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L'ANNUNCIO DI KUSHNER SUL MEDIO ORIENTE

"Negoziati, il piano sarà presentato a giugno"

“Entrambe le parti dovranno fare concessioni difficili”. È uno dei pochi elementi rivelati da Jared Kushner, consigliere e genero del Presidente Usa Donald Trump nonché responsabile del compito di rilanciare un piano di pace per risolvere il conflitto tra israeliani e palestinesi. “Deal of the century”, l’accordo del secolo – come era stato definito da Trump – sarà presentato a giugno, dopo il Ramadan, ha spiegato Kushner in un’intervista al TIME 100 Summit di New York. Alla domanda se il piano prevederà la soluzione due Stati per due popoli, sostenuta dalle amministrazioni americane precedenti, Kushner non ha risposto ma ha anche detto che bisogna superare i piani del passato. “Se la gente si concentra sui vecchi punti di conversazione tradizionali, non faremo mai progressi. Se l’iniziativa di pace araba del 2002, che penso sia stato un ottimo tentativo, avesse funzionato avrebbe raggiunto la pace molto tempo fa” le parole del Consigliere di Trump, che ha poi aggiunto che il progetto del suo entourage sarà “qualcosa di diverso”.
LA DENUNCIA DELLA SENATRICE A VITA

Liliana Segre, il falso profilo sui social network
e i media che rilanciano (senza controllare) 

I falsi profili social della senatrice a vita Liliana Segre sono stati cancellati in poche ore. Per mesi, in particolare su Twitter, il profilo @SegreLiliana aveva postato frasi della senatrice e Testimone della Shoah, giocando sull’ambiguità della rete e facendo credere di essere un canale ufficiale ricollegabile alla vera Liliana Segre. In realtà da mesi la segreteria della senatrice aveva provveduto a depositare una denuncia alla Polizia Postale per chiederne la rimozione ma il profilo ha continuato ad essere attivo. Almeno fino alle ultime ore. Con l’intensificarsi dei tweet – ripresi anche da alcuni media nazionali, tra cui Ansa, Repubblica e Huffington Post – e con prese di posizioni politiche in alcuni casi forti, Pagine Ebraiche ha contatto la segreteria della senatrice per verificare l’autenticità del profilo, segnalando che oltre a Twitter era stato aperto il 21 aprile un profilo Facebook collegato. Dalla segreteria è arrivato il chiarimento sul fatto che il profilo Twitter fosse falso e che da tempo era stata fatta una denuncia. Poche ore dopo è arrivato un comunicato a firma della senatrice.

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AL VERTICE DELL'EBRAISMO ITALIANO DAL 1978 AL 1983

Vittorio Ottolenghi (1928-2019)

L’attentato palestinese al Tempio Maggiore di Roma in cui restò ucciso il piccolo Stefano Gaj Taché, con il suo carico di lacerazioni e ferite da sanare anche nel rapporto con istituzioni troppo a lungo indifferenti al clima di odio crescente. Ma anche la stagione che da un punto di vista politico preparò il terreno alla firme delle Intese, di cui sarebbe stato successivamente protagonista in qualità di membro della Commissione giuridica incaricata di trattare con i rappresentanti dello Stato. Un confronto aperto con la società, a testa alta, con l’orgoglio di radici antiche e un futuro da costruire.
Anni di intenso impegno e di fondamentale importanza per la storia dell’ebraismo italiano quelli che hanno visto l’avvocato milanese Vittorio Ottolenghi al vertice dell’allora Unione delle Comunità Israelitiche Italiane, poi diventata Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Presidente dell’Unione dalla primavera del 1978 al gennaio del 1983, Ottolenghi era persona molto apprezzata per per la sua disponibilità a mettersi al servizio, con generosità e professionalità, di una causa comune. Come quando, negli anni di Tullia Zevi presidente, lavorò in prima linea al raggiungimento dell’accordo che sancì l’inizio di una nuova fase nelle relazioni tra Stato ed ebraismo italiano. In occasione di un convegno svoltosi nel 2009 a Roma per i venti anni delle Intese, Ottolenghi tornava con piacere a quei giorni ricordando la firma delle Intese “non soltanto come un evento giuridico degno di particolare studio da parte degli specialisti, ma soprattutto una svolta assai significativa nella storia di una collettività, come la nostra, da sempre custode gelosa dei suoi principi e costumi e al tempo stesso condizionata, in quanto minoranza, dalle società di cui si è trovata a far parte, ben spesso ostili e prevaricatrici”. 

(Nell'immagine la delegazione con il rav Elio Toaff, Tullia Zevi, Vittorio Ottolenghi, Giorgio Sacerdoti e Giannetto Campagnano dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini, pochi giorni dopo l'attentato al Tempio Maggiore di Roma)

 
VITTORIO OTTOLENGHI - IL LIBRO DI MEMORIE

"Nonno-padre-figlio, un legame indissolubile"

Alla vita di Vittorio Ottolenghi e della sua famiglia al tempo delle persecuzioni antiebraiche è dedicato lo struggente libro del figlio David, conosciuto anche con il nome d'arte di Gioele Dix, "Quando tutto questo sarà finito – Storia della mia famiglia perseguitata dalle leggi razziali". In una intervista con Pagine Ebraiche, David raccontava: "Credo conti molto l’imprinting paterno ai fini di definire l’identità ebraica; è importante il ruolo materno, ma ritengo vitale il legame indissolubile nonno-padre-figlio. Il momento più significativo, per me, è quello della beracha di Kippur, è lì che si forma una catena con diversi anelli e ciascuno di noi sente di farne parte. Credo sia il momento simbolico più forte". Per poi aggiungere: "Ripenso a quand’ero bambino e mi rivedo, sotto il talleth, così piccolo… poi sono cresciuto, ho superato in altezza mio padre e il nonno che con il passare degli anni ha cominciato a essere più piccolo e curvo. È stato un grande dolore il primo kippur senza il nonno, ma a quel punto c’era mio figlio e lì ho davvero sentito forte il senso della continuità”.
IL NEW YORK TIMES RACCONTA LA SFIDA DEL MUSEO NAZIONALE DI FERRARA

"Al Meis l'altra storia dell'ebraismo italiano" 

"La storia dell’ebraismo italiano potrebbe sembrare una saga di sofferenze e traumi: schiavitù sotto i romani; Inquisizione e persecuzioni da parte della Chiesa cattolica; segregazione forzata in quartieri angusti nel Medioevo. Il primo Ghetto in assoluto fu inaugurato a Venezia nel 1516. Mentre il ventesimo secolo fu testimone dell’ascesa del fascismo, delle leggi razziali antisemite e della Shoah in cui 7700 dei 44500 ebrei italiani fu ucciso. Al tempo stesso esiste però un’altra parte di storia ebraica italiana da conoscere: una storia di accoglienza, integrazione e persino di aperto apprezzamento”.
Il New York Times presenta in questi termini la sfida del Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara, che approda con grande evidenza sulle pagine dell'influente quotidiano statunitense. Un museo che, sottolinea il New York Times, esplora “la lunga e complessa relazione tra italiani ed ebrei”.
LE PAROLE DEL MINISTRO TRENTA 

"25 Aprile celebra conferma di una promessa di libertà"

“Ricordiamo la Liberazione non per agitare vanamente il nostro passato ma per confermare la promessa di impegnarci a tutela dei beni fondamentali della pace e della libertà per noi stessi, per i nostri figli e per i popoli che non possono goderne”. È il messaggio che ha voluto lanciare quest’oggi il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, in occasione della cerimonia di conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Militare alla città di Roma.

“La Città eterna, già centro e anima delle speranze italiane nel breve e straordinario tempo della Seconda repubblica romana – si legge nella motivazione – per 271 giorni contrastò l’occupazione di un nemico sanguinario e oppressore con sofferenze durissime. Più volte Roma nella sua millenaria esistenza aveva subito l’oltraggio dell’invasore, ma mai come in quei giorni il suo popolo diede prova di unità, coraggio, determinazione”.

L'ESORDIO DELLO SPETTACOLO TEATRALE A TORINO

Primo Levi, il monito della Memoria a teatro

Sul palco del Teatro Carignano di Torino prendono forma le parole di Se questo è un uomo. “Meditate che questo è stato”, il monito di Primo Levi che riecheggia nella sala grazie a Valter Malosti, attore e regista che assieme a Domenico Scarpa ha scelto di portare in scena una delle opere fondamentali della Memoria della Shoah. Leggere e ascoltare Se questo è un uomo è “un atto di civiltà” ha ricordato Malosti, sottolineando come ascoltare le parole di Levi “equivale a ricevere delle frustate; ma durante le prove ci siamo accorti che i termini che lui utilizza sono sempre efficaci, ragionati". Oltre alla densità del libro, aggiungeva, "mi ha sempre stupito la lacerazione interna: si sente l’umanità dell’autore e il suo dolore, ma anche il tentativo di aggrapparsi alla ragione". 


Rassegna stampa

Divisi sul 25 Aprile
Al centro del dibattito nazionale, ancora le divisioni sul 25 Aprile, giorno che dovrebbe unire l’Italia nel festeggiare la Liberazione dal nazifascismo. E invece ci si divide, a partire dal governo: il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini non ci sarà. Un’assenza che, scrive il Corriere, viene attaccata dall’alleato di governo Luigi Di Maio, leader 5 Stelle e vicepremier: “Leggo che qualcuno arriva persino a negare il giorno della Liberazione. – il virgolettato di Di Maio – Lo trovo grave. Non è alzando le spalle che questo Paese cresce”. Dello scontro di governo parlano anche gli altri quotidiani, come Repubblica e Stampa, sottolineando come Di Maio, con i ministri Elisabetta Trenta (Difesa) e Alfonso Bonafede (Giustizia) e il sindaco di Roma Virginia Raggi, parteciperanno alle celebrazioni organizzate dalla Comunità ebraica di Roma, con l’omaggio alla lapide in ricordo della Brigata Ebraica. Nella Capitale, come negli scorsi anni, cortei separati per Anpi e Comunità ebraica, racconta il Messaggero, sottolineando che un momento di unità si troverà con un’iniziativa organizzata in Campidoglio. Da Milano arriva invece il messaggio della senatrice a vita Liliana Segre, rivolta in particolare ai vertici del governo e alla scelta di non partecipare alla festa della Liberazione: “Chi fa politica non può ignorare la storia. – afferma la senatrice in un’intervista al Corriere – Deve averla studiata. Con ognuna di queste dichiarazioni chi ha dato la vita muore una volta di più. Non penso solo ai partigiani, ma anche ai militari italiani, morti di stenti, malattie, in un campo di concentramento, pur di non aderire alla Repubblica Sociale”.
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DOMANI IL VIA CON LAUDER 

Religioni, a Firenze
un festival per l'incontro

“Sarà una conversazione tra il sindaco Dario Nardella e il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder ad inaugurare la quarta edizione del Festival delle Religioni che si aprirà domani a Firenze.
“Abbiamo deciso di celebrare la ricorrenza della liberazione italiana dal nazifascismo con un incontro importante” sottolinea Francesca Campana Comparini, fondatrice dell’associazione culturale Luogo d’Incontro che dal 2015 organizza il festival. 
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LA GIORNATA DI STUDIO 

Modena ebraica, tante voci per raccontare cinque secoli

Cinque secoli di storia e molte curiosità da svelare sulle vicende della Modena ebraica tra Quattro e Novecento. A proporre un racconto a più voci su questo tema sarà la giornata di studio “Gli ebrei a Modena: XV-XX secolo” in programma domenica 28 alle 15 al Teatro della Fondazione San Carlo, organizzato sotto il patrocinio della Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia e dei Comuni di Modena, Reggio e Carpi in ricordo di Luisa Modena Marini, storica figura dell’ebraismo modenese, a un anno dalla scomparsa.
La libertà è il punto di partenza
A partire dal secondo giorno della festa di Pesach ha inizio il conteggio dell’Omer ovvero i 49 giorni al termine dei quali ricorre la festa di Shavuot che, secondo l’interpretazione deai Maestri, corrisponde al giorno in cui il popolo ebraico, ai piedi del Monte Sinay, ascoltò le Dieci Parole. Il conteggio che unisce le due festività stabilisce in modo emblematico un legame tra il ricordo dell’uscita dall’Egitto, inteso come liberazione dal giogo della schiavitù, e l’accoglienza della Torà, che rappresenta l’identità spirituale del popolo ebraico che, in questo modo, porta a compimento il processo di liberazione.
Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova
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Ticketless  - Paesaggi contaminati
Una delle categorie storiografiche cadute in disgrazia negli ultimi tempi è quella di “luogo della memoria”. Lanciata da un fondamentale lavoro di Pierre Nora aveva avuto larga circolazione. Il trascorrere del tempo ha messo a nudo l’alto suo grado di volatilità: un concetto fascinoso ma astratto, inadatto, da noi, per esempio a definire luoghi come Fossoli, Risiera, Fosse Ardeatine. Un saggio di Martin Pollack (Paesaggi contaminati. Per una nuova mappa della memoria in Europa, Keller edizioni, 2014), che purtroppo non ha avuto la fortuna che merita, suggerisce una definizione più puntuale: “Paesaggi contaminati”. Il visitatore, il turista, lo studente, davanti alle baracche di Fossoli lsciate così come sono oggi, andrebbero avvertiti cosi: Siete all’interno di un paesaggio contaminato.
Pollack e il suo libro mi sono venuti in mente questa settimana quando ho appreso che si è conclusa la campagna di raccolta fondi per il completamento del restauro del Memoriale di Auschwitz che da maggio troverà casa allo spazio Ex-3 di Gavinana vicino Firenze.
 
Alberto Cavaglion
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Trumplandia
Mentre in Italia infuriano le consuete polemiche sul 25 aprile, Bibi, fresco dell’ennesima vittoria elettorale, in uno slancio di generosità annuncia la prossima fondazione di una Trumplandia nel Golan. Capita a proposito un midrash a commento di Gen. 4, 17.
 
Davide Assael, ricercatore
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Periscopio - Daniela Piattelli (1940-2019)
La scomparsa di Daniela Piattelli, avvenuta, del tutto inattesa, alle prime ore di questo martedì, 23 aprile, priva la comunità scientifica di una studiosa di rara intelligenza, ampia e profonda cultura, alta sensibilità umana, che ha dato un prezioso contributo agli studi sui diritti dell’antico Oriente mediterraneo e, tra di essi, dell’antico diritto ebraico, a cui ha dedicato, con inesauribile passione, un’intera vita di ricerca e di didattica.
 
Francesco Lucrezi, storico
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Notre-Dame e l'incantevole Shangri-La
 
Nessun popolo più e meglio del popolo ebraico, che da tremila anni edifica immense cattedrali nel tempo, può comprendere un popolo che vede bruciare una meravigliosa cattedrale nello spazio.
I francesi ricostruiranno Notre–Dame in cinque anni, come promesso dal loro Presidente?
Non lo sappiamo; ma sappiamo che tra maggio e giugno 1940, mentre la Wermacht avanzava su Parigi, i francesi misero al sicuro le opere d’arte prima ancora che mettere in salvo la propria vita.
Francesco Lotoro
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