la mano ai calciatori avversari. Da allora il commissario tecnico non lo ha più convocato in nazionale e ora la Fifa sta monitorando il tutto. Scrive Avvenire: “Se si scoprisse che la scelta del ct iraniano è un’imposizione del governo si configurerebbe una violazione dei regolamenti internazionali”.
 
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  davar
il ministro degli esteri alfano da vienna
"Lotta all'antisemitismo, priorità
dell'Osce a guida italiana"

“Rafforzare il multilateralismo come strumento per rilanciare lo 'spirito di Helsinki' e promuovere ulteriormente la pace, la sicurezza, la stabilità e la cooperazione è la principale priorità dell'Italia per la sua Presidenza Osce 2018”. A sottolinearlo, il ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano, protagonista in queste ore della riunione del Consiglio permanente dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa tenutasi a Vienna. La riunione apre la presidenza italiana all'Osce ed è stata l'occasione per Alfano per presentare le priorità poste da Roma rispetto all'agenda dell'organizzazione europea. Tra queste, la lotta all'antisemitismo, alla xenofobia e alle discriminazioni. E in particolare sul fronte dell'impegno al contrasto dell'antisemitismo, Alfano ha ricordato a Vienna l'appuntamento organizzato a Roma per il 29 gennaio dalla Farnesina assieme all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, in collaborazione con il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea: ovvero, la Conferenza internazionale sulla responsabilità di Stati, istituzioni e individui nella lotta contro l’antisemitismo nell’area OSCE. L'evento offrirà l’opportunità di condividere opinioni, esperienze e migliori pratiche alla ricerca di approcci cooperativi per affrontare la sfida comune della lotta all'antisemitismo. È stato inoltre pensato come uno strumento per costruire una piattaforma da cui sviluppare ulteriormente il dialogo e la cooperazione tra governi, istituzioni e individui, in linea con gli impegni dell’OSCE contro discriminazioni e razzismi.
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il 28 gennaio la nuova edizione di run for mem
Bologna, in corsa per la Memoria
Domenica 28 gennaio si torna a correre, per una Memoria viva e consapevole. Dopo il successo dello scorso anno, torna in questo inizio di 2018 l’appuntamento con la Run for Mem. L’iniziativa non agonistica organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che vuole ricordare la Shoah attraverso i luoghi simbolo di una città e insieme tracciare una strada verso il futuro. Perché in quei luoghi oggi si è tornati a vivere, e perché ogni proiezione e ogni impegno rivolto alle nuove generazioni non può che passare da una solida conoscenza del passato. Degli errori e crimini che furono commessi, ma anche della reazione ad essi che ci ha guidati in una direzione opposta. Un patrimonio da difendere a tutti i costi, anche con t-shirt e scarpe sportive.
Cambia, rispetto al 2017, lo scenario. Non più Roma, ma Bologna. Con due diversi percorsi rivolti ai partecipanti. La corsa sportiva, di dodici chilometri. E la corsa stracittadina, di cinque. Nel primo caso si partirà dalla piazza dove sorge il Memoriale fatto realizzare di recente non lontano dalla stazione ferroviaria, per poi arrivare a Porta Lame, dove si trova un monumento in ricordo della battaglia intrapresa il 7 novembre del 1944 da partigiani opposti a nazisti; alla Certosa, dove si ricorderanno i partigiani caduti e le vittime della Shoah; allo stadio comunale dove si sosterà davanti targa posta in memoria dell’allenatore ebreo Arpad Weisz, trucidato ad Auschwitz; alla scuoletta ebraica di via Pietralata; al giardino di Porta Saragozza, dove è stato posto un monumento per i deportati omosessuali nei lager; in via Mario Finzi, dove c’è una lapide per le vittime bolognesi della Shoah; in Piazza Maggiore, dove è prevista una sosta davanti alla lapide per gli ex deportati ed ex internati. Traguardo nuovamente alla piazza del Memoriale. Nel secondo itinerario le soste saranno invece Porta Lame, scuoletta ebraica, via Mario Finzi e Piazza Maggiore.

(Nell'immagine, la partenza della prima edizione di Run For Mem - Roma, 22 gennaio 2017)
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il programma del meis per il 27 gennaio
Con gli occhi degli ebrei italiani,
la ferita delle Leggi razziste

Il calendario delle iniziative ferraresi per il Giorno della Memoria 2018 si apre oggi, alle 18.30, al Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah - MEIS (Via Piangipane 81), con la presentazione dello spettacolo multimediale "Con gli occhi degli ebrei italiani". Questo appuntamento inaugura una serie di incontri promossi dal MEIS e focalizzati sulla discriminazione e le persecuzioni subite dagli ebrei in Italia a seguito delle Leggi razziste.
Progetto scientificamente rigoroso, “Con gli occhi degli ebrei italiani” è un grande affresco sulla vita e le sorti della più antica delle minoranze italiane. E proprio attraverso lo sguardo di quella minoranza, l'installazione racconta duemiladuecento anni di storia e cultura italiane in ventiquattro minuti.
A illustrare l'opera, che costituirà l’introduzione permanente al Museo, saranno i suoi curatori Giovanni Carrada (autore di “Superquark”, responsabile del soggetto e della sceneggiatura) e Simonetta Della Seta (Direttore del MEIS), alla presenza di Anna Maria Quarzi, Presidente dell'Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara.
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jciak
La maestra d'asilo d'America
Lisa Spinelli ha quarant’anni, vive a Staten Island con un marito gentile che la ignora e lavora in un asilo. Le sue giornate si ripetono monotone fino allo stordimento. L’unica felicità le viene da un corso serale di poesia. Tutto però cambia quando Lisa scopre che nella sua classe c’è un bimbo poeta, così bravo da sembrarle un prodigio. La donna si dedica alla sua nuova scoperta ma l’entusiasmo finisce presto per sconfinare nell’ossessione.
Se vi ricorda qualcosa, siete nel giusto. È la trama di The Kindergarten Teacher (2014) dell’israeliano Nadav Lapid, presentato con successo a Cannes, su cui si basa l’omonimo nuovo film diretto da Sara Colangelo (Little Accidents) che nella parte della maestra d’asilo schiera una notevole Maggie Gyllenhaal.

Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Sartre e noi
Ricordare Jean Paul Sartre e il suo «l’antisemitismo non è un problema degli ebrei bensì degli antisemiti» sia essenziale, doveroso. D’altronde io sono convinto che l’antisemitismo sia la quintessenza del razzismo tout court. Ciò che vale per “noi” vale sempre più per moltissimi “altri”. Ed ecco allora che le sartriane Réflexions sur la question juive (1954) dovrebbero diventare una sorta di manifesto per ogni cittadino visceralmente democratico.

Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Aharon Appelfeld
Aharon Appelfeld ci ha lasciati. Una vita intensa la sua, segnata dalla guerra e dai lutti, dal coraggio di scelte difficili e dalla straordinaria capacità di rendere poetica la propria esistenza e la memoria che “talvolta risiede nello stesso luogo dell’immaginazione”, come scrive in uno dei suoi capolavori “Storia di una vita”.
Appelfeld trascorre l’infanzia a Czernowitz (Bucovina), una cittadina viva e pulsante all’inizio del XX secolo, un punto importante di scambio tra est e ovest, un luogo di raccolta per intellettuali, politici, scrittori e artisti e per una cultura musicale di ampio respiro.


Maria Teresa Milano
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Perché piantare un albero
“Una parabola rabbinica: un vecchio stava piantando un albero di carrube, quando passò uno che gli disse: «Perché pianti questo albero? Non arriverai mai a mangiare i suoi frutti». E il vecchio rispose: «Io mangio i frutti dell’albero che hanno piantato i miei avi, questo lo pianto perché lo mangino i miei nipoti». C’è una responsabilità, una zedaqà, una solidarietà verso le generazioni future [...] La responsabilità verso di loro è un dovere di oggi, e quindi, di nuovo, verso ciò che esiste, per ciò che esisterà”. Queste parole sono contenute nello scritto “Giustizia, solidarietà, globalità” del teologo cattolico Paolo De Benedetti, scomparso poco più di un anno fa dopo una vita contrassegnata dal confronto e dal dialogo con le radici ebraiche del cristiano, radici che per De Benedetti erano anche famigliari.

Giorgio Berruto, HaTikwà/Ugei
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Il cammino di un popolo
“La libertà non è stare sopra un albero...libertà è partecipazione", cantava Giorgio Gaber, e così canticchio io dopo aver letto la parashà che dà inizio al secondo libro della Torah, Shemot. Ora una saga familiare assai moderna che oggi sarebbe un telefilm di successo, fatta di fratelli rivali, madri in competizione, padri che non riconoscono i propri figli e disastri naturali capaci di mettere alla prova l'intera umanità, diventa qualcosa di ben più ampio e corale, la storia di un intero popolo.

Sara Valentina Di Palma
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