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6 Luglio 2018 - 23 Tamuz 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav

Pierpaolo Pinhas Punturello, rabbino
È tosto il personaggio di Pinchas. Difficile accettare il coraggio impulsivo del suo gesto, ma è innegabile il suo merito. Certo per “legalizzare” quel merito ci vuole Dio come leggiamo in Numeri 25, 12-13: “Perciò digli: ‘Ecco, io stabilisco con lui un’alleanza di pace,che sarà per lui e per la sua progenie dopo di lui l’alleanza di un sacerdozio perpetuo, perché ha avuto zelo per il suo Dio e ha fatto l’espiazione per i figli d’Israele'”. Ed è difficile che La comunità umana accetti di buon grado un dardo scagliato addosso. Ma proprio per questo il gesto di Pinchas non può essere ripetuto e non è un insegnamento, mentre il suo coraggio è d’esempio: un coraggio che è rispetto della Torá e rispetto del prossimo, altrimenti i dardi che lanciamo non hanno senso morale e sarebbe meglio giocare a fremette.
 
Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
In un articolo su Il Giornale di martedì 3 luglio Fiamma Nirenstein riflette sull’antisemitismo nei movimenti politici in Europa, indicando giustamente che la sua presenza è equamente distribuita un po’ in tutte le formazioni. La passione professionale e politica la spinge legittimamente a sottolineare la pervasiva presenza di questa ideologia nell’islamismo che “ha seguitato a perseguitare e uccidere ebrei in Francia, Belgio, Inghilterra, Paesi Bassi”. La sua valutazione è che i cosiddetti populismi di destra in Europa, sebbene non siano esenti dalla presenza di antisemitismo diffuso, siano in realtà poco pericolosi su questo versante perché – questa la sua idea – mancherebbero “molti degli elementi che ne hanno fatto nel secolo scorso un movimento di massa”. Molto più pericoloso, a suo giudizio, sarebbe il versante progressista. “In Europa c’è antisemitismo? Di certo. È opera della destra? No, è israelofobia antisemita di sinistra”.
Si tratta naturalmente di valutazioni giornalistiche, che di certo non sono campate in aria. Per usare lo stesso metodo dell’amica Nirenstein, si potrebbe porre la domanda retorica: c’è antisemitismo a sinistra? Certo che sì, e chi scrive ne ha fatto oggetto di studio in diverse occasioni. Tuttavia va sottolineato che i sondaggi e le indagini demoscopiche degli ultimi anni non sono esattamente in linea con le valutazioni proposte nell’articolo. La grande maggioranza delle polemiche a carattere antisemita presenti su internet, oppure prodotte nell’editoria periodica o in libri, fanno parte a pieno titolo dei movimenti politici ultraconservatori del suprematismo e dell’estrema destra.
 
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Addio a Lanzmann
Con la scomparsa di Claude Lanzmann, è parere unanime, scompare un gigante della Memoria capace con il suo Shoah di segnare un’epoca. “Nulla è vagamente paragonabile a questo film, all’impatto che provocò, all’avvicendarsi di volti, voci, paesaggi sullo schermo. Shoah è stato e rimane l’abc dell’indicibile” scrive Elena Loewenthal, sulla Stampa, a proposito del suo capolavoro. “Nella battaglia immanente per non dimenticare la Shoah l’opera di Lanzmann è destinata a rimanere una risorsa irrinunciabile” conferma il direttore Maurizio Molinari.
“La memoria è una costruzione, basata su testimonianze, filtrate dalla nostra percezione etica ed estetica di quelle testimonianze”. Questo per Wlodek Goldkorn, che ne scrive su Repubblica, il suo insegnamento fondamentale. Shoah, da Paolo Mereghetti sul Corriere, è definita “un’opera monumentale che riesce a raccontare l’indicibile e la radicalità della morte evitando ogni retorica”.
“Forse soltanto un cartoonist come Art Spiegelman, con il suo Maus, ha saputo avvicinarsi a tali cime abissali, grazie però all’uso della matita” sottolinea Claudio Vercelli sul Manifesto.

Sul festival organizzato da un’associazione di estrema destra ad Abbiategrasso, di cui molto si è parlato negli scorsi giorni, da segnalare l’intervento della senatrice a vita Liliana Segre che in una interrogazione parlamentare rivolta al ministro dell’Interno Matteo Salvini scrive: “La Repubblica democratica nata dalla Resistenza non può accettare forme di manifestazione in cui vengano programmaticamente diffusi messaggi e simbologie dichiaratamente razziste, xenofobe e apologetiche del fascismo”. Scrive al riguardo il Corriere Milano: “Nei giorni scorsi sono arrivati appelli da parte di Anpi, Unione delle comunità ebraiche, sindacati, associazioni antifasciste e da una ventina di sindaci della zona. Ieri l’indignazione ha raggiunto il Viminale accompagnata da una firma che dice qualcosa di più”.
 
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  davar
dopo la dichiarazione congiunta di varsavia
Lo Yad Vashem a Netanyahu:

"Memoria, grave passo falso"
Un documento “molto problematico”
Sta suscitando diverse reazioni l’intervento pubblico con cui la direzione dello Yad Vashem, il Memoriale della Shoah di Gerusalemme, ha attaccato il governo israeliano per il documento congiunto firmato dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu e dal suo collega polacco Mateusz Morawiecki. Una sorta di compromesso, che nelle intenzioni dei firmatari avrebbe dovuto risolvere lo scontro apertosi a inizio anno per via della legge liberticida sulla Memoria della Shoah approvata da Varsavia che di fatto criminalizza chiunque attribuisca responsabilità ai polacchi nello sterminio degli ebrei.
Diversi i punti problematici che tale dichiarazione congiunta solleva, osservano dallo Yad Vashem. Una stridente equiparazione tra antisemitismo e sentimento antipolacco (approccio vittimistico lungamente cavalcato negli scorsi mesi per avallare la legge). O ancora l’affermazione, contestata dagli storici, che il governo polacco in esilio a Londra, negli anni della persecuzione, abbia fatto il possibile per far conoscere al mondo cosa stesse accadendo nei lager e salvare i suoi cittadini ebrei.
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l'interrogazione parlamentare
Liliana Segre scrive a Salvini:

'Impedisca festival neofascista'
“La Repubblica democratica nata dalla Resistenza non può accettare forme di manifestazione in cui vengano programmaticamente diffusi messaggi e simbologie dichiaratamente razziste, xenofobe e apologetiche del fascismo”.
È quanto scrive la senatrice a vita Liliana Segre in una interrogazione parlamentare rivolta al ministro dell’Interno Matteo Salvini. Oggetto dell’interrogazione è il festival neofascista che si inaugurerà nelle prossime ore ad Abbiategrasso, in Lombardia, organizzato dal gruppo Lealtà e Azione in spazi pubblici.
“Premesso che di questo sentimento di ripulsa per l’iniziativa si sono fatte interpreti svariate organizzazioni antifasciste e della società civile, dall’Anpi all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, ai sindacati CGIL-CISL-UIL, alle ACLI e a numerosi partiti democratici – scrive Segre a Salvini – si chiede di sapere se il ministro in epigrafe sia a conoscenza della pericolosità dell’evento in questione e se non ritenga di dover disporre la revoca delle autorizzazioni così da scongiurare la realizzazione di una iniziativa di patente carattere anticostituzionale, che offende i valori di fondo della nostra Repubblica e di ogni forma di convivenza civile”.


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La scomparsa del grande regista
Claude Lanzmann (1925-2018)
Lascia un segno profondo Claude Lanzmann, il grande intellettuale e regista francese scomparso nelle scorse ore, autore tra gli altri del monumentale Shoah.
“Un gigante del ventesimo secolo, in prima linea nella lotta all’antisemitismo e nella difesa di Israele e del suo diritto ad esistere” lo ricorda David Meghnagi, assessore alla Cultura dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane la cui amicizia e collaborazione con Lanzmann risale ad alcuni anni fa, in occasione dell’uscita del documentario L’ultimo degli ingiusti che il regista dedicò alla figura del rabbino Benjamin Murmelstein, l’ultimo Decano del Consiglio degli Ebrei di Theresienstadt. Un lavoro cui Meghnagi si è ispirato per approfondire alcuni suoi progetti insieme al figlio Wolf.
È commosso Marcello Pezzetti, storico della Fondazione Museo della Shoah di Roma. “Lo conoscevo da una vita – racconta – da quando ancora filmava Shoah. Ci siamo incontrati tantissime volte, abbiamo fatto insieme decine di conferenze. Soprattutto al Memoriale della Shoah di Parigi. Ci tengo a dirlo, litigavamo spesso. Non aveva un carattere facile, d’altronde. Ma siamo stati veri amici, legatissimi”.
Per quanto riguarda Shoah, dice che parlarne come di una visione fondamentale “è a dir poco eufemistico”. Anche per via dell’intuizione apportata in quel contesto: la Shoah bisognava farla raccontare direttamente da chi c’era. Vittime, carnefici e indifferenti.
Impagabile, inimitabile, insuperabile. Sono i tre aggettivi scelti da Claudio Vercelli per definire Shoah, che lo storico torinese vide per la prima volta in Israele (in ebraico, e con sottotitoli in francese). “Un’esperienza – ci dice – che mi sconvolse”.
Quell’opera resta così una pietra miliare, al pari di altre produzioni in diversi campi. “Come il fumetto Maus, di Art Spiegelmann. O ancora il libro intervista di Hanna Krall a Marek Edelman sulla realtà del Ghetto di Varsavia. Opere che – afferma – segnano e aprono una strada”.
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NEL SEGNO DI GERDA TARO
Strega, il trionfo della Janeczek
A 15 anni dall’ultima volta una donna vince il Premio Strega. È Helena Janeczek, con il suo formidabile La ragazza con la Leica pubblicato da Guanda e dedicato alla figura di Gerda Taro. “Un rimpianto e un mistero. Una donna, affascinante, vitale e soprattutto sfacciatamente libera, in un’epoca in cui la libertà era fatta di grandi ideali, di sogni, di pericolo. Un racconto corale, che esalta la già non comune vicenda di una fotografa, Gerda Taro, che per molto tempo è stata nota solo come compagna del ben più famoso Robert Capa” spiegava Ada Treves su Pagine Ebraiche di gennaio. Raccontava la scrittrice, nata a Monaco di Baviera da una famiglia polacca di origine ebraica, ma in Italia da oltre trent’anni, al giornale dell’ebraismo italiano: “Facendo ricerche, scavando documenti dagli archivi, andando a leggere documentazione spersa in mille diversi luoghi, ho trovato storie incredibili, coincidenze che davvero sembrano inventate. Eppure sono vere, documentate. Ci sono storie molto più incredibili di alcune situazioni che ho usato per permettere alla storia di scorrere senza salti”.
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La lezione di anna foa al meis
Ebrei e Chiesa, dall'Inquisizione

alla nuova sfida del Dialogo 
I rapporti tra ebrei e Chiesa cristiana sono, per Anna Foa, non solo uno dei temi dominanti della sua vita di docente universitaria – ha insegnato alla Sapienza di Roma (Storia Moderna), all’Università Gregoriana e all’Università Ebraica di Gerusalemme – ma anche il nucleo della sala che ha curato al Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah, nel percorso espositivo “Ebrei, una storia italiana. I primi mille anni”. E proprio su “Ebrei, cristiani e Chiesa” la professoressa Foa è intervenuta ieri al Meis, per il ciclo di incontri alla scoperta della mostra.
“Autrice di testi e saggi che sono ormai dei classici – così l’ha introdotta il Direttore del Museo, Simonetta Della Seta –, oltre alle recensioni di libri ebraici che scrive sull’Osservatore Romano, lo scorso 25 gennaio, al Quirinale, Anna ha tenuto un bellissimo discorso in occasione del Giorno della Memoria. Perché il suo pensiero abbraccia la vicenda ebraica dalla storia antica a quella moderna, dell’Europa e dell’Italia”.


Daniela Modonesi
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la testimonianza
Pisa, giornata indimenticabile
Pisa, piccola Comunità che subisce anch’essa il destino di assottigliarsi sempre più qualche giorno fa invece ha brillato di luce propria, festeggiando un Bat Mitzvah.
La cronaca: una ottantina di partecipanti, le panche tutte occupate, il Coro Ventura diretto dal Maestro Paolo Filidei, avuto in prestito dalla Comunità vicina di Livorno e tanta, tanta emozione.


Paola Samaia

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L'iniziativa ucei
Ebrei nel mondo islamico,

un bando rivolto all'università
Nell’ambito delle celebrazioni per il cinquantenario dell’arrivo degli ebrei di origine libica in Italia, l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane attraverso l’Assessorato alla Cultura bandisce un concorso per l’assegnazione di tre premi per un biglietto di viaggio in Israele dell’importo massimo di 500 euro ad personam per la realizzazione di una tesi di laurea magistrale discussa negli anni accademici 2016-2017 e 2017-2018 (sino alla sessione di giugno 2018) che affronti un aspetto della memoria e della storia delle comunità ebraiche nel mondo arabo e islamico nel Novecento.
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qui palermo - l'iniziativa
Un albero per i magistrati uccisi

"Testimone del bene che vince"
Anche il Keren Kayemeth Le Israel, con il suo presidente Sergio Castelbolognesi, e la rappresentanza diplomatica di Israele in Italia, con la sua viceambasciatrice Ofra Farhi, al convegno “Ritratti del coraggio. Lo Stato italiano e i suoi magistrati” svoltosi nella Sala Mattarella del Palazzo dei Normanni a Palermo in ricordo di 27 magistrati assassinati. Evento nel corso del quale sono intervenuti diversi giuristi di fama e al termine del quale, nel Comune di Ciminna, è stata piantumata una quercia ed è stato posato un monumento donato dall’Arma dei Carabinieri.
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pilpul
Il prezzo della sintonia
È giusto che un ambasciatore cerchi di intrattenere buoni rapporti con il governo locale, di qualunque colore sia, e con il locale ministro degli Interni, a maggior ragione se è anche il vicepremier. È chiaro che non spetta ad un ambasciatore esprimersi sul modo in cui il paese in cui si trova gestisce i propri flussi migratori e i profughi. E se un ministro degli Interni avanza proposte in contrasto con la propria Costituzione non spetta certo ad un ambasciatore straniero il compito di avvertirlo.
Ma se quel ministro è anche il leader di un partito razzista, xenofobo, che strizza l’occhio ai nostalgici del fascismo e del nazismo, e i cui esponenti, comprese persone che occupano cariche politiche a livello locale e nazionale, si lanciano spesso e volentieri in esternazioni nostalgiche e antisemite, l’ambasciatore di Israele non ci trova proprio niente da ridire?
Non c’è bisogno di alzare la voce e di compromettere un’ottima collaborazione. Anche in un contesto di rapporti cordiali si potrebbe approfittare di un incontro per mettere qualche puntino sulle i, per ribadire qualche principio. Nel caso della Polonia, per esempio, a proposito della famigerata legge che rischiava di mettere un bavaglio alla ricerca storica sulla Shoah questo è stato fatto, e i risultati si sono visti perché la legge è stata cambiata. Allo stesso modo l’ambasciatore israeliano Sachs incontrando Salvini, insieme alle grandi dichiarazioni di amicizia (anzi, proprio in virtù di quelle), non avrebbe potuto trovare il modo per esprimere gentilmente, delicatamente, diplomaticamente una garbata preoccupazione per il moltiplicarsi di nostalgie fasciste, razzismo, antisemitismo? O per sottolineare l’importanza della memoria della Shoah?
Altrimenti il prezzo che paghiamo per i buoni rapporti tra Italia e Israele non rischia di essere troppo alto?


Anna Segre, insegnante
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Prima che sia troppo tardi
“Quand’ero giovane in me ardeva la fiamma divina./
Credevo di poter rendere migliore il mondo intero./ Con il crescere dell’età si è spenta la fiamma dell’entusiasmo e mi dicevo: non potrò più sanare tutto il mondo, non ne sono capace. Cercherò di rendere migliori i figli della mia città./ Col passare degli anni mi sono accorto di aver preteso troppo. Ho detto: Mi basta condurre al bene i miei famigliari./ Ora, al tramonto dei miei giorni, non sogno più./ Mi resta un solo desiderio: che almeno mi riesca migliorare me stesso. [ma non sono riuscito a realizzare neppure questo]”
Queste parole vengono attribuite, nell’incipit del libro Cinecittà di Lizzie Doron (Giuntina, 2015), al Rabbi Haim Halberstam di Sanz (1793–1876). In parte, identificano quel passaggio esistenziale che molti di noi hanno sovente compiuto: dall’entusiasmo idealistico dell’adolescenza al pragmatismo dell’età adulta, con la conseguente rassegnazione di fronte alla realtà concreta. Ma può essere anche inteso come un invito a sfruttare il presente, a cercare di cambiare e migliorare almeno ciò che pertiene la nostra esistenza e tutto ciò con cui questa viene a contatto, a rispondere a “quel se non ora quando?” che non lascia spazio a rimandi e esitazioni. Poiché dopo potrebbe essere troppo tardi.


Francesco Moises Bassano
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