Giuseppe Momigliano,
rabbino
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“Rivolga
il Signore il Suo aspetto verso di te e ti conceda la pace” (Numeri
6,26). Il midrash (Talmud B. Berakhot 56b), commentando queste parole,
che costituiscono la parte conclusiva della Benedizione sacerdotale,
esemplifica la pace attraverso tre diversi soggetti “il fiume,
l’uccello, la pentola”. Rav Yakov Dushinski ha dato di questo midrash
una suggestiva interpretazione. Il fiume rappresenta la capacita
dell’individuo di agire per il bene della collettività, così come ogni
singola goccia costituisce parte del flusso dell’acqua che porta vita
ovunque scorre.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Non
è facile orientarsi nel marasma della politica italiana, in cui le
categorie si stanno rapidamente rimescolando, come caratteristico dei
momenti di crisi. Coloro che sostenevano un patto fra M5S e PD,
insistono oggi sui rischi di un calo nei consensi per il Movimento
grillino perché è stato votato da 5 milioni di elettori di sinistra.
Basterebbe farsi un giro sui social per capire che questa previsione
non è affatto scontata.
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Italia, governo in stand-by
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Pausa
di riflessione per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,
che sta valutando la candidatura del professor Giuseppe Conte a Primo
Ministro, anche alla luce delle ultime ombre emerse, e la squadra di
governo che dovrebbe formarsi al suo fianco su indicazione di Lega e
Cinquestelle.
Marine Le Pen, leader dell’estrema destra francese, in un colloquio con
il Corriere appare comunque entusiasta dell’equilibro politico che
anche in Italia si starebbe spostando “verso l’Est scettico”.
“L’avanzata di Salvini – dice Le Pen – è importante perché mostra al
popolo francese che non è solo nel rifiutare l’immigrazione di massa e
nel desiderio di tornare libero. L’Europa delle nazioni è più vicina”.
“Siamo stati il primo Paese ad utilizzare il caccia F35 in attacchi operativi. Lo squadrone dei nostri F35 ormai è operativo”.
A dare l’annuncio il capo dell’aeronautica israeliana, il generale
Amikam Norkin. Il messaggio lanciato ieri, scrive tra gli altri
Repubblica, è rivolto all’Iran e a tutta la regione. “Confermando che è
in grado di attaccare con gli F35 e confermando di aver operato in due
teatri, la Siria e un secondo non precisato (Iran) – si legge – Israele
lascia capire all’Iran che le sue forze aeree sono pronte a colpire le
installazioni della Repubblica islamica”.
Oscene battute con protagonista Anna Frank, diffuse negli scorsi anni
sui social network e oggi ripubblicate dalla stampa locale, mettono in
imbarazzo alcuni candidati a Vicenza in una lista di sostegno al
candidato sindaco del centrodestra.
Scrive Gian Antonio Stella sul Corriere: “Messaggini stupefacenti
(compreso un ‘mi piace’ postato nel 2015 dal candidato sindaco Rucco
per applaudire Turi Sambo, lui pure oggi candidato nella lista ‘Vicenza
ai Vicentini’, che aveva lanciato un ‘triplo Sieg heil!’) ricordano
come c’è chi ancora scherza su lutti, orrori, mattanze con una
superficialità così feroce da non poter essere liquidata come un atto
goliardico”.
Sempre sul Corriere si recensisce il saggio Verso la soluzione finale.
La conferenza di Wannsee dello studioso Peter Longerich, pubblicato da
Einaudi.
“Protagonista della conferenza è il verbale, diventato famoso, redatto
da Adolf Eichmann e autorizzato da Heydrich. Delle trenta copie
stampate ne è rimasta soltanto una, la sedicesima, scoperta dagli
Alleati nel 1947 e conservata ora a Berlino nell’Archivio politico del
ministero degli Esteri. In un’ora, un’ora e mezzo – viene ricordato –
si decise di deportare undici milioni di ebrei dell’Europa e di
sterminarli”.
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la scomparsa del grande scrittore americano
Philip Roth (1933-2018)
Addio
a un grande romanziere americano. Parafrasando il titolo di uno dei
suoi libri - Il grande romanzo americano, scritto nel 1973 – possiamo
rendere l'ultimo omaggio al grande scrittore ebreo americano Philip
Roth, scomparso all'età di 85 anni. Tra i più apprezzati, prolifici e a
tratti controversi autori del secondo Novecento, Roth, come ricorda la
scrittrice e giornalista del New Yorker Claudia Roth Pierpont, amava
scrivere di “famiglia ebraica, sesso, ideali americani, tradimento
degli ideali americani, zelo politico, l'identità personale” e di
“corpo umano (di solito maschile) nella sua forza, nella sua fragilità
e nelle sue necessità spesso ridicole”. “Scrivo romanzi e dicono che
sono autobiografie. Scrivo autobiografie e dicono che sono romanzi,
quindi, dato che io sono così ottuso e loro sono così intelligenti,
lasciate che decidano loro”, aveva ammonito con la sua celebre e
pungente ironia Roth, avvertendo critica e pubblico che non sarebbe
stato lui a mettere delle etichette al proprio lavoro. “Prolifica,
stravagante, traboccante di vitalità e inventiva, l'opera rothiana si
presenta come una sfida a discorsi e forme convenzionali”, ed è
“caratterizzata dall’eccesso e dalla trasgressione, refrattaria a tutti
i tentativi di classificazione”, ci spiega invece Paule Lévy (curatore,
assieme a Brigitte Felix, Aurelie Guillain, Ada Savin, del primo volume
nell’edizione francese della Pleiade dedicato a Roth, “Romans et
nouvelles 1959-1977, Gallimard). Leggi
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opinioni a confronto
"Roth era l’ebraismo diasporico,
nessuno incisivo come lui”
Profonda
l’emozione suscitata dalla scomparsa di Philip Roth tra le firme e i
collaboratori del portale dell’ebraismo italiano www.moked.it.
Per David Bidussa, storico
sociale delle idee, Roth “è sempre stato un adolescente impertinente”.
E per questo, afferma, “è difficile già pensare che sia invecchiato,
figuriamoci che sia morto”.
Una figura di intellettuale, dice con ammirazione, “il cui codice era
quello di provocare l’establishment, in un modo tipico di pensare di
chi sente di avere il mondo davanti a sé”. Difficile, prosegue,
“trovare oggi voci del suo calibro e della sua radicalità”.
“Roth era sarcastico, ironico, con una forza corrosiva straordinaria.
Ed è esattamente questo che ci mancherà”. Il segreto del suo successo
in Italia, per lo storico Alberto Cavaglion, è anche “nelle buone e tempestive traduzioni della casa editrice Einaudi, che gli hanno dato grande popolarità”.
Il docente universitario Shaul Bassi,
autore di un saggio su Roth in Essere qualcun altro. Ebrei postmoderni
e postcoloniali, ha provato a più riprese a invitarlo nella città
lagunare per una conferenza. Tentativi purtroppo naufragati, ci spiega,
“per le condizioni di salute che iniziavano a peggiorare e per la sua
ritrosia pubblica”.
“Nonostante l’età non più giovanissima, me lo sono sempre rappresentata
come un giovane. Una figura ancora attiva nella società, nella vita di
ogni giorno. Apprendere la notizia della sua scomparsa – dice la
storica Anna Foa – è stato un duro colpo”.
In un'intervista rilasciata ai giornalisti del giornale valdese Riforma
il direttore della Comunicazione e della redazione giornalistica
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale
fra l'altro ha sottolineato come, “il valore letterario di Roth ha
fatto sì che una generazione di lettori, soprattutto delle comunità
ebraiche italiane, potesse giungere a una visione diversa, a una presa
diretta sul mondo e sulle sue dinamiche; consapevolezze e visioni
d’insieme, queste, allora non facilmente afferrabili”. Leggi
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il meridiano dedicato al grande scrittore
Roth, immenso e multiforme
Curato
dalla professoressa Elèna Mortara, che ne firma il saggio introduttivo,
il Meridiano ha recentemente dedicato agli scritti di Philip Roth
(nell'immagine con Primo Levi) presenta una ricca selezione della
narrativa di uno dei più grandi intellettuali contemporanei - scomparso
nelle scorse ore - con i più significativi romanzi del periodo
giovanile e della prima maturità. Su Pagine Ebraiche di dicembre
proprio Mortara - in un ampio approfondimento dedicato dal giornale
dell'ebraismo italiano allo scrittore americano - racconta la
complessità e il fascino del lavoro editoriale fatto per Mondadori su
Roth.
Mi
è stato chiesto di condividere alcune riflessioni riguardo alla mia
esperienza come curatrice del primo Meridiano Mondadori dedicato a
Philip Roth e di raccontare “le difficoltà e le soddisfazioni di questo
grande lavoro”. “Credo”, ha aggiunto, nel suo gentile messaggio di
invito, il direttore del giornale dell’ebraismo italiano Pagine
Ebraiche e dei notiziari quotidiani dell’UCEI Guido Vitale, “che per il
lettore sarebbe bello e utile, e che ti darebbe l’occasione per
diffondere una tua considerazione generale sull’opera di Roth”. Come
resistere a tanti argomenti tentatori, così amichevolmente avanzati?
La maggior soddisfazione, rispondo, è quella di aver ora tra le mani un
libro di grande bellezza – circa duemila pagine di finissima carta
splendidamente rilegata, con otto romanzi dell’autore riuniti insieme e
un ampio apparato critico di cornice – dedicato al maggior scrittore
americano vivente, e di sapere che questa opera sarà utile per i
lettori e che rimarrà come punto di riferimento in Italia per chi
voglia conoscere a fondo un gigante della letteratura contemporanea. Un
gigante, Philip Roth, autore di ben ventinove romanzi e tre raccolte di saggi (inclusa l’ultima,
da poco uscita in America), vincitore a partire dal 1960 di decine di
prestigiosi premi letterari, ma, scandalosamente, mai dell’atteso
premio Nobel per la Letteratura, di cui sono stati invece meritatamente
insigniti negli anni ’70 del ’900 due dei maggiori scrittori ebrei
americani della generazione immediatamente precedente, Saul Bellow e
Isaac Bashevis Singer. In mancanza, almeno per ora, di questo
riconoscimento svedese, saranno i lettori di tutto il mondo a
continuare a conferirgli il loro premio, leggendo i suoi libri. E per
chi ha lavorato al Meridiano Roth, oltre che dal piacere per l’opera
compiuta, la vera soddisfazione verrà dal riscontro critico e dei
lettori, cui questo volume è destinato.
Elèna Mortara, Università di Roma Tor Vergata Leggi
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qui roma
Una bicicletta per la Memoria
In
sella a una bici, poco più che ventenne, girava per le strade di
Bologna occupata dai nazifascisti e nei teatri e nei cinema cittadini
affiggeva manifesti per incitare alla lotta contro il regime.
Da allora le due ruote non l’hanno più abbandonata. Anche il giorno del
matrimonio, sposa e sposo insieme, e con loro gli amici più cari.
Alcuni filmati Rai dell’epoca immortalano la coppia, Eva e Alberto,
mentre pedala allegra davanti al Campidoglio. “La bicicletta di Eva”,
la mostra inaugurata ieri alla Casina dei Vallati e dedicata alla
grande pittrice Eva Fischer, scomparsa nel 2015, è un appuntamento da
non perdere in queste giornate che ci avvicinano alla conclusione
dell’edizione 101 del Giro d’Italia. Un’edizione, come noto, speciale
sul piano dell’impegno, della Memoria, dello sport inteso come
testimonianza di valori.
Un filone in cui si inserisce questa mostra, accolta dalla Fondazione
Museo della Shoah di Roma, che ha aderito a un input dell’Archivio
Baumann e Fischer diretto dal figlio Alan David, con patrocinio di UCEI
e Comunità ebraica romana. Leggi
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l'incontro all'ucei
"Pluralismo valore irrinunciabile,
ma no alle strumentalizzazioni"
In
merito all'appello "Tacciano le armi in Medio Oriente" legato ai
recenti fatti di Gaza, la presidente UCEI Noemi Di Segni ha rilasciato
la seguente dichiarazione:
L’UCEI ha ricevuto e letto, come moltissimi altri nei giorni scorsi,
l’appello promosso da un gruppo di accademici, intitolato “Tacciano le
armi in Medio Oriente", sollecitando una riflessione anche interna al
mondo ebraico. Noi tutti abbiamo a cuore tanto l'esistenza dello Stato
di Israele quanto la tutela dei diritti degli ebrei italiani. L'UCEI,
assieme a tutte le Comunità, legge e ascolta gli appelli ma anche le
grida di odio che si riversano anche sui social e media, e che sono
divenute la nostra costante preoccupazione.
Ritengo che in una fase così drammatica come quella che stiamo tutti
vivendo, in cui le tensioni politiche e militari sono sotto scrutinio
continuo, l’unico vero appello che si possa fare è quello alla
coraggiosa verità.
Esprimere un desiderio di pace per il Medio Oriente e attivarsi per
condividere valori di convivenza e di profondità culturali e
spirituali, per donare alla società e ai nostri figli una speranza di
futuro, è quello che facciamo tutti i giorni nelle nostre preghiere e
nelle nostre molteplici attività. Lo continueremo a fare per le
comunità qui in Italia, in Europa e con forza e amore per Israele,
unica democrazia nel Medio Oriente.
Noemi Di Segni,
Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Leggi
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Ticketless - Una buona notizia
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Apprendiamo
dai quotidiani che un gruppo israeliano-cinese che produce robot per la
pulizia dei pannelli fotovoltaici e filtri per l'acqua salverà
l’Embraco, ponendo fine ad un dramma umano che a Riva di Chieri, nel
torinese, coinvolgeva circa 350 dipendenti. Una buona notizia nel
dissestato mercato industriale italiano. Non vorrei offendere nessuno,
ma nell’annosa discussione sui Giusti avrei una clausola da aggiungere.
Se in tempo di guerra, Giusto è chi salva una vita umana, in tempo di
pace Giusto andrebbe definito chi salva un posto di lavoro.
Non godono di buona stampa gli israeliani, ieri come oggi. Però, in
queste ore dolorose, così come nelle precedenti crisi mediorientali, a
me non piace sottoscrivere appelli contro di loro (e neanche pro).
Piace guardare ai fatti.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Condanne
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Tra
cento milioni di anni, quando l'umanità si sarà ormai estinta da tempo
immemorabile - niente è eterno, per fortuna -, una civiltà di
extraterrestri scenderà sulla Terra, scoprirà il nostro mondo scomparso
e, mossa da curiosità, inizierà a studiarlo. E si produrranno così
ricerche, libri, documentari, tesi di laurea sulla vita dei terrestri.
Un giorno un professore di logica e linguaggio terrestre chiamerà a
colloquio un suo laureando, incaricato di svolgere un elaborato sul
tema: "Condanne dell'uso sproporzionato della forza". Il professore
chiederà informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori:
"Allora, come procediamo?".
Francesco Lucrezi, storico
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Il senso di suonare Strauss
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Su
contenuti e simboli suprematisti attribuiti alla produzione musicale di
Richard Wagner si è tanto discusso e talora con significativi
slittamenti dalla realtà storica e artistica; Theodor Herzl adorava la
musica di Wagner mentre il direttore d’orchestra ebreo Hermann Levi
(figlio del rabbino Benedikt Levi) diresse la prima del Parsifal a
Bayreuth nel 1882 e di Wagner fu grande amico e sostenitore.
Dato l’enorme impianto organologico della musica wagneriana – occorrono
grandi orchestre, molti cantanti, grandi cori misti, ecc. – è
tecnicamente difficile che essa sia stata eseguita da orchestre
assemblate nei Campi come da partitura; le testimonianze rilasciate dai
sopravvissuti circa l’esecuzione di musica wagneriana nei Campi di
concentramento si riferiscono ad arrangiamenti per organici medi o
accompagnamenti al pianoforte di pagine popolari del repertorio
wagneriano (ci sono programmi di sala prodotti nei Campi all’uopo).
Francesco Lotoro
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