Giuseppe Momigliano,
rabbino
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Il
formulario della preghiera ebraica del mattino – shachrit – del rito
sefardita riporta nella parte conclusiva un testo contenente il
richiamo a dieci elementi del racconto della Torà e dei Comandamenti
che, secondo il parere di autorevoli Maestri, devono essere ricordati
quotidianamente: 1) Ricordare la liberazione dei figli d’Israele dalla
schiavitù in Egitto, compiuta dal Signore con miracoli ed azioni
straordinarie.
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Davide
Assael,
ricercatore
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"Non
opprimere lo straniero; voi conoscete l’animo dello straniero, poiché
siete stati stranieri in terra d’Egitto" (Esodo 23:9), "Amate
dunque lo straniero, poiché anche voi siete stati stranieri nel paese
d’Egitto" (Deut. 10:19). "Se un tuo fratello diviene povero e si trova
nell’indigenza in mezzo a voi, tu lo sosterrai come uno straniero e un
residente, perché possa vivere presso di te" (Levitico 25:35).
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Roma, chiuso il Cara
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L’operazione
è stata coordinata dalla Prefettura e ha riguardato 413 uomini, 124
donne e 15 minorenni. Alcuni frequentano le scuole del paese, che
dovranno lasciare. Ma ci sono anche pazienti in cura negli ospedali,
come una ragazza malata di tumore, e una giovane madre che ogni giorno
si reca al Gemelli per allattare il figlio prematuro”. Il Corriere
racconta con queste parole la chiusura del Cara di Castelnuovo di
Porto, il secondo centro per rifugiati più grande d’Italia. Una vicenda
che la Presidenza UCEI sta seguendo con attenzione, e in particolare la
sofferenza delle famiglie che sono minacciate di essere divise.
Oltre un italiano su due è preoccupato dall’antisemitismo. Questo uno
dei dati più significativi dall’Eurobarometro pubblicato ieri dalla
Commissione europea. Quello degli italiani, scrive Repubblica, è un
sentimento condiviso dagli altri cittadini dell’Unione, anche se
sull’aumento della minaccia antisemita, stando al sondaggio, sembra
esserci un problema di percezione in tutto il continente. “Se l’89%
degli ebrei ritiene che negli ultimi cinque anni rischi e intolleranza
nei loro confronti siano aumentati, l’allarme è condiviso appena dal
36% del resto della società europea e solo dal 31% per cento degli
italiani (siamo i decimi da questo punto di vista nell’Unione)”. Il
quotidiano raccoglie un commento del parlamentare del PD Emanuele
Fiano, che afferma: “Mi insultano ogni giorno, mi minacciano di morte,
mi scrivono, anche in queste ore, parole irripetibili. Mi preoccupa lo
sdoganamento etico di sentimenti che credevo più circoscritti”.
Riguardo al caso Lannutti, aperto su questi notiziari lunedì, il
Corriere segnala che nessun esponente del Movimento è intervenuto con
parole di condanna a parte il vicepremier Luigi Di Maio. Un silenzio
che appare inquietante. “Un senatore della Repubblica italiana non può
essere senatore se ha questo nella sua mente. I rigurgiti antisemiti
non sono un pericolo, ma una realtà” commenta la Presidente dell’Unione
Noemi Di Segni.
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la ricerca swg-Pagine Ebraiche
Più antisemitismo in Italia,
la percezione dei cittadini
In
crescita considerevole la percezione dell’antisemitismo in Italia. È
quanto emerge dalla sesta indagine sulla Memoria condotta dall’istituto
di ricerca SWG in collaborazione con la redazione di Pagine Ebraiche.
Un rapporto che permette, nell’arco di tempo monitorato, di cogliere
alcuni segnali importanti. Il 49% del campione, il dato più alto del
sessennio, ritiene infatti significativa la minaccia antiebraica. Alla
domanda “Secondo lei oggi in Italia esiste ancora molto, abbastanza,
poco o per niente un sentimento antisemita?” l’11% per cento dei
rispondenti ha scelto l’opzione “molto”, il 38% “abbastanza”. Nel 2018,
chi riteneva questa minaccia particolarmente intensa era appena il 5%
degli intervistati. Un dato non dissimile dalle rilevazioni precedenti.
Questa opzione era stata infatti scelta dal 7% sia nel 2014 che nel
2015, dal 4% nel 2016, dal 6% nel 2017. Per la prima volta si va quindi
in doppia cifra.
L’invito di Riccardo Grassi, direttore di ricerca SWG, è a leggere
questo numero in relazione al rafforzamento di una percezione del
Giorno della Memoria che emerge dall’indagine: non più un appuntamento
soltanto giusto o necessario, ma “necessario” per un numero sempre più
rilevante di italiani. La domanda “Secondo lei, ricordare il genocidio
degli ebrei e delle altre vittime del nazismo attraverso il Giorno
della Memoria è?” è stata infatti completata con l’aggettivo
“necessario” dal 36% dei rispondenti (erano 32% nel 2018, appena 26%
nel 2017). Cala il dato di chi ritiene “retorico” l’appuntamento (dal
13 al 12%). Stabile invece il numero di chi lo definisce “inutile” (8%).
Quello relativo alla “necessità” del Giorno della Memoria è un dato in
trend dallo scorso anno e, spiega Grassi, potrebbe indicare come il
senso di questa iniziativa “stia transitando dall’essere percepito come
un dovere nei confronti delle persone morte nei campi di concentramento
(e quindi rivolto soprattutto al passato) ad una necessità per le
persone del presente legata alle crescenti pressioni populiste e di
destra”.
Tra i diversi spunti di questa indagine, che sarà presentata
integralmente sul prossimo numero di Pagine Ebraiche, un confronto tra
la conoscenza “spontanea” e quella invece “sollecitata”. “Lei sa quale
commemorazione ricorre il 27 gennaio?”, viene chiesto. Risponde
affermativamente il 50,4% degli intervistati (nel 2018 era il 54,3%).
“Tra quelle indicate qual è la commemorazione che ricorre il 27
gennaio?”, il secondo interrogativo formulato con tre possibili
opzioni: a) è il Giorno della Memoria; b) si ricorda la
Shoah/l’Olocausto; c) non sa/non ricorda. Il 52,8% sceglie la prima
ipotesi (nel 2018 era il 54,5%), mentre il 23,5% per cento propende la
seconda (nel 2018 era il 24,2%). Aumenta invece il numero di chi sa o
non ricorda: il 23,8%, rispetto al 21,4% del 2018. Leggi
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meis, l'iniziativa nel carcere di Ferrara
La razzia e la persecuzione,
una riflessione con i detenuti
"Ma
perché Hitler ce l'aveva così tanto con gli ebrei?", "Perché lo Stato e
la Chiesa non li hanno protetti, visto che erano cittadini
italiani?", ma soprattutto "Perché la storia si ripete?".
In queste domande è racchiusa la profonda partecipazione con cui
stamattina, nel carcere di Ferrara, una trentina di detenuti ha
commentato il film documentario di Ruggero Gabbai "La
razzia. Roma, 16 ottobre 1943”, proiettato nella casa circondariale
grazie all’iniziativa del Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e
della Shoah - MEIS.
Una vera e propria anteprima, dal momento che la pellicola, prodotta
per ricordare i 75 anni dal rastrellamento nel ghetto della capitale e
gli 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziste, andrà in onda su
Rai Uno domenica 27 gennaio, per il Giorno della Memoria, dopo
essere stata in concorso all'ultimo Festival del Cinema di Roma. Leggi
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qui milano - segnalibro
L'Italia fascista e gli ebrei
Un
libro che ricorda all'Italia, una volta di più, la falsità del mito
“italiani brava gente”, di quanto il regime fascista non esitò, senza
richieste o ricatti del nazismo, a mettere in moto la macchina
persecutoria contro gli ebrei. Ebrei traditi nel 1938 dalle Leggi
razziste, non più italiani tra gli italiani, ma altri nonostante il
prezzo pagato per costruire l'Italia. La riedizione del volume dello
storico Michele Sarfatti Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende,
identità, persecuzione (Einaudi) racconta tutto questo, in modo
documentato e rigoroso, aggiungendo nuovi dettagli su una storia buia
su cui ancora molto c'è da dire. Tanto che sarà necessario un ulteriore
aggiornamento, hanno sottolineato Marco Cuzzi e Alessandra Minerbi
presentato alla libreria Claudiana di Milano il volume di Sarfatti, in
un incontro coordinato dal direttore del Centro di Documentazione
ebraica contemporanea di Milano Gadi Luzzatto Voghera e con la
partecipazione dell'autore.. Leggi
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qui roma
Moretto, un eroe a teatro
“Avanza
il piede sinistro, piantalo saldo in terra, come un soldato, fletti il
ginocchio, ruota il tronco, raccogli la spinta, carica la spalla, piega
il braccio a novanta gradi. Il gancio è carico, rilascia le velocità e
somma le forze: piede, ginocchio, busto, spalla. Questo coordinato di
potenza si abbatterà come una montagna su Amalek, qualunque veste
indossi”.
Oltre 500 spettatori a Roma, al Teatro Palladium, per lo spettacolo
teatrale “A testa alta” che Antonello Capurso ha dedicato alla figura
di Pacifico Di Consiglio, il “Moretto” che fu combattente indomito
contro fascisti e nazisti e che è stato e continua ad essere, a 12 anni
dalla morte, un punto di riferimento per l’ebraismo romano.
Una serata di Memoria a teatro che ha fatto registrare il pienone e che
è stata organizzata dalla Fondazione Museo della Shoah, in
collaborazione con l’Università Roma Tre. Leggi
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sky-history channel
Il ’38 raccontato dai testimoni
Cinque
vicende familiari al centro del racconto: da quella di Franco
Schoenheit e dei suoi genitori, deportati nei campi nazisti ma riusciti
a sopravvivere, a quella di Pacifico Di Consiglio, detto Moretto, che
passò gli anni della guerra a lottare nelle vie dell’antico ghetto
contro i persecutori fascisti, fino alla storia degli Ovazza, con
Ettore fedele al fascismo fino quasi all’ultimo, incredulo dopo le
Leggi del ’38 ma poi massacrato sul Lago Maggiore nell’autunno del 1943.
A raccontarle è “1938 – Quando scoprimmo di non essere più italiani” di
Pietro Suber, prodotto da Blue Fim e Dario Coen, con Rai Cinema e
Istituto Luce, con il sostegno della Fondazione Cherasco, la Compagnia
di San Paolo e l’Archivio Terracini. Il documentario sarà proposto da
Sky – History Channel (canale 407) il 27 gennaio alle 21. Leggi
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Ticketless - Un’autobiografia
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"Un’autobiografia,
ma non è la mia". Disse così, di Zeno, Hector Aron Schmitz, alias Italo
Svevo: uno yid, un ebreo secolarizzato fornito però di antenne capaci
di legare le sue radici alla letteratura del suo tempo. La frase mi è
tornata alla mente leggendo la Piccola autobiografia di mio padre che
Daniel Vogelmann ha appena stampato dalla “sua” Giuntina. Questo non è
un libro di memorie segnato da uno smodato autobiografismo ebraico,
come molti si sono letti. In circolazione c’è già troppa indulgenza nei
confronti di se stessi.
Alberto Cavaglion
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Periscopio - Diversamente abile
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Nell'approssimarsi
del Giorno della Memoria, credo che sia bene ricordare che, accanto
agli ebrei, ai Rom, agli omosessuali e agli oppositori politici, tra le
vittime dello sterminio ci furono anche, e in notevole numero, i
diversamente abili, molti dei quali conclusero così, in modo atroce,
un'esistenza già segnata, fin dall'inizio, da notevoli difficoltà.
Credo che tutti siano d'accordo nel riconoscere che un progresso molto
significativo, sul piano civile e morale, si stia registrando, da
diversi anni, in molte parti del mondo, riguardo all'atteggiamento nei
confronti della disabilità fisica e psichica.
Francesco Lucrezi, storico
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Per chi è oggi questo canto
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Parschnitz
I e II, subcampi di Gross–Rosen, furono aperti presso Parschnitz (oggi
Poříčí, Republica Ceca), erano prevalentemente destinati a internamento
e lavoro coatto femminile ed erano sorvegliati da guardie femminili
inquadrate nelle SS; entrambi i subcampi furono liberati il 9 maggio
1945 dalle truppe sovietiche.
Bela Bogaty nacque a Będzin (Slesia, Polonia) il 4 maggio 1927 da
Moszek Bogaty e Sara Cwerin; nel 1941 fu arrestata insieme agli ebrei
del suo paese e deportata presso Parschnitz; ivi tra il 1943 e il 1944,
insieme alle compagne di prigionia Lena e Radassa (cognomi non
pervenuti) creò il canto Pieśń rozpaczy utilizzando l’unico giorno al
mese di riposo dai lavori forzati e stendendo clandestinamente il testo
su un foglio di carta.
Francesco Lotoro
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Il messaggio di Liliana
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Mi ha profondamente emozionata la conferenza di Liliana Segre alla Scala… eppure non è la prima volta che la sento parlare. Sarà
stato il pubblico, un migliaio e più di ragazzini, che per un’ora e
mezzo l’hanno ascoltata in assoluto silenzio, tributandole una standing
ovation all’inizio e alla fine. Sarà stata la sacralità del luogo, il tempio mondiale della musica, dove siamo abituati ad applaudire i grandi divi.
Viviana Kasam
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