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25 Maggio 2018 - 11 Sivan 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
Il punto è che questa settimana davvero non so cosa scrivere.
Non ho all’attivo nessun appello che con la sola imposizione di una firma salvi il mondo, Israele e l’ebraismo, non ho scritto né ricevuto lettere, non ho preso posizioni sacre ed indiscutibili che abbiano illuminato la mia intellettualità. Insomma ho avuto una settimana normale.
 
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
Gli equilibri politici subiscono continui scossoni e mutamenti. Forze politiche compaiono e scompaiono, personaggi provenienti da aree e ambienti diversi si affacciano sulla scena o si eclissano in modi e con tempi irregolari, a seconda del consenso contingente che riescono ad ottenere. Tuttavia le strutture fondamentali degli apparati politici e dello stato sono ben più solide e stabili di quanto non ci si immagini. Il governo della cosa pubblica necessita di competenze e progettualità politica che non si improvvisano.
 
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L’Italia e i nuovi equilibri
“II nuovo governo anti-sistema italiano farà definitivamente pendere gli equilibri verso la concezione dell’Est europeo, Ungheria compresa, ovvero meno integrazione e più sovranismo?”.
È la domanda che viene posta dal Corriere all’ungherese Tibor Navracsics, commissario europeo per Educazione, cultura, politiche giovanili e sport. “Stiamo a vedere, aspettiamo. Molti prevedevano una svolta in Austria dopo il voto – la sua risposta – ma per adesso in fondo non è cambiato molto”.

“La nostra sfida comune non è quella di chiedere pace, o di fare sapere che si è più saggi e buoni degli altri ebrei, ma è quella di evitare che il desiderio di pace sia strumentalizzato e presentato come desiderio di guerra”.
Su Avvenire si riportano alcuni passaggi della riflessione svolta su Pagine Ebraiche dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni a proposito dell’appello “Tacciano le armi in Medio Oriente”.
“È giusto – uno dei passaggi che si riporta sul quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana – che vi sia uno spazio di dibattito, interno ed esterno all’ebraismo italiano, così come vi è in Israele, sui temi che tutti sentiamo come cardini della nostra identità”. Ma dalla Presidente dell’Unione, viene segnalato, è arrivato anche l’invito all’ascolto di voci “che non si sono lette quasi da nessuna parte, omesse, taciute, da intellettuali, da persone preposte alla comunicazione e da chi ha la possibilità, ancor più di noi, di rendere masse di persone informate e consapevoli dei veri fatti”.

Bandiera palestinese, fumogeni e striscione con scritto “Il Giro è sporco di sangue” sul ponte Settimia Spizzichino, dedicato all’unica donna tornata a Roma dalla retata del 16 ottobre 1943 nel quartiere ebraico. È la protesta di una ventina di attivisti propal, a volto scoperto, in vista dell’arrivo domenica nella Capitale del Giro d’Italia (scattato quest’anno da Gerusalemme). “Trovo vergognoso e oltraggioso per mia zia Settimia Spizzichino, per coloro che nei lager sono stati sterminati e per gli ex deportati, un simile gesto” dice la nipote, Carla Di Veroli, le cui parole sono riportate dal Messaggero. Il dorso milanese del Corriere, nel parlare della tappa partita ieri da Abbiategrasso, segnala la presenza sul percorso di un gruppo con le bandiere dell’associazione Amici di Israele. “Anche a Roma cercheremo di esserci, ma temiamo contestazioni” dice il loro presidente Eyal Mizrahi.

Proseguono gli omaggi a Philip Roth. “C’è chi ha scritto che Philip Roth incarnasse una ebraicità più ribelle rispetto alla nuova generazione di scrittori ebreo-americani, rappresentata da lei o Safran Foer, che invece sarebbe più rispettosa?” viene chiesto a Nathan Englander da Repubblica. “Al di là dell’accento ebraico newyorchese – la sua risposta – credo che la profonda ebraicità in letteratura sia una delle cose che più ho ereditato da Roth, insieme al culto per il suo storytelling”. Precisa comunque Englander: “L’erede di Roth è Roth stesso”.

Il Venerdì propone un ritratto Mohammed Salah, stella egiziana del Liverpool che domani scenderà in campo per vincere la Champions League. Su un piano biografico ad essere ricordato è anche il passo falso con la maglia del Basilea, quando rifiutò di stringere la mano ai calciatori del Maccabi Tel Aviv. “Oggi però – si legge – la sua fama è tale che persino il duro ministro della Difesa israeliano, Avigdor Lieberman, dopo averlo visto giocare può twittare: ‘Ingaggiamolo nel nostro esercito'”.

Il Corriere Torino dedica una pagina a Leone Sinigaglia, grande compositore che morì d’infarto il 16 maggio del 1944 pochi istanti prima di essere arrestato dalla Gestapo in quanto ebreo. Il prossimo 31 maggio, si riporta, gli saranno dedicati i giardini di Cavoretto dove visse e lavorò.
 
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  davar
la richiesta d'israele all'europa
"L'Unione europea non finanzi
chi propugna il boicottaggio"

Interrompere il finanziamento di almeno una dozzina di ong europee e palestinesi perché sostengono il boicottaggio contro Israele. È quanto ha chiesto nelle scorse ore il governo di Gerusalemme a Bruxelles, sottolineando che questo tipo di sostegno finanziario viola la politica dichiarata dell'Ue che si oppone al boicottaggio contro lo Stato ebraico. “Lo Stato di Israele si aspetta che l'Ue agisca con piena trasparenza e riveli la portata del suo aiuto finanziario alle organizzazioni che hanno legami con il terrorismo e che promuovono il boicottaggio di Israele – si legge in rapporto realizzato dal ministero degli Affari strategici israeliano e inviato alle istituzioni europee - Israele esorta vivamente l'Ue ad attuare pienamente nella pratica la sua politica dichiarata di rifiuto dei boicottaggi contro Israele e a sospendere immediatamente i finanziamenti alle organizzazioni che promuovono il boicottaggio e la delegittimazione anti-israeliana". Il ministro per gli Affari strategici israeliano Gilad Erdan (nell'immagine) ha dichiarato: “Mi aspetto che l'UE mantenga la sua politica di opposizione al boicottaggio israeliano e non sostenga le organizzazioni legate al terrorismo”.
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giro d'italia 
Israele, impresa sulle Alpi
Nella memoria degli appassionati del Giro d’Italia resterà probabilmente soltanto il nome del vincitore, il tedesco Maximilian Schachmann: sua la prima bicicletta ad arrivare a Prato Nevoso nella prima delle tre tappe alpine che decideranno questa 101esima edizione della corsa.
Ma il vincitore morale ieri è stato lo spagnolo Ruben Plaza, 38 anni, l’uomo su cui la Israel Cycling Academy ha puntato le sue migliori carte per una vittoria di tappa in questa ultima settimana di gara.
Tra i protagonisti della fuga da lontano che ha monopolizzato la tappa, sull’ultima salita Plaza è rimasto con i tre migliori scalatori del gruppetto. Tante volte è apparso in difficoltà, tante volte si è staccato, ma col suo passo, rivelando una determinazione a tratti commovente, è sempre tornato sui primi. Fino all’ultimo strappo, fino ai 500 metri dal traguardo. A quel punto, ripreso Schachmann e il bergamasco Mattia Cattaneo, il favorito sembrava proprio lui. E invece se ne è andato il tedesco, di 14 anni più giovane, beffandolo un po’ immeritatamente.
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prosegue l'indagine condotta dal jpr
"Lotta all'antisemitismo,
sfida per tutta l'Europa"

In Europa oggi “l'antisemitismo tradizionale viene formulato in modo più aperto, teorie cospirazioniste trovano terreno fertile nelle nostre società; insegnanti, che hanno perso la percezione di cosa sia l'antisemitismo, non reagiscono a scuola quando studenti ebrei vengono presi di mira; giudici che pensano che lanciare molotov contro una sinagoga sia una legittima espressione di un'opinione politica. Questo tipo di problemi sta aumentando. A cui si aggiunge una forma di antisemitismo importata da migranti che arrivano da società dove l'antisemitismo, l'odio per gli ebrei e per Israele fa semplicemente parte della narrativa. Dobbiamo essere molto attenti a non stigmatizzare l'intera comunità ma dobbiamo anche stare molto allerta nel confrontarci con il problema”. A dipingere questo quadro rispetto al problema dell'antisemitismo in Europa, Katharina von Schnurbein, coordinatrice europea per la lotta contro l'antisemitismo (nell'immagine). Intervistata dalla rivista Politico, von Schnurbein spiega che le prime a dover agire contro l'antisemitismo devono essere le istituzioni pubbliche e private: “per questo abbiamo creato un progetto coordinato per combattere l'hate speech, in cui sono comprese le espressioni antisemite, coinvolgendo le grandi piattaforme online come Twitter, Facebook e Istagram”.
Ma l'Unione europea è anche impegnata anche a capire, dal basso, quali siano le problematiche e le minacce percepite dal mondo ebraico europeo: lo fa attraverso l'indagine voluta dal Agenzia per i Diritti Fondamentali (Fra) dell'Ue, a cui è possibile partecipare andando sul sito www.eurojews.eu
 

il premio al presidente del parlamento ue
“Non c’è Europa senza ebrei”
“Oggi assistiamo a molte forme di antisemitismo, silenziose e non. Il Parlamento europeo continuerà a vigilare per fermarle”. A farsi garante dell’impegno il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani, così intervenuto alla sinagoga di Bruxelles nel corso della cerimonia di conferimento del premio Lord Jakobovits, che gli è stato assegnato dalla Conferenza dei rabbini europei, per il suo contributo al dialogo interreligioso e nella lotta all’odio.
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pilpul
Identità
Kafka era uno scrittore ceco? Austroungarico? O magari (considerando la lingua in cui scriveva) tedesco? Chissà perché - immagino per evitare ripetizioni - sembra che gli allievi non possano fare a meno di scegliere un aggettivo per ciascun artista/scrittore/filosofo/scienziato di cui scrivono. Per far capire che talvolta le definizioni fondate sui luoghi di nascita possono essere problematiche butto lì qualche provocazione: definireste Talete un filosofo turco? Terenzio un commediografo tunisino? Catullo un poeta veneto? Archimede un matematico siciliano? Le nostre identità sono molteplici e fluttuanti, se poi ci si mettono anche i confini che cambiano, gli stati che nascono e si disgregano, conquistano e vengono conquistati non sempre ne veniamo a capo. 

Anna Segre, insegnante
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Il nuovo credo
Un reportage pubblicato qualche giorno fa sulla rivista Aeon, dal titolo “undercovered atheist”, raccontava che nelle comunità haredi statunitensi sarebbe sempre più diffuso il numero di persone, anche con ruoli influenti all'intero delle stesse, affascinate dalla scienza e dal “new atheism”. Stando però alle esperienze degli individui intervistati, pur lacerati da uno scisma interiore e dalla perdita della fede in D.o, questi continuerebbero a condurre una doppia vita, restando nelle proprie comunità per timore di perdere i propri legami affettivi tenendo così nascosto il nuovo “credo”.

Francesco Moises Bassano
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