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29 aprile 2018 - 14 Iyar 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Non avrei mai pensato che nel 2018 avrei dovuto ancora parlare di antisemitismo. Facevo parte di quella generazione, nata dopo la Shoah, che credeva alle nazioni del mondo quando dicevano: Mai più.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Nel suo ultimo libro (Marrani, Einaudi) Donatella di Cesare credo colga con grande spessore un aspetto del marranismo come questione della modernità, di chiunque, ebreo e non ebreo, quando scrive  che «Il marrano diventa la matrice nell’ebreo moderno nelle sue molteplici figure. La questione non è più ‘cosa devo fare?’, l’interrogativo che nei secoli ha accompagnato l’ebreo, quanto piuttosto ‘chi sono io?’» (pp. 89-90).
 
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Israele, prepararsi al Giro
Ancora cinque giorni e il Giro d’Italia prenderà il via con la Grande Partenza da Gerusalemme: “un evento che ha significati molto profondi”, spiega la Gazzetta dello Sport, parlando di “una nuova pagina” nella storia della gara che partirà dalla capitale israeliana con “arrivo finale a Roma sui Fori Imperiali”, sancendo “questo ponte ideale tra due delle città più iconiche del mondo”. E per raccontare il fascino di questo “ponte ideale”, la Gazzetta apre oggi una serie di approfondimenti dedicati a storie di personaggi italiani e israeliani, non solo dello sport: il primo tra questi, è il demografo Sergio Della Pergola, presidente della Comunità italiana della città di Gerusalemme, protagonista di una lunga intervista firmata da Massimo Lopes Pegna. “La storia di Sergio, – racconta Lopes Pegna – nato nel 1942, parte dagli anni di guerra e da suo padre, Massimo, ex caporedattore della Gazzetta dello Sport e inventore del Totocalcio”. Nell’intervista si ricorda anche il ruolo di Della Pergola nella Commissione dello Yad Vashem che ha nominato Gino Bartali Giusto tra le Nazioni.

Israele-Iran, il conflitto all’orizzonte. In queste ore il nuovo segretario di Stato Usa Mike Pompeo è in viaggio verso Israele, proseguendo una missione in Medio Oriente che ha come fulcro la minaccia iraniana (Messaggero). Secondo l’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon l’Iran controlla in Siria un’armata di 82 mila miliziani sciiti e ha creato una base alle porte di Damasco per l’arruolamento e l’addestramento. Non solo: controlla anche cinque basi aeree. Teheran, ha dichiarato Danon – come riporta La Stampa – spende “3,5 miliardi di dollari all’anno” per l’addestramento e l’armamento dei miliziani sciiti in Siria e questo non sarebbe possibile senza la fine delle sanzioni sul nucleare. “Da allora – ha spiegato – la spesa militare non ha fatto che aumentare, dal 17 per cento del bilancio dello Stato nel 2014 fino al 22 nel 2017. Sono 23 miliardi in missili e altri equipaggiamenti”. Per il direttore de La Stampa Maurizio Molinari ci troviamo di fronte ad una guerra d’attrito tra Israele e Iran, ovvero “quando due o più Stati si combattono a distanza ravvicinata ma, per le ragioni più diverse, senza dare vita ad un conflitto di tipo tradizionale. E la versione contemporanea delle guerre tribali del deserto, la cui caratteristica è una situazione di costante conflittualità ma con intensità alterne. Se ora Iran e Israele sono protagoniste di questo tipo di confronto è perché si tratta di Stati avversari che il conflitto siriano ha trasformato in vicini geografici”.

Romania, scontro interno sull’ambasciata in Israele. Il presidente rumeno Klaus lohannis ha chiesto alla premier socialdemocratica Viorica Dancila di dimettersi “perché la premier aveva deciso – e annunciato al capo del governo israeliano Benjamin Netanyahu nella visita in Israele appena conclusa – la decisione di spostare l’ambasciata romena da Tel Aviv a Gerusalemme”, racconta Repubblica. Il quotidiano spiega che “la signora Dancila e il potentissimo leader e padrino della maggioranza Liviu Dragnea (che non può essere membro del governo in quanto pregiudicato e indagato, ma comanda e controlla tutto) avevano preso e rivelato la decisione di spostare l’ambasciata senza consultazioni con i partner della Ue, e a quanto pare senza colloqui col capo dello Stato, che ha competenze in politica estera e di sicurezza”.
 
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  davar
moked 5778
Israele, dal pensiero dei Maestri
all'attualità politica del Paese

Prosegue in queste ore l'intensa tre giorni del Moked di Milano Marittima, la convention dell'ebraismo italiano dedicata quest'anno al settantesimo anniversario d'Israele e organizzata dall'Area Cultura e Formazione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Tanti i protagonisti chiamati ad analizzare la storia e le radici di Eretz Israel a partire dalla filosofa Donatella Di Cesare, il rabbino capo di Firenze Amedeo Spagnoletto che assieme a rav Gadi Piperno hanno aperto la prima sessione del panel “Israele nel pensiero dei Maestri”, introdotta da rav Roberto Della Rocca. Della Rocca, direttore dell'Area Cultura e Formazione, ha inoltre analizzato in precedenza un passo dal trattato Ketubot del Talmud e parlato delle motivazioni pro- e anti-sioniste nel mondo charedì. Il modello di Gerusalemme come città ospitale dove il gher, lo "straniero", è comunque incluso per ordine della Torah, è stato invece oggetto di riflessione da parte della Di Cesare. Rav Spagnoletto ha portato testimonianze di viaggiatori ebrei in Eretz a cavallo tra '400 e '500 (Ovadia da Bertinoro e Moshè Basola) mentre rav Piperno ha esaminato le tesi contrapposte di rav Hirsch (secondo il quale Eretz è un mezzo per arrivare a un livello superiore) e rav Kook (che sosteneva che la vita ebraica potesse svilupparsi appieno solo in Israele).
Questa mattina, introdotti dall'assessore alla Cultura UCEI David Meghnagi, si sono invece confrontati, con prospettive e analisi diverse, il direttore de La Stampa Maurizio Molinari e Sharon Kabalo, ministro consigliere per gli Affari Economici e Scientifici presso l’ambasciata d'Israele a Roma. Tema della tavola rotonda, i 70 anni di Israele.
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l'iniziativa all'umanitaria
Israele 70, Milano in festa
“In Israele nonostante tutto, si continua a fare i figli e questo è sintomo che si guarda al futuro con ottimismo. Un ottimismo che fa ben sperare anche noi”. Così il rabbino capo di Milano rav Alfonso Arbib alla festa organizzata dall'associazione Amici d'Israele per i 70 anni d'Israele. Un'iniziativa di scena alla Società Umanitaria che ha visto la presenza di diverse autorità tra cui il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana, presentato da Eyal Misrachi, presidente dell'Adi, e dal consigliere della Comunità ebraica milanese Davide Romano come “un grande amico d'Israele”. “Dobbiamo impegnarci contro i rigurgiti di antisemitismo e antisionismo, un lavoro da fare senza vergognarsi”, ha detto Fontana. Premiato a distanza perché impossibilitato a venire per motivi istituzionali, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. Diverse le iniziative organizzate lungo la giornata, a partire da una lezione di Haim Baharier.
 

sorgente di vita
Cartoons contro i razzismi
Si apre con un servizio su una mostra di tavole di artisti e fumettisti, che hanno dato la loro libera interpretazione delle leggi antiebraiche del 1938, la puntata di Sorgente di Vita in onda domenica 29 aprile su Rai Due.
Sono centocinquanta le opere esposte al museo delle Carceri Nuove di Torino, in apertura del festival dell’animazione Cartoons on the bay, per raccontare, a ottant’anni di distanza, la buia pagina della discriminazione degli ebrei italiani. Come spiega Cinzia Leone, tra le ospiti della kermesse, “a volta una vignetta vale più di un editoriale”. 
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pilpul

Settant’anni di cambiamenti
Alla seconda metà degli anni Novanta in Israele si confrontavano due visioni sul futuro. Da una parte quella caldeggiata da Shimon Peres, Mizrah haThikon haHadasha (un «nuovo Medio Oriente»), basata sulla complementarietà tra le economie regionali e sulla sinergia tra capitali di origine petrolifera, tecnologia israeliana e manodopera araba. Anche da ciò, sarebbero derivate quelle condizioni di pacificazione che, al momento, erano invece ancora del tutto assenti. Dall’altra parte quella di Benjamin Netanyahu, per la quale Israele doveva cogliere l’occasione offerta dai processi di avanzata globalizzazione per superare i vincoli dettati dall’asfittico contesto regionale, divenendo interlocutore privilegiato dei paesi a sviluppo avanzato. Si può dire che delle due sia stata la seconda a trovare riscontro. Le priorità alle quali il Paese deve oggi fare fronte rimandano sia ai tradizionali deficit che connotano l’economia nazionale (mancanza di materie prime e, quindi, non autosufficienza in campo energetico; il problema della bilancia dei pagamenti; la debolezza della moneta e la tendenza a vivere periodi di forte inflazione) sia ad una rinnovata questione ecologica legata al rapporto tra scarsità di risorse, antropizzazione degli spazi, vivibilità degli ambienti.

Claudio Vercelli
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Frutti del Negev
Dall’Aravà risaliamo a Beer Sheva, la città fondata da Abramo. Per secoli è stata poco più di caravanserraglio: ora è una brillante metropoli che sorge tra le sabbie del deserto: grattacieli, giardini, strade ampie e scorrevoli percorse da un intenso traffico. L’Università del Negev è intitolata a Ben Gurion che (giustamente, profeticamente vorrei dire) guardava al Negev come al futuro di Israele. Ben Gurion insistette perché Israele ottenesse il desertico Negev (con lo sbocco sul Mar Rosso) e non trovò, a livello internazionale, molta opposizione: era uno scatolone di sabbia e rocce che appariva senza futuro. Invece il futuro della Nazione si gioca qui. L’ospedale Soroka è uno dei più avanzati del Paese. I Dipartimenti dell’Università hanno nomi inconsueti, perché si occupano di discipline d’avanguardia.

Roberto Jona

 

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