“Il pericolo è nel complottismo”

“È nel complottismo, è nelle parole malate che troppo spesso sentiamo, la più significativa minaccia del nostro presente. Dobbiamo restare vigili, non sottovalutare altre forme di odio e rancore ma prendere coscienza che questo è il problema numero uno al giorno d’oggi. È in atto uno sdoganamento incisivo, anche ad alti livelli istituzionali. Ed è un problema che riguarda tutta la società, non solo gli ebrei”.
È l’allarme che lancia Betti Guetta, responsabile dell’Osservatorio antisemitismo della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano. Come ogni anno, l’Osservatorio ha prodotto un report in cui, accanto al monitoraggio degli episodi degli ultimi dodici mesi, si affiancano alcune considerazioni sulla minaccia antisemita nelle sue diverse declinazioni.
Un monitoraggio che procede su diversi fronti, attraverso una specifica “Antenna” che raccoglie le segnalazioni di chi racconta di essere stato vittima di episodi di odio. E con una particolare attenzione al mondo del web, ai social network, a tutte le realtà della rete in cui la viralità permette un tasso di penetrazione impensabile con altri mezzi. “Strumenti – afferma – verso i quali sono oggi investite gran parte delle nostre energie”.
Complottismo, si diceva, ma anche antisionismo, banalizzazione e negazione della Shoah. Questi i temi prevalenti in chi si fa oggi propagatore di antisemitismo negli spazi digitali. Con il ritorno di un argomento che si riteneva accantonato e che invece sembra riscuotere crescenti consensi: il tema del deicidio, foriero di secolari persecuzioni, riattualizzato nella retorica filopalestinese.
“In generale – spiega Guetta – quello che ravvisiamo è il crollo di certe barriere: certi temi ormai non sono più tabù anche in luoghi apparentemente insospettabili. Non ci si vergogna più di esprimere certi concetti, anche nei cosiddetti salotti buoni, caricandoli con una violenza verbale e talvolta con un sarcasmo razzista che fanno impressione”.
Una figura, secondo Guetta, incarna alla perfezione la deriva complottistica di quest’epoca. Ed è quella del miliardario filantropo di origine ungherese George Soros, spesso al centro di vere e proprie campagne di odio. “È ricco, si muove in ambito finanziario, è impegnato verso il prossimo e chi soffre, porta su di sé le ferite della Shoah. Il mostro perfetto da esporre alla berlina. Anche da parte di governi e istituzioni che alimentano in modo irresponsabile il pregiudizio. Sono preoccupata. Anzi – conclude – molto preoccupata”.

(3 marzo 2019)