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6 Giugno 2018 - 23 Sivan 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Su pressante richiesta del popolo, non pago delle ripetute promesse del Signore circa la “terra che stilla latte e miele”, Mosè invia dodici esploratori, in rappresentanza delle dodici tribù, con l’incarico di portare notizie dalla Terra d’Israele. L’esito di questa missione sarà disastroso, il resoconto di dieci di questi personaggi susciterà disfattismo e ribellione nel popolo, fino a determinare la condanna che il Signore infligge a quella generazione che dovrà estinguersi nel deserto, lasciando ai figli il compito di entrare nella terra promessa.
Soltanto due, Yehoshua e Calev, malgrado il precipitare degli eventi e pur sottoposti a intimidazioni e persino a minacce per la loro vita, rimangono tenacemente convinti della bontà della terra promessa e della certezza della parola divina, soltanto loro meriteranno di entrare in Terra d’Israele.
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Come da molti sottolineato, il momento più alto che si è vissuto ieri al Senato è stato il discorso di Liliana Segre, che ha già annunciato dura opposizione contro ogni progetto di leggi speciali e ancor più se rivolte a minoranze già ampiamente discriminate. Parole che devono allertare se lette a fianco delle strategie sull’immigrazione che si intravedono all’orizzonte. Tutti sanno che se su questo dossier dovessero prevalere le posizioni del gruppo di Visegrad, perderebbero Italia, Spagna e Grecia, che più di altri devono sopportare il peso dei primi approdi (tutto, tra l’altro, da verificare perché l’immigrazione non è solo via mare). Cosa significa, dunque, sostenere che l’Italia agirà insieme all’Ungheria per ridisegnare le politiche sull’immigrazione europee? Ciò che si intravede è la richiesta di un blocco europeo via mare e via terra per tenere al di là dei nostri confini persone in fuga a causa di guerre, sofferenze o semplici speranze di poter dare un futuro ai propri figli. Il fatto che si voglia presentare il progetto durante il semestre austriaco, altro Paese con la destra xenofoba al governo, non fa ben sperare.
 
Il monito di Liliana
Il giorno dopo la fiducia concessa al governo Conte al Senato (171 voti a favore, 117 contrari e 25 astenuti) i principali quotidiani italiani ricordano il lucido e applaudito intervento della senatrice a vita Liliana Segre. Sopravvissuta alla Shoah, Segre ha ringraziato il Presidente Mattarella per “la scelta sorprendente di nominare senatrice a vita una vecchia signora, una delle pochissime ancora viventi in Italia che porta sul braccio il numero di Auschwitz”. E poi ha scandito la sua storia di Testimone dell’orrore, di chi subì sulla propria pelle le Leggi razziste del 1938. “Mi rifiuto di pensare che oggi la nostra civiltà democratica – ha detto Segre dai banchi del Senato – stia pensando a leggi speciali contro le popolazioni nomadi. Se accadrà mi opporrò con tutte le forze”. “L’unico concreto fatto politico di ieri è Liliana Segre che dice no a leggi speciali contro i rom, il Senato che applaude, i leghisti no”, scrive Mattia Feltri su La Stampa</strong>. Sulla questione, Segre torna oggi in un’intervista rilasciata a Repubblica, sottolineando che le sue parole sui Rom e Sinti sono state anche un risposta all’appello di Alberto Melloni sullo stesso quotidiano. La senatrice ricorda il suo stato di clandestina durante le persecuzioni nazifasciste, di richiedente asilo e del rifiuto della Svizzera di accogliere lei e suo padre (che poi morirà ad Auschwitz). “Ci sono analogie” con quanto accade oggi, spiega Segre, “ma non sono situazioni uguali, a distanza di 80 anni. E io non sono indifferente: la combatto, l’indifferenza, e continuerò a farlo finché vivo”.
 
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  davar
il monito di liliana segre  
"Parlo da senatrice e Testimone

Qui per difendere la democrazia"
“Mi rifiuto di pensare che la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da leggi speciali contro i popoli nomadi. Se dovesse accadere mi opporrò con tutte le energie che mi restano”.
È la promessa di Liliana Segre, Testimone della Shoah e senatrice a vita, le cui parole hanno lasciato il segno nel corso del dibattito sviluppatosi a Palazzo Madama per la fiducia al nuovo governo Conte.
Un primo intervento, nell’aula dove siede dall’aprile scorso per nomina del Presidente Mattarella, che ha scosso ed emozionato l’opinione pubblica. “Mi accingo a svolgere il mandato di senatrice – le sue parole – ben conscia della mia totale inesperienza politica e confidando molto nella pazienza che tutti loro vorranno usare nei confronti di un’anziana nonna, come sono io. Tenterò di dare un modesto contributo all’attività parlamentare traendo ispirazione da ciò che ho imparato”. Un impegno che porterà avanti anche nel nome, ha affermato, “di quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento”.

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi senatori, prendendo la parola per la prima volta in quest’aula non possa fare a meno di rivolgere innanzitutto un ringraziamento al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha deciso di ricordare l’ottantesimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali, razziste, del 1938 facendo una scelta sorprendente: nominando quale senatrice a vita una vecchia signora, una persona tra le pochissime ancora viventi in Italia che porta sul braccio il numero di Auschwitz.
Porta sul braccio il numero di Auschwitz e ha il compito non solo di ricordare, ma anche di dare, in qualche modo, la parola a coloro che ottant’anni orsono non la ebbero; a quelle migliaia di italiani, 40.000 circa, appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che subirono l’umiliazione di essere espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società, quella persecuzione che preparò la shoah italiana del 1943-1945, che purtroppo fu un crimine anche italiano, del fascismo italiano.
Soprattutto, si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall’oblio non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano. A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno ha verso gli altri.
In quei campi di sterminio altre minoranze, oltre agli ebrei, vennero annientate. Tra queste voglio ricordare oggi gli appartenenti alle popolazioni rom e sinti, che inizialmente suscitarono la nostra invidia di prigioniere perché nelle loro baracche le famiglie erano lasciate unite; ma presto all’invidia seguì l’orrore, perché una notte furono portati tutti al gas e il giorno dopo in quelle baracche vuote regnava un silenzio spettrale.
Per questo accolgo con grande convinzione l’appello che mi ha rivolto oggi su «la Repubblica» il professor Melloni. Mi rifiuto di pensare che oggi la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da progetti di leggi speciali contro i popoli nomadi. Se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le energie che mi restano. Mi accingo a svolgere il mandato di senatrice ben conscia della mia totale inesperienza politica e confidando molto nella pazienza che tutti loro vorranno usare nei confronti di un’anziana nonna, come sono io. Tenterò di dare un modesto contributo all’attività parlamentare traendo ispirazione da ciò che ho imparato. Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il carcere; ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite del campo di sterminio. Non avendo mai avuto appartenenze di partito, svolgerò la mia attività di senatrice senza legami di schieramento politico e rispondendo solo alla mia coscienza.
Una sola obbedienza mi guiderà: la fedeltà ai vitali principi ed ai programmi avanzatissimi – ancora in larga parte inattuati – dettati dalla Costituzione repubblicana. Con questo spirito, ritengo che la scelta più coerente con le motivazioni della mia nomina a senatrice a vita sia quella di optare oggi per un voto di astensione sulla fiducia al Governo.
Valuterò volta per volta le proposte e le scelte del Governo, senza alcun pregiudizio, e mi schiererò pensando all’interesse del popolo italiano e tenendo fede ai valori che mi hanno guidata in tutta la vita.

Liliana Segre, senatrice a vita
decisive le minacce palestinesi
Israele-Argentina, salta il match

"Una vittoria degli odiatori"
Sul sito della Federazione argentina la trasferta è ancora in agenda. Ma, si avverte, la pagina “sarà sottoposta a delle modifiche”. E le modifiche previste, trapelate prima come indiscrezione e poi ufficialmente confermate, sono destinate a far parlare a lungo. Le minacce da parte palestinese cui sono stati sottoposti i calciatori e la dirigenza della nazionale argentina, attesa nelle prossime ore a un incontro amichevole con la compagine israeliana a Tel Aviv, l’ultimo prima dei Mondiali, hanno portato all’annullamento del match.
È una pagina triste e squallida quella che viene scritta in queste ore, nell’indifferenza (per il momento) di Fifa e dei massimi organismi del pallone. “Se Messi andrà in Israele, bruceremo le sue maglie” avevano annunciato alcune organizzazioni con l’entusiastica adesione del numero uno del calcio palestinese Jibril Rajoub, da molti indicato come possibile erede di Abu Mazen. Minacce verbali cui era seguita una manifestazione, piuttosto partecipata e intrisa di slogan deliranti, davanti all’hotel di Barcellona dove la squadra era in ritiro. Il timore di violenze fisiche, viene reso noto, ha innescato il clamoroso dietrofront.
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gli impegni e il dialogo
Palermo, l'ambasciatore in visita

"Sinagoga un ponte nella storia"
“Ho percepito che Palermo apprezza molto il suo passato ebraico. La riapertura della sinagoga in città sarà un momento giusto e costituirà un ponte nella storia, un ponte tra passato, presente e futuro di questa terra”.
Così l’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Oren David, in missione a Palermo, durante la visita dell’Oratorio di Santa Maria del Sabato in vicolo della Meschita, concesso in comodato d’uso dall’arcidiocesi di Palermo alla Comunità ebraica di Napoli, competente a livello territoriale sulla Sicilia.
“Dal punto di vista turistico, per gli israeliani la Sicilia è una destinazione molto popolare e, in questo senso, la sinagoga palermitana sarebbe un’attrattiva in più” ha precisato il diplomatico.
Ad accogliere l’ambasciatore David le istituzioni cittadine, con il vicesindaco Emilio Arcuri e l’assessore alla Cultura, Andrea Cusumano.
“Quest’anno Palermo è Capitale Italiana della Cultura – ha sottolineato Cusumano – Il primo evento culturale, messo da noi in calendario, è stata proprio la mostra ‘Ricordi futuri 2.0’, dedicata alla Shoah, curata da Ermanno Tedeschi e tenuta a Palazzo Sant’Elia. Il logo di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018 è rappresentato da quattro P, che rappresentano le quattro radici storiche di questa città: fenicia, greca, araba ed ebraica”.
In rappresentanza dell’UCEI c’era il suo vicepresidente, Giulio Disegni, che ha dichiarato: “Per il gruppo ebraico di Palermo la visita dell’ambasciatore David è stata proficua. Il rappresentante dello Stato di Israele ha detto che la futura sinagoga sarà, sicuramente, anche un luogo di cultura e di dialogo interconfessionale. Quello che stiamo vivendo non è un periodo facile: antisemitismo e razzismo crescono. La strada del dialogo e della convivenza pacifica è quella che deve vincere".


Daniele Ienna
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qui ferrara - festa del libro
Lampronti, il segno del Maestro
“La salutare efficacia della sua azione fu riconosciuta ed encomiata, perrochè quand’egli era ancora in vita e anche molti anni dopo la sua morte gli uomini della comunità andavano proclamando che di quanto sapevano andavano debitori alle fatiche ed allo zelo del Patriarca Isacco, così il chiamavano per affetto e venerazione”. Così scrive nel 1871 Benedetto Levi nel suo Della vita e dell’opera – Isacco Lampronti, parlando del grande Maestro e medico ferrarese vissuto tra il 1679 e il 1756 e definito dai suoi contemporanei Patriarca Isacco, tanto era l’onore a lui riservato. Per riscoprire la grandezza dell’opera di Lampronti arriva ora il volume Nuovi studi su Isacco Lampronti. Storia, poesia, scienza e Halakah (Giuntina-MEIS, Firenze, 2017): un’opera curata dall’ebraista Mauro Perani che sarà presentata domenica nella città del Maestro, Ferrara, in occasione della nuova e attesa edizione della Festa del Libro ebraico, promossa dal Museo Nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah.


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qui milano - melamed
Scuola ebraica, nuovi servizi
Sei aule, un laboratorio d’informatica, un’aula insegnanti, due aree per le attività ludiche e diversi locali di servizi. Sono gli spazi inaugurati alla scuola ebraica di Milano di via Sally Mayer la scorsa settimana, dopo una serie di lavori. Un progetto reso possibile dai finanziamenti raccolti dalla Fondazione dedicata alla scuola, che da 20 anni è impegnata nel sostenere la struttura sia per quanto riguarda l’offerta didattica sia per quanto riguarda ristrutturazioni all’edificio. Il lotto di lavori che si è concluso ufficialmente il 29 maggio scorso riguarda le scuole elementari che occupano gran parte del pian terreno e primo piano dell’istituto e che ospitano circa 200 allievi in nove classi.
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lo studio
Gran Muftì e rivolte arabe,

forti responsabilità fasciste
Nell’ambito del Master Internazionale di Secondo Livello in Didattica della Shoah dell’Università Roma Tre, di cui il professor David Meghnagi è direttore, ho sviluppato una ricerca basata sui documenti dell’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, volta a porre in luce i rapporti tra i capi delle rivolte arabe e il governo fascista. La ricostruzione degli eventi avviene mediante una lettura critica dei telegrammi, dei telespressi e dei tanti appunti stilati dalle varie autorità italiane, che ebbero contatti diretti con i diversi protagonisti musulmani. Il primo documento riportato è datato 23 ottobre 1933, anno in cui l’Italia entrò in contatto con il Gran Muftì di Gerusalemme, Hag Amin el Husseini, per arrivare, in conclusione, al 11 novembre 1939 con la fuga del capo religioso in Iraq, a Bagdad. Non si tratta di una ricostruzione degli eventi specifici, ma, più in particolare dell’illustrazione dell’apporto italiano al nascente nazionalismo arabo, in armi e denaro, teso a far risaltare le responsabilità fasciste nelle rivolte e nella stesura del Libro Bianco del maggio 1939, diretto a limitare l’immigrazione ebraica in un periodo buio della storia della persecuzione antisemita. Ciò permette, inoltre, di affrontare la questione dell’emanazione delle leggi antiebraiche del 1938, in Italia, con riferimento alle loro implicazioni nello scenario mediorientale e all’alleanza del Gran Muftì di Gerusalemme con le Potenze dell’Asse.

Giordana Terracina
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qui milano - il festival
"Cultura antidoto al populismo"
La preoccupazione per la retorica populista presente nella politica italiana e per il degradamento generale del discorso pubblico. Si parte da qui. “Si dicono cose, anche nei confronti degli ebrei, che prima ci si vergognava ad affermare pubblicamente” sottolinea Andrée Ruth Shammah, direttrice del Teatro Franco Parenti, invitata a inaugurare la prima giornata del Festival sulle culture ebraiche A different set of jews, organizzato a Milano, alla Corte dei Miracoli, da Miriam Camerini. Shammah ha riflettuto sulla situazione attuale del Paese e sul proprio impegno culturale nel contrastare chi “parla solamente alla pancia degli italiani, ai loro istinti più bassi”.
“Quello che mi ha insegnato l’ebraismo, è che anche quando ci troviamo con l’acqua alla gola – come gli ebrei mentre attraversano il Mar Rosso per fuggire dall’Egitto – dobbiamo continuare ad andare avanti con fiducia”, il messaggio della Shammah.


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qui firenze
Balagan, nuova edizione al via
Sesta edizione al via per il Balagan Cafè, il festival organizzato dalla Comunità ebraica fiorentina in collaborazione con il Comune nell’ambito del calendario dell’Estate Fiorentina e con il contributo della Regione Toscana. Filo conduttore di questa edizione gli anniversari – Dal 1938, anno delle Leggi razziste, al 1948, l’anno della Costituzione italiana e della nascita di Israele; per arrivare al ’68 e ad altri meno scontati. Primo appuntamento domani con una conferenza di Mario Ruffini che parlerà di “Laura Coen Luzzatto Dallapiccola e la musica” con l’accompagnamento musicale di Fabio Battistelli che eseguirà motivi ebraici al clarinetto. L’incontro, è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa, servirà per tracciare un ritratto della moglie di uno dei compositori più rilevanti del Novecento. A lui e a Mario Castelnuovo Tedesco sarà dedicato il concerto serale realizzato in collaborazione con il Maggio Musicale fiorentino e il Conservatorio Cherubini.
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pilpul
Ticketless - Appelli sugli alberi
A cicli ritorna nel dibattito interno all’ebraismo italiano l’annosa questione degli appelli su Israele. Vorrei provare a sdrammatizzare, se ci riesco. L’ultimo appello, essendo il primo ad essersi manifestato sui social, pare abbia scaldato molto gli animi. Non ignoro che documenti analoghi siano lanciati anche in altri paesi e non entro nel merito. Guardo la cosa dall’esterno e osservo, da dilettante, la forma, prima che la sostanza. Posseggono, questi appelli, sempre la stessa venatura stilistica, diciamo pure una retorica, che li rende uguali a se stessi nonostante il trascorrere degli anni: per il tono accorato, si direbbe melodrammatico, “core ‘n mano”, e per il piano di superiore nobiltà morale su cui si collocano i firmatari. Se fossi un semiologo, li metterei uno accanto all’altro questi appelli e li affiderei a un’indagine comparativa, di metodo.

Alberto Cavaglion 
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Periscopio - Cinquant'anni dopo
Combattuto, nella scelta dell’argomento da commentare nella mia nota settimanale, tra l’insediamento del nuovo governo italiano (che, a mio avviso, non va tanto giudicato dalle persone dei suoi membri, né dai contenuti del cd. ‘contratto’ a esso collegato, quanto dagli umori profondi che esprime, dai sentimenti e le pulsioni prevalenti tra gli elettori che rappresenta, dalla direzione dell’impetuoso vento che sembra gonfiarne le vele) e l’ennesima recrudescenza delle attività ricreative dei terroristi di Gaza (col puntuale contorno dei nauseabondi commenti della stampa internazionale di fronte alle reazioni difensive da esse generate), ho deciso infine di dire due parole in occasione del cinquantesimo anniversario (caduto ieri, 5 giugno) dell’assassinio di una delle più grandi anime del secolo scorso.

Francesco Lucrezi
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Gli amici di Israele
Al Consiglio di Sicurezza di New York, risoluzione dopo risoluzione, si vede chi è amico di Israele, e chi amico non è, pur tra diverse sfumature.
Il Kuwait ha cercato di far condannare Israele per i noti scontri avvenuti sul confine di Gaza, e la risoluzione non è passata solo grazie al veto frapposto dagli USA di Trump e di Nikki Haley. Grave il voto della Francia in favore della condanna di Israele, e altrettanto grave l’astensione di paesi come l’Inghilterra e la Svezia. La nostra Italia, nel recente passato responsabile di vergognosi voti, si è salvata per non essere più membro del Consiglio di Sicurezza, ma in futuro dovremo seguirne con attenzione le nuove posizioni in occasione dei voti alle Nazioni Unite.


Emanuel Segre Amar
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