Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
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Il punto è che questa settimana davvero non
so cosa scrivere.
Non ho all’attivo nessun appello che con la sola imposizione di una
firma salvi il mondo, Israele e l’ebraismo, non ho scritto né ricevuto
lettere, non ho preso posizioni sacre ed indiscutibili che abbiano
illuminato la mia intellettualità. Insomma ho avuto una settimana
normale.
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Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
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Gli equilibri politici subiscono continui
scossoni e mutamenti. Forze politiche compaiono e scompaiono,
personaggi provenienti da aree e ambienti diversi si affacciano sulla
scena o si eclissano in modi e con tempi irregolari, a seconda del
consenso contingente che riescono ad ottenere. Tuttavia le strutture
fondamentali degli apparati politici e dello stato sono ben più solide
e stabili di quanto non ci si immagini. Il governo della cosa pubblica
necessita di competenze e progettualità politica che non si
improvvisano.
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L’Italia e i nuovi equilibri
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“II nuovo governo anti-sistema italiano farà
definitivamente pendere gli equilibri verso la concezione dell’Est
europeo, Ungheria compresa, ovvero meno integrazione e più sovranismo?”.
È la domanda che viene posta dal Corriere all’ungherese Tibor
Navracsics, commissario europeo per Educazione, cultura, politiche
giovanili e sport. “Stiamo a vedere, aspettiamo. Molti prevedevano una
svolta in Austria dopo il voto – la sua risposta – ma per adesso in
fondo non è cambiato molto”.
“La nostra sfida comune non è quella di chiedere pace, o di fare sapere
che si è più saggi e buoni degli altri ebrei, ma è quella di evitare
che il desiderio di pace sia strumentalizzato e presentato come
desiderio di guerra”.
Su Avvenire si riportano alcuni passaggi della riflessione svolta su
Pagine Ebraiche dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Noemi Di Segni a proposito dell’appello “Tacciano le armi in
Medio Oriente”.
“È giusto – uno dei passaggi che si riporta sul quotidiano della
Conferenza Episcopale Italiana – che vi sia uno spazio di dibattito,
interno ed esterno all’ebraismo italiano, così come vi è in Israele,
sui temi che tutti sentiamo come cardini della nostra identità”. Ma
dalla Presidente dell’Unione, viene segnalato, è arrivato anche
l’invito all’ascolto di voci “che non si sono lette quasi da nessuna
parte, omesse, taciute, da intellettuali, da persone preposte alla
comunicazione e da chi ha la possibilità, ancor più di noi, di rendere
masse di persone informate e consapevoli dei veri fatti”.
Bandiera palestinese, fumogeni e striscione con scritto “Il Giro è
sporco di sangue” sul ponte Settimia Spizzichino, dedicato all’unica
donna tornata a Roma dalla retata del 16 ottobre 1943 nel quartiere
ebraico. È la protesta di una ventina di attivisti propal, a volto
scoperto, in vista dell’arrivo domenica nella Capitale del Giro
d’Italia (scattato quest’anno da Gerusalemme). “Trovo vergognoso e
oltraggioso per mia zia Settimia Spizzichino, per coloro che nei lager
sono stati sterminati e per gli ex deportati, un simile gesto” dice la
nipote, Carla Di Veroli, le cui parole sono riportate dal Messaggero.
Il dorso milanese del Corriere, nel parlare della tappa partita ieri da
Abbiategrasso, segnala la presenza sul percorso di un gruppo con le
bandiere dell’associazione Amici di Israele. “Anche a Roma cercheremo
di esserci, ma temiamo contestazioni” dice il loro presidente Eyal
Mizrahi.
Proseguono gli omaggi a Philip Roth. “C’è chi ha scritto che Philip
Roth incarnasse una ebraicità più ribelle rispetto alla nuova
generazione di scrittori ebreo-americani, rappresentata da lei o Safran
Foer, che invece sarebbe più rispettosa?” viene chiesto a Nathan
Englander da Repubblica. “Al di là dell’accento ebraico newyorchese –
la sua risposta – credo che la profonda ebraicità in letteratura sia
una delle cose che più ho ereditato da Roth, insieme al culto per il
suo storytelling”. Precisa comunque Englander: “L’erede di Roth è Roth
stesso”.
Il Venerdì propone un ritratto Mohammed Salah, stella egiziana del
Liverpool che domani scenderà in campo per vincere la Champions League.
Su un piano biografico ad essere ricordato è anche il passo falso con
la maglia del Basilea, quando rifiutò di stringere la mano ai
calciatori del Maccabi Tel Aviv. “Oggi però – si legge – la sua fama è
tale che persino il duro ministro della Difesa israeliano, Avigdor
Lieberman, dopo averlo visto giocare può twittare: ‘Ingaggiamolo nel
nostro esercito'”.
Il Corriere Torino dedica una pagina a Leone Sinigaglia, grande
compositore che morì d’infarto il 16 maggio del 1944 pochi istanti
prima di essere arrestato dalla Gestapo in quanto ebreo. Il prossimo 31
maggio, si riporta, gli saranno dedicati i giardini di Cavoretto dove
visse e lavorò.
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giro
d'italia
Israele,
impresa sulle Alpi
Nella
memoria degli appassionati del Giro d’Italia resterà probabilmente
soltanto il nome del vincitore, il tedesco Maximilian Schachmann: sua
la prima bicicletta ad arrivare a Prato Nevoso nella prima delle tre
tappe alpine che decideranno questa 101esima edizione della corsa.
Ma il vincitore morale ieri è stato lo spagnolo Ruben Plaza, 38 anni,
l’uomo su cui la Israel Cycling Academy ha puntato le sue migliori
carte per una vittoria di tappa in questa ultima settimana di gara.
Tra i protagonisti della fuga da lontano che ha monopolizzato la tappa,
sull’ultima salita Plaza è rimasto con i tre migliori scalatori del
gruppetto. Tante volte è apparso in difficoltà, tante volte si è
staccato, ma col suo passo, rivelando una determinazione a tratti
commovente, è sempre tornato sui primi. Fino all’ultimo strappo, fino
ai 500 metri dal traguardo. A quel punto, ripreso Schachmann e il
bergamasco Mattia Cattaneo, il favorito sembrava proprio lui. E invece
se ne è andato il tedesco, di 14 anni più giovane, beffandolo un po’
immeritatamente.
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prosegue
l'indagine condotta dal jpr
"Lotta
all'antisemitismo,
sfida per tutta l'Europa"
In
Europa oggi “l'antisemitismo tradizionale viene formulato in modo più
aperto, teorie cospirazioniste trovano terreno fertile nelle nostre
società; insegnanti, che hanno perso la percezione di cosa sia
l'antisemitismo, non reagiscono a scuola quando studenti ebrei vengono
presi di mira; giudici che pensano che lanciare molotov contro una
sinagoga sia una legittima espressione di un'opinione politica. Questo
tipo di problemi sta aumentando. A cui si aggiunge una forma di
antisemitismo importata da migranti che arrivano da società dove
l'antisemitismo, l'odio per gli ebrei e per Israele fa semplicemente
parte della narrativa. Dobbiamo essere molto attenti a non
stigmatizzare l'intera comunità ma dobbiamo anche stare molto allerta
nel confrontarci con il problema”. A dipingere questo quadro rispetto
al problema dell'antisemitismo in Europa, Katharina von Schnurbein,
coordinatrice europea per la lotta contro l'antisemitismo
(nell'immagine). Intervistata dalla rivista Politico, von Schnurbein
spiega che le prime a dover agire contro l'antisemitismo devono essere
le istituzioni pubbliche e private: “per questo abbiamo creato un
progetto coordinato per combattere l'hate speech, in cui sono comprese
le espressioni antisemite, coinvolgendo le grandi piattaforme online
come Twitter, Facebook e Istagram”.
Ma
l'Unione europea è anche impegnata anche a capire, dal basso, quali
siano le problematiche e le minacce percepite dal mondo ebraico
europeo: lo fa attraverso l'indagine voluta dal Agenzia per i Diritti
Fondamentali (Fra) dell'Ue, a cui è possibile partecipare andando sul
sito www.eurojews.eu
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Identità |
Kafka
era uno scrittore ceco? Austroungarico? O magari (considerando la
lingua in cui scriveva) tedesco? Chissà perché - immagino per evitare
ripetizioni - sembra che gli allievi non possano fare a meno di
scegliere un aggettivo per ciascun
artista/scrittore/filosofo/scienziato di cui scrivono. Per far capire
che talvolta le definizioni fondate sui luoghi di nascita possono
essere problematiche butto lì qualche provocazione: definireste Talete
un filosofo turco? Terenzio un commediografo tunisino? Catullo un poeta
veneto? Archimede un matematico siciliano? Le nostre identità sono
molteplici e fluttuanti, se poi ci si mettono anche i confini che
cambiano, gli stati che nascono e si disgregano, conquistano e vengono
conquistati non sempre ne veniamo a capo.
Anna Segre, insegnante
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Il
nuovo credo |
Un
reportage pubblicato qualche giorno fa sulla rivista Aeon, dal titolo
“undercovered atheist”, raccontava che nelle comunità haredi
statunitensi sarebbe sempre più diffuso il numero di persone, anche con
ruoli influenti all'intero delle stesse, affascinate dalla scienza e
dal “new atheism”. Stando però alle esperienze degli individui
intervistati, pur lacerati da uno scisma interiore e dalla perdita
della fede in D.o, questi continuerebbero a condurre una doppia vita,
restando nelle proprie comunità per timore di perdere i propri legami
affettivi tenendo così nascosto il nuovo “credo”.
Francesco Moises Bassano
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