
Elia Richetti,
rabbino
|
La
Torà stabilisce che se viene riportata la notizia che Tizio o Caio ha
commesso atto di idolatria, e la cosa “ti è stata narrata ed hai
ascoltato”, bisogna investigare attentamente per sapere se “è veramente
giusta la cosa, è stato compiuto questo abominio in Israele”. Alcuni
Maestri hanno interpretato l’espressione “questo abominio” non tanto
come riferito all’idolatria compiuta (per la quale spesso non occorre
investigare più di tanto perché è evidente), quanto alla maldicenza
compiuta nel riferirla. Spesso è più dannoso il modo in cui una cosa
viene riportata di quanto non lo sia la cosa stessa.
|
|
Giorgio Berruto
|
Sotto
un cielo colore del piombo il mare si frantuma e si ritira dalla
scogliera. Sulla spiaggia, il cavaliere Antonius Block giace,
addormentato. Ai suoi piedi, una scacchiera. Di fronte, la morte
vestita del suo nero mantello. È mattina. Il cavaliere si sveglia e
vede la morte. Ma non vuole morire. Non ancora. “Tu giochi a scacchi,
non è vero?”.
Così comincia “Il settimo sigillo”, diretto nel 1957 dall’indimenticato
maestro Ingmar Bergman. Opera dai molti significati, questo film
rappresenta la lotta contro l’annientamento, contro l’ignoto e
l’inspiegabile, la lotta per la vita. Una partita a scacchi.
Anche sulla grande nave passeggeri diretta a Buenos Aires gli scacchi
sono molto più di un gioco. Lo scrittore e giornalista viennese Stefan
Zweig ce lo racconta nel suo capolavoro “La novella degli scacchi”,
ripubblicato in Italia da BUR con testo tedesco a fronte pochi anni fa,
in occasione del settantesimo anniversario della morte dell’autore.
Zweig, ebreo in fuga dall’Europa preda della barbarie
nazionalsocialista, scrive questo breve romanzo nel 1941, quando le
prospettive di vittoria per gli Alleati sono ancora lontane.
|
|
Leggi
|
|
|
Pagine ebraiche agosto 2018 L'orologio dell'eroe Eli Cohen
“C’era
grande eccitazione, perché è essenzialmente l’unica cosa di papà che è
tornata. Non abbiamo nient’altro oltre a questo orologio”. A parlare è
la figlia della famosa spia israeliana Eli Cohen, Sofi Ben-Dor, dopo il
ritrovamento dell’orologio appartenuto al padre, ucciso in Siria nel
1965. Le ricerche sono andate avanti per 18 mesi e sono costate al
Mossad, il servizio segreto israeliano di cui Cohen è stato un
indimenticabile agente, parecchie risorse. Ma per Israele l’orologio ha
un grande valore simbolico. In Israele Cohen viene considerato un eroe
nazionale, oltre che, come scrive il New York Times, protagonista di
“uno dei più grossi successi e insuccessi di sempre del Mossad”: un
successo per le operazioni di spionaggio israeliane degli anni
Sessanta, quando lo Stato di Israele esisteva da pochi anni e i vicini
stati arabi contavano ancora di poterlo battere in un conflitto armato,
e quindi di interrompere il flusso di ebrei in una terra che per secoli
era appartenuta alla popolazione araba locale. Un insuccesso perché i
tentativi fatti dal Mossad per recuperare il suo corpo stanno fallendo
da 53 anni. Cohen, egiziano di origine ebraica, si trasferì in Israele
nel 1957. Tre anni dopo iniziò la sua carriera nei servizi segreti e
gli fu assegnata l’identità fittizia di un ricco uomo d’affari siriano
di ritorno dall’Argentina. Aveva l’obiettivo di infiltrarsi negli
ambienti dei funzionari siriani e ottenere informazioni militari e di
politica interna. Ci riuscì, e continuò a riuscirci per anni: si pensa
che la rapida vittoria di Israele contro la coalizione di Stati arabi
nella guerra dei Sei giorni del 1967 si debba in parte alle
informazioni raccolte da Cohen sulla Siria. Leggi
|
jciak Storie d'amore e di guerra
Un’adolescente
cresce a Gerusalemme est con un padre fondamentalista e si prende cura
di un vitellino fulvo, forse la misteriosa giovenca rossa della Bibbia,
finché incontra un’amica che le cambierà la vita. Tre fratelli si
ritrovano nel kibbutz dove sono cresciuti dopo la morte del padre. Il
lutto li unisce ma il prossimo ritorno del più giovane in Libano, dov’è
di leva, mette a confronto le loro opposte visioni del mondo. Sono le
storie, così vicine ma così lontane, narrate dai due film vincitori del
Jerusalem Film Festival: Red Cow-Para Aduma di Tsivia Barkai Yacov e
The Dive-Hatzlila di Yona Rozenkier, presentato quasi in contemporanea
al festival di Locarno.
Red Cow-Para Aduma (nell’immagine) affonda lo sguardo sulla minuscola
comunità di un insediamento sorto nel cuore del quartiere arabo di
Silwan. La regista Tsivia Barkai Yacov ci racconta la vita solitaria di
Benny (Avigail Kovari), 17 anni, capelli rosso fuoco, che cresce orfana
di madre, senza fratelli né sorelle, accudendo un vitellino rosso che
un giorno potrebbe rivelarsi la giovenca della profezia.
Daniela Gross Leggi
|
Setirot
- Contatti segreti
|
Come
rivelano i media israeliani (ma la certezza che così fosse si respirava
da tempo), contatti più o meno segreti ad altissimo livello tra
israeliani e egiziani si susseguono almeno da un anno e mezzo. Tema: la
situazione a Gaza. Il 22 maggio scorso, per esempio, il Primo ministro
Benjamin Netanyahu ha incontrato “di nascosto” al Cairo il Presidente
egiziano Abdel Fatah al-Sisi per discutere la situazione della
Striscia: che si sappia, l’ultimo, appunto, di una serie di
abboccamenti al vertice, a volte con la partecipazione di big russi e
americani. La “normalizzazione” del territorio governato da Hamas è
infatti prioritaria sia per Gerusalemme che per Il Cairo, e farebbe
molto comodo anche alla ANP di Abu Mazen. Purtroppo non sembra siano
stati fatti grandi passi in avanti anche se pare profilarsi
all’orizzonte almeno un cessate-il-fuoco di medio termine da parte dei
miliziani islamisti in cambio di un ampliamento della zona di pesca e
la riapertura del valico di Kerem Shalom. L’obiettivo, naturalmente, è
(non si capisce seguendo quale percorso), se non una pace vera e
propria, la fine stabile della catena di atti di guerra e conseguenti
reazioni.
Stefano Jesurum, giornalista
Leggi
|
In ascolto - Notti di Genova
|
Il
consiglio d’ascolto di giovedì scorso era “God is God” di Joan Baez,
una sorta di assaggio del concerto a cui avrei assistito poche ore
dopo. A dire il vero avevo anche detto che oggi avrei raccontato
qualcosa in più su di lei e sulla serata, ma devo dire che non è
davvero semplice mettere in poche righe i tanti pensieri che l’evento
mi ha suscitato. Ho osservato il pubblico, che applaudiva e cantava
insieme a lei, come si fa con un’amica di vecchia data, con qualcuno
con cui si ha condiviso qualcosa di davvero importante. Ho osservato
lei, una vera signora, vestita in modo semplice, con un taglio di
capelli sbarazzino ed eleganti monili d’argento. La voce è un po’
stanca e lei ci scherza su: “Ho solo più le note basse, per cui per
quelle alte mi affido a Grace”, dice presentando la sua vocalist, una
giovane cantante dalla voce folk-country molto morbida, che le sta
accanto in modo discreto, con quella sobrietà che ha sempre distinto lo
stile di Joan Baez.
Maria Teresa Milano
Leggi
|
|
Cohen's flat
|
Metti
una sera di quasi fine estate agostana al mare, tra un trascorso
temporale pomeridiano ed un incipiente temporale notturno. Fulmini
dietro i nostri eroi, nuvoloni davanti, ed intorno, beh, tra una folata
di vento e l’altra, l’oscurità incalzante – non perché si stia facendo
notte, vero?
Non resta che concentrarsi. Certo, meglio che essere in miniera, in
fondo i nostri eroi pur sempre al mare sono. Se poi uno è bloccato dal
mal di schiena e l’altro sgobba quindi per due, poco conta. Se appena
arrivati l’estate sembra aver lasciato posto all’autunno, pure. Perché
desiderare le comodità di casa propria, che so, una lavastoviglie,
quando si possono lavare i piatti a mano?
Sara Valentina Di Palma
Leggi
|
|
|