Elia Richetti,
rabbino
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Tra
i passi necessari per la redenzione, la liberazione dall’Egitto (le
“quattro espressioni di liberazione” indicate da D.o a Moshè, ricordate
nel Séder di Pésach dai quattro bicchieri), il primo è indicato dalla
frase “We-hotzethì ethkhèm mi-tàchath sivlòth Mitzràyim”, “Vi tirerò
fuori da sotto i pesi dell’Egitto”.
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Sergio
Della Pergola,
Università
Ebraica
di Gerusalemme
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Ho
avuto anch'io l'opportunità di incontrare Aharon Appelfeld, il grande
scrittore israeliano scomparso in questi giorni, di ascoltarlo, e di
parlargli. Insisto per dire israeliano contrariamente a quegli
osservatori che lo hanno definito scrittore non-israeliano, scrittore
della Shoah. Il mondo di Appelfeld, se vogliamo, era quello visto con
gli occhi del bambino che lui era negli anni della guerra mondiale, ma
i sentimenti, le paure, le miserie, le gioie, le dislocazioni che lui
raccontava avevano una valenza universale senza limiti di tempo. Può
essere fastidioso per alcuni riconoscere che Israele non è solamente
bella gioventù sana, allegra, che in modo spensierato fa il servizio
militare, vince battaglie, inventa tecnologie e costruisce nuovi
insediamenti; ma è anche persone la cui giornata è difficile (come si
dice in ebraico), che sognano incubi, hanno memorie incresciose anche
se popolate da figure indimenticabili e ricordate con affetto di
malfattori onesti, di amori immaginati e falliti, di piccole persone
disinteressate e di ineffabili farabutti.
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Il ritorno di Mussolini |
Continua
a far parlare il film Sono tornato, con Benito Mussolini redivivo, che
sarà nelle sale a partire dal primo febbraio. Molto positiva la
presentazione di Repubblica: “Il punto – si legge – è che la storia può
ripetersi. Il film lo spiega in maniera grottesca e satirica. Come la
pellicola che lo ispira uscita nel 2015 in Germania. Lui è tornato, si
chiama il film tedesco (su Netflix) e descrive la ricomparsa di Hitler
nelle strade di Berlino”. Con una significativa differenza: “Nel film
originale si avverte di più il senso di colpa per il nazismo, ma si
anticipa anche il sorprendente risultato elettorale di Afd. In Sono
tornato il senso di colpa è assente. Al massimo c’è l’indifferenza”.
Dice Massimo Popolizio, l’attore che interpreta Mussolini: “Il film
mostra con quanta leggerezza la gente sia disposta a credere, alla tv,
ai social media o al primo imbonitore, anche quando dice cose tremende
contro gli immigrati o contro gli italiani stessi. Nel film è
Mussolini, ma potrebbe essere chiunque sappia intortare le persone e
usare i media con due o tre slogan a effetto”.
Diserterà le iniziative per il Giorno della Memoria l’assessore alla
Cultura della Comunità ebraica milanese Davide Romano. “Molti la
leggeranno come una provocazione. E vuole esserlo. So anche che il
rischio è alimentare le polemiche. Ma mi dicano che senso ha celebrare
una giornata in cui si ricorda il passato se non si guarda al presente”
dichiara Romano al dorso locale del Corriere. Il riferimento è alla
recente manifestazione di sostegno alla causa palestinese in cui sono
stati gridati slogan antisemiti. Afferma Romano: “La storia insegna che
gli ebrei non sono mai gli unici, sono solo i primi. E noi registriamo
che è la prima volta che si passa dall’odio antisionista ad evocare in
una piazza pubblica senza vergogna l’odio per gli ebrei”. Nell’articolo
si ricorda il recente intervento del presidente dell’Assemblea dei
rabbini d’Italia rav Alfonso Arbib, che in una lettera al Corriere
aveva sottolineato: “Assistiamo sempre più frequentemente a
manifestazioni di antisemitismo che non è mai stato del tutto debellato
e che, come un virus, si è mutato in quelle subdole forme di
antisionismo che non sembrano provocare le reazioni di indignazione e
di scandalo che dovrebbero suscitare”.
“La sinagoga di el-Ghirba è stata per secoli il cuore pulsante di una
tra le più fiorenti e attive comunità ebraiche del mondo arabo. Fino al
1967 gli ebrei di Djerba erano circa 110 mila. Oggi sono meno di 1500
in tutta la Tunisia”. È lo sconfortante quadro dell’ebraismo tunisino
proposto dalla Stampa, a poche ore dal tentativo di incendio
dell’antica sinagoga locale.
A rischio la partecipazione dell’Iran ai prossimi mondiali di calcio.
Il motivo è nel comportamento tenuto dalla federazione nei confronti
del calciatore Ehsan Hajsafi, che in estate (quando vestiva la maglia
del Panionios), prima di un incontro con il Maccabi Tel Aviv, aveva
stretto come prassi la mano ai calciatori avversari. Da allora il
commissario tecnico non lo ha più convocato in nazionale e ora la Fifa
sta monitorando il tutto. Scrive Avvenire: “Se si scoprisse che la
scelta del ct iraniano è un’imposizione del governo si configurerebbe
una violazione dei regolamenti internazionali”.
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il ministro degli esteri alfano da vienna
"Lotta all'antisemitismo, priorità
dell'Osce a guida italiana"
“Rafforzare
il multilateralismo come strumento per rilanciare lo 'spirito di
Helsinki' e promuovere ulteriormente la pace, la sicurezza, la
stabilità e la cooperazione è la principale priorità dell'Italia per la
sua Presidenza Osce 2018”. A sottolinearlo, il ministro degli Esteri
italiano Angelino Alfano, protagonista in queste ore della riunione del
Consiglio permanente dell'Organizzazione per la sicurezza e la
cooperazione in Europa tenutasi a Vienna. La riunione apre la
presidenza italiana all'Osce ed è stata l'occasione per Alfano per
presentare le priorità poste da Roma rispetto all'agenda
dell'organizzazione europea. Tra queste, la lotta all'antisemitismo,
alla xenofobia e alle discriminazioni. E in particolare sul fronte
dell'impegno al contrasto dell'antisemitismo, Alfano ha ricordato a
Vienna l'appuntamento organizzato a Roma per il 29 gennaio dalla
Farnesina assieme all'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, in
collaborazione con il Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea:
ovvero, la Conferenza internazionale sulla responsabilità di Stati,
istituzioni e individui nella lotta contro l’antisemitismo nell’area
OSCE. L'evento offrirà l’opportunità di condividere opinioni,
esperienze e migliori pratiche alla ricerca di approcci cooperativi per
affrontare la sfida comune della lotta all'antisemitismo. È stato
inoltre pensato come uno strumento per costruire una piattaforma da cui
sviluppare ulteriormente il dialogo e la cooperazione tra governi,
istituzioni e individui, in linea con gli impegni dell’OSCE contro
discriminazioni e razzismi.
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il 28 gennaio la nuova edizione di run for mem
Bologna, in corsa per la Memoria
Domenica
28 gennaio si torna a correre, per una Memoria viva e consapevole. Dopo
il successo dello scorso anno, torna in questo inizio di 2018
l’appuntamento con la Run for Mem. L’iniziativa non agonistica
organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che vuole
ricordare la Shoah attraverso i luoghi simbolo di una città e insieme
tracciare una strada verso il futuro. Perché in quei luoghi oggi si è
tornati a vivere, e perché ogni proiezione e ogni impegno rivolto alle
nuove generazioni non può che passare da una solida conoscenza del
passato. Degli errori e crimini che furono commessi, ma anche della
reazione ad essi che ci ha guidati in una direzione opposta. Un
patrimonio da difendere a tutti i costi, anche con t-shirt e scarpe
sportive.
Cambia, rispetto al 2017, lo scenario. Non più Roma, ma Bologna. Con
due diversi percorsi rivolti ai partecipanti. La corsa sportiva, di
dodici chilometri. E la corsa stracittadina, di cinque. Nel primo caso
si partirà dalla piazza dove sorge il Memoriale fatto realizzare di
recente non lontano dalla stazione ferroviaria, per poi arrivare a
Porta Lame, dove si trova un monumento in ricordo della battaglia
intrapresa il 7 novembre del 1944 da partigiani opposti a nazisti; alla
Certosa, dove si ricorderanno i partigiani caduti e le vittime della
Shoah; allo stadio comunale dove si sosterà davanti targa posta in
memoria dell’allenatore ebreo Arpad Weisz, trucidato ad Auschwitz; alla
scuoletta ebraica di via Pietralata; al giardino di Porta Saragozza,
dove è stato posto un monumento per i deportati omosessuali nei lager;
in via Mario Finzi, dove c’è una lapide per le vittime bolognesi della
Shoah; in Piazza Maggiore, dove è prevista una sosta davanti alla
lapide per gli ex deportati ed ex internati. Traguardo nuovamente alla
piazza del Memoriale. Nel secondo itinerario le soste saranno invece
Porta Lame, scuoletta ebraica, via Mario Finzi e Piazza Maggiore.
(Nell'immagine, la partenza della prima edizione di Run For Mem - Roma, 22 gennaio 2017)
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il programma del meis per il 27 gennaio
Con gli occhi degli ebrei italiani,
la ferita delle Leggi razziste
Il
calendario delle iniziative ferraresi per il Giorno della Memoria 2018
si apre oggi, alle 18.30, al Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e
della Shoah - MEIS (Via Piangipane 81), con la presentazione dello
spettacolo multimediale "Con gli occhi degli ebrei italiani". Questo
appuntamento inaugura una serie di incontri promossi dal MEIS e
focalizzati sulla discriminazione e le persecuzioni subite dagli
ebrei in Italia a seguito delle Leggi razziste.
Progetto scientificamente rigoroso, “Con gli occhi degli ebrei
italiani” è un grande affresco sulla vita e le sorti della più antica
delle minoranze italiane. E proprio attraverso lo sguardo di quella
minoranza, l'installazione racconta duemiladuecento anni di storia
e cultura italiane in ventiquattro minuti.
A illustrare l'opera, che costituirà l’introduzione permanente al
Museo, saranno i suoi curatori Giovanni Carrada (autore di
“Superquark”, responsabile del soggetto e della sceneggiatura) e
Simonetta Della Seta (Direttore del MEIS), alla presenza di Anna Maria
Quarzi, Presidente dell'Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara.
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Setirot - Sartre e noi |
Ricordare
Jean Paul Sartre e il suo «l’antisemitismo non è un problema degli
ebrei bensì degli antisemiti» sia essenziale, doveroso. D’altronde io
sono convinto che l’antisemitismo sia la quintessenza del razzismo tout
court. Ciò che vale per “noi” vale sempre più per moltissimi “altri”.
Ed ecco allora che le sartriane Réflexions sur la question juive (1954)
dovrebbero diventare una sorta di manifesto per ogni cittadino
visceralmente democratico.
Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Aharon Appelfeld |
Aharon
Appelfeld ci ha lasciati. Una vita intensa la sua, segnata dalla guerra
e dai lutti, dal coraggio di scelte difficili e dalla straordinaria
capacità di rendere poetica la propria esistenza e la memoria che
“talvolta risiede nello stesso luogo dell’immaginazione”, come scrive
in uno dei suoi capolavori “Storia di una vita”.
Appelfeld trascorre l’infanzia a Czernowitz (Bucovina), una cittadina
viva e pulsante all’inizio del XX secolo, un punto importante di
scambio tra est e ovest, un luogo di raccolta per intellettuali,
politici, scrittori e artisti e per una cultura musicale di ampio
respiro.
Maria Teresa Milano
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Perché piantare un albero |
“Una
parabola rabbinica: un vecchio stava piantando un albero di carrube,
quando passò uno che gli disse: «Perché pianti questo albero? Non
arriverai mai a mangiare i suoi frutti». E il vecchio rispose: «Io
mangio i frutti dell’albero che hanno piantato i miei avi, questo lo
pianto perché lo mangino i miei nipoti». C’è una responsabilità, una
zedaqà, una solidarietà verso le generazioni future [...] La
responsabilità verso di loro è un dovere di oggi, e quindi, di nuovo,
verso ciò che esiste, per ciò che esisterà”. Queste parole sono
contenute nello scritto “Giustizia, solidarietà, globalità” del teologo
cattolico Paolo De Benedetti, scomparso poco più di un anno fa dopo una
vita contrassegnata dal confronto e dal dialogo con le radici ebraiche
del cristiano, radici che per De Benedetti erano anche famigliari.
Giorgio Berruto, HaTikwà/Ugei
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Il cammino di un popolo
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“La
libertà non è stare sopra un albero...libertà è partecipazione",
cantava Giorgio Gaber, e così canticchio io dopo aver letto la parashà
che dà inizio al secondo libro della Torah, Shemot. Ora una saga
familiare assai moderna che oggi sarebbe un telefilm di successo, fatta
di fratelli rivali, madri in competizione, padri che non riconoscono i
propri figli e disastri naturali capaci di mettere alla prova l'intera
umanità, diventa qualcosa di ben più ampio e corale, la storia di un
intero popolo.
Sara Valentina Di Palma
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