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3 Marzo 2019 - 26 Adar 5779
PAGINE EBRAICHE 24


ALEF / TAV DAVAR PILPUL
alef/tav
Ephraim Mirvis, rabbino capo di Gran Bretagna
Quando sono solo in qualche luogo remoto e sto osservando Shabbat, so che sono in contatto con un intero popolo e non solo con quelli che lo stanno osservando in quel preciso momento, ma anche con coloro che lo hanno osservato in passato e lo osserveranno in futuro. Questo è il motivo per cui lo Shabbat è così determinante e centrale nell'identità ebraica.
 
David Bidussa,
storico sociale
delle idee
Un’ossessione acquista sempre più credito nel senso comune diffuso. L’ossessione delle cose che non si possono fare e dunque, per farle, la necessità di cambiare regole. Di darsi altre norme. Perché le norme vigenti imbrigliano, le norme consentono, le norme possono mettere in pericolo, possono diventare strumenti di paura.
 
I 200mila di Milano
Circa duecentomila persone in piazza ieri a Milano per la manifestazione contro il razzismo.
“L’onda di persone è imponente. Travolgente al punto da fare quasi paura. Ma la sensazione viene subito annullata dall’atmosfera di allegria ed energia” sottolinea La Stampa. Per Repubblica: “Una manifestazione senza comizi finali e bandiere di partito. Con gli scout che cantano sotto il palco We are the world e Bella ciao e una colonna sonora che va da Beyoncé alla new entry sanremese Mahmood”.

“La politica di Israele è entrata in una fase decisamente nuova” scrive Repubblica. “In pochi giorni la discesa in campo di un nuovo leader (Benny Gantz, ex capo di Stato maggiore), la creazione della nuova alleanza di Gantz (Blue e Bianco) e l’incriminazione del premier Bibi Netanyahu per corruzione hanno creato le condizioni per una svolta profonda. I sondaggi danno il Likud di Netanyahu in forte calo, ma soprattutto per la prima volta vedono il cartello elettorale di Gantz in vantaggio, capace di creare una coalizione di governo con altri partiti del centrosinistra”.
 
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  davar
l'allarme della sociologa
"Il pericolo è nel complottismo,

crollate ormai molte barriere"
“È nel complottismo, è nelle parole malate che troppo spesso sentiamo, la più significativa minaccia del nostro presente. Dobbiamo restare vigili, non sottovalutare altre forme di odio e rancore ma prendere coscienza che questo è il problema numero uno al giorno d’oggi. È in atto uno sdoganamento incisivo, anche ad alti livelli istituzionali. Ed è un problema che riguarda tutta la società, non solo gli ebrei”.
È l’allarme che lancia Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano. Come ogni anno, l’Osservatorio ha prodotto un report in cui, accanto al monitoraggio degli episodi degli ultimi dodici mesi, si affiancano alcune considerazioni sulla minaccia antisemita nelle sue diverse declinazioni.
Un monitoraggio che procede su diversi fronti, attraverso una specifica “Antenna” che raccoglie le segnalazioni di chi racconta di essere stato vittima di episodi di odio. E con una particolare attenzione al mondo del web, ai social network, a tutte le realtà della rete in cui la viralità permette un tasso di penetrazione impensabile con altri mezzi. “Strumenti – afferma – verso i quali sono oggi investite gran parte delle nostre energie”.
Complottismo, si diceva, ma anche antisionismo, banalizzazione e negazione della Shoah. Questi i temi prevalenti in chi si fa oggi propagatore di antisemitismo negli spazi digitali. Con il ritorno di un argomento che si riteneva accantonato e che invece sembra riscuotere crescenti consensi: il tema del deicidio, foriero di secolari persecuzioni, riattualizzato nella retorica filopalestinese.
“In generale – spiega Guetta – quello che ravvisiamo è il crollo di certe barriere: certi temi ormai non sono più tabù anche in luoghi apparentemente insospettabili. Non ci si vergogna più di esprimere certi concetti, anche nei cosiddetti salotti buoni, caricandoli con una violenza verbale e talvolta con un sarcasmo razzista che fanno impressione”.
Una figura, secondo Guetta, incarna alla perfezione la deriva complottistica di quest’epoca. Ed è quella del miliardario filantropo di origine ungherese George Soros, spesso al centro di vere e proprie campagne di odio. “È ricco, si muove in ambito finanziario, è impegnato verso il prossimo e chi soffre, porta su di sé le ferite della Shoah. Il mostro perfetto da esporre alla berlina. Anche da parte di governi e istituzioni che alimentano in modo irresponsabile il pregiudizio. Sono preoccupata. Anzi – conclude – molto preoccupata”.
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pilpul

L'uno vale l'altro
Abbiamo a che fare con il sogno di una riscossa da parte di una maggioranza un tempo definita «silenziosa», ed ora invece chiassosa, che si pensa come una sorta di onda montante quando invece rischia di rivelarsi nella sua natura di orda di atomi senza legame. Il discorso maniacale contro le aborrite élite – quelle di ogni genere, a partire dalle leadership politiche – si sta traducendo nel miglior viatico per la loro continuità nei tempi a venire. Poiché non si è tradotto in nessuna alternativa politica ma solo nella lamentosità dell’eterna indignazione, alla fine della fiera priva di qualsiasi capacità propositiva. La commistione tra improvvisazione (non occasionale ma continuativa); assordante elogio dell’impreparazione; diffidenza diffusa nei confronti di qualsiasi forma di competenza ma anche spietata autopromozione da parte di piccoli gruppi in cerca di mobilità sociale e ascesa pubblica; svuotamento di significati e contenuti della politica ridotta a insieme di promesse incongrue e spesso solo fantasiose; sostituzione del principio di realtà (per quanto sgradevole possa essere) con una serie di estenuanti messe in scena puramente finzionali, è l’insieme delle procedure attraverso le quali si sta svuotando la democrazia rappresentativa delle sue funzioni.

Claudio Vercelli
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