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3 giugno 2018 - 20 Sivan 5778
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
In genere, tendiamo ad assomigliare ai nostri amici. Quindi scegliete come amici persone che rappresentano ciò che aspirate a diventare.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Credo che siamo entrati nel tempo della nostalgia e dell’odio. Due sentimenti che si fondano sulla necessità di trovare un capro espiatorio. “Erst komm das Fressen, dann kommt die Moral” ("prima viene la pancia piena, poi viene la morale"). Così Bertolt Brecht ne “L’Opera da tre soldi”. Auguri a tutti noi.
 
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Israele, missili da Gaza 
Nella notte, gruppi terroristici palestinesi hanno lanciato quattro razzi contro il Sud d’Israele. Nell’area sono scattati gli allarmi antimissile, costringendo migliaia di israeliani a trovare riparo nei rifugi. Tre dei razzi sono stati intercettati dal sistema Iron Dome mentre il quarto è caduto in un’area disabitata, ha dichiarato l’esercito israeliano che – in risposta agli attacchi che hanno rotto il temporaneo cessate il fuoco – ha colpito diverse postazioni del gruppo terroristico di Hamas a Gaza. I caccia israeliani hanno presto di mira “cinque bersagli terroristici in un complesso militare appartenente alla forza navale del gruppo terroristico di Hamas nella Striscia di Gaza settentrionale”, fa sapere l’esercito. E riguardo a quanto accade a Gaza, l’ambasciatore d’Israele a Roma Ofer Sachs ha scritto a l’Espresso “per rammaricarmi per quanto visto pubblicato nel numero di domenica 20 maggio. Il modo in cui sono stati riportati gli eventi di Gaza – afferma l’ambasciatore – è un’ulteriore prova che l’organizzazione terroristica, votata alla distruzione di Israele, è riuscita nell’intento di manipolare i media internazionali, demonizzando Israele per le azioni legittime in difesa dei suoi cittadini. Il titolo ‘Gaza brucia’, le foto esclusive del ‘massacro’ e gli articoli non rappresentano realmente quanto accaduto”. L’ambasciatore ricorda il volantino diffuso da Hamas “con istruzioni dettagliate su come portare armi e rapire cittadini israeliani”, attraverso il quale “si può capire che le ‘marce per il ritorno’ non sono manifestazioni organizzate in modo spontaneo dalla popolazione di Gaza, ma delle vere e proprie operazioni pianificate da Hamas per mimetizzare i suoi uomini tra i civili, con l’obiettivo di sfondare il confine con Israele”. “Impedire a Hamas di mistificare la realtà – conclude l’ambasciatore – serve la giusta informazione e disincentiva i terroristi dal perseguire le loro crudeli strategie”. Oltre ai missili da Gaza, intanto, la tensione sale anche in Cisgiordania: a Hebron, “un terrorista ha cercato di travolgere militari di Israele. – la nota dell’esercito citata in una breve da Avvenire – In risposta, i soldati hanno sparato al terrorista, uccidendolo. Nessuno dei militari è rimasto ferito”.

Il 2 giugno di Liliana Segre. Per la Festa della Repubblica, il direttore de L’Espresso Marco Damilano intervista la senatrice a vita e Testimone della Shoah Liliana Segre, che ricorda i giorni del voto: “Avevo quindici anni e non potevo votare, però ho ancora quella Jsensazione di gioia collettiva. Qualcosa di nuovo dopo tante tragedie, l’esplosione di felicità per questa Italia ritrovata, in ricostruzione, ottimista, questo mondo intorno a me che festeggiava, anche se io ero personalmente lacerata. Ero una vecchia ragazza che aveva già visto l’indicibile, come lo ha chiamato Primo Levi”. Nell’intervista Segre parla della situazione attuale dell’Italia e delle sue preoccupazioni per il deterioramento del tessuto democratico. “La democrazia – afferma – si perde pian piano, nell’indifferenza generale, perché fa comodo non schierarsi, e c’è chi grida più forte e tutti dicono: ci pensa lui”. E poi ricorda: “Chi entra nel memoriale della Shoah trova scritta una parola: indifferenza. Da senatrice ho depositato un disegno di legge per istituire una commissione parlamentare bicamerale di monitoraggio e di controllo sugli ‘hate speech’, i discorsi d’odio. Un invito che il Consiglio d’Europa ha fatto ai 47 Stati membri, il nostro sarebbe il primo caso. Le parole d’odio sono l’anticamera della fine della democrazia. L’imbarbarimento del linguaggio è arrivato a livelli intollerabili”.

Wanda Lattes (1922-2018). “Una combattente con la penna in mano”, la descrive il Corriere della Sera, una donna non “incline alle celebrazioni e alla retorica, ma orgogliosa” del suo passato nella Resistenza, aggiunge il Corriere Fiorentino. All’età di 96 anni è scomparsa nella su Firenze, Wanda Lattes. “Ebrea e staffetta partigiana del Fronte della Gioventù, giornalista professionista dal 1956, Lattes – ricorda il Corriere – iniziò al Nuovo Corriere di Romano Bilenchi, per poi passare al Giornale del Mattino e a La Nazione. Per decenni è stata poi corrispondente culturale per via Solferino. L’amore col marito, l’ebreo polacco Alberto Nirenstein nasce, tra le macerie della guerra, mentre lui risale l’Italia con gli inglesi. Nella grande casa di Campo di Marte diventarono presto cinque, come le dita di una mano, titolo scelto per il libro autobiografico su quella famiglia fra Firenze e Gerusalemme: tre figlie, di cui due – Susanna e Fiamma – seguono le sue orme, mentre Simona diventa musicista”.
 
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  davar
i vigili israeliani lottano contro le fiamme
Razzi e incendi, l'odio palestinese continua a minacciare Israele
Era stato il movimento terroristico di Hamas a chiedere a Israele un cessate il fuoco, ma, come accaduto ripetutamente in passato, la tregua temporanea è stata violata da Gaza. Nella notte dalla Striscia sono infatti partiti quattro razzi, diretti verso il Sud d'Israele e intercettati dal sistema di difesa Iron Dome: migliaia di persone nel cuore della notte sono state costrette a correre nei rifugi antimissile, prima che i tre razzi fossero abbattuti. Il quarto è caduto in una zona disabitata. A questo nuovo attacco, l'esercito israeliano ha risposto colpendo 15 postazioni strategiche di Hamas a Gaza. “Hamas è l'unico responsabile di tutti gli eventi che si verificano nella Striscia di Gaza e che ne derivano. Se Hamas continua a contare sul terrore invece di risolvere i problemi che affliggono i civili di Gaza, continuerà a pagare un prezzo pesante, che aumenterà se necessario”, le parole del portavo dell'esercito che ha spiegato come l'operazione compiuta dall'aviazione israeliana nell'enclave palestinese sia stata anche una risposta agli “incidenti terroristici guidati e resi possibili dall'organizzazione terroristica di Hamas nel corso del fine settimana".
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i 90 anni del grande intellettuale
Amos Luzzatto, una vita di studio
e di battaglie per i diritti di tutti

“La violenza, l’incitamento all’odio fra popoli, culture, religioni diverse, l’omologazione, per quanto riguarda il passato, dei carnefici e delle loro vittime, tutto questo è tragicamente nella cronaca quotidiana. Saremo capaci di reagire a questa marea? Saremo capaci di insegnare ai nostri ragazzi la libertà di scegliere consapevolmente fra il bene e il male, fra la lotta di sopraffazione e la convivenza civile nel rispetto dell’altro? Hillel, un grande Maestro dell’ebraismo diceva: 'Non fare agli altri ciò che non vorresti per te. Tutto il resto è commento. Va’ e studia'”. Queste parole Amos Luzzatto, tra le figure più significative dell’ebraismo italiano del dopoguerra, le pronunciò il 27 gennaio 2005 quando era alla guida dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Di fronte a lui, il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Sono passati 13 anni da quella data ma gli interrogativi di Luzzatto sono ancora profondamente attuali come lo è tutto il suo prolifico lavoro di studioso, diviso tra l'impegno ebraico e quello civile (in lui praticamente inscindibili). Nel giorno del suo 90esimo compleanno (nasce a Roma, il 3 giugno 1928), è giusto rendere omaggio alla sua figura e al suo lavoro: scrittore prolifico e chirurgo, ha ricoperto diversi incarichi politici in ambito ebraico, guidando l'Unione dal 1998 al 2006 così come la Comunità ebraica di Venezia. È stato anche direttore della Rassegna Mensile d’Israel, ruolo ricoperto precedentemente dal nonno materno, il grande rabbino e intellettuale Dante Lattes. Figlio di un socialista perseguitato dagli squadristi fascisti, Luzzatto nel 1939 si trasferisce con la madre e i nonni nell’allora Palestina mandataria e solo nel 1946 tornerà in Italia. “Fummo discretamente pedinati in treno, in albergo, al ristorante. (…) Fu solo a Haifa, dopo la dogana, che mio nonno dichiarò di respirare finalmente aria di libertà”, ricorderà in uno dei suoi libri in merito all'arrivo in Eretz Israel.

(Nell'immagine, Luzzatto ritratto da Giorgio Albertini)
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amos luzzatto - l'intervista a pagine ebraiche
“Non rinunciamo alla speranza”
Non bisogna cedere al pessimismo. “Dobbiamo superare il sospetto reciproco, e non lasciare spazio all’inimicizia, nemmeno nelle piccole cose”, affermava nel 2015 Amos Luzzatto - una delle figure più significative dell’ebraismo italiano del dopoguerra – in una lunga intervista rilasciata al direttore dell'area Comunicazione e della redazione dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Guido Vitale. Nel giorno del 90esimo compleanno, ripubblichiamo l'intervista e le parole ancora profondamente attuali di Luzzatto.
 
Varcato il ponte degli Scalzi, dall’altra sponda del Canal Grande bastano ancora solo pochi passi. Dopo tanti anni in prima linea, alla guida di molte istituzioni ebraiche e della stessa Unione, Amos Luzzatto lascia sempre meno volentieri la sua appartata abitazione veneziana. Lui che ha a lungo influenzato l’immagine dell’ebraismo italiano oggi resta lontano dalla scena pubblica e preferisce dedicarsi alle tante riflessioni che hanno segnato il suo itinerario. Ma nel ritorno ai grandi temi che gli sono cari, nell’analisi e nello studio che offrono ancora risultati fecondi, come questa sua ultima guida al pensiero di un grande ebreo italiano come Dante Lattes, di cui riportiamo uno stralcio nelle pagine che seguono, al di là del gusto per lo studio che ha accompagnato la sua vita, traspare ancora il desiderio di interpretare la società attuale, i problemi vivi che attraversa l’Italia ebraica di oggi.
“Oggi - accoglie così il visitatore - sono solo un privato cittadino che studia ancora, scrive ancora ed è pronto ad esprimersi con quei pochi amici che pensano valga ancora la pena di ascoltarlo”.

È necessario mettere avanti tanta prudenza, ancora sulla soglia di casa?
Sono tempi difficili, meglio guardare la realtà in faccia e non farsi troppe illusioni.

L’ottimismo è un sentimento che oggi ha ancora diritto di cittadinanza?
Si corre il rischio di fare molti passi indietro. Ma non dobbiamo cedere, dobbiamo superare il sospetto reciproco, e non lasciare spazio all’inimicizia, nemmeno nelle piccole cose.

Per esempio?
Nella prima stagione di Israele e nella prima generazione del sionismo la conoscenza del mondo circostante era considerata un fattore strategico fondamentale. Se penso ai miei anni a scuola, si studiava l’arabo. Oggi non più. Un grande presidente dello Stato di Israele come Itzhak Navon è stato un maestro straordinario di cultura araba. Tornare nella Gerusalemme liberata dopo la guerra dei Sei giorni e poter leggere i nomi delle strade in arabo, è stato un sentimento che ci ha donato una forza incredibile. Oggi cresce la tentazione della contrapposizione, della prova di forza. E Israele e la Diaspora rischiano di depauperare il loro vero potenziale di forza, che è fatto di cultura e di capacità politica di mediazione

Guido Vitale, Pagine Ebraiche, Aprile 2015

(Nell'immagine, Luzzatto ritratto da Giorgio Albertini)
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il volume curato da amos luzzatto
"Vi racconto Dante Lattes"
Tra gli ultimi importanti lavori di Amos Luzzatto, la curatela del volume dedicato al nonno, Dante Lattes - Cultura ed etica ebraica, pubblicato da Bonanno editore e dall’associazione di cultura ebraica Hans Jonas. Di seguito l'introduzione al libro, in cui Luzzatto illustra l'importanza della figura di Lattes per l'ebraismo italiano contemporaneo.

Scrivere di Dante Lattes è per me come fare un pezzetto della mia stessa autobiografia. Ero infatti il suo unico nipote, cresciuto e allevato in casa sua dopo la crudele infermità mentale che mi aveva sottratto il padre all'età di due anni. E tuttavia si tratta persino per me di un'impresa non facile, perché egli era una persona che parlava molto poco di se stessa, che pareva attribuire pochissima importanza alle proprie esperienze personali; in molti casi poteva fornire ricordi più significativi di esperienze che lo avevano visto osservatore o spettatore di quelle che lo avevano visto come protagonista.
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fino al 9 giugno per rispondere al questionario
Antisemitismo, la voce italiana
C'è tempo fino al 9 giugno per rispondere all'indagine sulla percezione dell'antisemitismo da parte  del mondo ebraico europeo. Un'indagine, come raccontato dal Portale dell'ebraismo italiano nelle scorse settimane, voluta dall’Agenzia per i Diritti Fondamentali (Fra) dell'Unione europea e condotta dall’Institute for Jewish Policy Research (JPR) in 14 paesi dell'Ue, tra cui l'Italia. È “estremamente importante” che anche l'ebraismo italiano partecipi al sondaggio e risponda al questionario online (clicca qui – per condividere, il sito è www.eurojews.eu), aveva spiegato il demografo Sergio Della Pergola, tra gli esperti coinvolti nel progetto: attraverso questa indagine infatti sarà possibile inquadrare in modo più chiaro la minaccia dell'antisemitismo in Italia, raffrontarla con la situazione degli altri paesi europei, e proporre strumenti di contrasto alle istituzioni sulla base di dati concreti.
 

a milano, il seminario ucei-ugei Chance 2 work
Web, la reputazione da difendere
“Digital reputation: come si costruisce e salvaguardia la propria reputazione sul web”.
È il tema del secondo seminario in svolgimento a Milano di Chance 2 work, progetto rivolto a ragazze e ragazzi dai 18 ai 35 anni, organizzato da Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e Unione Giovani Ebrei d’Italia con l’obiettivo di offrire ai partecipanti un supporto concreto nel percorso di crescita e inserimento nel mondo del lavoro. Tra gli argomenti trattati dal relatore, Massimo Dall’Olio, “Trend globali e web revolution: dal web 1.0 al web 4.0”, “Cosa si intende per digital reputation”, “Strumenti del web e finalità di utilizzo”, “La gestione strategica della propria digital reputation”, “Le soft skills digitali e il personal branding”, “Tools per il monitoraggio della digital reputation”.
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qui firenze - la giornalista partigiana
Wanda Lattes (1922-2018)
Ha scritto fino all’ultimo, con passione ed entusiasmo. “Via Lattes”, la sua rubrica sul Corriere Fiorentino, era uno degli spazi più seguiti del giornale. Il suo luogo di incontro e dialogo con i lettori.
Ci lascia Wanda Lattes, grande giornalista ma anche protagonista attiva della Liberazione del paese dal nazifascismo nelle fila di Giustizia e Libertà.
Come giornalista inizia a lavorare nel 1949 al Nuovo Corriere, passando poi al Giornale del Mattino e negli anni Sessanta alla Nazione. È stata corrispondente del Corriere della Sera e tra le fondatrici, nel 2008, del suo dorso toscano. Una vita per il giornalismo, cui si era dedicata con slancio dall’immediato dopoguerra e dopo aver iniziato a costruire una solida famiglia assieme ad Alberto Nirenstein, un giovane polacco che si era distinto pure lui nella Liberazione con la Brigata Ebraica.
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qui roma - l'ex calciatore della lazio
Giovanni Di Veroli (1932-2018)
La Stella era quella di Davide. Azzurro il colore dello Stato di Israele. Fu con quella maglia – la maglia della Stella Azzurra, leggendaria squadra ebraica della Capitale – che Giovanni Di Veroli iniziò a farsi notare nel mondo del calcio. E da lì spicco il volo verso la Serie A, dove si distinse per diversi anni con la maglia della Lazio.
Cinquantadue presenze in tutto, dal 1952 al 1958. Tante soddisfazioni, ma anche un grave infortunio che nel 1958, dopo due stagioni vissute un po’ meno da protagonista, lo costringerà al ritiro. Quei colori e quell’esperienza gli resteranno comunque sempre nel cuore.
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pilpul

Feticci di morte
La notiziola è transitata silenziosamente, in questi giorni di grandi tensioni politiche nazionali. Non degna, nella sua apparente insignificanza, di essere ripresa, tanto meno per una riflessione un po’ più corposa. Il fatto, riportato da la Repubblica del 28 maggio, è il seguente: ad una fiera di cimeli “storici” in quel di Novegro, in prossimità di Milano, un espositore ha messo in vendita una “divisa del deportato”, proveniente dall’ex campo di Dachau. Sulla sua autenticità non possiamo pronunciarci, né è questione che ci interessi. Posto che non esistessero, quando i Lager erano aperti, delle vere e proprie divise. Semmai, perlopiù, abiti sottratti ai civili già imprigionati e quindi destinati ai nuovi arrivati, indumenti volutamente inadeguati (per qualità, misure, tessuti e cos’altro) ai loro destinatari ma doppiamente utilizzati come, al medesimo tempo, mezzi di spersonalizzazione (cosa siamo senza i nostri abiti?) e di uniformazione (cosa diventiamo in panni da tragici pagliacci?).

Claudio Vercelli
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