Ephraim Mirvis, rabbino capo di Gran Bretagna | Prima
di morire, Yaakov, oramai cieco, convoca i suoi due nipoti, Efraim e
Menashe, per benedirli - e attraverso di loro, per benedire tutte le
successive generazioni ebraiche.
Yosef mise in fila i due ragazzi di fronte a lui. Menashe alla destra
di Yaakov ed Ephraim alla sua sinistra. Ma poi Yaakov incrociò le mani
e Yosef si fece prendere dal panico. gridò: "Lo Chein Avi" - “Non così
padre!”. Yosef temeva uno scenario in cui le lezioni delle generazioni
precedenti non sarebbero state apprese.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Si
insiste molto sulla memoria. Il problema, come diceva Tzvetan Todorov
(nel suo Gli abusi della memoria, Meltemi) non è memoria contro oblio,
perché l’oblio, è parte del processo di memoria, ma cancellazione
contro conservazione. La memoria è per forza il risultato di una
selezione. Il problema è sempre che cosa si seleziona, che cosa si
decide di conservare e che cosa si ritiene non essenziale.
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L'addio a "Kazik"
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Simcha
“Kazik” Rotem, l’ultimo sopravvissuto alla Rivolta del Ghetto di
Varsavia del 1943, è morto a Gerusalemme all’età di 94 anni. Lo
annuncia una nota della presidenza della Repubblica israeliana. Il
presidente d’Israele Reuven Rivlin e il premier Bejamin Netanyahu hanno
entrambi reso omaggio a Rotem, ricordandone la sua “storia di eroismo”
nella lotta contro i nazisti. “Aiutò a salvare la vita di decine di
combattenti”, ha ricordato Rivlin nel suo messaggio di condoglianze.
Liliana, in prima fila contro l’odio. “Quando sono arrivata in Senato
mi son detta che volevo fare qualcosa di buono, così ho presentato il
Disegno di legge contro l’ “Hatespeech”. Ho orrore della violenza in
sé, non solo perché l’ho provata sulla mia pelle e l’ho vista attorno a
me, ma perché sento che è un fenomeno montante. La violenza dilaga a
tutti i livelli, dal più basso al più alto, e questo propagarsi mi fa
molta paura. Si deve cominciare a combattere la parola violenza e la
parola violenta così come i fatti violenti. La gente non si frena più,
si esprime con termini assolutamente inadatti all’accaduto, l’umanità
odia l’umanità. Ma come si può? E pensare che io ho raccontato la mia
esperienza sempre senza odio né vendetta”. Così la senatrice a vita
Liliana Segre in una lunga e approfondita intervista rilasciata al Sole
24 Ore.
Roma, i conti non tornano. Su Repubblica l’economista Roberto Perotti,
professore ordinario all’Università Bocconi, analizza alcuni elementi
principali della legge di bilancio per il 2019, approvata ieri al
Senato. “I conti non tornavano prima e continuano a non tornare, e le
conseguenze saranno pesanti”, afferma Perotti che prevede il fallimento
delle promesse dell’attuale governo. “Per distogliere l’attenzione dal
tradimento delle attese e dalla loro incapacità di far fronte alla
recessione imminente, i partiti di governo e i loro ispiratori –
l’allarme dell’economista – alzeranno il tiro sui soliti colpevoli:
l’Europa, Draghi, la finanza internazionale, il gruppo Bilderberg, i
banchieri ebrei, i tecnici del ministero, le manine, gli immigrati, le
scie chimiche, gli alieni, etc. etc. Prepariamoci a un’altra ondata di
caccia all’untore”.
Budapest, generazione anti-Orban. “Orbán sta ricostruendo con un certo
successo, nonostante le contestazioni, una specie di spazio
austro-ungarico nel cuore dell’Europa. Un impero? Sì, ma senza un vero
imperatore e senza la borghesia ebraica come fu quella della fine
dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, insofferente ai limiti di
status, ansiosa di abbattere i vecchi pregiudizi e idiomi; e senza gli
artisti che pensavano di essere agenti dell’avvenire nel presente”,
scrive Wlodek Goldkorn, in un reportage su L’Espresso, raccontando
l’Ungheria di Orban e soprattuto la generazione di 30 – 40enni che non
credono alla sua narrazione imperiale e contadina.
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l'eroe della rivolta del ghetto di varsavia
Simcha Rotem (1924-2018)
“Mentre
eravamo sui tetti del ghetto pronti a combattere, non pensavamo a
salvarci. Oramai la vita non aveva più alcun valore. Pensavamo a
difendere la libertà per un’ultima volta”. Invitato a parlare al Tempio
maggiore di Roma, “Kazik” ricordò ai presenti lo spirito con cui il 19
aprile 1943 lui e i suoi compagni si apprestavano all'ultima battaglia
contro i nazisti, a dare vita alla celebre rivolta del Ghetto di
Varsavia. Fu il più significativo atto di resistenza ebraica durante la
guerra, un'azione eroica senza speranze di riuscita ma mossa dal
desiderio di “difendere la libertà per un'ultima volta”. E così in
queste ore viene ricordato Simcha “Kazik” (il nome di battaglia) Rotem,
ultimo combattente sopravvissuto alla rivolta del ghetto di Varsavia
del ’43, scomparso nelle scorse ore all'età di 94 anni. “Kazik ha
combattuto i nazisti, ha salvato gli ebrei, è immigrato in Israele dopo
la Shoah e ha raccontato la storia del suo eroismo a migliaia di
israeliani”, ha ricordato il primo ministro Benjamin Netanyahu. "La sua
storia e la storia della rivolta sarà per sempre parte del nostro
popolo”. Dopo quasi un mese di strenui combattimenti (in cui furono
uccisi 16 nazisti e cento furono feriti), Rotem escogitò un piano per
salvare gli ultimi sopravvissuti, facendoli uscire attraverso le
gallerie fognarie del ghetto dato alle fiamme e completamente distrutto
dai tedeschi. “Mi raccontò che uscito dal ghetto promise agli altri
combattenti, 'tornerò a salvarvi'. E uno dei suoi più grandi rimpianti
fu non riuscire a salvarli tutti”, ricorda David Meghnagi, direttore
del Master in Didattica della Shoah dell'Università Roma Tre,
che con Rotem costruì un'amicizia, scrivendo anche la prefazione del
libro Conversazione con un eroe. Simcha Rotem racconta, a cura di Anna Rolli (Belforte Editore). Leggi
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Correre e rincorrere |
L’impressione
diffusa, e ripetuta, è quella di ragionare sul presente usando
categorie, pensieri, idee e soprattutto luoghi comuni, del solo
passato. Va da sé che ciò che si viene presentando come nuovo, ovvero
inedito, sia inesorabilmente interpretato facendo ricorso alla cassetta
degli strumenti che abbiamo a disposizione, spesso inadeguata perché
costruita nel tempo trascorso. Ciò che ci appartiene, al netto dei
molti malumori e, a volte, di qualche risentimento, è semmai la
trepidazione per un futuro, anche prossimo, di cui ci riesce molto più
difficile capire e prevedere il suo divenire di quanto invece non fosse
nei lustri passati. Il disagio dell’Europa, che diventa da subito
fatica delle democrazie liberali e sociali, ruota intorno a questa aura
di imprevedibilità.
Claudio Vercelli
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Immagini - Cecil Beaton |
La
foto di questa settimana ritrae il grande musicista Irving (Israel)
Berlin con sua moglie Ellin Mackay sposata in seconde nozze dopo la
morte della prima moglie, Dorothy Goetz, precocemente scomparsa di tifo
contratta durante il viaggio di nozze a Cuba.
La foto venne scattata dal famoso fotografo inglese Cecil Beaton per la
rivista “Vanity Fair America”. Assunto come disegnatore dalla rivista
Vogue, Beaton si distinse soprattutto come fotografo immortalando
personaggi dell’epoca; ma il mondo della moda e dello spettacolo non
furono il suo unico ambito.
Ruggero Gabbai
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