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 6 Gennaio 2019 - 29 Tevet 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Jonathan Sacks, rabbino
Siamo grandi quanto le sfide che abbiamo il coraggio di affrontare.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Dal peregrinare fuori dall’Egitto che si annuncia da qui a due settimane, emergono due condizioni: si va nella terra di nessuno, perché ancora non si è nulla; si aspira a arrivare in un luogo perché così si sa di essere qualcuno.
In questa dimensione dove non si sa se a prevalere sia la misura del tempo (quante generazioni si devono consumare per diventare qualcuno?) o quella dello spazio (quante strade bisogna percorrere e quante prove occorre passare per sapere di essere qualcuno?), alla fine la vera dimensione con cui bisogna prendere confidenza è che nella storia “si diventa” (ovvero: “si cambia”), solo a patto di affrontare uno scontro (anche fisico) con una parte di sé.
Alla méta non si arriva mai tutti. Una volta conseguito il fine, il giro riprende, e la partita di nuovo ricomincia. L’identità è sempre un dato provvisorio.
 
Piazze antisovraniste
Manifestazioni di piazza a Budapest e Belgrado contro la crescente erosione dei diritti fondamentali. Scrive La Stampa: “Due capitali dominate da leader populisti, secondo opposizioni e critici con aperte tendenze autocratiche, che scendono in piazza quasi simultaneamente con speculari massicce proteste”. Per il quotidiano torinese, parte da queste due capitali “la sfida ai sovranisti”.

Attacco a colpi d’arma da fuoco contro un bus che transitava nei pressi di Beit El in Cisgiordania. Quattro i colpi sparati ieri sera contro il mezzo, con l’autista rimasto ferito dalle schegge del vetro infranto. La compagnia israeliana Egged ha annunciato uno sciopero per la giornata odierna, esprimendo preoccupazione per i numerosi attacchi subiti.

Il Corriere segnala l’appuntamento con il concerto “Libero è il mio canto. Musiche di donne deportate” in programma mercoledì 16 gennaio all’Auditorium Parco della Musica a Roma. Grazie al lavoro di ricerca di Francesco Lotoro, viene spiegato, “saranno eseguiti diciotto brani creati da compositrici, spesso nati durante la prigionia, con testi fra i più disparati”. L’iniziativa, che ha il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è promossa dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, in collaborazione con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Università Ebraica di Gerusalemme e Rai Cultura.
 
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  davar
pagine ebraiche gennaio 2019
Liliana, l'archivio delle ferite
Nell’appartamento di corso Magenta 55 la piccola Liliana si divertiva a correre con il suo triciclo percorrendo i lunghi corridoi tra le stanze. Il padre Alberto, subito dopo esser rimasto vedovo, aveva preso assieme ai genitori Giuseppe e Olga i due appartamenti a poca distanza dal Castello Sforzesco, unendoli in un’unica grande casa, di cui Liliana era la principessa. “Ho vissuto lì da quando avevo un anno e mezzo fino ai dodici, quando ci sfollarono. In quella casa io ero La bambina. Ero molto vivace. Correvo con il monopattino o la biciclettina attraverso il lungo corridoio. E ricordo che facevo molta attenzione a ciò che stava attorno a me: ho fotografato nella mente la disposizione dei mobili di quell’appartamento. Potrei disegnarli, anche a distanza di così tanti anni. Non mi servono elenchi o carte”.
Quasi ottant’anni dopo, grazie al prezioso lavoro dell’Archivio storico del Gruppo Intesa San Paolo, elenchi e carte riguardanti i beni della famiglia Segre sono tornati alla luce: ci sono le pratiche con i nomi dei nonni di Liliana, Giuseppe Segre e Olga Löwy e dello zio Amedeo Segre, vi è il decreto di confisca e il verbale di presa in consegna dell’immobile di corso Magenta con l’elenco dettagliato delle cose al suo interno e il loro valore. “Quando si perdono le persone, quelle che si amano, le cose, anche le più care, passano in seconda fila. So che ci sono i documenti che raccontano dei sequestri e che confermano la rapina di Stato, ma non ho voluto vederli” dice oggi Segre, accogliendoci in casa sua per un’intervista. Barbara Costa, responsabile dell’Archivio storico del Gruppo Intesa San Paolo, assieme all’archivista Carla Cioglia, spiega di voler restituire un volto, un nome, una storia, alle persone che subirono i sequestri disposti dal regime fascista dopo l’approvazione delle leggi antiebraiche del 1938.

Daniel Reichel, Pagine Ebraiche gennaio 2019
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israele - cinque i giovani in stato di fermo
Palestinese uccisa, lo Shin Bet:

'Sospetto su studenti di Yeshiva'
Alcuni giovani arrestati negli scorsi giorni, tutti studenti di una scuola rabbinica israeliana, sono sospettati di essere i responsabili dell’omicidio di una donna palestinese, Aysha Ravi, uccisa lo scorso 12 ottobre dal lancio di alcune pietre mentre era in macchina insieme al marito nei pressi della Tapuah Junction, uno degli snodi di traffico più significativi della Cisgiordania.
Lo Shin Bet, il servizio di sicurezza, ha reso noto che tre di questi giovani sono stati arrestati una settimana fa, mentre altri due sono stati fermati negli ultimi giorni. E che tutti e cinque sarebbero sospettati di essere gli artefici di altri episodi di violenza.
In una nota si riferisce che i cinque sono studenti della Pri Haaretz Yeshiva nella località di Riheilim, non lontano da dove è avvenuto l’agguato mortale. E si rende noto che il giorno successivo, durante lo Shabbat, i cinque avrebbero guidato verso una destinazione comune per incontrarsi e mettere a fondo una strategia per rispondere in modo concertato ad eventuali interrogatori.
“Dal giorno degli arresti – si legge nella nota – lo Shin Bet ha riscontrato un continuo e intenso sforzo da parte di alcuni di delegittimare l’organizzazione, i suoi agenti, le sue attività. Questo tentativo deve essere condannato e nulla deve essere fatto per indebolire lo Shin Bet nella sua lotta al terrore, sia esso ebraico o palestinese. Nel nome dei valori dello Stato e della sicurezza nazionale”.

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dopo un nuovo attacco palestinese
Israele, gli autisti in sciopero

"Nostra sicurezza minacciata"
Ventiquattro ore di sciopero, dopo l’ennesimo attacco subito (per fortuna senza vittime). La compagnia israeliana Egged ha scelto questa forma di protesta per la giornata odierna, dopo che ieri sera un suo mezzo è stato oggetto di quello che appare con ogni probabilità come un nuovo attacco terroristico palestinese nei pressi dell’insediamento di Beit El in Cisgiordania. Un attacco condotto con colpi d’arma da fuoco, che hanno colpito la vetrata del bus. Il conducente del mezzo, raggiunto da alcune schegge, è l’unico ferito. Report medici segnalano che non è in condizioni gravi, ma le conseguenze avrebbero potuto essere assai più sanguinose.
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fu protagonista nella resistenza
Enzo Cavaglion (1919-2019)
Eroe della Resistenza, eroe personale di tanti ebrei perseguitati in fuga dal nazifascismo, memoria storica e custode delle vicende plurisecolari e appassionanti della Cuneo ebraica cui fino all’ultimo ha dedicato le sue migliori energie. Ci lascia, a 99 anni e a pochi mesi dal suo centesimo compleanno, il partigiano Enzo Cavaglion.
Nato a Cuneo il 21 giugno del 1919, figlio di Giuseppe ed Eva De Benedetti, appassionato e grande conoscitore del mondo alpino, sin dalla gioventù frequentò i circoli antifascisti e fu attivamente impegnato nella lotta al regime fascista. Dal settembre del ’43, mentre l’Italia si appresta a entrare nei suoi mesi più drammatici, aiuta gli ebrei evacuati dalle loro precedenti sedi di internamento della Francia meridionale portando aiuti materiali e favorendone la sistemazione provvisoria. Mettendo più volte in pericolo la propria vita, fornì rifugio, abiti e documenti falsi oltre alle informazioni più dettagliate sui rastrellamenti nazifascisti in corso così da scongiurarne la cattura.
Questa la motivazione che nel gennaio dello scorso ha portato l’organizzazione ebraica B’nai Berith a conferirgli la “Jewish Rescuers Citation”. Il riconoscimento attribuito a quei cittadini ebrei che, al tempo delle persecuzioni, aiutarono dei correligionari braccati.
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rubata la targa di sciesopoli ebraica 
Selvino, la Memoria ferita
Sgomento e inquietudine per il furto della targa che ricorda il passaggio di molti bambini ebrei sfuggiti alla Shoah a Selvino, prealpi bergamasche. Dal 1945 al 1948, nell’ex colonia Sciesopoli, centinaia di loro ritrovarono il sorriso e in molti casi si apprestarono a iniziare una nuova esistenza nel futuro Stato di Israele. Una vicenda a lungo ignorata, finita nell’oblio e solo di recente recuperata grazie in particolare all’impegno dello studioso Marco Cavallarin e delle istituzioni locali.
Sciesopoli ebraica: una testimonianza viva di speranza, umanità, emozionante collaborazione tra membri della Brigata Ebraica e popolazione in quella che, anni addietro, il fascismo aveva pensato come palestra ideale per la futura classe dirigente del regime.


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sorgente di vita
Il segno di Amos Oz
Si apre con un ricordo di Amos Oz, il grande scrittore israeliano scomparso il 28 dicembre scorso a 79 anni, la puntata di Sorgente di Vita in onda oggi.
Autore di tanti romanzi, pietre miliari della storia della letteratura israeliana, a partire da “Una storia d’amore e di tenebra”, ispirato ai primi anni della sua vita e di quella dello Stato di Israele, Oz è stato scrittore prolifico, anche di narrativa per ragazzi, saggista, commentatore politico, docente universitario. Ripercorriamo i suoi pensieri e i suoi ricordi attraverso interviste realizzate a più riprese, negli anni, da Sorgente di Vita.
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pilpul

Il mio mago di Oz
La morte di Amos Oz ha investito il nostro paese quanto Israele (forse addirittura un po’ di più?). Sta di fatto che un piccolo diluvio di coccodrilli, a volte dei panegirici, spesso degli encomi, hanno comunque testimoniato dell’affetto che i nostri connazionali, quelli che leggono (invero mai troppi), nutrono nei confronti del grande letterato come, non di meno, della sua rilevante figura pubblica. Un affetto ricambiato dallo scrittore che era uso da parecchio tempo frequentare la Penisola. Riscontrato questa reciprocità di amorevoli sensi (sia detto senza alcuna irriverenza), forse varrebbe la pena mettere a fuoco la figura del biografato, senza la pretesa di dire parole definitive ma cercando di rimanere con i piedi per terra. Poiché ad Oz di certo la “terra”, a partire da quella d’Israele, gli è sempre piaciuta. Così come, nell’officina della sua scrittura, realisticamente immaginifica, ha sempre cercato di restituirci la vivida complessità del suo Paese. In Italia, d’altro canto, se sei riconosciuto come israeliano, non puoi che essere da subito giudicato peccatore oppure santo. Vie di mezzo non ce ne sono.

Claudio Vercelli
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Immagini - La Razzia
La Razzia. Roma, 16 Ottobre 1943.
Il film documentario rievoca la tragica giornata di settantacinque anni fa in cui gli ebrei di Roma vennero rastrellati e deportati nei campi di sterminio



Ruggero Gabbai
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