28 febbraio 2018 - 13 Adar 5778

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23 Gennaio 2019 - 17 Shevat 5779
PAGINE EBRAICHE 24
ALEF / TAV DAVAR PILPUL


alef/tav
Giuseppe Momigliano,
rabbino
Il formulario della preghiera ebraica del mattino – shachrit – del rito sefardita riporta nella parte conclusiva un testo contenente il richiamo a dieci elementi del racconto della Torà e dei Comandamenti che, secondo il parere di autorevoli Maestri, devono essere ricordati quotidianamente: 1) Ricordare la liberazione dei figli d’Israele dalla schiavitù in Egitto, compiuta dal Signore con miracoli ed azioni straordinarie. 
 
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Davide
Assael,
ricercatore
"Non opprimere lo straniero; voi conoscete l’animo dello straniero, poiché siete stati stranieri in terra d’Egitto" (Esodo 23:9),  "Amate dunque lo straniero, poiché anche voi siete stati stranieri nel paese d’Egitto" (Deut. 10:19). "Se un tuo fratello diviene povero e si trova nell’indigenza in mezzo a voi, tu lo sosterrai come uno straniero e un residente, perché possa vivere presso di te" (Levitico 25:35).
 
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Roma, chiuso il Cara
L’operazione è stata coordinata dalla Prefettura e ha riguardato 413 uomini, 124 donne e 15 minorenni. Alcuni frequentano le scuole del paese, che dovranno lasciare. Ma ci sono anche pazienti in cura negli ospedali, come una ragazza malata di tumore, e una giovane madre che ogni giorno si reca al Gemelli per allattare il figlio prematuro”. Il Corriere racconta con queste parole la chiusura del Cara di Castelnuovo di Porto, il secondo centro per rifugiati più grande d’Italia. Una vicenda che la Presidenza UCEI sta seguendo con attenzione, e in particolare la sofferenza delle famiglie che sono minacciate di essere divise.

Oltre un italiano su due è preoccupato dall’antisemitismo. Questo uno dei dati più significativi dall’Eurobarometro pubblicato ieri dalla Commissione europea. Quello degli italiani, scrive Repubblica, è un sentimento condiviso dagli altri cittadini dell’Unione, anche se sull’aumento della minaccia antisemita, stando al sondaggio, sembra esserci un problema di percezione in tutto il continente. “Se l’89% degli ebrei ritiene che negli ultimi cinque anni rischi e intolleranza nei loro confronti siano aumentati, l’allarme è condiviso appena dal 36% del resto della società europea e solo dal 31% per cento degli italiani (siamo i decimi da questo punto di vista nell’Unione)”. Il quotidiano raccoglie un commento del parlamentare del PD Emanuele Fiano, che afferma: “Mi insultano ogni giorno, mi minacciano di morte, mi scrivono, anche in queste ore, parole irripetibili. Mi preoccupa lo sdoganamento etico di sentimenti che credevo più circoscritti”.

Riguardo al caso Lannutti, aperto su questi notiziari lunedì, il Corriere segnala che nessun esponente del Movimento è intervenuto con parole di condanna a parte il vicepremier Luigi Di Maio. Un silenzio che appare inquietante. “Un senatore della Repubblica italiana non può essere senatore se ha questo nella sua mente. I rigurgiti antisemiti non sono un pericolo, ma una realtà” commenta la Presidente dell’Unione Noemi Di Segni.
 
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  davar
la ricerca swg-Pagine Ebraiche 
Più antisemitismo in Italia,
la percezione dei cittadini

In crescita considerevole la percezione dell’antisemitismo in Italia. È quanto emerge dalla sesta indagine sulla Memoria condotta dall’istituto di ricerca SWG in collaborazione con la redazione di Pagine Ebraiche. Un rapporto che permette, nell’arco di tempo monitorato, di cogliere alcuni segnali importanti. Il 49% del campione, il dato più alto del sessennio, ritiene infatti significativa la minaccia antiebraica. Alla domanda “Secondo lei oggi in Italia esiste ancora molto, abbastanza, poco o per niente un sentimento antisemita?” l’11% per cento dei rispondenti ha scelto l’opzione “molto”, il 38% “abbastanza”. Nel 2018, chi riteneva questa minaccia particolarmente intensa era appena il 5% degli intervistati. Un dato non dissimile dalle rilevazioni precedenti. Questa opzione era stata infatti scelta dal 7% sia nel 2014 che nel 2015, dal 4% nel 2016, dal 6% nel 2017. Per la prima volta si va quindi in doppia cifra.
L’invito di Riccardo Grassi, direttore di ricerca SWG, è a leggere questo numero in relazione al rafforzamento di una percezione del Giorno della Memoria che emerge dall’indagine: non più un appuntamento soltanto giusto o necessario, ma “necessario” per un numero sempre più rilevante di italiani. La domanda “Secondo lei, ricordare il genocidio degli ebrei e delle altre vittime del nazismo attraverso il Giorno della Memoria è?” è stata infatti completata con l’aggettivo “necessario” dal 36% dei rispondenti (erano 32% nel 2018, appena 26% nel 2017). Cala il dato di chi ritiene “retorico” l’appuntamento (dal 13 al 12%). Stabile invece il numero di chi lo definisce “inutile” (8%).
Quello relativo alla “necessità” del Giorno della Memoria è un dato in trend dallo scorso anno e, spiega Grassi, potrebbe indicare come il senso di questa iniziativa “stia transitando dall’essere percepito come un dovere nei confronti delle persone morte nei campi di concentramento (e quindi rivolto soprattutto al passato) ad una necessità per le persone del presente legata alle crescenti pressioni populiste e di destra”.
Tra i diversi spunti di questa indagine, che sarà presentata integralmente sul prossimo numero di Pagine Ebraiche, un confronto tra la conoscenza “spontanea” e quella invece “sollecitata”. “Lei sa quale commemorazione ricorre il 27 gennaio?”, viene chiesto. Risponde affermativamente il 50,4% degli intervistati (nel 2018 era il 54,3%). “Tra quelle indicate qual è la commemorazione che ricorre il 27 gennaio?”, il secondo interrogativo formulato con tre possibili opzioni: a) è il Giorno della Memoria; b) si ricorda la Shoah/l’Olocausto; c) non sa/non ricorda. Il 52,8% sceglie la prima ipotesi (nel 2018 era il 54,5%), mentre il 23,5% per cento propende la seconda (nel 2018 era il 24,2%). Aumenta invece il numero di chi sa o non ricorda: il 23,8%, rispetto al 21,4% del 2018.
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la campagna social #weremember
Non dimenticare la Shoah,
un impegno da condividere

“Sono Sami. Quando avevo un anno e mezzo la mia famiglia fu deportata in un campo di concentramento. Ero un bambino, fui sottoposto agli esperimenti medici dei nazisti. Sono quasi morto di fame ma una donna tedesca mi salvò la vita. Mentre non so cosa ci riserverà il futuro, so che oggi metà della popolazione mondiale non sa che la Shoah è avvenuta. Un terzo pensa che sia un mito o sia stata esagerata. E i giovani sono molto meno consapevoli di cosa sia la Shoah. È una cosa straziante”. Con queste parole, perché ci sia maggiore consapevolezza, il sopravvissuto Sami Steigmann fa appello al pubblico internazionale perché dia un segnale di Memoria e partecipi alla campagna social #WeRemember: per farlo, basta postare sui propri profili social una propria foto con in mano un cartello "We Remember" con l'hashtag #WeRemember, o inviarla a weremember@wjc.org.
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qui roma
Varsavia, le voci dal Ghetto
Nel novembre del 1940 i nazisti rinchiusero 450 mila ebrei nel ghetto di Varsavia. Una rete segreta composta da giornalisti, ricercatori e leader comunitari, guidata dallo storico Emanuel Ringelblum e conosciuta con il nome in codice Oyneg Shabes (“La gioia del Sabato” in yiddish), decise di documentare con carta e penna le violenze e la sopraffazione quotidiane. Un archivio di memorie scampato alla distruzione e raccontato in modo magistrale da "Who will write our history", il docufilm prodotto da Nancy Spielberg e con regia di Roberta Grossman già protagonista alla Festa del Cinema di Roma. In occasione del Giorno della Memoria, su iniziativa del World Jewish Congress, la pellicola arriverà contemporaneamente in molti paesi. Un evento speciale si terrà nella Capitale il 29 gennaio al Museo di Roma - Palazzo Braschi, alla presenza della Presidente UCEI Noemi Di Segni e della Presidente della CCP Turismo Moda Eventi e Relazioni Internazionali Carola Penna.
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meis, l'iniziativa nel carcere di Ferrara
La razzia e la persecuzione,
una riflessione con i detenuti

"Ma perché Hitler ce l'aveva così tanto con gli ebrei?", "Perché lo Stato e la Chiesa non li hanno protetti, visto che erano cittadini italiani?", ma soprattutto "Perché la storia si ripete?".
In queste domande è racchiusa la profonda partecipazione con cui stamattina, nel carcere di Ferrara, una trentina di detenuti ha commentato il film documentario di Ruggero Gabbai "La razzia. Roma, 16 ottobre 1943”, proiettato nella casa circondariale grazie all’iniziativa del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah - MEIS.
Una vera e propria anteprima, dal momento che la pellicola, prodotta per ricordare i 75 anni dal rastrellamento nel ghetto della capitale e gli 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziste, andrà in onda su Rai Uno domenica 27 gennaio, per il Giorno della Memoria, dopo essere stata in concorso all'ultimo Festival del Cinema di Roma.
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qui milano - segnalibro
L'Italia fascista e gli ebrei
Un libro che ricorda all'Italia, una volta di più, la falsità del mito “italiani brava gente”, di quanto il regime fascista non esitò, senza richieste o ricatti del nazismo, a mettere in moto la macchina persecutoria contro gli ebrei. Ebrei traditi nel 1938 dalle Leggi razziste, non più italiani tra gli italiani, ma altri nonostante il prezzo pagato per costruire l'Italia. La riedizione del volume dello storico Michele Sarfatti Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione (Einaudi) racconta tutto questo, in modo documentato e rigoroso, aggiungendo nuovi dettagli su una storia buia su cui ancora molto c'è da dire. Tanto che sarà necessario un ulteriore aggiornamento, hanno sottolineato Marco Cuzzi e Alessandra Minerbi presentato alla libreria Claudiana di Milano il volume di Sarfatti, in un incontro coordinato dal direttore del Centro di Documentazione ebraica contemporanea di Milano Gadi Luzzatto Voghera e con la partecipazione dell'autore..
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qui roma
Moretto, un eroe a teatro
“Avanza il piede sinistro, piantalo saldo in terra, come un soldato, fletti il ginocchio, ruota il tronco, raccogli la spinta, carica la spalla, piega il braccio a novanta gradi. Il gancio è carico, rilascia le velocità e somma le forze: piede, ginocchio, busto, spalla. Questo coordinato di potenza si abbatterà come una montagna su Amalek, qualunque veste indossi”.
Oltre 500 spettatori a Roma, al Teatro Palladium, per lo spettacolo teatrale “A testa alta” che Antonello Capurso ha dedicato alla figura di Pacifico Di Consiglio, il “Moretto” che fu combattente indomito contro fascisti e nazisti e che è stato e continua ad essere, a 12 anni dalla morte, un punto di riferimento per l’ebraismo romano.
Una serata di Memoria a teatro che ha fatto registrare il pienone e che è stata organizzata dalla Fondazione Museo della Shoah, in collaborazione con l’Università Roma Tre.
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Qui Milano - la visita dell'ambasciatore sachs
Giardino dei Giusti, uno spazio
per la cultura della responsabilità

Prosegue il progetto di riqualificazione del Giardino dei Giusti sul Monte Stella a Milano. Nelle scorse ore a visitare il sito, l'ambasciatore d'Israele Ofer Sachs accompagnato da una delegazione di Gariwo, con la presenza, tra gli altri, dell'architetto Stefano Valabrega, che cura il progetto, del presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach e del Consigliere della Comunità ebraica milanese Gadi Schoenheit. “Abbiamo voluto con questi lavori di riqualificazione fare del Giardino dei Giusti un luogo vivo di educazione alla responsabilità per i ragazzi delle scuole milanesi e di tutta la Lombardia – spiegava il presidente di Gariwo Gabriele Nissim.
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altre 15 stolpersteine in città 
Torino, nuove pietre di Memoria
II marciapiedi torinesi da queste ore contano 108 Stolpersteine, le pietre d’inciampo dell’artista Gunter Demnig.
Per il quinto anno di fila infatti la città si è fatta promotrice del progetto europeo, portato avanti dal Museo Diffuso della Resistenza – in collaborazione con la Comunità ebraica di Torino, l’Associazione Nazionale Ex Deportati (Aned) – sezione Torino e il Goethe-Institut Turin.
Per il 2019 quindici le pietre distribuite in diversi luoghi della città, dedicate ad altrettante vittime della deportazione nazista e fascista.
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in prima serata su rai 1
Quattro voci per la speranza
Nel pomeriggio una prima proiezione al Senato. In serata la messa in onda su Rai 1, alle 21.20. “Figli del destino”, una produzione Red Film con Rai Fiction per la regia di Francesco Miccichè e Marco Spagnoli, racconta la storia di quattro giovanissimi ebrei italiani alle prese con le Leggi razziste e le persecuzioni: la milanese Liliana Segre, oggi senatrice a vita, e con lei il napoletano Tullio Foà, la romana Lia Levi e il pisano Guido Cava.
Il film è stato proposto alla Rai, nel quadro del programma di “San Rossore 1938”, dall’Università di Pisa che ne ha curato anche la revisione scientifica e storica attraverso il professor Michele Battini.
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sky-history channel
Il ’38 raccontato dai testimoni
Cinque vicende familiari al centro del racconto: da quella di Franco Schoenheit e dei suoi genitori, deportati nei campi nazisti ma riusciti a sopravvivere, a quella di Pacifico Di Consiglio, detto Moretto, che passò gli anni della guerra a lottare nelle vie dell’antico ghetto contro i persecutori fascisti, fino alla storia degli Ovazza, con Ettore fedele al fascismo fino quasi all’ultimo, incredulo dopo le Leggi del ’38 ma poi massacrato sul Lago Maggiore nell’autunno del 1943.
A raccontarle è “1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani” di Pietro Suber, prodotto da Blue Fim e Dario Coen, con Rai Cinema e Istituto Luce, con il sostegno della Fondazione Cherasco, la Compagnia di San Paolo e l’Archivio Terracini. Il documentario sarà proposto da Sky – History Channel (canale 407) il 27 gennaio alle 21.
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pilpul
Ticketless - Un’autobiografia
"Un’autobiografia, ma non è la mia". Disse così, di Zeno, Hector Aron Schmitz, alias Italo Svevo: uno yid, un ebreo secolarizzato fornito però di antenne capaci di legare le sue radici alla letteratura del suo tempo. La frase mi è tornata alla mente leggendo la Piccola autobiografia di mio padre che Daniel Vogelmann ha appena stampato dalla “sua” Giuntina. Questo non è un libro di memorie segnato da uno smodato autobiografismo ebraico, come molti si sono letti. In circolazione c’è già troppa indulgenza nei confronti di se stessi.

Alberto Cavaglion
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Periscopio - Diversamente abile
Nell'approssimarsi del Giorno della Memoria, credo che sia bene ricordare che, accanto agli ebrei, ai Rom, agli omosessuali e agli oppositori politici, tra le vittime dello sterminio ci furono anche, e in notevole numero, i diversamente abili, molti dei quali conclusero così, in modo atroce, un'esistenza già segnata, fin dall'inizio, da notevoli difficoltà.
Credo che tutti siano d'accordo nel riconoscere che un progresso molto significativo, sul piano civile e morale, si stia registrando, da diversi anni, in molte parti del mondo, riguardo all'atteggiamento nei confronti della disabilità fisica e psichica.


Francesco Lucrezi, storico
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Per chi è oggi questo canto
Parschnitz I e II, subcampi di Gross–Rosen, furono aperti presso Parschnitz (oggi Poříčí, Republica Ceca), erano prevalentemente destinati a internamento e lavoro coatto femminile ed erano sorvegliati da guardie femminili inquadrate nelle SS; entrambi i subcampi furono liberati il 9 maggio 1945 dalle truppe sovietiche.
Bela Bogaty nacque a Będzin (Slesia, Polonia) il 4 maggio 1927 da Moszek Bogaty e Sara Cwerin; nel 1941 fu arrestata insieme agli ebrei del suo paese e deportata presso Parschnitz; ivi tra il 1943 e il 1944, insieme alle compagne di prigionia Lena e Radassa (cognomi non pervenuti) creò il canto Pieśń rozpaczy utilizzando l’unico giorno al mese di riposo dai lavori forzati e stendendo clandestinamente il testo su un foglio di carta.


Francesco Lotoro
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Il messaggio di Liliana
Mi ha profondamente emozionata la conferenza di Liliana Segre alla Scala… eppure non è la prima volta che la sento parlare.
Sarà stato il pubblico, un migliaio e più di ragazzini, che per un’ora e mezzo l’hanno ascoltata in assoluto silenzio, tributandole una standing ovation all’inizio e alla fine.
Sarà stata la sacralità del luogo, il tempio mondiale della musica, dove siamo abituati ad applaudire i grandi divi.


Viviana Kasam
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