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9 Aprile 2018 - 24 Nissan 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Paolo Sciunnach, insegnante
Il D-o di Israele è il D-o Creatore e il D-o della Storia
Per quale motivo sono state necessarie le dieci Piaghe in un ordine preciso per liberare il Popolo Ebraico dalle mani del Faraone?
Non sarebbe stato sufficiente liberare Israele in un istante?
 
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Anna
Foa,
storica
Certo, questa è una Shoah del popolo siriano. E non è cominciata oggi. Negli ultimi sei anni essi hanno vissuto in un Olocausto”.
Rav Yisrael Meir Lau, già rabbino capo di Israele, intervista del 4 aprile 2018 alla Radio dell’Esercito Israeliano.
 
La nuova strage di Assad
Nelle prime ore di lunedì è stata bombardata una base aerea dell’esercito siriano nella provincia di Homs. Ad affermarlo, la televisione di stato siriana, sostenendo che dietro l’attacco “molto probabilmente” ci sono gli Stati Uniti ma l’esercito statunitense ha negato. Da parte della Casa Bianca è comunque attesa una reazione dopo quanto accaduto negli scorsi giorni e di cui parlano approfonditamente i quotidiani di oggi: l’attacco con il gas deciso dal regime di Assad contro Ghouta, con la morte di decine di persone, tra cui molti bambini. “I tentativi di soccorrerle sono stati inutili. – racconta La Stampa – I Caschi bianchi, volontari vicini ai ribelli, si sono trovati di fronte a ‘scene strazianti’ e hanno diffuso fotografie di bambini con gli occhi sbarrati e la bava alla bocca, immagini che hanno suscitato un’ondata di indignazione in tutto l’Occidente. Trump ha definito Assad ‘un animale’ e lasciato intendere che un altro raid contro il regime è nell’aria”. “Uno dei nostri volontari – la drammatica testimonianza dei caschi bianchi al Corriere della Sera – ha trovato un’intera famiglia morta in una cantina. Il padre era ancora abbracciato alla figlia. Prima di morire avevano vomitato tutti sangue, non c’è dubbio che si tratti di un attacco chimico”. Franco Venturini sul Corriere si dice stupito del ruolo russo e auspica un coinvolgimento americano. “La Siria diventa sempre di più un trampolino, – scrive Venturini – una base di partenza per l’allargamento e l’aggravamento del disordine mediorientale, in Libano, in Iran, ai confini di Israele”.
 
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  davar
dopo l'attacco di stamane
Siria, accuse russe a Israele
La Russia ha accusato Israele di essere responsabile dell’attacco di questa mattina all’alba contro una base militare nella Siria centrale. In una mossa definita inusuale da diversi osservatori, l’esercito russo ha infatti pubblicamente puntato il dito contro Gerusalemme, affermando – in un comunicato diffuso dall’agenzia di stampa russa Interfax – che due aerei da guerra israeliani F-15 hanno colpito la base T4, nella provincia centrale di Homs, utilizzata sia dai soldati del regime siriano sia dall’esercito iraniano. Nell’attacco, stando a quanto affermato dalle agenzie siriane, sarebbero morti quattordici cittadini iraniani. Inizialmente la televisione del regime di Assad aveva indicato gli Stati Uniti come responsabili del bombardamento: il raid era stato interpretato come un possibile ritorsione americana contro l’attacco compiuto dal regime con armi chimiche a Douma, dove tra sabato e domenica sono morte almeno 70 persone.


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il racconto di liliana segre a pagine ebraiche
'Primo giorno, emozione speciale'
“Si apriva questa porta, la porta di uno dei palazzi più importanti e solenni d’Italia, e a me tornavano in mente le tante porte che mi sono state sbattute in faccia quando ero giovane. Praticamente una vita fa, se ci penso. A partire da quella della scuola che frequentavo bambina, da cui fui cacciata con l’entrata in vigore delle Leggi razziste promulgate dal fascismo nell’autunno del 1938. Questa, penso, è la sensazione più intensa che mi resterà addosso del mio primo giorno al Senato”.
La nomina a senatrice a vita ha avuto per Liliana Segre l’effetto di un ciclone. “Tutto molto bello ed emozionante, ma naturalmente devo prendere ancora per bene le misure. A 87 anni ormai pensavo di fare la nonna e poco altro, una vita tranquilla” racconta a Pagine Ebraiche, poche ore dopo il suo esordio nell’aula di Palazzo Madama per l’insediamento dei membri eletti nella nuova legislatura e il disbrigo delle prime incombenze. A partire dall’elezione del presidente dell’aula.
“Ho partecipato a tutte le fasi di questa nomina, apprezzando la meticolosità e il rigore istituzionale del presidente Giorgio Napolitano nel tenere i lavori. Una procedura condotta con un innato senso della disciplina, nel rispetto scrupoloso delle regole” spiega Liliana, che si dice particolarmente colpita da tutti gli incontri avuti nelle sue prime giornate romane. “La cosa che più mi ha impressionato – spiega – è l’affetto con cui tutti mi si rivolgono. Qualunque porta varchi, in qualunque luogo mi trovi. E poi gli omaggi che sto ricevendo, non vi dico, tantissimi fiori e telegrammi. È un calore che sento avvolgente e che mi incoraggia in questa esperienza. Lo spirito con cui la affronto – dice – è quello della persona che ha tutto da capire e imparare”.
Per il momento la sua collocazione è nel gruppo Misto, senza indicazione quindi di una specifica vicinanza partitica. “Non ho mai fatto politica attiva – commenta la Testimone – e questo pertanto era l’unico posto in cui potessi sedermi”. Di prendere casa a Roma invece non se ne parla. “La mia famiglia è a Milano, i miei cari sono là. Cercherò di partecipare il più possibile all’attività del Senato, è un impegno che sento di dover onorare con tutta me stessa, ma non prevedo trasferimenti in pianta stabile. Al limite, quando sarà necessario fermarsi la notte, penso che mi troverò un albergo nei paraggi”.
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l'iniziativa della commissione culto ucei 
Un Rosh Chodesh condiviso
Domenica prossima 15 Aprile, 30 Nissan, primo giorno di Rosh Chodesh, Capo Mese di Iyar, in attuazione di un progetto sviluppato dalla Commissione Culto e adottato dalla Giunta dell’UCEI, tutte le Comunità ebraiche in Italia, dalle più grandi alle più piccole, da Roma a Casale Monferrato, da Napoli a Merano, apriranno il Bet Hakenesset (le più grandi  ovviamente anche più di uno...) per un giorno condiviso di Tefillà, di festa, di vita ebraica, con l’auspicio che altri simili occasioni possano, anche in futuro, idealmente unire tutte le kehillot sparse sul territorio.
Questo mese, in cui, proseguendo il conteggio dei giorni dell'Omer, progrediremo idealmente nel percorso di avvicinamento al Monte Sinai, in cui celebreremo anche il 70° anniversario della nascita dello Stato d'Israele, senza dimenticare le sofferenze e i caduti che questa rinascita ha comportato e tuttora purtroppo comporta, in cui festeggeremo il giorno di Lag Baomer, con tutti i suoi simboli manifesti e nascosti, in cui pure ribadiremo il nostro indissolubile legame con Yerushalaim, nel 51° anno della sua riunificazione, questo mese - come è detto nella preghiera di annuncio del Capo Mese, nel Sabato che lo precede "Lo volga il Santo Benedetto Egli sia, per noi e per tutto il popolo d’Israele,in qualunque posto si trovino, in bene e in benedizione, in giubilo e in gioia, in salvezza ed in consolazione, in alimentazione ed in sostentamento, in buone voci e buone notizie, in piogge a loro tempo, in guarigione completa ed in redenzione vicina".

Rav Giuseppe Momigliano
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Informazione - international edition
Scoprire Roma, con occhi nuovi
“Ho guardato l’Arco di Tito molte volte durante i miei precedenti viaggi, ammirandone la grazia muscolare, indietreggiando di fronte alla sua sfacciata spacconeria. Ma fino a che non sono ritornato a Roma lo scorso ottobre, con Giuseppe Flavio come guida, non avevo mai completamente afferrato il significato di questo momento nella storia ebraica e romana”. Così David Laskin, viaggiatore e appassionato visitatore della Città eterna, racconta sul New York Times, in un articolo ripreso nell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition, la sua esplorazione della storia ebraica tra le vie dell’Antica Roma, seguendo i passi del controverso autore della “Guerra Giudaica”. “Il più fortunato traditore della storia” prosegue Laskin, citando la definizione della storica Mary Beard.
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pilpul
Oltremare - Confine
Tutto quello che ci divide è un lungo cancello guardato giorno e notte dai nostri soldati. Da una parte noi, i nostri campi coltivati, strade che disegnano arzigogoli di terra chiara in mezzo agli aranceti, agli avocadi, ai filari nuovi di ceci; dall’altro lato Gaza. Se non avessero scelto Hamas, ora di oggi gli abitanti di Gaza potrebbero probabilmente entrare ed uscire dalla striscia quotidianamente, lavorerebbero probabilmente nelle terre e nelle fabbriche della zona tutto intorno, in territorio israeliano, come un tempo. E invece.
Hamas chiama a raccolta manifestanti, infiltra le file dei ragazzini scalmanati ma in maggioranza disarmati con militanti pronti a tutto piuttosto che a cantare “we shall overcome”, li arma di fionde e armi vere, pianifica i punti in cui far salire al cielo fumo nero di pneumatici dati a fuoco, incita al passaggio del confine, all’invasione di Israele. Se potessimo fermarci un attimo a ragionare su questa immane bestialità ci accorgeremmo di quanto è goffa: Hamas ci vuole invadere. Si immagina di poter avanzare attraverso le nostre campagne proprio nella stagione in cui sono così verdi, combattendo vittorioso e arrivando fino a Gerusalemme. È una fantasia talmente surreale, talmente fuori da ogni possibile scenario militare, che sembra provenire da un universo parallelo. Eppure, a vedere la stampa straniera Hamas sta vincendo come sempre la battaglia dei media, tutta pensata e impacchettata per regalarla all’Occidente, con una bella carta regalo istoriata con il nome del giornalista palestinese colpito dai nostri sembra mentre (forse, o forse no) faceva volare un drone a cavallo del confine infuocato.


Daniela Fubini, Tel Aviv
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