Paolo Sciunnach, insegnante | Il D-o di Israele è il D-o Creatore e il D-o della Storia
Per quale motivo sono state necessarie le dieci Piaghe in un ordine
preciso per liberare il Popolo Ebraico dalle mani del Faraone?
Non sarebbe stato sufficiente liberare Israele in un istante?
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Anna
Foa,
storica |
Certo,
questa è una Shoah del popolo siriano. E non è cominciata oggi. Negli
ultimi sei anni essi hanno vissuto in un Olocausto”.
Rav Yisrael Meir Lau, già rabbino capo di Israele, intervista del 4 aprile 2018 alla Radio dell’Esercito Israeliano.
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La nuova strage di Assad
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Nelle
prime ore di lunedì è stata bombardata una base aerea dell’esercito
siriano nella provincia di Homs. Ad affermarlo, la televisione di stato
siriana, sostenendo che dietro l’attacco “molto probabilmente” ci sono
gli Stati Uniti ma l’esercito statunitense ha negato. Da parte della
Casa Bianca è comunque attesa una reazione dopo quanto accaduto negli
scorsi giorni e di cui parlano approfonditamente i quotidiani di oggi:
l’attacco con il gas deciso dal regime di Assad contro Ghouta, con la
morte di decine di persone, tra cui molti bambini. “I tentativi di
soccorrerle sono stati inutili. – racconta La Stampa – I Caschi
bianchi, volontari vicini ai ribelli, si sono trovati di fronte a
‘scene strazianti’ e hanno diffuso fotografie di bambini con gli occhi
sbarrati e la bava alla bocca, immagini che hanno suscitato un’ondata
di indignazione in tutto l’Occidente. Trump ha definito Assad ‘un
animale’ e lasciato intendere che un altro raid contro il regime è
nell’aria”. “Uno dei nostri volontari – la drammatica testimonianza dei
caschi bianchi al Corriere della Sera – ha trovato un’intera famiglia
morta in una cantina. Il padre era ancora abbracciato alla figlia.
Prima di morire avevano vomitato tutti sangue, non c’è dubbio che si
tratti di un attacco chimico”. Franco Venturini sul Corriere si dice
stupito del ruolo russo e auspica un coinvolgimento americano. “La
Siria diventa sempre di più un trampolino, – scrive Venturini – una
base di partenza per l’allargamento e l’aggravamento del disordine
mediorientale, in Libano, in Iran, ai confini di Israele”.
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il racconto di liliana segre a pagine ebraiche 'Primo giorno, emozione speciale'
“Si
apriva questa porta, la porta di uno dei palazzi più importanti e
solenni d’Italia, e a me tornavano in mente le tante porte che mi sono
state sbattute in faccia quando ero giovane. Praticamente una vita fa,
se ci penso. A partire da quella della scuola che frequentavo bambina,
da cui fui cacciata con l’entrata in vigore delle Leggi razziste
promulgate dal fascismo nell’autunno del 1938. Questa, penso, è la
sensazione più intensa che mi resterà addosso del mio primo giorno al
Senato”.
La nomina a senatrice a vita ha avuto per Liliana Segre l’effetto di un
ciclone. “Tutto molto bello ed emozionante, ma naturalmente devo
prendere ancora per bene le misure. A 87 anni ormai pensavo di fare la
nonna e poco altro, una vita tranquilla” racconta a Pagine Ebraiche,
poche ore dopo il suo esordio nell’aula di Palazzo Madama per
l’insediamento dei membri eletti nella nuova legislatura e il disbrigo
delle prime incombenze. A partire dall’elezione del presidente
dell’aula.
“Ho partecipato a tutte le fasi di questa nomina, apprezzando la
meticolosità e il rigore istituzionale del presidente Giorgio
Napolitano nel tenere i lavori. Una procedura condotta con un innato
senso della disciplina, nel rispetto scrupoloso delle regole” spiega
Liliana, che si dice particolarmente colpita da tutti gli incontri
avuti nelle sue prime giornate romane. “La cosa che più mi ha
impressionato – spiega – è l’affetto con cui tutti mi si rivolgono.
Qualunque porta varchi, in qualunque luogo mi trovi. E poi gli omaggi
che sto ricevendo, non vi dico, tantissimi fiori e telegrammi. È un
calore che sento avvolgente e che mi incoraggia in questa esperienza.
Lo spirito con cui la affronto – dice – è quello della persona che ha
tutto da capire e imparare”.
Per il momento la sua collocazione è nel gruppo Misto, senza
indicazione quindi di una specifica vicinanza partitica. “Non ho mai
fatto politica attiva – commenta la Testimone – e questo pertanto era
l’unico posto in cui potessi sedermi”. Di prendere casa a Roma invece
non se ne parla. “La mia famiglia è a Milano, i miei cari sono là.
Cercherò di partecipare il più possibile all’attività del Senato, è un
impegno che sento di dover onorare con tutta me stessa, ma non prevedo
trasferimenti in pianta stabile. Al limite, quando sarà necessario
fermarsi la notte, penso che mi troverò un albergo nei paraggi”. Leggi
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l'iniziativa della commissione culto ucei
Un Rosh Chodesh condiviso
Domenica
prossima 15 Aprile, 30 Nissan, primo giorno di Rosh Chodesh, Capo Mese
di Iyar, in attuazione di un progetto sviluppato dalla Commissione
Culto e adottato dalla Giunta dell’UCEI, tutte le Comunità ebraiche in
Italia, dalle più grandi alle più piccole, da Roma a Casale Monferrato,
da Napoli a Merano, apriranno il Bet Hakenesset (le più grandi
ovviamente anche più di uno...) per un giorno condiviso di Tefillà, di
festa, di vita ebraica, con l’auspicio che altri simili occasioni
possano, anche in futuro, idealmente unire tutte le kehillot sparse sul
territorio.
Questo mese, in cui, proseguendo il conteggio dei giorni dell'Omer,
progrediremo idealmente nel percorso di avvicinamento al Monte Sinai,
in cui celebreremo anche il 70° anniversario della nascita dello Stato
d'Israele, senza dimenticare le sofferenze e i caduti che questa
rinascita ha comportato e tuttora purtroppo comporta, in cui
festeggeremo il giorno di Lag Baomer, con tutti i suoi simboli
manifesti e nascosti, in cui pure ribadiremo il nostro indissolubile
legame con Yerushalaim, nel 51° anno della sua riunificazione, questo
mese - come è detto nella preghiera di annuncio del Capo Mese, nel
Sabato che lo precede "Lo volga il Santo Benedetto Egli sia, per noi e
per tutto il popolo d’Israele,in qualunque posto si trovino, in bene e
in benedizione, in giubilo e in gioia, in salvezza ed in consolazione,
in alimentazione ed in sostentamento, in buone voci e buone notizie, in
piogge a loro tempo, in guarigione completa ed in redenzione vicina".
Rav Giuseppe Momigliano Leggi
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Informazione - international edition
Scoprire Roma, con occhi nuovi
“Ho
guardato l’Arco di Tito molte volte durante i miei precedenti viaggi,
ammirandone la grazia muscolare, indietreggiando di fronte alla sua
sfacciata spacconeria. Ma fino a che non sono ritornato a Roma lo
scorso ottobre, con Giuseppe Flavio come guida, non avevo mai
completamente afferrato il significato di questo momento nella storia
ebraica e romana”. Così David Laskin, viaggiatore e appassionato
visitatore della Città eterna, racconta sul New York Times, in un
articolo ripreso nell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International
Edition, la sua esplorazione della storia ebraica tra le vie
dell’Antica Roma, seguendo i passi del controverso autore della “Guerra
Giudaica”. “Il più fortunato traditore della storia” prosegue Laskin,
citando la definizione della storica Mary Beard.
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Oltremare - Confine |
Tutto
quello che ci divide è un lungo cancello guardato giorno e notte dai
nostri soldati. Da una parte noi, i nostri campi coltivati, strade che
disegnano arzigogoli di terra chiara in mezzo agli aranceti, agli
avocadi, ai filari nuovi di ceci; dall’altro lato Gaza. Se non avessero
scelto Hamas, ora di oggi gli abitanti di Gaza potrebbero probabilmente
entrare ed uscire dalla striscia quotidianamente, lavorerebbero
probabilmente nelle terre e nelle fabbriche della zona tutto intorno,
in territorio israeliano, come un tempo. E invece.
Hamas chiama a raccolta manifestanti, infiltra le file dei ragazzini
scalmanati ma in maggioranza disarmati con militanti pronti a tutto
piuttosto che a cantare “we shall overcome”, li arma di fionde e armi
vere, pianifica i punti in cui far salire al cielo fumo nero di
pneumatici dati a fuoco, incita al passaggio del confine, all’invasione
di Israele. Se potessimo fermarci un attimo a ragionare su questa
immane bestialità ci accorgeremmo di quanto è goffa: Hamas ci vuole
invadere. Si immagina di poter avanzare attraverso le nostre campagne
proprio nella stagione in cui sono così verdi, combattendo vittorioso e
arrivando fino a Gerusalemme. È una fantasia talmente surreale,
talmente fuori da ogni possibile scenario militare, che sembra
provenire da un universo parallelo. Eppure, a vedere la stampa
straniera Hamas sta vincendo come sempre la battaglia dei media, tutta
pensata e impacchettata per regalarla all’Occidente, con una bella
carta regalo istoriata con il nome del giornalista palestinese colpito
dai nostri sembra mentre (forse, o forse no) faceva volare un drone a
cavallo del confine infuocato.
Daniela Fubini, Tel Aviv
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