Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        11 Giugno 2019 - 8 Sivan 5779
L'INIZIATIVA A MILANO 

1938, una ferita da ricordare

L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane nell’anno trascorso e nel 2019 ha collaborato con molte istituzioni ed enti operanti nella società italiana e soprattutto nel mondo della giustizia per far prevalere un principio fondamentale: le leggi antiebraiche hanno coinvolto i cittadini ebrei in quanti tali usurpando loro ogni diritto, ma è l’intera società italiana a doversi far carico di ricordare una tra le pagine più aberranti e vergognose del Novecento, quella appunto delle leggi razziste.
Le leggi antiebraiche del 38 furono preparate da un’abile propaganda, ma la loro promulgazione lasciò increduli e impreparati. L’anno successivo, la legge n. 1054 del 29 giugno 1939 sulla “Disciplina dell’esercizio delle professioni da parte dei cittadini di razza ebraica” colpì tutte le professioni, umiliando gli avvocati italiani e introducendo il confine intollerabile tra discriminazione e non discriminazione.
Bene ha scritto nella prefazione al volume Razza e Ingiustizia Andrea Mascherin, Presidente del Consiglio Nazionale Forense: “L’ingiustizia diventò diritto. E gli avvocati ne furono subito consapevoli ‘perché noi – lo scrive Piero Calamandrei – a differenza di tante altre professioni non abbiamo mai trovato nel nostro quotidiano lavoro il pretesto per distrarci dalla realtà politica ma abbiamo incontrato nel maneggio delle leggi la conferma esasperante della nostra vergogna’. Certo non mancarono gli opportunisti, e i giuristi che cedettero ad atteggiamenti supini; e furono tanti, avvocati e giudici, a studiare e applicare leggi di cui sentivano ‘il ribrezzo perché – sempre secondo Calamandrei – a poco a poco nella nostra legislazione si introduceva la peste totalitaria annientatrice di ogni forma di legalità'”.  

Giulio Disegni, vicepresidente UCEI 

(Nell’immagine un momento del convegno “Le leggi razziali e l’esclusione dalla professione legale degli avvocati ebrei a Milano” in svolgimento nell’aula magna del Palazzo di Giustizia del capoluogo lombardo. Ad intervenire tra gli altri la Presidente della Corte d’Appello Marina Tavassi; il Presidente del Tribunale Roberto Bichi; il Presidente dell’Ordine degli Avvocati Vinicio Nardo; Giovanni Canzio, già Primo Presidente della Corte di Cassazione e della Corte d’Appello di Milano, con un intervento su “Le leggi antiebraiche e il ceto dei giuristi”; Remo Danovi, già Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano, con un intervento su “Gli avvocati di fronte alle leggi razziali tra silenzio e complicità”; la Testimone della Shoah e senatrice a vita Liliana Segre; Giorgio Sacerdoti, Presidente dell’Associazione Italiana Avvocati e Giuristi Ebrei, con una allocuzione. Al termine dell’incontro, nell’Atrio centrale del Palazzo, verrà scoperta una targa commemorativa in ricordo degli avvocati ebrei milanesi cacciati con le leggi razziste).

LA SCOMPARSA DELLO STORICO LEADER DEGLI EBREI DI LIBIA

Scialom Tesciuba (1934-2019)

Storico leader della comunità degli ebrei di origine libica arrivati in Italia in fuga da uno spietato regime, Scialom Tesciuba era nato nel 1934 a Tripoli.
Dal ’67, dal suo arrivo a Roma, determinante era stato il suo ruolo nell’assistenza ai profughi e nella ricostituzione di un nucleo ebraico che nel tempo ha assunto un ruolo sempre più significativo e vitale all’interno dell’ebraismo romano italiano e romano.
A coinvolgerlo direttamente nella vita comunitaria fu il rav Elio Toaff, come raccontato dallo stesso Tesciuba nel corso di una serata al Tempio Beth El, di cui fu anima e fondatore, svoltasi nel 2016. E cioè esattamente a 35 anni dal suo primo incarico nel Consiglio. Un evento a sorpresa, che Scialom accolse con particolare emozione.
“Quando è il rabbino capo a candidarti puoi solo alzare le mani” scherzava in quelle ore Tesciuba, che assieme all’altro storico leader degli ebrei libici Sion Burbea avrebbe poi accolto il Premier Gentiloni nella sua visita al Tempio Maggiore per ricordare i 50 anni dalla fuga e dall’arrivo in Italia di questa comunità che, parola dell’allora Primo ministro, ha portato una “ventata cosmopolita” ed è stata capace di affermarsi nei diversi mestieri attraverso “cultura e fantasia”.
Un percorso segnato da molti successi, frutto anche della salda leadership di figure come Tesciuba, pianto in queste ore in tutta l’Italia ebraica.

IL DOLORE DELL'ITALIA EBRAICA

"Scialom, un segno memorabile"

Profondo cordoglio in tutta l’Italia ebraica per la scomparsa di Scialom Tesciuba. “L’Italia ebraica – commenta la presidente UCEI Noemi Di Segni – perde un assoluto protagonista. Arrivato a Roma in fuga da uno spietato regime, Scialom è stato leader e punto di riferimento degli ebrei di Libia ma anche delle istituzioni comunitarie romane e nazionali in cui questa componente, con il suo carico di identità, vitalità e tradizione, ha assunto gradualmente un ruolo sempre più significativo e determinante”. L’impegno è a tramandare “il ricordo di una persona speciale, un leader carismatico e concreto, un servitore appassionato della collettività ebraica che mai ha fatto mancare il suo supporto e i suoi consigli”.
“Perdo – dichiara Ruth Dureghello, Presidente della Comunità ebraica di Roma – un amico e un maestro, che dal primo giorno in cui lo ho conosciuto non ha smesso di darmi consigli e aiutarmi. Un riferimento per tutti noi, ci ha insegnato la forza dell’unità e dell’impegno nei valori della Torah. Se oggi gli ebrei a Roma possono pregare in tante sinagoghe e mangiare casher con facilità e anche grazie a lui”.
“Già vicepresidente e leader carismatico, contribuì alla rinascita della comunità ebraica tripolina in Italia e a rivitalizzare l’ebraismo romano dopo la guerra” lo ricorda in una nota la Comunità ebraica. Mentre la sezione di Piazza Bologna del Movimento Chabad gli rende omaggio con queste parole: “Con il cuore pesante ci stringiamo attorno alla famiglia Tesciuba per la perdita del capofamiglia, Scialom, e a tutti i suoi discendenti spirituali che ha allevato e accudito come presidente del Tempio Bet El che ha fondato e curato”. A lasciarci, per l’Unione Giovani Ebrei d’Italia, “un leader carismatico e pilastro dell’ebraismo italiano negli ultimi 50 anni”. L’assessore UCEI David Meghnagi condivise con Tesciuba e migliaia di correligionari il tragitto Tripoli-Roma. Alle spalle, un tentativo di carneficina solo in parte riuscito. Davanti, un futuro da immaginare. “Guardando alla vita di Scialom, al suo impegno, alla sua capacità di ricostituire una presenza viva facendo delle sinagoghe il centro della quotidianità ebraica – sostiene Meghnagi – si può dire che questi 50 anni non sono trascorsi invano”.

LA CERIMONIA ALL'AMBASCIATA ARGENTINA 

"Attentato all'Amia, la giustizia deve trionfare"

“L’attentato all’AMIA fu un atto codardo e selvaggio, una minaccia alla convivenza faticosamente conquistata dal nostro Paese”.
Il 18 luglio del 1994 un furgone carico di tritolo esplose nei pressi dell’Associazione Mutualità Israelita Argentina a Buenos Aires, facendo 85 vittime e oltre 200 feriti. Un’azione terroristica con una probabile regia iraniana e che resta oggi avvolta da molti misteri, ombre, tentativi di insabbiamento, cui si è aggiunto nel gennaio del 2015 l’omicidio del procuratore Alberto Nisman, che poche ore dopo avrebbe dovuto presentarsi di fronte a una commissione parlamentare per dare conto degli sviluppi della sua inchiesta e delle sue accuse contro la presidente della Repubblica in carica allora, Cristina Kirchner, ritenuta responsabile di un occultamento delle responsabilità di Teheran.
A 25 anni dall’attentato, nel corso di una cerimonia tenutasi nella sede della rappresentanza diplomatica argentina a Roma, l’ambasciatore Tomas Ferrari è tornato a quel sanguinoso giorno di estate del ’94 con parole di profondo rammarico per quanto accaduto, ma anche con una promessa: “Il governo – ha affermato – farà di tutto per ottenere verità e giustizia. È fondamentale che questa trionfi, per la storia del nostro Paese e della sua comunità ebraica”.

L'INIZIATIVA CONGIUNTA DI UCEI E CEI  

Ebraismo e cristianesimo a scuola,
un seminario per gli insegnanti

L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e l’Ufficio Nazionale per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso della Conferenza Episcopale Italiana, in collaborazione con l’Ufficio Nazionale per l’Educazione, la Scuola e l’Università e con il Servizio Nazionale per l’Insegnamento della Religione Cattolica della CEI, promuovono per il prossimo 24 giugno al Centro Congressi Aurelia un incontro per insegnanti e formatori sulla presentazione dell’ebraismo e del cristianesimo nell’insegnamento scolastico. Una iniziativa organizzata nella consapevolezza dell’urgenza che vi è, nel contesto contemporaneo, di “una corretta conoscenza degli elementi fondamentali dell’ebraismo e del cristianesimo per combattere alcuni dei pregiudizi che hanno condizionato e spesso continuano a condizionare la storia di oggi”.

LA CERIMONIA NEI 70 ANNI DEI RAPPORTI DIPLOMATICI

"Italia-Israele, un legame speciale"

“Il rapporto tra Israele e Italia ha visto alti e bassi ma insieme siamo cresciuti, il legame storico, culturale e umano c’è e dura da tanti anni. E come il vino, con il tempo migliora sempre di più”.
Parola dell’ambasciatore israeliano Ofer Sachs, così intervenuto in occasione del ricevimento tenutosi venerdì scorso alla Casina di Macchia Madama a Roma per i 71 anni di Israele e i 70 anni delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. In quello che è uno dei suoi ultimi eventi pubblici, a pochi mesi dalla scadenza del mandato, l’ambasciatore ha ricordato i molti risultati ottenuti nel segno di questa collaborazione, segnata anche da visite ufficiali di esponenti di governo in Israele, e il sentiero tracciato anche per il futuro sul piano politico, culturale, economico.



Rassegna stampa

Scialom Tesciuba
(1934-2019)

Storico leader della comunità degli ebrei di origine libica arrivati in Italia in fuga da uno spietato regime, Scialom Tesciuba era nato nel 1934 a Tripoli.
Dal ’67, dal suo arrivo a Roma, determinante era stato il suo ruolo nell’assistenza ai profughi e nella ricostituzione di un nucleo ebraico che nel tempo ha assunto un ruolo sempre più significativo e vitale all’interno dell’ebraismo romano italiano e romano.
A coinvolgerlo direttamente nella vita comunitaria fu il rav Elio Toaff, come raccontato dallo stesso Tesciuba nel corso di una serata al Tempio Beth El, di cui fu anima e fondatore, svoltasi nel 2016. E cioè esattamente a 35 anni dal suo primo incarico nel Consiglio. Un evento a sorpresa, che Scialom accolse con particolare emozione.
“Quando è il rabbino capo a candidarti puoi solo alzare le mani” scherzava in quelle ore Tesciuba, che assieme all’altro storico leader degli ebrei libici Sion Burbea avrebbe poi accolto il Premier Gentiloni nella sua visita al Tempio Maggiore per ricordare i 50 anni dalla fuga e dall’arrivo in Italia di questa comunità che, parola dell’allora Primo ministro, ha portato una “ventata cosmopolita” ed è stata capace di affermarsi nei diversi mestieri attraverso “cultura e fantasia”.
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Trieste, un nuovo spazio 
di incontro culturale

Presentata a Trieste l’associazione E361 gradi: Culture Identitarie. Obiettivo, ha spiegato l’ideatrice Michela Ebreo, è favorire “un percorso in divenire attraverso la cultura ebraica”.
Padrone di casa rav Eliahu Alexander Meloni, che ad un anno dall’inizio dei preparativi ne ha sancito l’ufficialità, la posa in opera dei propositi.
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Anna Vitale (1928-2019)

Si sono svolti questa mattina i funerali di Anna Vitale, figura attiva nel panorama ebraico piemontese, dove ha rivestito la carica di vicepresidente della Comunità di Torino, oltre ad essere stata la prima presidente dell’Archivio Terracini, nato nel 1973, come Associazione, sulla base di un lascito di manoscritti ed edizioni rare del glottologo Benvenuto Terracini.
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Il dono della Torah

Si apre con un servizio su Shavuoth la puntata di Sorgente di Vita andata in onda domenica scorsa.
Festa delle settimane, festa del raccolto e delle primizie, la ricorrenza è legata alle antiche usanze agricole dell’ebraismo, ma soprattutto al ricordo del dono della Torah, la Legge data da Dio a Mosè sul monte Sinai, primizia di ogni fondamento morale.
La voce del rabbinato
Ho letto con interesse l’intervista rilasciata da Guido Vitale ad Ha Keillah.
Il mio punto di osservazione dell’ebraismo italiano è particolare: da una parte vivo ormai in Israele da nove anni e dunque non posso pretendere di essere aggiornato su tutto quanto avviene in Italia; dall’altra nell’ebraismo italiano sono cresciuto e a questo mi sento profondamente attaccato. Inoltre, ho conseguito la laurea rabbinica presso il Collegio Rabbinico Italiano e sono iscritto all’ARI, tuttavia la mia attività professionale è da ingegnere e dunque la mia attività rabbinica è esterna alle dinamiche comunitarie.
Premesso tutto questo, dell’intervista colpisce la preminenza data proprio al mondo rabbinico e la conseguente critica di una presenza non soddisfacente dei rabbini sul giornale.
Rav Michael Ascoli
Il rispetto del Minhag 
Si discute spesso sul rapporto fra la Halakhà, la legge ebraica codificata, e il Minhag, ossia l’uso invalso per tradizione in una singola comunità, non necessariamente riconosciuto e seguito in un’altra. La prima ha di norma la precedenza sul secondo, che risulta, così, secondario. Eppure, il Minhag ha il chiaro scopo di fungere da collante per il gruppo comunitario e chi lo cambia a suo piacimento lo fa ai danni della collettività, che in una nuova pratica imposta non si riconosce più, non riconoscendo più, un po’ alla volta, l’identità collettiva e la propria appartenenza ad essa.
Il rispetto del Minhag, ove non confligga con l’Halakhà, è anch’esso un modo di rispettare la collettività e la serenità della sua convivenza.
Dario Calimani, Università di Venezia
Prove tecniche di distacco 
Il processo alle intenzioni? Meglio non farlo, perché sarebbe troppo facile, specie quando si considera che l’Unione europea sia la responsabile del nostro vistoso declino in tutti i settori. Sennonché, non è colpa dell’Europa se sono scomparsi DC,PSI, PRI, PLI e PSDI, lasciando soltanto PCI e MSI; chi di loro ha lasciato degli eredi, gli scomparsi oppure i sopravvissuti? Tuttavia, a dispetto dell’evidenza, la narrazione che viene sistematicamente e ripetutamente convogliata vuole che vi sia un villano senza cuore (ci sono pure quelli sensibili) che si chiama Europa politica e che sarebbe manovrato dalla Framania, mentre tutti gli altri Stati non sarebbero altro che degli innocenti abbindolati.
Emanuele Calò
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La lingua dell'ebraismo
Ancora qualche osservazione sulla lingua. Mi soffermavo martedì scorso sulla povertà linguistica del populismo, veicolata spesso dalla faciloneria pressappochistica legata all’uso inappropriato dei social media. Dietro l’approssimazione generica di quel linguaggio si cela una effettiva carenza di contenuti socio-politici, una rigidità di modello inadeguata alla molteplice realtà umana e conforme invece allo stereotipo fasullo di società che il populismo ci suggerisce.
L’ebraismo propone invece una visione umana e sociale tutta affatto diversa e straordinariamente più varia; la sua lingua riflette questa molteplicità mostrandosi ben più ricca e flessibile.
David Sorani
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