Jonathan Sacks, rabbino | In
genere, tendiamo ad assomigliare ai nostri amici. Quindi scegliete come
amici persone che rappresentano ciò che aspirate a diventare.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Credo
che siamo entrati nel tempo della nostalgia e dell’odio. Due sentimenti
che si fondano sulla necessità di trovare un capro espiatorio. “Erst
komm das Fressen, dann kommt die Moral” ("prima viene la pancia piena,
poi viene la morale"). Così Bertolt Brecht ne “L’Opera da tre soldi”.
Auguri a tutti noi.
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Israele, missili da Gaza
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Nella
notte, gruppi terroristici palestinesi hanno lanciato quattro razzi
contro il Sud d’Israele. Nell’area sono scattati gli allarmi
antimissile, costringendo migliaia di israeliani a trovare riparo nei
rifugi. Tre dei razzi sono stati intercettati dal sistema Iron Dome
mentre il quarto è caduto in un’area disabitata, ha dichiarato
l’esercito israeliano che – in risposta agli attacchi che hanno rotto
il temporaneo cessate il fuoco – ha colpito diverse postazioni del
gruppo terroristico di Hamas a Gaza. I caccia israeliani hanno presto
di mira “cinque bersagli terroristici in un complesso militare
appartenente alla forza navale del gruppo terroristico di Hamas nella
Striscia di Gaza settentrionale”, fa sapere l’esercito. E riguardo a
quanto accade a Gaza, l’ambasciatore d’Israele a Roma Ofer Sachs ha
scritto a l’Espresso “per rammaricarmi per quanto visto pubblicato nel
numero di domenica 20 maggio. Il modo in cui sono stati riportati gli
eventi di Gaza – afferma l’ambasciatore – è un’ulteriore prova che
l’organizzazione terroristica, votata alla distruzione di Israele, è
riuscita nell’intento di manipolare i media internazionali,
demonizzando Israele per le azioni legittime in difesa dei suoi
cittadini. Il titolo ‘Gaza brucia’, le foto esclusive del ‘massacro’ e
gli articoli non rappresentano realmente quanto accaduto”.
L’ambasciatore ricorda il volantino diffuso da Hamas “con istruzioni
dettagliate su come portare armi e rapire cittadini israeliani”,
attraverso il quale “si può capire che le ‘marce per il ritorno’ non
sono manifestazioni organizzate in modo spontaneo dalla popolazione di
Gaza, ma delle vere e proprie operazioni pianificate da Hamas per
mimetizzare i suoi uomini tra i civili, con l’obiettivo di sfondare il
confine con Israele”. “Impedire a Hamas di mistificare la realtà –
conclude l’ambasciatore – serve la giusta informazione e disincentiva i
terroristi dal perseguire le loro crudeli strategie”. Oltre ai missili
da Gaza, intanto, la tensione sale anche in Cisgiordania: a Hebron, “un
terrorista ha cercato di travolgere militari di Israele. – la nota
dell’esercito citata in una breve da Avvenire – In risposta, i soldati
hanno sparato al terrorista, uccidendolo. Nessuno dei militari è
rimasto ferito”.
Il 2 giugno di Liliana Segre. Per la Festa della Repubblica, il
direttore de L’Espresso Marco Damilano intervista la senatrice a vita e
Testimone della Shoah Liliana Segre, che ricorda i giorni del voto:
“Avevo quindici anni e non potevo votare, però ho ancora quella
Jsensazione di gioia collettiva. Qualcosa di nuovo dopo tante tragedie,
l’esplosione di felicità per questa Italia ritrovata, in ricostruzione,
ottimista, questo mondo intorno a me che festeggiava, anche se io ero
personalmente lacerata. Ero una vecchia ragazza che aveva già visto
l’indicibile, come lo ha chiamato Primo Levi”. Nell’intervista Segre
parla della situazione attuale dell’Italia e delle sue preoccupazioni
per il deterioramento del tessuto democratico. “La democrazia – afferma
– si perde pian piano, nell’indifferenza generale, perché fa comodo non
schierarsi, e c’è chi grida più forte e tutti dicono: ci pensa lui”. E
poi ricorda: “Chi entra nel memoriale della Shoah trova scritta una
parola: indifferenza. Da senatrice ho depositato un disegno di legge
per istituire una commissione parlamentare bicamerale di monitoraggio e
di controllo sugli ‘hate speech’, i discorsi d’odio. Un invito che il
Consiglio d’Europa ha fatto ai 47 Stati membri, il nostro sarebbe il
primo caso. Le parole d’odio sono l’anticamera della fine della
democrazia. L’imbarbarimento del linguaggio è arrivato a livelli
intollerabili”.
Wanda Lattes (1922-2018). “Una combattente con la penna in mano”, la
descrive il Corriere della Sera, una donna non “incline alle
celebrazioni e alla retorica, ma orgogliosa” del suo passato nella
Resistenza, aggiunge il Corriere Fiorentino. All’età di 96 anni è
scomparsa nella su Firenze, Wanda Lattes. “Ebrea e staffetta partigiana
del Fronte della Gioventù, giornalista professionista dal 1956, Lattes
– ricorda il Corriere – iniziò al Nuovo Corriere di Romano Bilenchi,
per poi passare al Giornale del Mattino e a La Nazione. Per decenni è
stata poi corrispondente culturale per via Solferino. L’amore col
marito, l’ebreo polacco Alberto Nirenstein nasce, tra le macerie della
guerra, mentre lui risale l’Italia con gli inglesi. Nella grande casa
di Campo di Marte diventarono presto cinque, come le dita di una mano,
titolo scelto per il libro autobiografico su quella famiglia fra
Firenze e Gerusalemme: tre figlie, di cui due – Susanna e Fiamma –
seguono le sue orme, mentre Simona diventa musicista”.
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i vigili israeliani lottano contro le fiamme
Razzi e incendi, l'odio palestinese continua a minacciare Israele
Era
stato il movimento terroristico di Hamas a chiedere a Israele un
cessate il fuoco, ma, come accaduto ripetutamente in passato, la tregua
temporanea è stata violata da Gaza. Nella notte dalla Striscia sono
infatti partiti quattro razzi, diretti verso il Sud d'Israele e
intercettati dal sistema di difesa Iron Dome: migliaia di persone nel
cuore della notte sono state costrette a correre nei rifugi
antimissile, prima che i tre razzi fossero abbattuti. Il quarto è
caduto in una zona disabitata. A questo nuovo attacco, l'esercito
israeliano ha risposto colpendo 15 postazioni strategiche di Hamas a
Gaza. “Hamas è l'unico responsabile di tutti gli eventi che si
verificano nella Striscia di Gaza e che ne derivano. Se Hamas continua
a contare sul terrore invece di risolvere i problemi che affliggono i
civili di Gaza, continuerà a pagare un prezzo pesante, che aumenterà se
necessario”, le parole del portavo dell'esercito che ha spiegato come
l'operazione compiuta dall'aviazione israeliana nell'enclave
palestinese sia stata anche una risposta agli “incidenti terroristici
guidati e resi possibili dall'organizzazione terroristica di Hamas nel
corso del fine settimana". Leggi
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i 90 anni del grande intellettuale
Amos Luzzatto, una vita di studio
e di battaglie per i diritti di tutti
“La
violenza, l’incitamento all’odio fra popoli, culture, religioni
diverse, l’omologazione, per quanto riguarda il passato, dei carnefici
e delle loro vittime, tutto questo è tragicamente nella cronaca
quotidiana. Saremo capaci di reagire a questa marea? Saremo capaci di
insegnare ai nostri ragazzi la libertà di scegliere consapevolmente fra
il bene e il male, fra la lotta di sopraffazione e la convivenza civile
nel rispetto dell’altro? Hillel, un grande Maestro dell’ebraismo
diceva: 'Non fare agli altri ciò che non vorresti per te. Tutto il
resto è commento. Va’ e studia'”. Queste parole Amos Luzzatto, tra le
figure più significative dell’ebraismo italiano del dopoguerra, le
pronunciò il 27 gennaio 2005 quando era alla guida dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane. Di fronte a lui, il Presidente della
Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Sono passati 13 anni da quella data ma
gli interrogativi di Luzzatto sono ancora profondamente attuali come lo
è tutto il suo prolifico lavoro di studioso, diviso tra l'impegno
ebraico e quello civile (in lui praticamente inscindibili). Nel giorno
del suo 90esimo compleanno (nasce a Roma, il 3 giugno 1928), è giusto
rendere omaggio alla sua figura e al suo lavoro: scrittore prolifico e
chirurgo, ha ricoperto diversi incarichi politici in ambito ebraico,
guidando l'Unione dal 1998 al 2006 così come la Comunità ebraica di
Venezia. È stato anche direttore della Rassegna Mensile d’Israel, ruolo
ricoperto precedentemente dal nonno materno, il grande rabbino e
intellettuale Dante Lattes. Figlio di un socialista perseguitato dagli
squadristi fascisti, Luzzatto nel 1939 si trasferisce con la madre e i
nonni nell’allora Palestina mandataria e solo nel 1946 tornerà in
Italia. “Fummo discretamente pedinati in treno, in albergo, al
ristorante. (…) Fu solo a Haifa, dopo la dogana, che mio nonno dichiarò
di respirare finalmente aria di libertà”, ricorderà in uno dei suoi
libri in merito all'arrivo in Eretz Israel.
(Nell'immagine, Luzzatto ritratto da Giorgio Albertini) Leggi
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amos luzzatto - l'intervista a pagine ebraiche
“Non rinunciamo alla speranza”
Non
bisogna cedere al pessimismo. “Dobbiamo superare il sospetto reciproco,
e non lasciare spazio all’inimicizia, nemmeno nelle piccole cose”,
affermava nel 2015 Amos Luzzatto - una delle figure più significative
dell’ebraismo italiano del dopoguerra – in una lunga intervista
rilasciata al direttore dell'area Comunicazione e della redazione
dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale. Nel giorno
del 90esimo compleanno, ripubblichiamo l'intervista e le parole ancora
profondamente attuali di Luzzatto.
Varcato il ponte degli Scalzi, dall’altra sponda del Canal Grande
bastano ancora solo pochi passi. Dopo tanti anni in prima linea, alla
guida di molte istituzioni ebraiche e della stessa Unione, Amos
Luzzatto lascia sempre meno volentieri la sua appartata abitazione
veneziana. Lui che ha a lungo influenzato l’immagine dell’ebraismo
italiano oggi resta lontano dalla scena pubblica e preferisce dedicarsi
alle tante riflessioni che hanno segnato il suo itinerario. Ma nel
ritorno ai grandi temi che gli sono cari, nell’analisi e nello studio
che offrono ancora risultati fecondi, come questa sua ultima guida al
pensiero di un grande ebreo italiano come Dante Lattes, di cui
riportiamo uno stralcio nelle pagine che seguono, al di là del gusto
per lo studio che ha accompagnato la sua vita, traspare ancora il
desiderio di interpretare la società attuale, i problemi vivi che
attraversa l’Italia ebraica di oggi.
“Oggi - accoglie così il visitatore - sono solo un privato cittadino
che studia ancora, scrive ancora ed è pronto ad esprimersi con quei
pochi amici che pensano valga ancora la pena di ascoltarlo”.
È necessario mettere avanti tanta prudenza, ancora sulla soglia di casa?
Sono tempi difficili, meglio guardare la realtà in faccia e non farsi troppe illusioni.
L’ottimismo è un sentimento che oggi ha ancora diritto di cittadinanza?
Si corre il rischio di fare molti passi indietro. Ma non dobbiamo
cedere, dobbiamo superare il sospetto reciproco, e non lasciare spazio
all’inimicizia, nemmeno nelle piccole cose.
Per esempio?
Nella prima stagione di Israele e nella prima generazione del sionismo
la conoscenza del mondo circostante era considerata un fattore
strategico fondamentale. Se penso ai miei anni a scuola, si studiava
l’arabo. Oggi non più. Un grande presidente dello Stato di Israele come
Itzhak Navon è stato un maestro straordinario di cultura araba. Tornare
nella Gerusalemme liberata dopo la guerra dei Sei giorni e poter
leggere i nomi delle strade in arabo, è stato un sentimento che ci ha
donato una forza incredibile. Oggi cresce la tentazione della
contrapposizione, della prova di forza. E Israele e la Diaspora
rischiano di depauperare il loro vero potenziale di forza, che è fatto
di cultura e di capacità politica di mediazione
Guido Vitale, Pagine Ebraiche, Aprile 2015
(Nell'immagine, Luzzatto ritratto da Giorgio Albertini) Leggi
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fino al 9 giugno per rispondere al questionario
Antisemitismo, la voce italiana
C'è
tempo fino al 9 giugno per rispondere all'indagine sulla percezione
dell'antisemitismo da parte del mondo ebraico europeo.
Un'indagine, come raccontato dal Portale dell'ebraismo italiano nelle
scorse settimane, voluta dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali (Fra)
dell'Unione europea e condotta dall’Institute for Jewish Policy
Research (JPR) in 14 paesi dell'Ue, tra cui l'Italia. È “estremamente
importante” che anche l'ebraismo italiano partecipi al sondaggio e
risponda al questionario online (clicca qui – per condividere, il sito è www.eurojews.eu),
aveva spiegato il demografo Sergio Della Pergola, tra gli esperti
coinvolti nel progetto: attraverso questa indagine infatti sarà
possibile inquadrare in modo più chiaro la minaccia dell'antisemitismo
in Italia, raffrontarla con la situazione degli altri paesi europei, e
proporre strumenti di contrasto alle istituzioni sulla base di dati
concreti.
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a milano, il seminario ucei-ugei Chance 2 work
Web, la reputazione da difendere
“Digital reputation: come si costruisce e salvaguardia la propria reputazione sul web”.
È il tema del secondo seminario in svolgimento a Milano di Chance 2
work, progetto rivolto a ragazze e ragazzi dai 18 ai 35 anni,
organizzato da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Unione Giovani
Ebrei d’Italia con l’obiettivo di offrire ai partecipanti un supporto
concreto nel percorso di crescita e inserimento nel mondo del lavoro.
Tra gli argomenti trattati dal relatore, Massimo Dall’Olio, “Trend
globali e web revolution: dal web 1.0 al web 4.0”, “Cosa si intende per
digital reputation”, “Strumenti del web e finalità di utilizzo”, “La
gestione strategica della propria digital reputation”, “Le soft skills
digitali e il personal branding”, “Tools per il monitoraggio della
digital reputation”. Leggi
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Feticci di morte |
La
notiziola è transitata silenziosamente, in questi giorni di grandi
tensioni politiche nazionali. Non degna, nella sua apparente
insignificanza, di essere ripresa, tanto meno per una riflessione un
po’ più corposa. Il fatto, riportato da la Repubblica del 28 maggio, è
il seguente: ad una fiera di cimeli “storici” in quel di Novegro, in
prossimità di Milano, un espositore ha messo in vendita una “divisa del
deportato”, proveniente dall’ex campo di Dachau. Sulla sua autenticità
non possiamo pronunciarci, né è questione che ci interessi. Posto che
non esistessero, quando i Lager erano aperti, delle vere e proprie
divise. Semmai, perlopiù, abiti sottratti ai civili già imprigionati e
quindi destinati ai nuovi arrivati, indumenti volutamente inadeguati
(per qualità, misure, tessuti e cos’altro) ai loro destinatari ma
doppiamente utilizzati come, al medesimo tempo, mezzi di
spersonalizzazione (cosa siamo senza i nostri abiti?) e di
uniformazione (cosa diventiamo in panni da tragici pagliacci?).
Claudio Vercelli
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