28 febbraio 2018 - 13 Adar 5778

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25 Luglio 2018 - 13 Av 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL

alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Guardati bene e stai molto attento a non dimenticare le cose che i tuoi occhi hanno visto, in modo che non si allontanino dal tuo cuore tutti i giorni della tua vita, anzi le dovrai insegnare ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli: (Non dimenticare) il giorno in cui ti trovasti davanti al Signore tuo D.O in Chorev (Sinai), allorquando il Signore mi disse – “radunami il popolo e gli farò sentire le mie parole, affinché imparino a temerMi tutti i giorni che vivranno sulla terra e poi insegneranno ai loro figli”( Deuteronomio 4,9-10).
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Continua a fare molto discutere in Israele e nella diaspora la controversa legge sull’ebraicità dello Stato di Israele promossa dal governo Netanyahu.
 
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"Vicini alla Grecia"
È di almeno 74 morti il bilancio delle vittime degli incendi che hanno devastato la regione attorno ad Atene, in Grecia. Ancora ignote le cause dell’incendio, ma il governo greco sospetta che siano di natura dolosa. “Nulla resterà senza risposta” ha dichiarato il premier greco Alexis Tsipras. Le fiamme sono divampate in luoghi diversi e distanti tra loro e anche per questo lo stesso Tsipras, in mattinata, aveva parlato di “incendi asimmetrici”, spiega Repubblica. Alcuni media greci ipotizzano, inoltre, che piromani siano entrati in azione per saccheggiare le case abbandonate dai turisti o per motivi di speculazione edilizia. Tanti i leader internazionali che hanno mandato messaggi di sostegno e cordoglio alla Grecia, tra cui il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che ha telefonato a Tsipras. “Israele piange con il popolo greco per la perdita di vite umane. Le mie più sentite condoglianze alle famiglie che hanno perso i loro cari”.
 
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  davar
il messaggio del quirinale 
"Il Manifesto della Razza

infamante pagina italiana"
“La più grave offesa recata dalla scienza e dalla cultura italiana alla causa dell’umanità”.
Queste le parole scelte oggi dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per ricordare l’infame Manifesto della razza che, 80 anni fa, fece da apripista alla promulgazione in autunno delle Leggi razziste antiebraiche da parte del fascismo.
“La aberrazione dell’affermazione della supremazia di uomini su altri uomini considerati di razze inferiori, la volontà di dominio che esprimeva, la violenza, segregazione, pulizia etnica che portava con sé – ha detto il Capo dello Stato – avrebbero segnato nel profondo la storia del XX secolo e, con essa, la coscienza dei popoli”. Le responsabilità degli intellettuali che lo sottoscrissero, e dei larghi settori della società italiana che assistettero indifferenti a questo scempio dei diritti di cittadini italiani, ha aggiunto Mattarella, “non possono essere taciute”.
“Sperimentate con le misure attuate nelle colonie africane nei confronti di quelle popolazioni, le Leggi razziste, nonostante le robuste radici umanistiche e spirituali della millenaria civiltà italiana, portarono alla feroce persecuzione degli ebrei, presupposto di ciò che, presto, sarebbe divenuto l’Olocausto. Allo stesso modo – sottolinea Mattarella – si accanì contro Rom e Sinti, e anche quelle mostruose discriminazioni sfociarono nello sterminio, il porrajmos, degli zingari”.
Una pagina che definisce “infamante, riscattata con la solidarietà di pochi durante le persecuzioni, la lotta di Liberazione, con la Costituzione repubblicana, con il sangue, il sacrificio, l’unità del nostro popolo attorno a ideali di eguaglianza, democrazia, pace e libertà”.
Il veleno del razzismo, il monito del Quirinale, “continua a insinuarsi nelle fratture della società e in quelle tra i popoli”, crea barriere e allarga le divisioni”. Compito di ogni civiltà, prosegue, è di evitare che si rigeneri. Perché le libertà, la pari dignità, il rispetto per l’altro, la cooperazione, l’integrazione e la coesione sociale “sono le migliori garanzie di un domani di armonia e progresso”.
Conclude Mattarella: “Ogni teoria di razza superiore, o di razza accompagnata da aggettivo diverso da umana, non deve più avere cittadinanza: ciò che è accaduto rappresenta un monito perenne e segna un limite di disumanità che mai più dovrà essere varcato”.


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qui trieste - redazione aperta
"Italia, una società che cambia

Anche nel segno del populismo"
Una società in forte evoluzione, con un carico ingente di incognite e tensioni di cui tener conto. È la fotografia dell’Italia di oggi, anche alla luce della profonda mutazione del quadro politico da poco avvenuta, che l’istituto di ricerca Swg ha elaborato nel rapporto di recente stesura “Il 2018 e la politica”. A parlarne a Redazione Aperta, all’interno di un confronto cui è intervenuto anche l’assessore UCEI al Bilancio Davide Romanin Jacur, il presidente di Swg Maurizio Pessato.
Dati e tabelle alla mano, ha affrontato il tema da più punti di vista. Una analisi comparata del voto per segmenti socioprofessionali, un confronto tra flussi elettorali nel 2013 e nel 2018, il clima sociale, un approfondimento specifico su politica, rappresentanza e partiti. Ad essere evidenziata la peculiarità del “populismo all’italiana”. Una forza, spiega Pessato, “che ha dimostrato di essere trasversale”. Molto diversa quindi dal populismo in Germania e Francia, o nei Paesi dell’Est Europa, “chiaramente connotato a destra”. O in quello statunitense, di cui Bernie Sanders viene indicato come portabandiera, “che è invece radicato a sinistra”. Unico caso simile, prosegue Pessato, “è Ciudadanos in Spagna, ma non con la stessa trasversalità”.
A favorire l’ascesa di Lega e Cinquestelle, con la prima che nell’ultimo sondaggio Swg ha superato la seconda per numero di consensi, sarebbe “un cambiamento socioeconomico emozionale” in corso nel paese. E un crollo verticale di alcune certezze, che ha determinato un assetto istituzionale radicalmente diverso rispetto al passato “con la scomparsa di partiti che, nel bene e nel male, hanno tenuto la scena per lungo tempo”.


(Foto di Giovanni Montenero)
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qui trieste - redazione aperta
Diaspora, una storia di resilienza
La capacità del popolo ebraico di attraversare i millenni, spostandosi in ogni parte del globo, ma mantenendo sempre la propria identità. È il punto di partenza del lavoro presentato in occasione di Redazione Aperta dall’assessore al Bilancio UCEI Davide Romanin Jacur, realizzato per l’ultima edizione della Giornata europea della Cultura ebraica a Padova. “Movimenti diasporici del popolo ebraico nel corso dei secoli”, il titolo dell’approfondito studio in cui si tracciano i vari percorsi seguiti dagli ebrei a partire dall’anno 722 a.e.v. con la conquista da parte degli Assiri del Regno di Israele fino al giorno d’oggi. Il tutto illustrato anche da chiare mappe e infografiche.
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il premio giornalistico
Simone, mazal tov!
È Simone Disegni, torinese, classe 1987, il vincitore della seconda edizione del Premio Roberto Landucci istituito dall’Associazione stampa parlamentare e rivolto ai giornalisti praticanti e allievi delle scuole di giornalismo riconosciute dall’Ordine.
Formatosi alla scuola di giornalismo Walter Tobagi di Milano, Simone ha vinto con un progetto di informazione politica innovativa e per questo, in autunno, sosterrà uno stage di tre mesi presso la redazione romana dell’agenzia di stampa Reuters.
La proclamazione del vincitore è avvenuta questa mattina, in Senato, durante la tradizionale Cerimonia del Ventaglio.
A Simone, che in passato è stato anche presidente dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, un caloroso mazal tov dalla redazione!.

(Nell’immagine Simone Disegni assieme alla presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati)
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pilpul
Ticketless - Surreale normalità
Tra le difficoltà che s’incontrano nel descrivere gli anni delle persecuzioni in Italia vi è lo stato di ‘surreale normalità’ in cui i nostri padri si trovarono a vivere. Questa categoria storiografica, tipicamente italiana, vedo che non suscita fra gli studiosi l’attenzione che merita. Da tempo vado raccogliendo casi esemplari. Nell’archivio di una città di provincia, dove nell’autunno del 1943 era sorto un campo di concentramento, Borgo S. Dalmazzo, ho trovato un fascicolo che chiarisce ciò che intendo per ‘surreale normalità’. Da quel campo gli ebrei italiani vennero liberati qualche giorno prima che gli ‘stranieri’ venissero deportati ad Auschwitz.
Pubblico qui la denuncia di uno di loro. È indirizzata al Comando Germanico (nel fascicolo il documento risulta presente anche in traduzione tedesca, rafforzato da un atto firmato dal notaio più rinomato in città). Era accaduto che al suo rientro dal campo l’autore della denuncia trovasse la casa svaligiata. Qualcuno gli disse che le sue “masserizie” si trovavano in alcune Casermette. Sono settimane di totale confusione. I tedeschi hanno occupato la città da un mese, ma non controllano la situazione. Infierire sulla ingenuità di chi sporge la denuncia sarebbe impietoso. Accompagnato da un Brigadiere e un Capitano dei Carabinieri, si recò nelle Casermette e allegò un elenco delle cose che gli erano state rubate (letto, materassi, tavoli, vestiti).
A pensarci oggi la scena ci sembra grottesca, ma guai a giudicare con il senno del poi. La verità è sempre nel dettaglio. La periferia ingrandisce quello che accade nel centro. E i casi-limite sono sempre di grande aiuto per chi studia la storia, anche se gli storici sembrano non farci caso.

Alberto Cavaglion

Periscopio - I social e gli untori
Dev’essere davvero alquanto sgangherata la famosa, potentissima lobby ebraica, se l’ebreo più influente del mondo, Mark Zuckerberg – come ricordato sulla newsletter di giovedì 19 luglio – si mostra così seraficamente indifferente del fatto che il suo formidabile strumento di comunicazione (nonché di formazione, o manipolazione, di personalità e coscienze) venga sistematicamente utilizzato dagli untori asserzionisti (il modo in cui io chiamo i negazionisti, perché, con le loro aberranti ‘negazioni’, non fanno altro che ‘asserire’ l’esistenza di quel nauseabondo veleno che, insieme, negano e propagano), che usano FB come megafono e centro di reclutamento. Nessuna rimozione, dice Zuckerberg, perché va comunque preservata “la libertà di espressione, anche di chi è nel torto”. E va bene, “pecunia non olet”.

Francesco Lucrezi, storico

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Il gioco dell'oca
Nell’ultimo aggiornamento delle biografie contenute nei volumi nn. 4 e 5 del Thesaurus Musicae Concentrationariae risultavano 4.337 biografie di compositori che hanno conosciuto la cattività politica, civile e militare dal 1933 al 1953; in tale numero sono compresi i popoli della grande famiglia Romanès – la musica creata dai Roma in cattività appartiene all’intero popolo – e gli Anonimi ossia persone o gruppi di persone fisiche dei quali non è pervenuta l’identità ma soltanto opere musicali o frammenti di opere create in cattività. (Nell'immagine grande Georges Bizet)

Francesco Lotoro
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