Ephraim Mirvis, rabbino capo
di
Gran Bretagna
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Per
essere davvero “kosher” abbiamo bisogno di riconoscere l’immagine di
Dio nell’anima di ogni essere umano e di rapportarci con il prossimo
con gentilezza.
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Dario
Calimani,
Università di Venezia
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La
strumentalizzazione a fini politici del crollo del ponte Morandi a
Genova ha reso ancora più dolorosa la catastrofe. Non c’è nulla di più
sconveniente dello sciacallaggio a spese di chi ha pagato con la vita
l’incontro con un destino tragico e per niente ‘necessario’. Così il
crollo del ponte e la strage che ha provocato sono stati trasformati in
una superflua metafora della situazione sociale e politica in Italia.
Vi sono sicuramente altri modi, meno disdicevoli e meno cinici, di distrarre l’attenzione di un paese.
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L'Iran al Salone
Sale il malcontento
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Malumori
bipartisan, in Regione Piemonte, per la scelta del Salone di Torino di
avere l’Iran quale ospite d’onore dell’edizione 2020. A segnalarli è La
Stampa, che scrive: “La decisione di ospitare l’Iran ha radici antiche:
fu Enrico Letta, negli anni in cui era premier, a chiedere a Massimo
Bray, allora ministro della Cultura, di andare in Iran subito dopo una
visita di poche ore di Emma Bonino. Era la prima volta che venivano
affidate alla diplomazia culturale le relazioni e dopo anni venne
firmato un accordo per una serie di iniziative culturali e relazioni di
reciprocità. Con apoteosi l’arrivo al Salone del Libro”. Gli
organizzatori, si legge ancora nell’articolo, “hanno comunque già
garantito che non sarà lasciato spazio ad elementi ideologici che
distinguono il regime degli ayatollah come l’odio verso i gay, la
negazione della Shoah e dei diritti delle donne”.
Nuovi documenti, riportati da Michele Sarfatti nella riedizione del suo
saggio Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione,
svelerebbero le negligenze di Alleati e Vaticano davanti ad alcune
concrete proposte del Congresso ebraico mondiale per mettere in salvo
migliaia di ebrei italiani dalla Shoah. A parlarne è La Stampa, che
riporta: “Nel luglio 1943 il rappresentante a Washington del World
Jewish Congress fece un’audace proposta: tutti gli ebrei italiani,
anche quelli risiedenti al Nord, dovevano essere spostati in massa al
Sud. Era una soluzione assolutamente praticabile. Vennero mandati
cablogrammi alla rappresentanza vaticana e all’ambasciatore svizzero
negli Usa nei quali si diceva: quattro milioni di ebrei sono già stati
uccisi. Che aspettiamo? Ma Berna e Washington si tirarono indietro: non
c’era nulla da fare, affermarono, un intervento sul governo italiano
non avrebbe nessun successo”.
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Terza età
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L’estate
si presta a discorsi generici e proposte strampalate. Il che ben si
sposa con l’atteggiamento di un governo che predica il cambiamento ma
per il momento produce soprattutto propaganda. Tuttavia, ogni occasione
è buona per ragionare, anche quelle più estemporanee. Penso, per
esempio, alla proposta della Lega che riguarda lo spostamento dei
pensionati al Sud d’Italia: se capisco, un incentivo fiscale agli
anziani che al Nord se la passano male, con l’obiettivo di ripopolare
porzioni del territorio nazionale sempre più deserte.
L’idea è molto interessante, e infatti si è meritata persino un
articolo di Romano Prodi, uno che di economia qualcosa capisce. Ed è
ispirata a realtà note: il Portogallo, prima di tutto, ma anche alcuni
paesi nordafricani. Un numero sempre più alto di pensionati italiani vi
si trasferisce attratto dal clima e dalla bellezza del paese,
certamente, ma anche dalle agevolazioni fiscali e dai servizi per la
terza età.
Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas
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Difesa dei morti e dei vivi
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Un
bellissimo articolo di Gadi Luzzatto Voghera del 24 agosto scorso
riferisce che il prossimo 5 settembre al parco di San Rossore a Pisa si
svolgerà una cerimonia che vedrà ottanta rettori delle università
italiane avanzare “scuse solenni” per l’espulsione dei docenti e degli
studenti ebrei dall’accademia nel settembre 1938, col risultato che 96
professori universitari ordinari e straordinari, 133 aiuti e assistenti
e decine di incaricati e lettori universitari persero il lavoro,
venendo revocate oltre 200 libere docenze. Se scuse ci devono essere –
asserisce l’autore – queste debbano rivolgersi innanzitutto al sistema
universitario italiano, che subì il danno più duraturo ed evidente.
Sennonché, farsi del male pur di danneggiare il prossimo, è
un’operazione che non riguarda il solo razzismo, ed è un vizio che è
peggiorato col tempo
Emanuele Calò, giurista
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