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Israele racconta l’Italia

cavaglionNei giorni in cui l’Italia piange Amos Oz, sui social italo-israeliani, per lo meno nei pochi che frequento, impazza la discussione sulla visita di Salvini in Israele. Sicchè viene spontaneo chiedersi se non sarà un giorno opportuno completare la ricerca appena conclusa da Mario Toscano sull’Italia che racconta Israele (Viella), svolgendo il lavoro uguale e contrario e cioè indagando su come Israele (non necessariamente gli italiani che si sono colà trasferiti) ha raccontato e racconta l’Italia. Ne verrebbe fuori un quadro credo assai gustoso. Se mai mi fosse stata data l’opportunità di intervistare Oz (ma anche Yehoshua o Grossman), la prima domanda che mi sarebbe piaciuta porre è la seguente: «Che idea vi siete fatta di un paese come l’Italia, che vi accoglie e vi onora come mai era accaduto prima, supponiamo, ai tempi di Agnon?». Non mi pare che nessun altro paese europeo abbia accolto i tre tenori israeliani con lo stesso entusiamo italiano.
L’immagine dell’Italia vista da Israele è importante a livello politico come l’immagine di Israele vista dall’Italia. Prima – e adesso al tempo di Salvini- ci sono delle costanti e delle discontinuità. Non direi – ma sarebbe necessaria una ricerca apposita- che le due immagini si possano dire speculari. La rissa verbale sui forum e su Facebook è di casa a Gerusalemme come a Roma e Milano. Il chiacchiericcio aggressivo e le volgarità, che la settimana scorsa Gadi Luzzatto Voghera lamentava citando Leopardi, regnano ovunque, che si tratti di diaspora o di Eretz Israel. Purtroppo la mia impressione è che si tratti di due mondi molto lontani, uno all’oscuro dell’altro, anche se entrambi animati dal desiderio di giudicare, frettolosamente, da lontano.

Alberto Cavaglion

(2 gennaio 2019)