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16 Agosto 2018 - 5 Elul 5778
PAGINE EBRAICHE 24

ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav


Elia Richetti,
rabbino
La Torà stabilisce che se viene riportata la notizia che Tizio o Caio ha commesso atto di idolatria, e la cosa “ti è stata narrata ed hai ascoltato”, bisogna investigare attentamente per sapere se “è veramente giusta la cosa, è stato compiuto questo abominio in Israele”. Alcuni Maestri hanno interpretato l’espressione “questo abominio” non tanto come riferito all’idolatria compiuta (per la quale spesso non occorre investigare più di tanto perché è evidente), quanto alla maldicenza compiuta nel riferirla. Spesso è più dannoso il modo in cui una cosa viene riportata di quanto non lo sia la cosa stessa.
 
Giorgio Berruto
Sotto un cielo colore del piombo il mare si frantuma e si ritira dalla scogliera. Sulla spiaggia, il cavaliere Antonius Block giace, addormentato. Ai suoi piedi, una scacchiera. Di fronte, la morte vestita del suo nero mantello. È mattina. Il cavaliere si sveglia e vede la morte. Ma non vuole morire. Non ancora. “Tu giochi a scacchi, non è vero?”.
Così comincia “Il settimo sigillo”, diretto nel 1957 dall’indimenticato maestro Ingmar Bergman. Opera dai molti significati, questo film rappresenta la lotta contro l’annientamento, contro l’ignoto e l’inspiegabile, la lotta per la vita. Una partita a scacchi.
Anche sulla grande nave passeggeri diretta a Buenos Aires gli scacchi sono molto più di un gioco. Lo scrittore e giornalista viennese Stefan Zweig ce lo racconta nel suo capolavoro “La novella degli scacchi”, ripubblicato in Italia da BUR con testo tedesco a fronte pochi anni fa, in occasione del settantesimo anniversario della morte dell’autore. Zweig, ebreo in fuga dall’Europa preda della barbarie nazionalsocialista, scrive questo breve romanzo nel 1941, quando le prospettive di vittoria per gli Alleati sono ancora lontane.
 
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  davar
israele
Eurovision a Gerusalemme,

c'è l'accordo col governo
Una questione economica ha rischiato di far saltare l’atteso appuntamento dell’Eurovision – la competizione canora che coinvolge cantanti europei e non – in Israele. Grazie alla vittoria di Netta Barzilai con la canzone Toy nell’edizione di quest’anno in Portogallo, Israele ha ottenuto il diritto ad ospitare la competizione nel 2019 ma una controversia finanziaria tra l’emittente israeliana (nota come Kan) e il governo di Gerusalemme ha fatto temere il peggio. A metà agosto è arrivato però l’accordo tra l’emittente pubblica e il ministero delle Finanze e il conseguente deposito dei 12 milioni di euro alla European Broadcasting Union per riservare il diritto di ospitare la gara canora. Kan aveva chiesto fondi supplementari in aggiunta al suo budget annuale di circa 750 milioni di shekel, temendo di poter perdere il deposito nel caso in cui il concorso venga annullato per motivi di sicurezza o a causa delle pressioni internazionali da parte dei gruppi di boicottaggio.
Il governo si era rifiutato di erogare ulteriori fondi all’emittente, sostenendo che il suo bilancio annuale era sufficiente a coprire i costi. Dopo uno scambio di accuse reciproche, è arrivato l’accordo.


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Pagine ebraiche agosto 2018
L'orologio dell'eroe Eli Cohen
“C’era grande eccitazione, perché è essenzialmente l’unica cosa di papà che è tornata. Non abbiamo nient’altro oltre a questo orologio”. A parlare è la figlia della famosa spia israeliana Eli Cohen, Sofi Ben-Dor, dopo il ritrovamento dell’orologio appartenuto al padre, ucciso in Siria nel 1965. Le ricerche sono andate avanti per 18 mesi e sono costate al Mossad, il servizio segreto israeliano di cui Cohen è stato un indimenticabile agente, parecchie risorse. Ma per Israele l’orologio ha un grande valore simbolico. In Israele Cohen viene considerato un eroe nazionale, oltre che, come scrive il New York Times, protagonista di “uno dei più grossi successi e insuccessi di sempre del Mossad”: un successo per le operazioni di spionaggio israeliane degli anni Sessanta, quando lo Stato di Israele esisteva da pochi anni e i vicini stati arabi contavano ancora di poterlo battere in un conflitto armato, e quindi di interrompere il flusso di ebrei in una terra che per secoli era appartenuta alla popolazione araba locale. Un insuccesso perché i tentativi fatti dal Mossad per recuperare il suo corpo stanno fallendo da 53 anni. Cohen, egiziano di origine ebraica, si trasferì in Israele nel 1957. Tre anni dopo iniziò la sua carriera nei servizi segreti e gli fu assegnata l’identità fittizia di un ricco uomo d’affari siriano di ritorno dall’Argentina. Aveva l’obiettivo di infiltrarsi negli ambienti dei funzionari siriani e ottenere informazioni militari e di politica interna. Ci riuscì, e continuò a riuscirci per anni: si pensa che la rapida vittoria di Israele contro la coalizione di Stati arabi nella guerra dei Sei giorni del 1967 si debba in parte alle informazioni raccolte da Cohen sulla Siria.
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jciak
Storie d'amore e di guerra
Un’adolescente cresce a Gerusalemme est con un padre fondamentalista e si prende cura di un vitellino fulvo, forse la misteriosa giovenca rossa della Bibbia, finché incontra un’amica che le cambierà la vita. Tre fratelli si ritrovano nel kibbutz dove sono cresciuti dopo la morte del padre. Il lutto li unisce ma il prossimo ritorno del più giovane in Libano, dov’è di leva, mette a confronto le loro opposte visioni del mondo. Sono le storie, così vicine ma così lontane, narrate dai due film vincitori del Jerusalem Film Festival: Red Cow-Para Aduma di Tsivia Barkai Yacov e The Dive-Hatzlila di Yona Rozenkier, presentato quasi in contemporanea al festival di Locarno.
Red Cow-Para Aduma (nell’immagine) affonda lo sguardo sulla minuscola comunità di un insediamento sorto nel cuore del quartiere arabo di Silwan. La regista Tsivia Barkai Yacov ci racconta la vita solitaria di Benny (Avigail Kovari), 17 anni, capelli rosso fuoco, che cresce orfana di madre, senza fratelli né sorelle, accudendo un vitellino rosso che un giorno potrebbe rivelarsi la giovenca della profezia.


Daniela Gross
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  pilpul
Setirot - Contatti segreti
Come rivelano i media israeliani (ma la certezza che così fosse si respirava da tempo), contatti più o meno segreti ad altissimo livello tra israeliani e egiziani si susseguono almeno da un anno e mezzo. Tema: la situazione a Gaza. Il 22 maggio scorso, per esempio, il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha incontrato “di nascosto” al Cairo il Presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi per discutere la situazione della Striscia: che si sappia, l’ultimo, appunto, di una serie di abboccamenti al vertice, a volte con la partecipazione di big russi e americani. La “normalizzazione” del territorio governato da Hamas è infatti prioritaria sia per Gerusalemme che per Il Cairo, e farebbe molto comodo anche alla ANP di Abu Mazen. Purtroppo non sembra siano stati fatti grandi passi in avanti anche se pare profilarsi all’orizzonte almeno un cessate-il-fuoco di medio termine da parte dei miliziani islamisti in cambio di un ampliamento della zona di pesca e la riapertura del valico di Kerem Shalom. L’obiettivo, naturalmente, è (non si capisce seguendo quale percorso), se non una pace vera e propria, la fine stabile della catena di atti di guerra e conseguenti reazioni.

Stefano Jesurum, giornalista
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In ascolto - Notti di Genova
Il consiglio d’ascolto di giovedì scorso era “God is God” di Joan Baez, una sorta di assaggio del concerto a cui avrei assistito poche ore dopo. A dire il vero avevo anche detto che oggi avrei raccontato qualcosa in più su di lei e sulla serata, ma devo dire che non è davvero semplice mettere in poche righe i tanti pensieri che l’evento mi ha suscitato. Ho osservato il pubblico, che applaudiva e cantava insieme a lei, come si fa con un’amica di vecchia data, con qualcuno con cui si ha condiviso qualcosa di davvero importante. Ho osservato lei, una vera signora, vestita in modo semplice, con un taglio di capelli sbarazzino ed eleganti monili d’argento. La voce è un po’ stanca e lei ci scherza su: “Ho solo più le note basse, per cui per quelle alte mi affido a Grace”, dice presentando la sua vocalist, una giovane cantante dalla voce folk-country molto morbida, che le sta accanto in modo discreto, con quella sobrietà che ha sempre distinto lo stile di Joan Baez.

Maria Teresa Milano
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Cohen's flat
Metti una sera di quasi fine estate agostana al mare, tra un trascorso temporale pomeridiano ed un incipiente temporale notturno. Fulmini dietro i nostri eroi, nuvoloni davanti, ed intorno, beh, tra una folata di vento e l’altra, l’oscurità incalzante – non perché si stia facendo notte, vero?
Non resta che concentrarsi. Certo, meglio che essere in miniera, in fondo i nostri eroi pur sempre al mare sono. Se poi uno è bloccato dal mal di schiena e l’altro sgobba quindi per due, poco conta. Se appena arrivati l’estate sembra aver lasciato posto all’autunno, pure. Perché desiderare le comodità di casa propria, che so, una lavastoviglie, quando si possono lavare i piatti a mano?


Sara Valentina Di Palma
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