Alberto Sermoneta, rabbino capo
di Bologna
|
“Vajhì erev vajhì boker – E fu sera e fu mattina”.
Spesso i nostri Maestri si sono chiesti il motivo per cui è citata prima la sera – le tenebre, che la mattina – la luce.
Moltissime sono le risposte che sono state date a questo quesito.
Il buio è normalmente indicato come la sofferenza dell’uomo, o per lo
meno come la mancanza delle agevolezze nella vita; la luce è invece il
simbolo del godimento e del benessere.
Per apprezzare il bene è fondamentale conoscere la sofferenza. È
impossibile apprezzare, anche la più piccola cosa, senza averne
assaporato la sua mancanza.
Leggi
|
|
Gadi
Luzzatto
Voghera,
direttore
Fondazione CDEC
|
In
poco più di un’ora di dibattito parlamentare la Camera dei Deputati di
questo Paese – mi si consenta, al di là della retorica, un Grande Paese
– ha dimostrato di avere raggiunto un livello di maturità politica e
culturale che a leggere le cronache giornalistiche e gli scambi di
messaggi twitter sembrerebbe impensabile. La discussione, con
l’approvazione del governo, di quattro mozioni che in maniera diversa
impegnano il Parlamento a lavorare attivamente nella lotta
all’antisemitismo è stata – con diversi accenti sui quali si può o meno
concordare – di alto livello. E non stona neppure un po’, in questo
contesto, il richiamo che l’onorevole Sgarbi ha voluto proporre
|
|
Leggi
|
|
L'intervista a Sinwar
|
Anticipata
ieri con alcuni stralci pubblicati in rete, l’intervista di Yedioth
Ahronoth e Repubblica a Yahya Sinwar, leader di Hamas a Gaza, è oggi
pubblicata su carta. “Basta guerre, è ora di cambiare” afferma il
terrorista, condannato in Israele a quattro ergastoli per omicidio e
rilasciato nel quadro dell’operazione che ha portato alla liberazione
di Gilad Shalit. Una intervista che in Israele ha aperto un
significativo confronto, anche all'interno di ambienti giornalistici,
sull'opportunità o meno di intervistare il capo di una formazione che
nel suo Statuto afferma principi quali l'uccisione e l'annientamento di
ogni ebreo.
“La verità – sostiene Sinwar – è che una nuova guerra non è
nell’interesse di nessuno. Di certo, non è nel nostro: chi ha voglia di
fronteggiare una potenza nucleare con due fionde? E però, se è vero che
non possiamo vincere, per Netanyahu vincere sarebbe anche peggio che
perdere. Perché questa sarebbe la quarta guerra. Non può concludersi
come la terza, che già si è conclusa come la seconda, che già si è
conclusa come la prima. Dovrebbero riconquistare Gaza. E non penso che
Netanyahu, che sta già tentando di tutto per sbarazzarsi dei
palestinesi della West Bank, e mantenere una maggioranza ebraica,
desideri altri due milioni di arabi. No. Con la guerra non si ottiene
niente”. Naturalmente Sinwar declina ogni responsabilità sulla
difficile situazione della popolazione di Gaza, ostaggio da anni di
Hamas: “La responsabilità – dice – è di chi ha chiuso i confini, non di
chi ha provato a riaprirli. La mia responsabilità è cooperare con
chiunque possa aiutarci e mi riferisco soprattutto alla comunità
internazionale”.
La Stampa parla di “intervista senza precedenti”. Sul fronte però, si
legge ancora, “il livello di allerta dell’esercito israeliano continua
ad aumentare”. Repubblica riporta una dichiarazione di Gadi Eisenkot,
il generale a capo dell’esercito israeliano, che ieri ha affermato: “Ho
ordinato di rafforzare le forze lungo il confine di Gaza prima che ci
sia un’altra esplosiva protesta orchestrata da Hamas. Le fortificazioni
serviranno a sventare l’attività terroristica e prevenire infiltrazioni
in Israele”.
Sul Giornale Fiamma Nirenstein invita a una diversa interpretazione
delle parole di Sinwar: “Certo, pace! Hamas adesso vuole la pace, anzi,
lo annuncia Yahya Sinwar, il suo capo. Lo fa in un’intervista a
Repubblica che in realtà è poi Yediot Aharonot, giornale popolare
israeliano, che l’ha pubblicata. Lui nega di averlo saputo, ma è
chiaro: l’intervista è un messaggio politico a Israele che non contiene
promesse di pace, ma semmai una minaccia di guerra”.
|
|
Leggi
|
|
|
genova città capofila La Giornata della speranza Torna
domenica 14 ottobre l’appuntamento con la Giornata Europea della
Cultura Ebraica, la manifestazione che invita a conoscere e
approfondire storia, tradizioni e cultura di una minoranza presente nel
Paese da oltre duemila anni.
Coordinata e promossa in Italia dall’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane e giunta alla diciannovesima edizione, la Giornata propone
anche quest’anno un fitto programma di iniziative, ancor più diffuse
sul territorio.
Ottantasette le località, grandi o piccole, distribuite in quindici
regioni italiane, che aderiscono alla manifestazione e nelle quali si
svolgeranno centinaia di attività tra visite guidate a sinagoghe, musei
e quartieri ebraici, concerti e mostre d’arte, spettacoli teatrali e
incontri di approfondimento, eventi per bambini e assaggi di cucina
kasher.
Città capofila, e luogo dove si inaugura ufficialmente la manifestazione, è quest’anno Genova.
Una scelta avvenuta prima dell’estate e della tragedia del crollo del
Ponte Morandi, e che viene oggi confermata, nell’intenzione di lanciare
un messaggio positivo, di fiducia.
Spiega Ariel Dello Strologo, presidente della Comunità ebraica
genovese: “A seguito della tragedia del 14 agosto, ci siamo interrogati
sull’opportunità di confermare la designazione di Genova come capofila
della Giornata Europea della Cultura Ebraica del prossimo 14 ottobre,
ruolo deciso dall’UCEI prima dell’estate. Ci siamo confrontati con la
Presidente dell’UCEI e con le autorità locali e abbiamo convenuto di
mantenere il programma così come era stato pensato”. Un ulteriore
segnale, aggiunge, della generale volontà dei genovesi di reagire,
costruttivamente, alla tragedia che ci ha colpito quest’estate, con
iniziative e progetti che confermino la vitalità di una città che non
vuole dichiararsi sconfitta. “La manifestazione – afferma Dello
Strologo – sarà anche l’occasione per l’ebraismo italiano di portare
solidarietà alle famiglie di coloro che hanno subito direttamente le
conseguenze della tragedia, e per un momento di preghiera in ricordo di
chi ha perso la vita in quelle drammatiche circostanze.
Ci auguriamo che la Giornata del 14 ottobre possa quindi essere
un’occasione di riflessione e approfondimento e un segnale di speranza
e di fiducia.” Leggi
|
la cerimonia Piangipane, onore alla Brigata “Una
cerimonia che rappresenta un’altra pietra miliare in questo 2018. Un
anno che, al di là di ogni dubbio, può essere considerato eccezionale
nei rapporti tra Italia e Israele perché ha segnato i 70 anni dalla
Dichiarazione d’indipendenza israeliana e i 70 anni dall’entrata in
vigore della Costituzione della Repubblica italiana”. Sono le parole
con cui l’ambasciatore italiano in Israele Gianluigi Benedetti ha
celebrato mercoledì scorso la consegna della medaglia d’oro al valor
militare per la Resistenza ai reduci della Brigata ebraica, gli oltre
5mila volontari giunti dall’allora Palestina mandataria per liberare
l’Italia dal nazifascismo. Il primo emozionante atto di un pubblico e
solenne riconoscimento che avrà conclusione giovedì 18 ottobre a
Piangipane, nel cimitero alleato in provincia di Ravenna dove riposano
i caduti della Brigata e dove da diverso tempo il loro tributo è
annualmente ricordato con una commemorazione.
L’iniziativa, in programma alle 11.30, è organizzata in collaborazione
tra Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Comunità ebraica di
Ferrara, Ambasciata d’Israele in Italia, Associazione nazionale reduci
della Friuli e Comune di Ravenna. All’evento parteciperanno autorità
civili e militari.
Leggi
|
l'incontro con mattarella Talmud, anche il trattato Ta'anìt
consegnato al Quirinale
“Un’altra
tappa della grande opera”. Così si è espresso il Presidente della
Repubblica Sergio Mattarella accogliendo in visita al Quirinale il
presidente del consorzio Progetto Traduzione Talmud Babilonese rav
Riccardo Di Segni, con la professoressa Clelia Piperno e il rav
Gianfranco Di Segni, rispettivamente amministratore delegato e
coordinatore della traduzione, che gli hanno consegnato in dono una
copia del trattato Berakhòt uscito nel 2017 e del terzo trattato
Ta’anìt (Digiuno) in uscita a fine ottobre. Ad accompagnarli il
ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Marco
Bussetti.
Viene spiegato nella presentazione a Ta’anìt, la cui traduzione è stata
curata da rav Michael Ascoli nel solco del protocollo d’intesa firmato
nel 2011 da Presidenza del Consiglio dei Ministri, MIUR, CNR e Unione
Comunità Ebraiche Italiane – Collegio Rabbinico Italiano (UCEI-CRI):
“Il digiuno, come forma rituale ebraica, esprime la contrizione di
fronte a una disgrazia che ha colpito o minaccia di colpire la
collettività o un singolo. È uno strumento di teshuvà, di pentimento,
di ritorno al Signore. Con ciò, l’uomo sancisce che quanto avviene non
è casuale, bensì opera di Dio e conseguenza delle nostre azioni”. Leggi
|
|
qui torino - l'anniversario
Anna, 90 anni di impegno
Novanta
anni in sukkà. Un pranzo nel cortile della scuola ebraica di Torino,
dove ogni anno è allestita la capanna per la festa di Sukkot. Questa la
scelta colta con entusiasmo sia dalla festeggiata, Anna Vitale – figura
attiva nel panorama ebraico torinese, emigrata in Argentina da bambina
nel febbraio del 1939, poi tornata in età adulta in Italia, che oltre a
rivestire la carica di vicepresidente della comunità ebraica di Torino,
è stata la prima presidente dell’Archivio Terracini, nato nel 1973,
come Associazione, sulla base di un lascito di manoscritti ed edizioni
rare del glottologo Benvenuto Terracini – sia da amici e parenti per
celebrare in modo non convenzionale una rilevante cifra tonda.
Leggi
|
Imprevedibile e influenzabile
|
Ogni
tanto, ciclicamente, ci si trova a discutere sul futuro della Comunità.
Un confronto aperto tra diverse visioni e opinioni è sempre salutare e
interessante, anche se non propriamente originale: fin da quando ero
ragazzina sento sempre gli stessi discorsi (siamo in crisi, siamo senza
soldi, il numero degli iscritti sta calando, i giovani non frequentano,
molte persone si vedono solo a Kippur, ecc.), eppure in qualche modo
siamo ancora qui. Il mio relativo scetticismo sulla nostra reale
possibilità di pianificare il futuro è dato anche dalla quantità di
circostanze che non dipendono da noi e dalla nostra capacità di
progettazione: diffusione dell’antisemitismo, possibilità di trovare
lavoro, dittature, guerre e antisemitismo in altri paesi (a questo
proposito dobbiamo riconoscere che il calo degli iscritti qui da noi
può essere considerato in parte un buon segno perché significa che in
linea di massima non ci sono oggi nel mondo nuove situazioni da cui gli
ebrei sentano la necessità di fuggire in massa verso l’Italia).
È sconcertante provare a pensare quante cose potrebbero mutare
all’improvviso in modo del tutto imprevedibile e indipendente dalla
nostra volontà.
Anna Segre, insegnante
Leggi
|
Due Italie in conflitto
|
Tra
i rari post e interventi da parte dei politici nostrani in merito
all’ottantesimo anniversario delle Leggi razziste ho trovato per caso,
sulla sua pagina Facebook, quello del presidente della camera Roberto
Fico. Il video di un incontro istituzionale alla Camera di Commercio
per discutere sull’argomento dove sono intervenuti anche la sindaca di
Roma Virginia Raggi, il presidente della Regione Lazio Nicola
Zingaretti, la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello.
Naturalmente come ormai è normalità sui social quando un personaggio
pubblico affronta argomenti legati al ventennio, al razzismo, agli
ebrei o altre questioni, come quella medio-orientale, i commenti dei
soliti imbecilli non si sono fatti attendere. Senza neppure il bisogno
di trascriverli tutti, la sostanza è sempre “ancora a parlare di
questo, ci sono problemi peggiori”. Gli altri invece hanno tagliato
corto e gli hanno dato direttamente del “comunista infame”. Forse è
tempo sprecato continuare a scrivere a proposito dell’odio sul web e
della demenza digitale, riportando come talvolta fa il sottoscritto
persino i commenti.
Francesco Moises Bassano
Leggi
|
|
Israele a Genova
|
Complimenti
al Festival di Genova per la coraggiosa scelta di aver invitato Israele
come Paese ospite per la XVI edizione di questo evento molto bello e di
grande successo, che sa rivolgersi con voce autorevole ma sempre con
brio a un pubblico formato in buona parte da ragazzi, giovani e non
addetti ai lavori – e anche moltissimi bambini che scorrazzano liberi
per le mostre, i laboratori, gli stand.
Coraggiosa non è una parola scelta a caso. In questa epoca di
boicottaggio di Israele, in cui accademici e istituzioni in tutto il
mondo rifiutano di collaborare con Israele e di ospitare scienziati
israeliani, il gesto di Genova va apprezzato aldilà della sua
doverosità scientifica – il tema del Festival è Cambiamenti, anche e
soprattutto nell’accezione tecnologica, e quale Paese meglio di Israele
la rappresenta? Eppure non sono mancate le perplessità, anche
all’interno del Comitato.
Viviana Kasam
Leggi
|
|
|