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 17 Aprile 2018 - 2 Iyar 5778
PAGINE EBRAICHE 24


alef/tav
Haim Korsia, Gran Rabbino
di Francia
Unità, giustizia sociale e fratellanza devono essere al centro delle nostre azioni e guidare i nostri passi per renderci uomini migliori, sempre protesi verso il prossimo.
 
Dario
Calimani,
Università di Venezia
Fra gli svariati messaggi che si ricevono ogni giorno dalla posta dell’Università me ne compare uno che si interroga sulla guerra in Siria e soprattutto su ‘l’attacco congiunto di USA, Gran Bretagna e Francia:’ di questi giorni. L’appello è firmato, fra gli altri, dal ‘NUR – Universitari contro l’apartheid israeliana’. E ti accorgi che Venezia è come Torino, e come molte altre sedi universitarie.
Di primo acchito, penso che non ricordo di aver ricevuto da questi studenti un appello che parlasse, prima, della politica di Assad in Siria e della strage del popolo curdo, e leggere ora il loro ‘appoggio al confederatismo democratico, all’autodeterminazione di popoli secondo un modello che, quando a democrazia, ha molto da insegnare a tutti noi’ suona un po’ fuori dal mondo. Evidentemente sono studenti molto giovani, non hanno vissuto l’epoca, non troppo lontana, delle primavere arabe e del loro tentativo di ‘autodeterminazione’. O forse non si sono mai interrogati sulle possibilità di autodeterminazione dei popoli nei paesi arabi tout court. Forse sono studenti di lettere antiche o di lingue, non hanno grande familiarità con la storia.
 
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Iran, l'obiettivo colpito
La questione siriana rimane al centro del dibattito italiano ed internazionale. Nelle scorse ore, per la prima volta, è arrivata una conferma israeliana – seppur non ufficiale – che il raid alla base siriana T4, utilizzata anche dall’esercito iraniano, è stato compiuto dalle forze armate d’Israele. “È la prima volta che colpiamo in diretta obiettivi iraniani operativi, uomini e caserme”, ha raccontato una fonte militare interna a Thomas Friedman, editorialista del New York Times, aggiungendo che l’attacco è stato una risposta al drone iraniano che ha sconfinato in territorio israeliano il 10 febbraio scorso. Il drone era partito dalla base T4 ed era armato. “Dopo che l’articolo è stato pubblicato, – scrive il Corriere – i portavoce delle forze armate sono intervenuti per precisare che ‘la caratterizzazione del raid è inaccurata’ e che in ogni caso Israele non se ne prende la responsabilità”. “Se l’Iran si avvicina ancora in Siria sarà guerra, non lo permetteremo, ci difenderemo”, ha detto ieri il ministro della Difesa, Avigdor Lieberman. Dall’Iran intanto sono arrivate minacce: Israele “prima o poi la pagherà”, ha ha detto il portavoce del ministero degli Esteri di Teheran, Bahram Qassemi (Repubblica).
 
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  davar
verso yom haatzmaut 
Israele 70, il paese si conta

e si prepara alla grande festa
Le tensioni con l’Iran non offuscheranno i festeggiamenti per i 70 anni d’Israele. A sottolinearlo, gli organizzatori dei tanti eventi organizzati nel paese per Yom HaAtzmaut (la data ebraica del giorno dell’Indipendenza d’Israele) che prenderanno il via domani a Gerusalemme con l’accensione della torcia a Monte Herzl. Milioni di israeliani si riverseranno per le strade per celebrare insieme la festa. E come da tradizione, alla vigilia di Yom HaAtzmaut, l’Ufficio di statistica d’Israele ha pubblicato i dati legati alla popolazione del Paese che quest’anno ha raggiunto quota 8.842.000. I cittadini ebrei rappresentano il 74,5 per cento della popolazione totale (6 milioni e 589mila, scrive l’Istituto), mentre gli arabi sono 1 milione e 849mila, e rappresentano 20,9 per cento della popolazione. A questi si aggiungono, 404.000 cittadini (il 4,6 per cento della popolazione), che sono cristiani non arabi o membri di altri gruppi etnici.
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la missione del world jewish congress
"Israele, 70 anni giovane"
“Israele, 70 anni giovane”. È lo slogan che ispira la missione del World Jewish Congress, in questi giorni in Israele con una rappresentanza di 100 membri del suo corpo diplomatico per festeggiare l’anniversario della nascita dello Stato ebraico. Da Gerusalemme a Tel Aviv ad Haifa, la rappresentanza si sta confrontando in queste ore con diverse espressioni della società israeliana: mondo accademico, istituzioni, media, comunità religiose, imprenditoria.
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l'indagine swg commissionata dall'ucei
La società italiana e gli ebrei

Cosa dice l'opinione pubblica
Prosegue l'indagine online realizzata dall'Istituto di ricerca Swg per l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sull'orientamento dell'opinione pubblica nei confronti dell'ebraismo italiano e sulla sua percezione del mondo ebraico, dei suoi valori, della sua cultura. Una ricerca, già effettuata nel 2014, a cui i nostri lettori possono partecipare rispondendo a un semplice questionario online (clicca qui).
qui torino - l'iniziativa 
"Web, serve un uso consapevole"
Secondo appuntamento dedicato al web e alle sfide legate alle tecnologie digitali su iniziativa dell’Associazione ex allievi e amici della scuola ebraica di Torino. Al tavolo dei relatori Pietro Jarre, ingegnere e fondatore di Sloweb, un’associazione torinese nata per promuovere un uso consapevole della rete e dei nuovi media. È anche fondatore della piattaforma eMemory, una startup nata in controtendenza rispetto ai dettami classici della Silicon Valley: principi fondanti l’uso ecologico dei dati digitali, selezionare per raccontare, conservate per trasmettere e condividere per crescere.
Con lui Guido Avigdor, pubblicitario e fondatore di Eggers 2.0. Mario Perini, psicoterapeuta presso Il Nodo Group. Alessandro Macagno, informatico e socio eMemory. A moderare l’incontro, che è stata anche l’occasione per presentare “Sloweb, piccola guida all’uso consapevole del web” (golem Edizioni, 2017) a cura dello stesso Jarre e Federico Bottino, la giornalista Emanuela Banfo dell’Istituto affari internazionali.
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qui roma - lo spettacolo
"Leggi del '38, ferita di tutti"
È il teatro del Dialogo. Ma anche dell’impegno, della testimonianza, della Memoria che passa attraverso le generazioni.
I ragazzi di Beresheet La Shalom, il teatro interculturale e interreligioso fondato da Angelica Edna Calò Livne, continuano ad emozionare. Ieri, al Centro Ebraico Il Pitigliani di Roma, con uno spettacolo pensato per l’ottantesimo anniversario dalla promulgazione delle Leggi antiebraiche da parte del regime fascista. Già in scena a Torino, in occasione della manifestazione Cartoons on the Bay, “Mamma perché noi non possiamo entrare?” ha portato sul palco giovani attori dai 15 ai 18 anni. Ebrei, musulmani, drusi e cristiani, tutti provenienti dalla Galilea e tutti formati nel kibbutz Sasa dove Angelica vive.


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pilpul
Un tentativo lodevole
Su “la Repubblica” di oggi si racconta l’esperimento in corso alla scuola media Saffi di Bologna: unire l’ora di religione a quella “alternativa”, interculturale e rivolta agli alunni non cattolici. Un istituto assai multietnico, dove sei studenti su dieci hanno genitori stranieri. Giudizi positivi vengono espressi dagli insegnanti, mentre si attendono valutazioni da parte di esponenti religiosi e politici. A me sembra che il tentativo sia comunque lodevole: mettere insieme, non dividere. Far conoscere, sradicando il pregiudizio. Sostengono giustamente i docenti che non è possibile separare i bambini cattolici dai non cattolici nel momento in cui il compito principale della scuola è integrare esseri umani con famiglie e tradizioni differenti. Ed è probabilmente questa la strada più efficace: affidarsi a chi sta sul campo più che a progetti di riforma legislativa. Del resto, in materie tanto sensibili non c’è alternativa alla sensibilità, al compromesso e alla cultura di chi ha in cura i nostri figli.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Efferato in materia
Non sono ferrato nelle questioni afferenti al Rabbinato d’Israele, anzi, per dirla con uno studente somaro, “non sono efferato in materia”, espressione che piacerebbe non poco a Nino Frassica. Tuttavia, non è che io sia scevro di ogni rudimento, sapendo come so che noi ebrei non abbiamo un Papa, e su questo forse potremmo trovare tutti concordi. Certo, mi dicono che per rispetto nonché per la definizione di ebreo, si fa capo ad Israele. Di recente, il Presidente del Congresso Ebraico Mondiale, Ronald S. Lauder, in un articolo pubblicato su New York Times del 18 Marzo u.s. si è dilungato sui problemi esistenti, laddove parte dei “sette milioni degli otto milioni di ebrei che vivono in America, Europa, Sudamerica, Africa ed Australia (che) sono  Ortodossi moderni, Conservative, Riformisti o secolari” non si sente o non è accettata. Non è dato sapere se e come la questione potrà essere risolta. Tuttavia, nel mio piccolo, la risolvo facendo capo ai miei Maestri italiani.

Emanuele Calò, giurista
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Israele e le risorse
Docenti di Architettura del paesaggio e di Agraria provenienti da quattro Università italiane sono in questi giorni in missione in Israele, guidati dal professor Roberto Jona, già Docente di Colture arboree della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino, che inizia oggi a raccontare a Pagine Ebraiche 24 l’esperienza in corso.

Il primo incontro cui hanno partecipato i professori di Agraria e Architettura del paesaggio delle quattro Università del Nord Ovest che accompagno alla scoperta della realtà israeliana è stato con la professoressa Barbara Aronson, dell’omonimo studio di Gerusalemme. Aronson ci ha mostrato il parco di Herzlyia (che copre ben 70 ettari) e ha illustrato quali sono i problemi specifici dell’area: durante le pioggie invernali si ha un accumulo appena sotterraneo di grandi quantità di acque, che ristagnano.

Roberto Jona
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