28 febbraio 2018 - 13 Adar 5778

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2 Gennaio 2019 - 25 Tevet 5779
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL


alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Nel dialogo che instaura con l’Eterno, Mosè per due volte richiama la propria difficoltà di parola, dapprima come manifestazione di ritenuta inadeguatezza alla missione che il Signore gli stava affidando, poi per sollevare tutti i suoi dubbi sul fatto che il faraone sarebbe stato disposto ad ascoltare il suo esprimersi faticoso.
 
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Davide
Assael,
ricercatore
Questo inizio anno è scandito da una serie di attentati. Cina, Gran Bretagna, Giappone, Germania, tutti luoghi in cui disagiati di vario tipo si sono scagliati con macchine e coltelli su gente inerme. Stupiscono le pseudo-motivazioni di queste persone quasi sempre con precedenti clinici.
 
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Il giorno di Bolsonaro
Ieri è stato il giorno dell’insediamento del nuovo presidente brasiliano Jair Bolsonaro. Una giornata che, nell’analisi di molti, conferma una svolta significativa in corso sia su temi di politica interna che esterna. Ad interessare sono in particolare i legami con Stati Uniti e Israele. “L’avvento di un nazionalpopulista di estrema destra a Brasilia – scrive al riguardo Repubblica, con toni allarmati – ha già conseguenze mondiali, con due annunci simbolici che sottolineano l’allineamento su Washington: anche Bolsonaro sposterà la sua ambasciata in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme; anche lui vuole abbandonare gli accordi di Parigi sul cambiamento climatico”.
In Israele intanto opposizione al governo in frantumi, dopo la decisione del leader laburista Avi Gabbay di rompere l’Unione sionista, movimento che aveva in lui e in Tzipi Livni i principali esponenti. Sottolinea La Stampa, ricordando l’imminente appuntamento elettorale: “L’opposizione va in pezzi e Benjamin Netanyahu vede sempre più vicina la possibilità di una vittoria alle elezioni del 9 aprile, e di un quinto mandato da primo ministro che ne farebbe uno dei politici più longevi della storia di Israele”. Per il momento, aggiunge il quotidiano torinese, il Premier israeliano si gode il periodo favorevole. “Il viaggio in Brasile per l’insediamento del presidente Bolsonaro – si legge – si è trasformato in una sorta di luna di miele. L’asse con il leader brasiliano, che ha promesso di spostare l’ambasciata a Gerusalemme come già Donald Trump, ha rafforzato il premier”.
 
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  davar
i numeri dell'indagine dell'agenzia ue
Gli ebrei europei e il pregiudizio Preoccupazione in crescita  
“La sinagoga la si riconosce facilmente, è quella con la camionetta dell’esercito davanti”. Un commento leggero, fatto senza cattive intenzioni, normale, che però purtroppo corrisponde a un’immagine così familiare da essere considerata normale. Quasi rassicurante. Ma non è così, e non sono rassicuranti i dati raccolti dall’ultimo sondaggio sulla percezione dell’antisemitismo commissionato dall’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali (FRA) e affidato all’Institute for Jewish Policy Research (JPR) di Londra in collaborazione con IPSOS. L’85 % dei rispondenti considera antisemitismo e razzismo come i problemi peggiori dei paesi europei dove si è tenuto il sondaggio. L’89 % è convinto che l’antisemitismo nel proprio paese sia aumentato nel corso degli ultimi cinque anni. Il 72 % di chi ha risposto esprime preoccupazione per l’aumento dell’intolleranza nei confronti dei musulmani. L’89 % percepisce l’odio online come un problema grave. La maggior parte dei partecipanti ha dichiarato di essere esposto regolarmente a commenti negativi sugli ebrei, e l’80 % ha identificato internet come il luogo dove avviene più spesso. Come ha commentato Michael O’Flaherty, che della FRA è il direttore: “Non sorprende che la grande maggioranza dei partecipanti al sondaggio ritenga che l’antisemitismo stia peggiorando. Temono per la propria sicurezza e per quella dei loro cari. Si proteggono lasciando la kippà a casa ed evitando certe aree delle loro città, o gli eventi ebraici”. In questo secondo sondaggio sulla percezione dell’antisemitismo, che si è tenuto a maggio e giugno 2018, sono state raccolte le risposte di 16.395 rispondenti residenti in Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svezia e Regno Unito e Lettonia, paesi in cui abita il 96 per cento degli ebrei europei.
Le risposte sono comuni: l’antisemitismo pervade lo spazio pubblico, e gli stereotipi negativi sugli ebrei si moltiplicano. Essere ebrei è un motivo sufficiente per subire varie forme di abusi, ed è forte la percezione che l’antisemitismo continui ad aumentare.


Ada Treves, Pagine Ebraiche gennaio 2019Leggi
 

il presidente dei rabbini europei
Shechitah vietata nelle Fiandre

"Un affronto ai valori comuni"
Il nuovo anno, almeno nelle Fiandre, una delle tre regioni in cui è suddiviso il Belgio, inizia nel segno della negazione dei diritti religiosi fondamentali. Da ieri infatti è entrata in vigore la legge, approvata nel luglio del 2017 dal Parlamento locale, che vieta la macellazione rituale secondo le norme ebraiche e islamiche. Un provvedimento che sarà presto seguito, nel settembre di quest’anno, da un analogo divieto che troverà applicazione in Vallonia.
Poche, all’infuori del mondo ebraico, le voci che si stanno facendo sentire in queste ore. “Queste misure antireligiose, approvate in un paese in cui ha sede la capitale legislativa d’Europa, sono un affronto ai valori comuni” afferma rav Pinchas Goldschmidt, presidente della Conferenza dei rabbini europei.
“Più e più volte – prosegue il rav – alti funzionari dell’Unione Europea ci dicono che non può esistere un’Europa senza ebrei. Questi divieti contraddicono quelle dichiarazioni e mettono a rischio un futuro ebraico. Esortiamo quindi i leader europei a far presente ciò ai governi degli Stati membri. Le parole sono deboli quando le azioni fanno male”.
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il segno del giro d'italia
Da Gerusalemme a Roma in bici

Guy Sagiv sportivo dell'anno
Da Gerusalemme a Roma, ha pedalato per migliaia di chilometri con i colori di Israele e onorando fino all’ultimo metro il Giro d’Italia più speciale di sempre. Guy Sagiv, 24 anni, è stato e resta il simbolo della Israel Cycling Academy, la prima squadra professionistica locale di ciclismo protagonista dell’ultima corsa rosa.
Una impresa che gli è valsa in queste ore il riconoscimento di sportivo israeliano per il 2018. Un premio condiviso con i compagni di squadra, la dirigenza, tutti i pragmatici visionari che hanno contribuito alla storica partenza del Giro da Gerusalemme e alla partecipazione alle tre settimane di corsa della Academy.
Grandi risultati alle spalle e nuovi sogni da inseguire, anche nel segno dell’Italia. Tre infatti gli italiani in rosa per il 2019: oltre al confermato Kristian Sbaragli, le new entry Riccardo Minali e Davide Cimolai. Trenta ciclisti in tutto per 18 nazionalità. Per la Academy, la conferma di una vocazione internazionale e multiculturale.
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SOPRAVVISSE ALL'INFERNO DI AUSCHWITZ
Ester Amato (1922-2019)
Si è spenta una delle ultime voci della Shoah in Italia. Figlia di Mosè Behor Amato e Vida Piha, Ester Amato era nata a Rodi il 12 gennaio 1922. Proprio a Rodi fu arrestata nel luglio del 1944 e quindi deportata nel campo di sterminio di Auschwitz insieme ai suoi cari. Nel lager perse genitori, sorella e fratello.
Residente a Savona e iscritta alla Comunità ebraica di Genova, era una delle ultime memorie della Rodi ebraica, dei riti e delle tradizioni di questa Comunità quasi totalmente annientata dalla Shoah. Raccontava la donna: “Tutto mi riporta al campo, qualunque cosa io faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torna sempre nel campo. Dal crematorio non si esce mai”.
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pilpul
Ticketless - Israele e l'Italia
Nei giorni in cui l’Italia piange Amos Oz, sui social italo-israeliani, per lo meno nei pochi che frequento, impazza la discussione sulla visita di Salvini in Israele. Sicchè viene spontaneo chiedersi se non sarà un giorno opportuno completare la ricerca appena conclusa da Mario Toscano sull’Italia che racconta Israele (Viella), svolgendo il lavoro uguale e contrario e cioè indagando su come Israele (non necessariamente gli italiani che si sono colà trasferiti) ha raccontato e racconta l’Italia. Ne verrebbe fuori un quadro credo assai gustoso. Se mai mi fosse stata data l’opportunità di intervistare Oz (ma anche Yehoshua o Grossman), la prima domanda che mi sarebbe piaciuta porre è la seguente: «Che idea vi siete fatta di un paese come l’Italia, che vi accoglie e vi onora come mai era accaduto prima, supponiamo, ai tempi di Agnon?». Non mi pare che nessun altro paese europeo abbia accolto i tre tenori israeliani con lo stesso entusiamo italiano.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Tre scrittori
Credo che il 2018 sarà ricordato, nei libri di storia, come l’anno in cui hanno terminato la loro esistenza tre tra i massimi scrittori di tutti i tempi, la cui testimonianza è destinata a restare per sempre un esempio luminoso di capacità di analisi e interpretazione dei labirintici e imperscrutabili percorsi dell’animo umano, dei confini più estremi, gli angoli più nascosti della coscienza che possono essere raggiunti dagli strumenti della narrazione e della poesia: Aharon Appelfeld, Philip Roth, Amos Oz.
Credo che sia difficile cercare di capire quali siano state le terribili lezioni del XX secolo, e quali strade si siano aperte, o si possano ancora aprire, nel nuovo millennio, prescindendo dalla voce di questi tre giganti. Così come è impossibile interrogarsi sulla collocazione, la funzione e il destino del popolo ebraico nel mondo delle genti senza riflettere sulle loro immagini, invenzioni, parabole, spesso sorprendenti, talvolta paradossali, mai banali o scontate.


Francesco Lucrezi, storico
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