Gran Muftì e rivolte arabe,
le responsabilità fasciste

mufNell’ambito del Master Internazionale di Secondo Livello in Didattica della Shoah dell’Università Roma Tre, di cui il professor David Meghnagi è direttore, ho sviluppato una ricerca basata sui documenti dell’Archivio Storico Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri, volta a porre in luce i rapporti tra i capi delle rivolte arabe e il governo fascista. La ricostruzione degli eventi, avviene mediante una lettura critica dei telegrammi, dei telespressi e dei tanti appunti stilati dalle varie autorità italiane, che ebbero contatti diretti con i diversi protagonisti musulmani. Il primo documento riportato è datato 23 ottobre 1933, anno in cui l’Italia entrò in contatto con il Gran Muftì di Gerusalemme, Hag Amin el Husseini, per arrivare, in conclusione, al 11 novembre 1939 con la fuga del capo religioso in Iraq, a Bagdad. Non si tratta di una ricostruzione degli eventi specifici, ma, più in particolare dell’illustrazione dell’apporto italiano al nascente nazionalismo arabo, in armi e denaro, teso a far risaltare le responsabilità fasciste nelle rivolte e nella stesura del Libro Bianco del maggio 1939, diretto a limitare l’immigrazione ebraica in un periodo buio della storia della persecuzione antisemita. Ciò permette, inoltre, di affrontare la questione dell’emanazione delle leggi antiebraiche del 1938, in Italia, con riferimento alle loro implicazioni nello scenario mediorientale e all’alleanza del Gran Muftì di Gerusalemme con le Potenze dell’Asse.

Giordana Terracina

(6 giugno 2018)