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 23 dicembre 2018 - 15 Tevet 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Ephraim Mirvis, rabbino capo di Gran Bretagna
Prima di morire, Yaakov, oramai cieco, convoca i suoi due nipoti, Efraim e Menashe, per benedirli - e attraverso di loro, per benedire tutte le successive generazioni ebraiche.
Yosef mise in fila i due ragazzi di fronte a lui. Menashe alla destra di Yaakov ed Ephraim alla sua sinistra. Ma poi Yaakov incrociò le mani e Yosef si fece prendere dal panico. gridò: "Lo Chein Avi" - “Non così padre!”. Yosef temeva uno scenario in cui le lezioni delle generazioni precedenti non sarebbero state apprese.
 
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David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Si insiste molto sulla memoria. Il problema, come diceva Tzvetan Todorov (nel suo Gli abusi della memoria, Meltemi) non è memoria contro oblio, perché l’oblio, è parte del processo di memoria, ma cancellazione contro conservazione. La memoria è per forza il risultato di una selezione. Il problema è sempre che cosa si seleziona, che cosa si decide di conservare e che cosa si ritiene non essenziale.
 
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L'addio a "Kazik"
Simcha “Kazik” Rotem, l’ultimo sopravvissuto alla Rivolta del Ghetto di Varsavia del 1943, è morto a Gerusalemme all’età di 94 anni. Lo annuncia una nota della presidenza della Repubblica israeliana. Il presidente d’Israele Reuven Rivlin e il premier Bejamin Netanyahu hanno entrambi reso omaggio a Rotem, ricordandone la sua “storia di eroismo” nella lotta contro i nazisti. “Aiutò a salvare la vita di decine di combattenti”, ha ricordato Rivlin nel suo messaggio di condoglianze.

Liliana, in prima fila contro l’odio. “Quando sono arrivata in Senato mi son detta che volevo fare qualcosa di buono, così ho presentato il Disegno di legge contro l’ “Hatespeech”. Ho orrore della violenza in sé, non solo perché l’ho provata sulla mia pelle e l’ho vista attorno a me, ma perché sento che è un fenomeno montante. La violenza dilaga a tutti i livelli, dal più basso al più alto, e questo propagarsi mi fa molta paura. Si deve cominciare a combattere la parola violenza e la parola violenta così come i fatti violenti. La gente non si frena più, si esprime con termini assolutamente inadatti all’accaduto, l’umanità odia l’umanità. Ma come si può? E pensare che io ho raccontato la mia esperienza sempre senza odio né vendetta”. Così la senatrice a vita Liliana Segre in una lunga e approfondita intervista rilasciata al Sole 24 Ore.

Roma, i conti non tornano. Su Repubblica l’economista Roberto Perotti, professore ordinario all’Università Bocconi, analizza alcuni elementi principali della legge di bilancio per il 2019, approvata ieri al Senato. “I conti non tornavano prima e continuano a non tornare, e le conseguenze saranno pesanti”, afferma Perotti che prevede il fallimento delle promesse dell’attuale governo. “Per distogliere l’attenzione dal tradimento delle attese e dalla loro incapacità di far fronte alla recessione imminente, i partiti di governo e i loro ispiratori – l’allarme dell’economista – alzeranno il tiro sui soliti colpevoli: l’Europa, Draghi, la finanza internazionale, il gruppo Bilderberg, i banchieri ebrei, i tecnici del ministero, le manine, gli immigrati, le scie chimiche, gli alieni, etc. etc. Prepariamoci a un’altra ondata di caccia all’untore”.

Budapest, generazione anti-Orban. “Orbán sta ricostruendo con un certo successo, nonostante le contestazioni, una specie di spazio austro-ungarico nel cuore dell’Europa. Un impero? Sì, ma senza un vero imperatore e senza la borghesia ebraica come fu quella della fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, insofferente ai limiti di status, ansiosa di abbattere i vecchi pregiudizi e idiomi; e senza gli artisti che pensavano di essere agenti dell’avvenire nel presente”, scrive Wlodek Goldkorn, in un reportage su L’Espresso, raccontando l’Ungheria di Orban e soprattuto la generazione di 30 – 40enni che non credono alla sua narrazione imperiale e contadina.
 
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  davar
l'eroe della rivolta del ghetto di varsavia
Simcha Rotem (1924-2018)
“Mentre eravamo sui tetti del ghetto pronti a combattere, non pensavamo a salvarci. Oramai la vita non aveva più alcun valore. Pensavamo a difendere la libertà per un’ultima volta”. Invitato a parlare al Tempio maggiore di Roma, “Kazik” ricordò ai presenti lo spirito con cui il 19 aprile 1943 lui e i suoi compagni si apprestavano all'ultima battaglia contro i nazisti, a dare vita alla celebre rivolta del Ghetto di Varsavia. Fu il più significativo atto di resistenza ebraica durante la guerra, un'azione eroica senza speranze di riuscita ma mossa dal desiderio di “difendere la libertà per un'ultima volta”. E così in queste ore viene ricordato Simcha “Kazik” (il nome di battaglia) Rotem, ultimo combattente sopravvissuto alla rivolta del ghetto di Varsavia del ’43, scomparso nelle scorse ore all'età di 94 anni. “Kazik ha combattuto i nazisti, ha salvato gli ebrei, è immigrato in Israele dopo la Shoah e ha raccontato la storia del suo eroismo a migliaia di israeliani”, ha ricordato il primo ministro Benjamin Netanyahu. "La sua storia e la storia della rivolta sarà per sempre parte del nostro popolo”. Dopo quasi un mese di strenui combattimenti (in cui furono uccisi 16 nazisti e cento furono feriti), Rotem escogitò un piano per salvare gli ultimi sopravvissuti, facendoli uscire attraverso le gallerie fognarie del ghetto dato alle fiamme e completamente distrutto dai tedeschi. “Mi raccontò che uscito dal ghetto promise agli altri combattenti, 'tornerò a salvarvi'. E uno dei suoi più grandi rimpianti fu non riuscire a salvarli tutti”, ricorda David Meghnagi, direttore del Master in Didattica della Shoah dell'Università Roma Tre, che con Rotem costruì un'amicizia, scrivendo anche la prefazione del libro Conversazione con un eroe. Simcha Rotem racconta, a cura di Anna Rolli (Belforte Editore).
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pagine ebraiche - dossier kabbalah
Da Vienna fino ad Amsterdam,
misticismo ebraico in mostra

Vienna e Amsterdam. L’alleanza strategica fra due grandi musei ebraici europei entra sulla scena culturale con un primo risultato fortemente spettacolare. La grande mostra dedicata alla Kabbalah che ha da poco aperto i battenti nella capitale austriaca e proseguirà poi in primavera in olanda contrassegnerà tutta la stagione culturale ebraica di questi mesi. Il tema pesca nel profondo dell’inesauribile patrimonio dell’ebraismo e ammicca al tempo stesso alla società contemporanea, al bisogno universale espresso da tante componenti dell’opinione pubblica di trovare nell’orizzonte ebraico un ancoraggio sicuro. Mistica, interpretazione biblica, visione della vita da una diversa prospettiva. E quel tocco affascinante che emana una scuola di pensiero e di vita che ha saputo disseminare nei secoli frammenti di identità a volte ben celati ma sempre pronti a tornare in superficie.
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il capo di stato maggiore israeliano
"Siria, ritiro Usa significativo
ma Israele sa come difendersi"

"La decisione americana di ritirare le truppe dalla Siria è un evento significativo, ma non c'è bisogno di esagerare. Abbiamo avuto a che fare con questo fronte per decenni, da soli”. Predica calma il capo di Stato maggiore dell'esercito Gadi Eizenkot rispetto alla decisione del presidente Usa Donald Trump di ritirare i soldati americani presenti in Siria. Si tratta del primo commento ufficiale da parte dei vertici dell'esercito israeliano rispetto a una scelta che gli analisti hanno definito preoccupante: il vuoto Usa in Siria, ricordava Ron Ben Yishai, rischia di essere riempito dalla Russia e soprattutto dall'Iran e dalla Turchia. “Tzahal ha lavorato in modo indipendente per tutto questo tempo, anche durante il periodo di presenza americana e russa”, ha detto Eizenkot, il cui mandato termina a metà gennaio.
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Sorgente di vita
Il tunnel di Yehoshua
La puntata di Sorgente di vita di domenica 23 gennaio apre con un’intervista a Abraham B. Yehoshua: scrittore, professore universitario, opinionista per testate internazionali, è  uno dei più noti intellettuali israeliani. A Roma per presentare il suo nuovo romanzo “Il tunnel” ci ha parlato dei temi del libro: l’amore coniugale, i problemi della vecchiaia e soprattutto la demenza senile. Le storie dei protagonisti si intrecciano con i problemi politici e sociali di Israele e del conflitto con i palestinesi, sul quale da qualche tempo Yehoshua ha una sua particolare posizione personale.
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pilpul

Correre e rincorrere
L’impressione diffusa, e ripetuta, è quella di ragionare sul presente usando categorie, pensieri, idee e soprattutto luoghi comuni, del solo passato. Va da sé che ciò che si viene presentando come nuovo, ovvero inedito, sia inesorabilmente interpretato facendo ricorso alla cassetta degli strumenti che abbiamo a disposizione, spesso inadeguata perché costruita nel tempo trascorso. Ciò che ci appartiene, al netto dei molti malumori e, a volte, di qualche risentimento, è semmai la trepidazione per un futuro, anche prossimo, di cui ci riesce molto più difficile capire e prevedere il suo divenire di quanto invece non fosse nei lustri passati. Il disagio dell’Europa, che diventa da subito fatica delle democrazie liberali e sociali, ruota intorno a questa aura di imprevedibilità.

Claudio Vercelli
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Immagini - Cecil Beaton
La foto di questa settimana ritrae il grande musicista Irving (Israel) Berlin con sua moglie Ellin Mackay sposata in seconde nozze dopo la morte della prima moglie, Dorothy Goetz, precocemente scomparsa di tifo contratta durante il viaggio di nozze a Cuba.
La foto venne scattata dal famoso fotografo inglese Cecil Beaton per la rivista “Vanity Fair America”. Assunto come disegnatore dalla rivista Vogue, Beaton si distinse soprattutto come fotografo immortalando personaggi dell’epoca; ma il mondo della moda e dello spettacolo non furono il suo unico ambito.


Ruggero Gabbai
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