Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        17 Aprile 2019 - 12 Nissan 5779
ISRAELE - VERSO LA FORMAZIONE DEL NUOVO GOVERNO

Netanyahu: “Sarò Premier di tutti”

“Siamo alla vigilia della formazione di un nuovo governo, e io sarò il primo ministro per tutti. Quelli che hanno votato per me e quelli che non l'hanno fatto”. A dichiararlo dal palco dell'International Convention Center di Gerusalemme, il Primo ministro Benjamin Netanyahu, celebrando la vittoria elettorale dello scorso 9 aprile e ora pronto a formare il prossimo esecutivo. Si tratta solo di tempo per vedere chi saranno i prossimi ministri: il Presidente Reuven Rivlin, dopo la consultazione con i diversi partiti, ha infatti confermato ufficialmente che Netanyahu (nell'immagine i due assieme a un evento del 2015) ha ottenuto l'appoggio necessario per avere una maggioranza alla Knesset e quindi per guidare il paese. Una formalità, visto che molti partiti avevano già espresso il loro appoggio a Netanyahu. “Voglio che tutti nella società israeliana, ebrei e non ebrei, siano parte di quella storia di successo chiamata Stato di Israele, e voglio che tutti godano della prosperità e del progresso”, ha detto Netanyahu, contrattaccando chi, attraverso i giornali, lo ha messo in guardia dal nominare Yariv Levin del Likud, a prossimo ministro della Giustizia.
IL VINCITORE SARÀ PREMIATO AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO IL 12 MAGGIO

Europa, il romanzo nella casa comune
Menasse finalista allo Strega Europeo

C’è La capitale, opera dello scrittore austriaco Robert Menasse tra i libri finalisti del Premio Strega Europeo, nato nel 2014 in occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea per diffondere la conoscenza di alcune tra le voci più originali e profonde della narrativa contemporanea. Il suo libro, pubblicato da Sellerio, per la traduzione di Marina Pugliano e Valentina Tortelli, aveva vinto nel 2017 il Deutcher Buchpreis, il premio che il consorzio degli editori e dei librai tedeschi assegna al miglior romanzo dell’anno in occasione della Fiera del Libro di Francoforte.
Romanzo dedicato alla capitale dell’Unione europea, satira feroce sul mondo di Bruxelles, è ambientato in una città in cui il cielo è grigio mentre ci si avvicina ai cinquant’anni dalla fondazione della Commissione europea. Allo scopo di rilanciarne gli ideali alcuni funzionari della Direzione cultura avviano un curioso tentativo: un grande giubileo incentrato su Auschwitz per il quale mobilitano gli ultimi sopravvissuti ai campi di concentramento, come testimoni dei proponimenti che sono all’origine della UE, nata dalle ceneri delle atrocità naziste. Menasse, di cui Pagine Ebraiche ha scritto all’epoca della vittoria del Deutcher Buchpreis, è riuscito nell’intento di scrivere un ritratto sarcastico e provocatorio, capace di miscelare generi diversi e insieme di tratteggiare l’assurdo e irridere il male raccontando l’Europa.

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QUI ROMA - LA GIORNATA DI STUDI

Il fascismo e il 1938, gli archivi parlano

Una stretta collaborazione tra Archivio Centrale dello Stato e Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale, avviata nel 2018 con l’obiettivo di riconsegnare alla fruizione pubblica una serie di significativi documenti relativi al regime fascista alla persecuzione dei cittadini ebrei a partire dal 1938, anno dell’entrata in vigore delle Leggi razziste.
Obiettivo centrato. E così la giornata di studi dal titolo “Carte di razza, di governo e di coraggio civile. Recuperare, tutelare e rendere disponibili le fonti storiche” che si è oggi svolta nella principale sede archivistica italiana ha permesso di fare il punto sull’importanza del materiale recentemente emerso. E in particolare le carte di Guido Buffarini Guidi, che fu sottosegretario all’Interno dal 1933 al 1943 e poi ministro dell’Interno nella Repubblica Sociale Italiana, per la quale emanò l’Ordine di polizia n.5 che disponeva l’internamento degli ebrei in campi di concentramento provinciali. E inoltre il decreto di costituzione del Tribunale della razza che fu presieduto da Gaetano Azzariti, il giurista di fama che sarebbe poi diventato presidente della Corte costituzionale nell’Italia repubblicana e di cui erano scomparse le tracce dell’attività svolta in gran parte del Ventennio fascista. In aggiunta a questi documenti inerenti i firmatari del “Manifesto della razza”, un piccolo nucleo documentario proveniente dal fondo archivistico dell’Ufficio razza del Ministero della cultura popolare e, per la prima volta, i documenti che attestano l’attività di resistenza civile, durante l’occupazione tedesca, di Alfonso Gallo dell’Istituto di Patologia del libro. Documenti, carte e pagine che inchiodano i vertici del regime alle loro responsabilità.
A coordinare questo sforzo di recupero Micaela Procaccia, sovrintendente dell’Archivio Centrale dello Stato.
QUI MILANO - LA GIORNATA DI STUDI

Carlo Cattaneo, maestro di libertà

Carlo Cattaneo, patriota, filosofo, politico, scrittore e soprattutto maestro di tolleranza e libertà. A dare un quadro del ruolo del milanese Cattaneo, nell’anniversario dei 150 anni dalla sua morte, un convegno organizzato nella prestigiosa Sala Alessi del Comune di Milano dal Centro Studi Gaetano Salvemini, con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. “È importante celebrarlo qui: Cattaneo fu un milanese, un italiano, un cittadino europeo, un esempio di fiducia nell’integrazione dei popoli”, ha ricordato in apertura l’assessore alla Partecipazione Lorenzo Lipparini, riportando anche i saluti del sindaco Giuseppe Sala. A portare i saluti dell’UCEI, il vicepresidente Giorgio Mortara mentre per la Comunità ebraica milanese è intervenuto il copresidente Milo Hasbani mentre oratori dell’evento sono stati Gianmarco Pondrano Altavilla del Centro Studi Gaetano Salvemini, Carlo G. Lacaita del Comitato italo-svizzero per la pubblicazione delle opere di Carlo Cattaneo, Giovanni Luseroni dell’Università degli studi del Molise e Davide Cadeddu dell’Università degli Studi di Milano.


Rassegna stampa

Ferrara, la città incredula
L’aggressione verbale e fisica subita da un ragazzino ebreo ferrarese arriva su tutta la stampa nazionale. “Incredula – scrive Repubblica – è un’intera scuola, un’intera città, Ferrara, casa dello scrittore Giorgio Bassani, che raccontò le persecuzioni degli ebrei, dove ha messo radici il Museo nazionale dell’ebraismo e della Shoah”. Tra le altre, ad essere riportate sono le parole del presidente della Comunità ebraica Andrea Pesaro. “Non è l’aggressione in sé, il punto. Mi preoccupa come un ragazzino possa aver trovato quelle parole. Quale retroterra nascondono, quale ambiente può fornire una nozione così specifica, chiara, violenta? Parlare addirittura della riapertura dei forni è tanto, bisogna capire – il suo commento – da quali canali è arrivato qualcosa di simile a un bambino delle medie”.
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QUI ROMA 

“Ghiur, serve chiarezza”

“Un argomento delicato, che merita di essere trattato e approfondito, nelle sue linee generali, in maniera appropriata”.
Questa la premessa a un incontro sul tema del Ghiur Katan, la conversione dei figli di madre non ebrea, che si è svolto ieri sera nei locali dell’aula magna del Palazzo della Cultura, organizzato dalla Consulta della Comunità ebraica di Roma e con relatore il rabbino capo rav Riccardo Di Segni.
“Il futuro demografico dell’ebraismo italiano lo si garantisce facendo matrimoni ebraici e dei figli. È in questa direzione che deve concentrarsi lo sforzo politico comunitario. Non è intensificando le conversioni che si risolveranno i problemi” ha sottolineato il rav Di Segni nella sua lezione, molto partecipata e seguita da numerosi interventi e domande dal pubblico.
LA MANIFESTAZIONE PER LA MEMORIA NELLA CAPITALE UNGHERESE

Budapest, in cammino contro l'oblio

Centinaia di persone in cammino per non dimenticare le vittime della Shoah, per dare un segnale che l'Ungheria non dimentica le sue vittime. Nel segno di questo obiettivo, si è tenuta il 14 aprile a Budapest la Marcia dei Viventi, appuntamento annuale che richiama nella capitale ungherese migliaia di persone da tutto il paese. La manifestazione, patrocinata anche dalla comunità ebraica locale, ha come obiettivo quello di tenere vivo il ricordo delle vittime della Shoah alle quali, nel 2000, il governo ha dedicato il 16 aprile come giorno del ricordo.

Michele Migliori
Pesach, la nostra libertà
All’inizio del Seder di Pesach, nel momento in cui ci accingiamo a rivivere, “L’uscita dei figli d’Israele dall’Egitto”, leggiamo nel testo della Haggadà delle parole che possono segnare il filo conduttore per il rinnovarsi di questo passaggio dalla schiavitù alla libertà. Il brano si apre con un invito: “Chi ha fame venga e mangi, chi ha necessità venga e faccia Pesach (con noi)”. La libertà non è un bene che si risolva nel privato, non ci autorizza a chiuderci in noi stessi, la celebrazione del Seder ci ricorda che libertà è anche “invitare a fare Pesach”, cioè condividere con chi è materialmente privo del necessario per la festa, e coinvolgere chi, per circostanze della vita, si trova in solitudine, fisica o esistenziale. 
Giuseppe Momigliano, rabbino
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Ticketless  - Buon 25 aprile
Non c’è pace per il 25 aprile. Una crudele damnatio memoriae da anni ci impedisce di apprezzare il tepore della primavera ritornando con spirito riconoscente a chi ha donato all’Italia la sua ora più bella. Da quel giorno del 1945, per alcuni anni, non molti in verità, il nostro paese ha vissuto il suo periodo più ricco, più gioioso e intenso. Presto iniziò il declino che porterà con sé lo sventurato uso politico della lotta partigiana, una faziosità senza fine. La lacerazione si perpetua oggi, in forma di campagna elettorale (dunque caricaturale) nella opposta posizione dei nostri due viceministri. Uno va, l’altro diserta come se si trattasse di flat tax o del decreto sicurezza. Certi giorni ti prende una malinconia che sconfina quasi nella meteopatia. D’altra parte la primavera, quest’anno, per lo meno al nord, dove un tempo soffiava il vento dell’eroismo, tarda a venire.
Alberto Cavaglion
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Pregiudizi e professori
Siamo tutti rimasti scossi dall’incendio di Notre Dame. Il crollo della guglia rimarrà una delle immagini simbolo di questi anni. Non sono mancati, naturalmente, i commenti. Fra i tanti, mi ha molto colpito quello dello storico Franco Cardini, che così scrive: «Parigi, 16 aprile 2019 – Da qui, sulla Place du Châtelet, dove mi trovo bloccato a piedi, vedo distintamente la grande flèche di Notre Dame in fiamme: brucia, e io mi chiedo come quella grande guglia possa ardere letteralmente come un immenso fiammifero gotico puntato verso il cielo.
Davide Assael, ricercatore
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La normalità eccezionale di Israele
L’esito delle recenti elezioni politiche israeliane, com’è noto, è stato ampiamente e variamente valutato, da una molteplicità di osservatori. Ed è difficile, nel formulare, a mia volta, un piccolo commento, resistere ai condizionamenti esercitati da questo profluvio di parole. Di fronte alla massa di giudizi registrati sui mezzi di informazione nostrani – improntati, in larga maggioranza, a sentimenti di delusione, sconforto, irrisione, disprezzo nei confronti del verdetto espresso dagli elettori israeliani -, infatti, è davvero difficile frenare una reazione di segno opposto, ossia trattenere il desiderio di dire che l’esito delle elezioni è stato stupendo, meraviglioso, che siamo felicissimi, e che tutti i commenti critici vanno buttati, senza distinzione, nella pattumiera della spazzatura antisionista. È un istinto comprensibile, umano, che provo anch’io, e che diventa ancora più potente se vado a cercare qualche parallelo nei commenti riservati alle limpidissime e democraticissime elezioni che si svolgono nei Paesi che circondano Israele, o alle “non elezioni” palestinesi, da tutti considerate la cosa più normale del mondo.
Francesco Lucrezi, storico
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