Haim Korsia, Gran Rabbino
di Francia
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Unità,
giustizia sociale e fratellanza devono essere al centro delle nostre
azioni e guidare i nostri passi per renderci uomini migliori, sempre
protesi verso il prossimo.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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Fra
gli svariati messaggi che si ricevono ogni giorno dalla posta
dell’Università me ne compare uno che si interroga sulla guerra in
Siria e soprattutto su ‘l’attacco congiunto di USA, Gran Bretagna e
Francia:’ di questi giorni. L’appello è firmato, fra gli altri, dal
‘NUR – Universitari contro l’apartheid israeliana’. E ti accorgi che
Venezia è come Torino, e come molte altre sedi universitarie.
Di primo acchito, penso che non ricordo di aver ricevuto da questi
studenti un appello che parlasse, prima, della politica di Assad in
Siria e della strage del popolo curdo, e leggere ora il loro ‘appoggio
al confederatismo democratico, all’autodeterminazione di popoli secondo
un modello che, quando a democrazia, ha molto da insegnare a tutti noi’
suona un po’ fuori dal mondo. Evidentemente sono studenti molto
giovani, non hanno vissuto l’epoca, non troppo lontana, delle primavere
arabe e del loro tentativo di ‘autodeterminazione’. O forse non si sono
mai interrogati sulle possibilità di autodeterminazione dei popoli nei
paesi arabi tout court. Forse sono studenti di lettere antiche o di
lingue, non hanno grande familiarità con la storia.
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Iran, l'obiettivo colpito
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La
questione siriana rimane al centro del dibattito italiano ed
internazionale. Nelle scorse ore, per la prima volta, è arrivata una
conferma israeliana – seppur non ufficiale – che il raid alla base
siriana T4, utilizzata anche dall’esercito iraniano, è stato compiuto
dalle forze armate d’Israele. “È la prima volta che colpiamo in diretta
obiettivi iraniani operativi, uomini e caserme”, ha raccontato una
fonte militare interna a Thomas Friedman, editorialista del New York
Times, aggiungendo che l’attacco è stato una risposta al drone iraniano
che ha sconfinato in territorio israeliano il 10 febbraio scorso. Il
drone era partito dalla base T4 ed era armato. “Dopo che l’articolo è
stato pubblicato, – scrive il Corriere – i portavoce delle forze armate
sono intervenuti per precisare che ‘la caratterizzazione del raid è
inaccurata’ e che in ogni caso Israele non se ne prende la
responsabilità”. “Se l’Iran si avvicina ancora in Siria sarà guerra,
non lo permetteremo, ci difenderemo”, ha detto ieri il ministro della
Difesa, Avigdor Lieberman. Dall’Iran intanto sono arrivate minacce:
Israele “prima o poi la pagherà”, ha ha detto il portavoce del
ministero degli Esteri di Teheran, Bahram Qassemi (Repubblica).
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verso yom haatzmaut
Israele 70, il paese si conta
e si prepara alla grande festa
Le
tensioni con l’Iran non offuscheranno i festeggiamenti per i 70 anni
d’Israele. A sottolinearlo, gli organizzatori dei tanti eventi
organizzati nel paese per Yom HaAtzmaut (la data ebraica del giorno
dell’Indipendenza d’Israele) che prenderanno il via domani a
Gerusalemme con l’accensione della torcia a Monte Herzl. Milioni di
israeliani si riverseranno per le strade per celebrare insieme la
festa. E come da tradizione, alla vigilia di Yom HaAtzmaut, l’Ufficio
di statistica d’Israele ha pubblicato i dati legati alla popolazione
del Paese che quest’anno ha raggiunto quota 8.842.000. I cittadini
ebrei rappresentano il 74,5 per cento della popolazione totale (6
milioni e 589mila, scrive l’Istituto), mentre gli arabi sono 1 milione
e 849mila, e rappresentano 20,9 per cento della popolazione. A questi
si aggiungono, 404.000 cittadini (il 4,6 per cento della popolazione),
che sono cristiani non arabi o membri di altri gruppi etnici. Leggi
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qui torino - l'iniziativa
"Web, serve un uso consapevole"
Secondo
appuntamento dedicato al web e alle sfide legate alle tecnologie
digitali su iniziativa dell’Associazione ex allievi e amici della
scuola ebraica di Torino. Al tavolo dei relatori Pietro Jarre,
ingegnere e fondatore di Sloweb, un’associazione torinese nata per
promuovere un uso consapevole della rete e dei nuovi media. È anche
fondatore della piattaforma eMemory, una startup nata in controtendenza
rispetto ai dettami classici della Silicon Valley: principi fondanti
l’uso ecologico dei dati digitali, selezionare per raccontare,
conservate per trasmettere e condividere per crescere.
Con lui Guido Avigdor, pubblicitario e fondatore di Eggers 2.0. Mario
Perini, psicoterapeuta presso Il Nodo Group. Alessandro Macagno,
informatico e socio eMemory. A moderare l’incontro, che è stata anche
l’occasione per presentare “Sloweb, piccola guida all’uso consapevole
del web” (golem Edizioni, 2017) a cura dello stesso Jarre e Federico
Bottino, la giornalista Emanuela Banfo dell’Istituto affari
internazionali. Leggi
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qui roma - lo spettacolo "Leggi del '38, ferita di tutti"
È il teatro del Dialogo. Ma anche dell’impegno, della testimonianza, della Memoria che passa attraverso le generazioni.
I ragazzi di Beresheet La Shalom, il teatro interculturale e
interreligioso fondato da Angelica Edna Calò Livne, continuano ad
emozionare. Ieri, al Centro Ebraico Il Pitigliani di Roma, con uno
spettacolo pensato per l’ottantesimo anniversario dalla promulgazione
delle Leggi antiebraiche da parte del regime fascista. Già in scena a
Torino, in occasione della manifestazione Cartoons on the Bay, “Mamma
perché noi non possiamo entrare?” ha portato sul palco giovani attori
dai 15 ai 18 anni. Ebrei, musulmani, drusi e cristiani, tutti
provenienti dalla Galilea e tutti formati nel kibbutz Sasa dove
Angelica vive.
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Un tentativo lodevole
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Su
“la Repubblica” di oggi si racconta l’esperimento in corso alla scuola
media Saffi di Bologna: unire l’ora di religione a quella
“alternativa”, interculturale e rivolta agli alunni non cattolici. Un
istituto assai multietnico, dove sei studenti su dieci hanno genitori
stranieri. Giudizi positivi vengono espressi dagli insegnanti, mentre
si attendono valutazioni da parte di esponenti religiosi e politici. A
me sembra che il tentativo sia comunque lodevole: mettere insieme, non
dividere. Far conoscere, sradicando il pregiudizio. Sostengono
giustamente i docenti che non è possibile separare i bambini cattolici
dai non cattolici nel momento in cui il compito principale della scuola
è integrare esseri umani con famiglie e tradizioni differenti. Ed è
probabilmente questa la strada più efficace: affidarsi a chi sta sul
campo più che a progetti di riforma legislativa. Del resto, in materie
tanto sensibili non c’è alternativa alla sensibilità, al compromesso e
alla cultura di chi ha in cura i nostri figli.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Efferato in materia
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Non
sono ferrato nelle questioni afferenti al Rabbinato d’Israele, anzi,
per dirla con uno studente somaro, “non sono efferato in materia”,
espressione che piacerebbe non poco a Nino Frassica. Tuttavia, non è
che io sia scevro di ogni rudimento, sapendo come so che noi ebrei non
abbiamo un Papa, e su questo forse potremmo trovare tutti concordi.
Certo, mi dicono che per rispetto nonché per la definizione di ebreo,
si fa capo ad Israele. Di recente, il Presidente del Congresso Ebraico
Mondiale, Ronald S. Lauder, in un articolo pubblicato su New York Times
del 18 Marzo u.s. si è dilungato sui problemi esistenti, laddove parte
dei “sette milioni degli otto milioni di ebrei che vivono in America,
Europa, Sudamerica, Africa ed Australia (che) sono Ortodossi
moderni, Conservative, Riformisti o secolari” non si sente o non è
accettata. Non è dato sapere se e come la questione potrà essere
risolta. Tuttavia, nel mio piccolo, la risolvo facendo capo ai miei
Maestri italiani.
Emanuele Calò, giurista
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Israele e le risorse
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Docenti
di Architettura del paesaggio e di Agraria provenienti da quattro
Università italiane sono in questi giorni in missione in Israele,
guidati dal professor Roberto Jona, già Docente di Colture arboree
della Facoltà di Agraria dell’Università di Torino, che inizia oggi a
raccontare a Pagine Ebraiche 24 l’esperienza in corso.
Il primo incontro cui hanno partecipato i professori di Agraria e
Architettura del paesaggio delle quattro Università del Nord Ovest che
accompagno alla scoperta della realtà israeliana è stato con la
professoressa Barbara Aronson, dell’omonimo studio di Gerusalemme.
Aronson ci ha mostrato il parco di Herzlyia (che copre ben 70 ettari) e
ha illustrato quali sono i problemi specifici dell’area: durante le
pioggie invernali si ha un accumulo appena sotterraneo di grandi
quantità di acque, che ristagnano.
Roberto Jona
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