Ephraim Mirvis, rabbino capo di Gran Bretagna
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sono solo in qualche luogo remoto e sto osservando Shabbat, so che sono
in contatto con un intero popolo e non solo con quelli che lo stanno
osservando in quel preciso momento, ma anche con coloro che lo hanno
osservato in passato e lo osserveranno in futuro. Questo è il motivo
per cui lo Shabbat è così determinante e centrale nell'identità
ebraica.
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David
Bidussa,
storico sociale
delle idee | Un’ossessione
acquista sempre più credito nel senso comune diffuso. L’ossessione
delle cose che non si possono fare e dunque, per farle, la necessità di
cambiare regole. Di darsi altre norme. Perché le norme vigenti
imbrigliano, le norme consentono, le norme possono mettere in pericolo,
possono diventare strumenti di paura.
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I 200mila di Milano
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Circa duecentomila persone in piazza ieri a Milano per la manifestazione contro il razzismo.
“L’onda di persone è imponente. Travolgente al punto da fare quasi
paura. Ma la sensazione viene subito annullata dall’atmosfera di
allegria ed energia” sottolinea La Stampa. Per Repubblica: “Una
manifestazione senza comizi finali e bandiere di partito. Con gli scout
che cantano sotto il palco We are the world e Bella ciao e una colonna
sonora che va da Beyoncé alla new entry sanremese Mahmood”.
“La politica di Israele è entrata in una fase decisamente nuova” scrive
Repubblica. “In pochi giorni la discesa in campo di un nuovo leader
(Benny Gantz, ex capo di Stato maggiore), la creazione della nuova
alleanza di Gantz (Blue e Bianco) e l’incriminazione del premier Bibi
Netanyahu per corruzione hanno creato le condizioni per una svolta
profonda. I sondaggi danno il Likud di Netanyahu in forte calo, ma
soprattutto per la prima volta vedono il cartello elettorale di Gantz
in vantaggio, capace di creare una coalizione di governo con altri
partiti del centrosinistra”.
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l'allarme della sociologa "Il pericolo è nel complottismo,
crollate ormai molte barriere" “È
nel complottismo, è nelle parole malate che troppo spesso sentiamo, la
più significativa minaccia del nostro presente. Dobbiamo restare
vigili, non sottovalutare altre forme di odio e rancore ma prendere
coscienza che questo è il problema numero uno al giorno d’oggi. È in
atto uno sdoganamento incisivo, anche ad alti livelli istituzionali. Ed
è un problema che riguarda tutta la società, non solo gli ebrei”.
È l’allarme che lancia Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio
antisemitismo della Fondazione Centro di documentazione ebraica
contemporanea di Milano. Come ogni anno, l’Osservatorio ha prodotto un
report in cui, accanto al monitoraggio degli episodi degli ultimi
dodici mesi, si affiancano alcune considerazioni sulla minaccia
antisemita nelle sue diverse declinazioni.
Un monitoraggio che procede su diversi fronti, attraverso una specifica
“Antenna” che raccoglie le segnalazioni di chi racconta di essere stato
vittima di episodi di odio. E con una particolare attenzione al mondo
del web, ai social network, a tutte le realtà della rete in cui la
viralità permette un tasso di penetrazione impensabile con altri mezzi.
“Strumenti – afferma – verso i quali sono oggi investite gran parte
delle nostre energie”.
Complottismo, si diceva, ma anche antisionismo, banalizzazione e
negazione della Shoah. Questi i temi prevalenti in chi si fa oggi
propagatore di antisemitismo negli spazi digitali. Con il ritorno di un
argomento che si riteneva accantonato e che invece sembra riscuotere
crescenti consensi: il tema del deicidio, foriero di secolari
persecuzioni, riattualizzato nella retorica filopalestinese.
“In generale – spiega Guetta – quello che ravvisiamo è il crollo di
certe barriere: certi temi ormai non sono più tabù anche in luoghi
apparentemente insospettabili. Non ci si vergogna più di esprimere
certi concetti, anche nei cosiddetti salotti buoni, caricandoli con una
violenza verbale e talvolta con un sarcasmo razzista che fanno
impressione”.
Una figura, secondo Guetta, incarna alla perfezione la deriva
complottistica di quest’epoca. Ed è quella del miliardario filantropo
di origine ungherese George Soros, spesso al centro di vere e proprie
campagne di odio. “È ricco, si muove in ambito finanziario, è impegnato
verso il prossimo e chi soffre, porta su di sé le ferite della Shoah.
Il mostro perfetto da esporre alla berlina. Anche da parte di governi e
istituzioni che alimentano in modo irresponsabile il pregiudizio. Sono
preoccupata. Anzi – conclude – molto preoccupata”. Leggi
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L'uno vale l'altro
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Abbiamo
a che fare con il sogno di una riscossa da parte di una maggioranza un
tempo definita «silenziosa», ed ora invece chiassosa, che si pensa come
una sorta di onda montante quando invece rischia di rivelarsi nella sua
natura di orda di atomi senza legame. Il discorso maniacale contro le
aborrite élite – quelle di ogni genere, a partire dalle leadership
politiche – si sta traducendo nel miglior viatico per la loro
continuità nei tempi a venire. Poiché non si è tradotto in nessuna
alternativa politica ma solo nella lamentosità dell’eterna
indignazione, alla fine della fiera priva di qualsiasi capacità
propositiva. La commistione tra improvvisazione (non occasionale ma
continuativa); assordante elogio dell’impreparazione; diffidenza
diffusa nei confronti di qualsiasi forma di competenza ma anche
spietata autopromozione da parte di piccoli gruppi in cerca di mobilità
sociale e ascesa pubblica; svuotamento di significati e contenuti della
politica ridotta a insieme di promesse incongrue e spesso solo
fantasiose; sostituzione del principio di realtà (per quanto sgradevole
possa essere) con una serie di estenuanti messe in scena puramente
finzionali, è l’insieme delle procedure attraverso le quali si sta
svuotando la democrazia rappresentativa delle sue funzioni.
Claudio Vercelli
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