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23 Gennaio 2018 - 7 Shevat 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Roberto
Della Rocca,
rabbino
Al Faraone che a un certo momento acconsente di lasciare andare solo i maschi adulti trattenendo i bambini e chiede la lista di coloro che usciranno dall’Egitto, “…chi sono esattamente coloro che andranno?”, Moshè disse: “Andremo con i nostri giovani e i nostri anziani, con i nostri figli e le nostre figlie, con le nostre greggi e le nostre mandrie, perché è per noi una festa in onore dell’Eterno…” (Shemòt, 10; 8 -9). Per noi ebrei non può esserci nessuna festa se i giovani non sono assieme agli anziani. Un bambino è orfano quando non ha genitori, un popolo è orfano se i suoi figli non portano sulle spalle la storia e le tradizioni dei loro anziani.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
Il Giorno della Memoria è ormai diventata i giorni della memoria. Come se, per noi ebrei almeno, i giorni della memoria non fossero tutti i giorni dell’anno. Come se ci servissero le pietre di inciampo per ricordarci delle famiglie che ci hanno distrutto o delle persone che ci hanno strappato. Ma naturalmente le pietre servono agli altri, e il Giorno della Memoria è un pungolo per la scarsa memoria degli altri.
Noi alla memoria ci siamo abituati per obbligo morale, culturale e religioso: “Lo straniero che abita con voi sarà per voi come se fosse nato fra di voi, e lo amerai come te stesso, perché siete stati stranieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore tuo Dio” (Levitico 19:34).
È quasi superfluo sottolineare come la Torah ci ricordi insistentemente (“voi”) la nostra storia di estraneità collettiva e da questa ne faccia derivare un obbligo al singolo (“e lo amerai come te stesso”). E la chiusura del verso ci richiama poi al riconoscimento di Dio e quindi alla necessità di ubbidire ai Suoi comandi. La protezione dello straniero è un dovere che ci impone la Torah perché ci è permesso dimenticare. La protezione dello straniero è il dovere di ciascuno di noi, ed è un dovere che ci deriva dal fatto di riconoscerci come ebrei che credono nel Dio di Israele e che credono nell’ebraismo. È un dovere di tutti noi e di ciascuno di noi.
Di questi giorni, in Israele, è la polemica sul decreto di espulsione per decine di migliaia di eritrei e sudanesi che si sono rifugiati in Israele e lì hanno chiesto asilo politico. La loro espulsione avrebbe come probabile destinazione il Rwanda, un paese dove si pratica la tortura e dove le uccisioni di Stato sono all’ordine del giorno.
 
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Memoria, lezione attuale
Si sta concludendo in queste ore il Viaggio della Memoria organizzato dal Ministro dell’Istruzione assieme all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con la partecipazione di studenti di scuole provenienti da tutta Italia. Diversi i quotidiani nazionali che raccontano il viaggio (Avvenire, Corriere della Sera tra gli altri) a cui ha partecipato la Testimone della Shoah Andra Bucci e che ha visto la firma del protocollo d’Intesa sulla Memoria tra la ministra Valeria Fedeli e la presidente UCEI Noemi Di Segni. Intervistata da Avvenire, Di Segni sottolinea la necessità di fare Memoria per il bene del futuro italiano: “Il nostro non è un appello per i soli diritti degli ebrei, ma a difendere la vita in Italia. L’appello alla memoria e contro l’indifferenza non è solo per riconoscere il nostro dolore, ma per avere una memoria di Paese, di identità di sé stessi. E per l’Italia tutta. Affinché non accada di nuovo”. Il problema dell’indifferenza di fronte all’odio e alle discriminazioni, afferma Di Segni, è un tema molto attuale. “Lo percepiamo quotidianamente quando leggiamo di episodi di razzismo, che esistono sia nei confronti della popolazione ebraica o di Israele, sia di situazioni che riguardano gli immigrati o altre fasce colpite da discriminazione, di cui la nostra Italia non è immune”.

Incontri a Milano. “Un incontro cordiale, da amici di lunga data che si fidano uno dell’altro”, riferisce Il Giornale, è avvenuto fra il candidato leghista al governo regionale lombardo e il copresidente della Comunità ebraica di Milano Raffaele Besso.
La stessa testata titola: “Fontana conquista gli ebrei di Milano: ‘Difendo Israele’” e ritrae fianco a fianco l’esponente politico che si era contraddistinto negli scorsi giorni per le sue preoccupazioni di tutelare “la razza bianca” e il rappresentante comunitario.
L’occasione pubblica, avvenuta al teatro Dal Verme per lo spettacolo dedicato alla Memoria di Eyal Lerner, ha visto anche la presenza della senatrice a vita Liliana Segre. Al fianco della Testimone della Shoah, il copresidente della Comunità ebraica di Milano Milo Hasbani. “Rigurgiti orribili di cose e parole che credevo morte e non avrei mai pensato di tornare a sentire”, aveva commentato la stessa Liliana Segre interrogata dall’Ansa sulle parole di Fontana e sull’atmosfera politica in Italia.
Le uscite dell’esponente leghista avevano suscitato numerose condanne da molte componenti dell’arco politico e da molte voci del mondo ebraico (la Presidente della Comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello aveva definito Fontana “un ignorante”) e lo stesso esponente leghista aveva prima cercato di giustificarsi sostenendo di essere stato vittima di un lapsus per poi candidamente ammettere, in un’intervista a Libero, come l’uscita razzista gli sia stata utile per conquistare popolarità tra l’elettorato lombardo.
Il Giornale Milano descrive l’incontro tra Fontana e Besso sottolineando come i due siano “arrivati insieme”, il candidato governatore del centrodestra e il co-presidente della Comunità ebraica di Milano titolando la cronaca “L’intesa fra ebrei milanesi e Lega – Fontana al fianco di Besso Ebrei e Lega, cresce l’intesa” e aggiunge che i due “hanno assistito insieme a teatro a un evento inserito nel calendario ufficiale delle commemorazioni previste per la Giornata della memoria”.
 
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  davar
la firma oggi a roma
Palazzo Chigi-Ucei, il protocollo

'Combattiamo le discriminazioni'
Siglato a Palazzo Chigi dalla sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio con delega alle pari opportunità Maria Elena Boschi e dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni un protocollo d’intesa attraverso il quale le parti impegnano a realizzare un programma congiunto di attività, di durata annuale, rinnovabile per altri due anni, “con lo scopo di promuovere l’effettività del principio di parità di trattamento fra le persone anche di religione diversa e di contribuire a rimuovere le discriminazioni fondate sull’origine etnica e religiosa, incentrato sui settori di intervento di competenza dell’UNAR previsti dal decreto legislativo n. 215 del 2003”.
Il programma riguarderà in particolare la promozione dell’adozione, da parte di soggetti pubblici e privati, di misure specifiche, compresi progetti di azioni positive, dirette alla diffusione dell’informazione sui temi del contrasto alla discriminazione per razza, etnia e religione; la diffusione della massima conoscenza possibile dei mezzi di tutela disponibili nell’ordinamento, anche mediante azioni di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sul principio della parità di trattamento e la realizzazione di campagne di informazione e comunicazione; la promozione di corsi di formazione, scambi di esperienze e studi, ed analisi diretti a verificare l’esistenza e l’eventuale diffusione e trasformazione dei fenomeni discriminatori anche al fine di elaborare linee guida o codici di condotta per il contrasto discriminazioni fondate su origine etnica e religiosa; la progettazione e la realizzazione di interventi e azioni di tipo sperimentale che saranno valutate, in relazione a tutte le differenze di natura etnica e religiosa da rispettare e tutelare.
“Non è una firma, non è un protocollo – questi sono strumenti – è un affermare e riconoscersi nella doverosità morale di certi assetti anche normativi, ma soprattutto culturali” ha sottolineato la Presidente UCEI Noemi Di Segni a margine della firma. “La Memoria – ha poi aggiunto – non è solo nostra personale, o del popolo ebraico. La Memoria è anche quella delle istituzioni che furono allora, ottant’anni fa, artefici del bene e del male sistemico e di un genocidio sistematico. Memoria significa un impegno per la verità sulle discriminazioni di ieri per affrontare le discriminazioni di oggi anche di altri popoli, etnie o ‘razze’ cosi chiamate per chi questi valori al contrario non li ha nel cuore affatto”.
Presenti alla cerimonia anche l’assessore UCEI Gianni Ascarelli e il presidente della Fondazione Museo della Shoah di Roma Mario Venezia.

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il viaggio della memoria miur-ucei
Le scuole in visita ad Auschwitz

"Noi qui contro l'indifferenza"
Il suono dello Shofar a rompere il silenzio di Auschwitz. “Dal punto di vista simbolico, è un suono che rappresenta il risveglio delle coscienze” ha spiegato rav Ariel Di Porto, rabbino capo di Torino, prima di far ascoltare la voce dello Shofar (il corno di montone che si suona in alcune occasioni del calendario ebraico) ai cento studenti che hanno partecipato al Viaggio della Memoria organizzato dal Ministero dell’Istruzione, dell'Università e della Ricerca in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Poi sono in tanti i ragazzi che, commossi, posano una pietra in ricordo delle vittime della Shoah sui resti del krematorium del lager, seguendo l’esempio della ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e della presidente UCEI Noemi Di Segni.
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l'iniziativa alla camera
"Leggi del '38, vergogna italiana"
A ottanta anni dalla promulgazione delle Leggi antiebraiche un’occasione per riflettere sull’abominio perpetrato dal fascismo su un piano strettamente giuridico. E quindi al centro un concetto da difendere nelle più alte sedi istituzionali: la parola “legge” ha un significato ben preciso e quindi, quando approvata, una legge deve non solo rispettare un iter preciso e formalmente ineccepibile ma anche rispettare determinati requisiti etici e riflettere utilità sociale e ragionevolezza.
La persecuzione poi trasformata in deportazione e annientamento è stata formalizzata con atti aventi valore di leggi, e la Memoria deve essere dunque anche una Memoria istituzionale. Questo il filo conduttore dell’evento “Perseguitati per legge. 1938, ottant’anni fa le leggi razziali” che si è svolto questa mattina nella Sala della Regina della Camera dei deputati su iniziativa della presidente Laura Boldrini.
Moderato da Paola Severini Melograni, e con brani musicali eseguiti dalla violinista Ann Stupay, l’incontro si è focalizzato sull’utilità e sull’importanza dei presidi giuridici che sono stati realizzati affinché ciò che è avvenuto nel 1938 – l’esclusione per legge di una parte della cittadinanza, privata dei più elementari diritti – non abbia a ripetersi.
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la campagna dell'israelitico
"Salute, tuteliamo insieme"
Presentato stamattina all’Ospedale Israelitico di Roma il calendario sociale “Stop anoressia e bulimia. Uniti per la salute del corpo e dell’anima”, realizzato assieme all’Associazione DonnaDonna Onlus e promosso da diversi enti ebraici, tra cui l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Comunità ebraica di Roma.
Un progetto che, come scrive il rabbino capo Riccardo Di Segni nell’introduzione, “ha l’obiettivo di porre all’attenzione generale la gravità di un problema sociale, la necessità di identificarlo in tempo e la possibilità di curarlo in adeguate strutture.”
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qui roma - la mostra
De Canino, arte per la Memoria
Quaranta lavori su carta di grande formato, realizzati in due momenti cronologicamente distinti. Il primo negli anni 1978 e 1979 in reazione al terrorismo, di tutte le matrici, nell’Italia degli anni di piombo. Il secondo nel 1983, in seguito all’attentato alla sinagoga di Roma, di matrice palestinese, in cui perse la vita il piccolo Stefano Gaj Taché.
“Georges de Canino – La notte è scura. Collage contro il terrore 1978-1983”, curata da Bianca Cimiotta Lami e Simone Aleandri, è una mostra che vale la pena di visitare. In esposizione fino al 28 febbraio alla Casa della Memoria e della Storia, rende omaggio non solo a un artista che è oggi un pilastro della Roma ebraica ma anche al suo impegno civile, ai suoi ideali, alle sue battaglie.
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qui ferrara -  la presentazione
Shoah, le storie di coraggio
In occasione del Giorno della Memoria, l’Università degli Studi di Ferrara, in collaborazione con il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah – Meis, con l’Istituto di Storia Contemporanea e con la Comunità ebraica di Ferrara, ha promosso ieri la presentazione di Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945 (Giulio Einaudi Editore, 2017), l’ultimo lavoro della storica italiana della Shoah Liliana Picciotto (suo Il libro della memoria), basato su una ricerca della Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano.
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qui torino - la mostra
Terezin, il ghetto di Eichmann
Inaugurata a Torino, negli spazi della biblioteca Ginzburg, la mostra fotografica “Terezin. Il ghetto modello di Eichmann”: esposte ventisei immagini di Renzo Carboni, da sempre interessato al tema della deportazione, che nei suoi scatti, rigorosamente in bianco e nero tranne poche tracce di giallo che richiamo il colore della stoffa della stella di David, propone frammenti e particolari di quel luogo. Carboni infatti opta per una forma di narrazione che racconti il generale tramite il particolare, ecco il perché dei frammenti immortalati dall’obiettivo.

Alice Fubini
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qui padova - la mostra
Shanghai, porto di salvezza
Un pezzo di storia del Novecento ancora poco conosciuto: l’arrivo di decine di migliaia di ebrei in Cina in fuga dalla ferocia nazifascista durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale e il loro insediamento in un quartiere di Shanghai. È quanto racconta la mostra “Gli ebrei a Shanghai”, in esposizione in questi giorni nel Museo della Padova ebraica.
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pilpul
Cosa ci insegna Liliana
Venerdì scorso, poco prima di Shabbat, ho provato un senso di profonda commozione. Senatrice a vita. Il massimo onore della Repubblica per Liliana Segre, una donna ebrea, sopravvissuta ad Auschwitz, un’intellettuale e una testimone. Non credevo che un riconoscimento istituzionale potesse provocare in me un’emozione così forte. Ne ho ricercata la causa – mentre ringraziavo col pensiero il presidente Sergio Mattarella – e mi sono domandato perché proprio lei, e perché proprio oggi.
Immagino che vi possano essere alcune ragioni politiche legate all’attualità: Liliana è una donna, e questo è un dato cruciale in un’epoca come la nostra; di fronte al manifestarsi, poi, di forme di fascismo vecchie nuove in Italia e in Europa, il Quirinale ha scelto di schierare in modo netto le strutture dello Stato democratico; in terzo luogo, la nomina arriva a poca distanza dal rientro in Italia delle salme dei Savoia: un atto umanitario che gli eredi hanno stoltamente provato a strumentalizzare, che non deve mitigare il severo giudizio della storia sul re, ribadito proprio dalla decisione più recente.
Ma provo a ricercare nei dettagli della testimonianza di Liliana altre motivazioni, per così dire ermeneutiche, sfumature straordinarie che assumono un’urgenza particolare:


Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Per una volta trionfa la vita
La nomina di Liliana Segre quale senatrice a vita getta una grande luce sul Senato e conferma, anche se non ve n’era alcun bisogno, la stima incondizionata e l’affetto verso il Presidente Sergio Mattarella. La neo senatrice, a sua volta, è una persona normale in una società in cui tutti, nessuno escluso, abbiamo bisogno di normalità e di essere normali. Taluno ha pure scritto un libro sulla normalità, che resta però sul nobile ma languido piano dei buoni propositi, non per colpa dell’autore ma della difficoltà del traguardo per qualsiasi mortale.
Liliana Segre è nata nel 1930, ed ha vissuto a otto anni l’ignominia delle leggi razziali, emanate da un regime che, tutto ad un tratto, ha scoperto la sua estrema povertà spirituale ed ha esaltato al contempo le nicchie di miseria morale che erano annidate nel corpo di una pur grande e nobile nazione.
L’esaltazione della memoria tout court è il nemico della memoria stessa, in quanto la fissa in seno a forme rigide e istituzionali, spesso storpiando anche la denominazione delle entità a suo presidio, conformemente all’uso ormai invalso di ricorrere alle parole senza domandarsi quale sia il loro significato.


Emanuele Calò, giurista
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