Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        7 Maggio 2019 - 3 Iyar 5779
YOM HAZIKARON

"Libertà e democrazia, il nostro impegno"

Nelle prossime ore celebreremo Yom HaZikaron, il Giorno del Ricordo. Il 4 di Iyar è la data scelta dallo Stato di Israele per commemorare i militari caduti per difendere la libertà del popolo ebraico e l’indipendenza dello Stato di Israele e le vittime civili degli attacchi del terrorismo. È un momento solenne e profondamente identitario a cui gli ebrei italiani partecipano con commozione, ricordando ciascuno dei 23.741 soldati caduti, 3.150 civili, stringendosi alle loro famiglie. Ma Yom HaZikaron è anche un momento di riflessione e consapevolezza: ci ricorda che libertà e democrazia hanno un prezzo, che abbiamo l’obbligo di non darle per scontante, che dobbiamo difenderle strenuamente. È un monito e un impegno che vale per Israele come per le altre nazioni libere.

Noemi Di Segni, Presidente UCEI

PROTAGONISTI

I canti della Grande Guerra e il senso della vita, 
Emilio Jona torna a lasciare il segno

Sarà la mitica Scuola popolare di musica di Testaccio diretta da Giovanna Marini ad ospitare questo pomeriggio la presentazione di “Al rombo del cannon” (ed. Neri Pozza), l’ultimo poderoso lavoro di Emilio Jona scritto assieme a Franco Castelli e Alberto Lovatto. Un’opera che ricorda come la Grande Guerra, nonostante l’orrenda carneficina, sia stata anche una straordinaria fucina di canti popolari. Il dolore della partenza, l’orrore della trincea, la morte negli assalti alla baionetta, lo strazio delle famiglie, il lutto infinito di un’intera popolazione che vedeva decimata la sua gioventù.
Oltre a questa densa opera di ricostruzione Jona, atteso domani alle 15 alla facoltà di Lettere e Filosofia all’Università Sapienza per una lezione sullo studio del canto politico sociale, ha voluto lasciare il segno con nuovo romanzo, "Il fregio della vita" (sempre pubblicato con Neri Pozza).
Racconta Jona nella grande intervista pubblicata sul numero di maggio di Pagine Ebraiche in distribuzione: “Ho cercato di riannodare i fili di tante cose che mi è capitato di incontrare nella vita. Certo, c’è il dramma dell’Europa in fiamme, ma anche la sofferenza e l’enigma che sta nella vita di ognuno. Ho pensato molto scrivendo al ritmo della Sonata a Kreutzer di Tolstoj, alla tragedia della Mite di Dostoevskij. Insomma, c’è un’ambientazione storica e geografica, ma anche la speranza di un racconto universale. Il passato non è altro che una dimensione del presente”.

PAGINE EBRAICHE - L'INTERVISTA A EMILIO JONA 

“Il mio viaggio è il fregio della vita”

Emilio Jona è in viaggio. Chi lo conosce bene e lo segue con affetto sa che non è facile trovarlo a casa. Troppo da scrivere, troppa gente da incontrare. E con due libri freschi di stampa in libreria troppe presentazioni in giro per l’Italia da curare. Fra pochi giorni sarà a Roma per una giornata dedicata al canto della Grande guerra. Il suo “Al rombo del cannon”, uno studio colossale di quasi mille pagine sul canto popolare che faceva vibrare l’Italia di cento anni fa prenderà suono alla Scuola di musica di Testaccio assieme a una vecchia amica, Giovanna Marini. Cuori instancabili e momenti indimenticabili per chi ha la fortuna di vedere da vicino il loro amore per la vita e il loro impegno a partecipare alla vita della gente. Ma non basta, perché Emilio Jona continua il suo viaggio e senza mai abbandonare la trasversalità della grande cultura torinese del Novecento, fra una cosa e l’altra, ha deciso di concedersi, se novantadue anni vi sembran pochi, anche lo svago di un nuovo romanzo. Lo ha titolato “Il fregio della vita”. Un romanzo che segue a molti suoi altri, e che apparentemente assomiglia a molti scritti altrui, perché è ambientato nel cuore della Mitteleuropa. Eppure porta con sé qualcosa di nuovo. Lo scenario è inequivocabile. Vienna alla vigilia dell’Anschluss, ma anche il lago di Costanza su cui si affacciano tutte le identità dell’Europa centrale, l’orizzonte indimenticabile di Bregenz, il Grossglockner. E lo sbalzo geografico non basta, perché qui si sfiorano i grovigli di Schnitzler e la psicanalisi.
Con questo romanzo sembrano lontane le cadenze, che segnano anche le pagine di Fenoglio, della grande scrittura piemontese che ha segnato le tue prime opere. Lontana la maestà di un Manzoni che hai tanto amato. Che ci fai in giro in un territorio letterario sovraffollato come la Mitteleuropa?
Era tanto tempo che pensavo di scrivere questa storia. Semplicemente ho pensato di ambientarla nella cornice che mi sembrava più adatta. Ma un romanzo non è solo uno sfondo, un paesaggio. Sono soprattutto i protagonisti e le loro vicende a parlare.
C’è la storia intima, accidentata e misteriosa di un amore. C’è la grande storia dell’Europa e l’inizio della tragedia della Seconda guerra mondiale, delle persecuzioni, dello sterminio. Un binocolo capace di guardare lontano, ma anche dentro l’animo della gente. C’è un nano che sa molte cose… Prova a spiegare senza svelare i segreti riservati a chi arriverà alle ultime pagine.
Devo confessarti che faccio molti sogni in cui appaiono dei nani. Li vedo come dei personaggi trasversali, capaci di aprire le porte di un mondo segreto. Per me il nano è Karl Kraus, il polemista e giornalista solitario che tormentava la coscienza viennese dicendo la scomoda verità a ogni costo. In questo caso volevo riannodare in una storia tante questioni di passione e di amore, che in fondo sono quelle più inesplicabili, più affascinanti. Sono i misteri che accompagnano in un modo o nell’altro la vita di noi tutti. E volevo provare a farlo in un modo per me nuovo.

Guido Vitale, Pagine Ebraiche maggio 2019

LILIANA SEGRE SUL CASO ALTAFORTE AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO  

"Democrazia garantisce rispetto di tutti"

“Io sarei andata al Salone del Libro. Se fossi stata invitata a parlare, sarei andata”. Così a Pagine Ebraiche la senatrice a vita Liliana Segre, a proposito della polemica innescata per la presenza della casa editrice Altaforte, dichiaratamente fascista e vicina a CasaPound. Diversi scrittori negli ultimi giorni hanno annunciato che non parteciperanno al Salone del Libro di Torino – che prende il via giovedì prossimo – per non condividere lo spazio con chi, come Altaforte, sostiene apertamente il fascismo. Al giornale dell’ebraismo italiano Segre, Testimone della Shoah sopravvissuta ad Auschwitz, spiega invece che, se avesse avuto un incontro, sarebbe andata. “Prima di tutto perché si devono far sentire tutte le voci e poi perché se non ci fosse stata la democrazia uno dei due non sarebbe potuto andare al Salone del Libro. Loro (i fascisti) ci sono perché c’è la democrazia, e noi non ci saremmo stati se non ci fosse stata la democrazia”.

CHIUSE LE CANDIDATURE PER LE ELEZIONI

Comunità di Roma, sei liste e 136 candidati

Sei liste in corsa, per un totale di 136 candidature, alle prossime elezioni della Comunità ebraica di Roma in programma domenica 16 giugno. Ventisette i Consiglieri che saranno eletti.
Prima lista iscrittasi alla competizione è “Per Israele”, guidata dalla presidente in carica Ruth Dureghello. In corsa anche “Ebrei per Roma”, guidata da Giorgio Heller; “Dor va dor”, guidata da Benedetto Alessandro Sermoneta; "Menorah", guidata da Ilan David Barda; "Binah is real", guidata da Daniela Pavoncello; "Maghen David", guidata da Marco Sed.
QUI ROMA - LA CONFERENZA INTERNAZIONALE

"Sui farisei un pregiudizio da contrastare"

“Un’occasione di incontro importante, con l’auspicio che possa aiutarci a combattere l’utilizzo irresponsabile, in chiave denigratoria, del termine fariseo”.
Così il rabbino David Rosen, direttore internazionale degli affari interreligiosi dell’American Jewish Committee, nell’aprire quest’oggi i lavori del convegno “Gesù e i farisei. Un riesame interdisciplinare” in svolgimento presso l’aula magna della Pontificia Università Gregoriana a Roma in occasione del 110esimo anniversario della fondazione del Pontificio Istituto Biblico e con la collaborazione tra gli altri proprio dell’American Jewish Committee.                                                                                                                                                  


Rassegna stampa

Il caso Altaforte 
A pochi giorni dal Salone internazionale del Libro di Torino diventa sempre più ampia la polemica per la presenza della casa editrice Altaforte, dichiaratamente fascista e vicina a CasaPound (che pubblica un libro-intervista al ministro dell’Interno Matteo Salvini). Diversi autori, tra cui Wu Ming, Carlo Ginzburg, Zerocalcare – ma anche l’Anpi – hanno annunciato che non ci saranno, racconta il Corriere. Sullo stesso quotidiano, la Testimone della Shoah Tatiana Bucci spiega invece perché lei ci sarà: “Ho detto che me la sento, perché se ce ne andiamo tutti finiamo per lasciare il campo a loro. Non mi piace l’aria che tira in Italia, anche per questo non dobbiamo abbassare le guardia”. E sul fatto che l’editore abbia rivendicato il suo fascismo (oggi intervistato da La Stampa), Bucci sottolinea: “Una volta non avrebbero osato dirlo. La verità è che in Italia i conti con la storia non li abbiamo davvero fatti, il fascismo non se n’è mai andato. Solo che adesso rialza la testa, perché glielo permettono”. Sulle pagine torinesi del Corriere, l’invito a partecipare numerosi al Salone da parte del presidente della Comunità ebraica di Torino e del Comitato per le celebrazioni dei 100 anni dalla nascita Primo Levi Dario Disegni. 

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L'iniziativa UCEI, 24-26 maggio
Shabbaton a Senigallia


Roma, il contest artistico
Musica, nel nome di Alisa


L'iniziativa il 2 e 3 giugno
Il Limmud a Parma

LO SHABBATON UCEI A SENIGALLIA 

Diritto, Stato, Legge ebraica:
un confronto aperto

Studio della Torah e attività ricreative, letture dal Pirkè Avot e un confronto aperto su vari temi di interesse generale. Per il weekend dal 24 al 26 maggio UCEI e Comunità ebraica di Ancona propongono uno speciale Shabbaton in programma a Senigallia, rivolto a grandi e piccini.
Di particolare interesse, tra i vari appuntamenti del fine settimana, un confronto su diritto ebraico e diritto dello Stato con introduzione del rabbino capo di Torino rav Ariel Di Porto e Daniela Dawan, giudice della Corte Suprema di Cassazione, moderati dal rav Roberto Della Rocca.
 
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INFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION 

Minerbi, un protagonista

L’Italia in Israele, i suoi protagonisti, i luoghi che ne hanno fatto la storia sono al centro dell’ultima uscita di Pagine Ebraiche International Edition.
È scomparso a Gerusalemme lo scorso fine settimana Sergio Minerbi, diplomatico, analista, voce unica nel raccontare capitoli fondamentali della storia dei due paesi e dell’Europa negli ultimi cento anni. Nato a Ferrara nel 1929, Minerbi emigrò in Israele a 18 anni, e dopo la laurea del neonato Stato ebraico divenne diplomatico, servendo in varie sedi, tra cui come ambasciatore alla Comunità europea a Bruxelles.
 
Il problema demografico 
Esiste un problema demografico. Anzi ne esistono diversi e a volte sorprendenti come in Giappone dove sembra che nel giro di qualche decennio la popolazione giapponese sia destinata a dimezzarsi, o quasi. A livello globale, comunque, il problema è il sovraffollamento. Cosa che pone dilemmi importanti, come messo particolarmente bene in risalto dalla parlamentare americana Ocasio-Cortez in una intervista rilasciata a febbraio e diventata ormai famosa: “Praticamente tutti gli scienziati sono d’accordo sul fatto che le vite dei nostri bambini saranno molto difficili e questo porta i giovani a porsi una domanda legittima, è giusto continuare a fare figli?”. La domanda è effettivamente legittima e denota enorme sensibilità.
Rav Michael Ascoli
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Cosa ci insegna il Kaddish
Non è facile dire il Kaddish. Bisogna avere uno spirito preparato e soprattutto bisogna essere in grado di non fraintenderne il significato.
Ritorna alla mente un bellissimo libro di una ventina di anni fa, Kaddish, appunto, di Leon Wieseltier. Ovunque andasse, in giro per l’America, Wieseltier cercava ogni giorno un minian per dire il Kaddish per la morte del padre. Per un anno intero. Sconvolgente, per il sentimento del dolore, per l’inflessibile fedeltà alla memoria di un padre, e per una memoria che riesce a trasformare dolore e fedeltà in osservanza religiosa. Di Kaddish in Kaddish, Wieseltier fa un percorso di conoscenza di sé che attraversa tutta la cultura e la storia dell’ebraismo. Affascinante. E inanella verità, sue o dei Maestri, che ti si scolpiscono nella mente con l’effetto di un istante di luce, e ti bloccano lì, sconcertato, col pensiero sulla parola. Il Kaddish si dice per i vivi, non per i morti.
 
Dario Calimani, Università di Venezia
Il caso Zolli 
Israel Zoller (1881-1956, indi, Italo Zolli e, infine, Eugenio Maria Zolli) è stato Rabbino Capo di Roma negli anni dell’occupazione tedesca. Come noto, si convertì al cattolicesimo, dopo aver avuto rapporti travagliati nello svolgimento del suo Rabbinato, dal quale fu allontanato, essendogli stata offerta, al posto della precedente, la carica di Direttore del Collegio Rabbinico. Nel 1938, mentre era Rabbino Capo di Trieste, aveva scritto “Il Nazareno” (ultima edizione, Milano, 2009), un’opera che sembrerebbe, quanto meno agli occhi di un profano come me, d’ispirazione cristiana.
Emanuele Calò
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L'archivio familiare di Isa Corinaldi
È un grande tributo di affetto e insieme un’opera di profondo valore culturale la pubblicazione voluta e realizzata da Claudia De Benedetti, dopo un lavoro assiduo durato cinque anni, per i tipi di Salomone Belforte (Non fuorvierà. Una storia di famiglia, a cura di Claudia De Benedetti, Livorno 2019). Col prezioso contributo scientifico di Gadi Luzzatto Voghera per la contestualizzazione storica e di Chiara Pilocane per la prospettiva archivistica, l’autrice è riuscita mirabilmente a dare voce e sostanza alle carte del ricchissimo archivio di famiglia trasmesso per generazioni dal ramo materno della sua famiglia.
David Sorani
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Di lino i vestiti del sacerdote
Nella parashà Acharé Moth, letta lo scorso sabato, si trovano descrizioni dettagliatissime di come doveva essere vestito Aronne quando entrava nel Santissimo. Tutti gli indumenti, descritti con minuzia di particolari, erano di lino, (bad in ebraico). Da cosa si otteneva la fibra ? Da una pianta, il Linum usitatissimum originaria dell’Etiopia e dell’Egitto. È una pianta erbacea utilizzata da tempi antichissimi, sia per la produzione di semi che per quella della fibra. È stata coltivata quasi 5000 anni fa dagli Assiri e dagli Egizi, ma l’utilizzazione della fibra tessile risale ad almeno diecimila anni fa. La Mishnà ci informa che la pianta era coltivata in abbondanza in Galilea. Il lino della miglior qualità era quello dell’Egitto.
Roberto Jona
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