Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui         13 Giugno 2019 - 10 Sivan 5779
PAGINE EBRAICHE - IL DOSSIER

Quei miti da sfidare in pubblico

A metà degli anni Cinquanta Heinrich Böll, futuro premio Nobel per la Letteratura, passava le estati nell’isola di Achill, in Irlanda. Qui, come racconta lo scrittore Fintan O’Toole sull’Irish Times (tradotto in Italia da Internazionale), Böll si inventò un lavoro particolare: il dentista politico. Girovagando per i pub locali, il grande scrittore tedesco doveva spesso discutere con gli altri avventori in merito al ruolo di Hitler e del nazismo. Nel suo diario racconta di come una sera – per l’ennesima volta – qualcuno ripropose la solita retorica che negava o sminuiva le responsabilità dei nazisti: “Questo Hitler non era, mi pare, un uomo poi tanto malvagio. Solo che, a parer mio, è andato un po’ troppo in là”. La moglie di Böll, Annemarie, reagì sussurrando al marito: “Forza. Cavagli tutto il dente”. “Ma io non sono un dentista”, le rispose. “E non ho più voglia di andare la sera al bar: sempre a cavar denti, sempre gli stessi. Sono stufo”. Annemarie replicò semplicemente: “Ne vale la pena”. E così Böll vestì i panni del dentista politico e cavò con perizia e attenzione quel dente marcio, rovinato irrimediabilmente dall’ignoranza e dal pregiudizio.
Non in Irlanda ma in Inghilterra c’è chi prosegue l’impegno del Böll dentista politico: il Museo ebraico di Londra presenta infatti nelle sue sale una coraggiosa mostra dal titolo Ebrei, soldi, mito (Jews, money, Myth): un viaggio lungo i secoli che infrange le immagini stereotipate e antisemite che legano il mondo ebraico ai soldi, come racconta il dossier Money&Jews curato da Daniel Reichel sul numero di giugno di Pagine Ebraiche.
Il direttore Abigail Morris in queste pagine racconta i timori di affrontare questo tema controverso ma anche la consapevolezza che “non parlarne non farà sparire la questione”. E così nelle teche vengono messe in mostra le terribili raffigurazioni degli ebrei usurai, avari e bramosi di denaro, viene spiegata l’origine del mito, dall’antisemitismo cattolico al complottismo moderno. Ma c’è anche spazio per una narrazione in positivo del tema del denaro, come racconta il quadro in questa pagina: Vanitas, dipinto di Benjamin Senior Godines (Amsterdam, 1679-1681. Collezione Museo Ebraico Londra) in cui si vedono due mani anonime che donano soldi attraverso un sipario, che rappresenta la forma più alta di tzedakah, ovvero di giustizia.

L'EVENTO AL TEMPIO MAGGIORE DI ROMA 

Israele-Santa Sede, 25 anni di relazioni
Un concerto celebra l'anniversario

Il 30 dicembre del 1993 Stato di Israele e Santa Sede firmano l’Accordo Fondamentale che stabilisce le piene relazioni diplomatiche tra i due Paesi, aprendo un nuovo e articolato spazio di confronto scandito, in questo quarto di secolo, da visite di papi in Israele e di presidenti israeliani in Vaticano. Incontri che diventano consuetudini, rapporti che si consolidano nel nome dei valori comuni. E se diverse restano le criticità da superare molti – concordano le parti – sono comunque gli importanti traguardi raggiunti su cui vale la pena soffermarsi.
Una relazione speciale che sarà festeggiata nelle prossime ore, con un concerto di musica sacra ebraica in programma nel pomeriggio al Tempio maggiore di Roma. Preghiere, salmi, invocazioni all’Eterno a segnare un percorso appositamente studiato da Nathan Lam (nell’immagine), presidente della Fondazione dell’Assemblea dei Cantori e Presidente della Scuola di Canto dell’Accademia per la Religione Ebraica in California. Maestro di canto di numerose star di Hollywood, Lam guiderà la cerimonia con al fianco alcuni colleghi giunti da Israele e Stati Uniti e i membri del coro del Tempio capitolino. Un incontro tra diverse tradizioni che metterà al centro anche la ricchezza del canto sinagogale italiano, e in particolare di quello romano.

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Rassegna stampa

La Federcalcio polacca
evoca i pogrom 

Per festeggiare il 4 a 0 della squadra di casa contro Israele nell’ultimo incontro valevole per le qualificazioni agli Europei, la Federcalcio polacca ha pensato bene di evocare il concetto di “pogrom” in un messaggio pubblicato sul proprio account social. Dura reazione di Efraim Zuroff, direttore del Centro Simon Wiesenthal, che a Repubblica dice: “È un evento vergognoso e inaccettabile, non deve accadere né in un campo di calcio né ovunque altrove”.
Per il quotidiano, tra Israele e Polonia “siamo alla crisi diplomatica, dopo le polemiche sul divieto da parte di Varsavia di parlare di complicità di polacchi con l’Olocausto e le controversie sugli indennizzi ancora dovuti agli ebrei espropriati in Polonia dal nazismo, poi anche dal comunismo”..
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IL PROGETTO

"Not in my name", le religioni
contro la violenza sulle donne

Sono aperte le adesioni delle Scuole secondarie di secondo grado, di Milano, Roma e Torino, al progetto “Not in my name. Ebrei, Cattolici e Musulmani in campo contro la violenza sulle Donne” come proposta per i “Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento”.
Un progetto che è frutto della collaborazione tra l’Unione delle Comunità Ebraiche in Italia, la Comunità Religiosa Islamica Italiana e l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, finanziato dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri attraverso il bando su “prevenzione e contrasto alla violenza alle donne anche in attuazione della Convenzione di Istanbul”. Al centro di tale campagna la necessità di interventi educativi. 
QUI FERRARA - IL CONCERTO 

Nel segno di Salomone Rossi

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Salomone Rossi (1570-1630) è stato il primo musicista ebreo a ricoprire un ruolo rilevante nella storia della musica occidentale. Nacque a Mantova in una famiglia della vasta comunità ebraica mantovana di allora, protetta dai Gonzaga. Con la famiglia dominante ebbe rapporti intensi e duraturi, in particolare sotto il duca Vincenzo I. Sul fronte della musica strumentale, diresse i due ensemble attivi a corte.
L'Ensemble rinascimentale del Conservatorio G. Frescobaldi di Ferrara ha eseguito le sue note, in una serata suggestiva al Giardino delle Domande del Meis.
 
Setirot – Tecniche condivise
Ha fatto benissimo Gabriele Nissim di Gariwo-la foresta dei Giusti ad andare a dialogare un’intera mattinata con i ragazzi dell’istituto Vailati di Crema – ricordate?, i protagonisti dell’atto di coraggio civile che sventò l’attentato dell’autista senegalese Ousseynou Sy dirottatore del loro scuola bus. Se poi magari non fossero mosche bianche coloro che si occupano di interagire veramente con i nostri giovani e giovanissimi sarebbe sempre ora. Ed è ragionando su questa importante esperienza che Gabriele, proprio da queste colonne, ha ricordato alcuni concetti base dello storico Yuval Noah Harari (“21 lezioni per il XXI secolo”). Ovvero che i terroristi non hanno alcuna possibilità di cambiare la nostra vita perché nessun attentato può indebolire il potere militare di una nazione e la sua sicurezza.
Stefano Jesurum, giornalista
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Le grandi virtù
Christopher Isherwood ambienta “La violetta del Prater” a Londra nel 1933. Protagonista è il regista Friedrich Bergmann, “ebreo viennese dalla testa riccia di un imperatore romano” che ha dovuto lasciare la famiglia in Austria, sotto la dittatura clericofascista di Engelbert Dollfuss. Le notizie che arrivano dal continente sono la presa del potere dei nazisti a Berlino; i disordini, i morti per le strade e la repressione del movimento operaio a Vienna; l’ascesa dell’intolleranza e dell’antisemitismo ovunque.
Giorgio Berruto
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In ascolto - L'Anguria
A volte le immagini funzionano come un domino. Leggendo il Ticketless di Alberto Cavaglion che mentre mangia una fetta di anguria ricorda Cesare Cases, ho ricordato una canzone intitolata Di Arbuzn, ovvero l’anguria.
Si tratta di una canzone popolare in yiddish, dalla melodia semplice e orecchiabile, così simile alle folksong di altre società; potrebbe benissimo avere un testo in albanese o in occitano e non ci stupiremmo affatto.  Questo è uno dei grandi punti di forza della musica popolare: accoglie con grande naturalezza suoni e lingue diverse e riesce ad avere specificità e insieme universalità.
 
Maria Teresa Milano
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Machshevet Israel -  Il dovere negato
Camminando per le vie di Tel Aviv capita di essere intercettati, di colpo, da qualcuno in jeans e camicia che ha bisogno di te (proprio di te!) per fare minian. Certo capita anche, in altre occasioni, di sentirsi interpellati per indossare i tefillin, ma la cosa avviene meno all’improvviso, perché vi è già un banchetto predisposto alla necessità, e le persone che si apprestano a volerti far uscire d’obbligo sono, in particolare a Tel Aviv, immediatamente riconoscibili come appartenenti a un determinato gruppo. 
 
Cosimo Nicolini Coen
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Integrità 
Lo leggeremo questo Shabbat in Nasò: il Signore riferisce a Moshè le parole della benedizione sacerdotale da dire al fratello e ad i suoi figli, perché sappiano esattamente come benedire il popolo.
Ancora pochi giorni or sono, durante la Birchat Coanim ricevuta a Shavuot sotto il caldo del talled, mi ha stupito, e mi colpisce sempre, ciò che i coanim come intermediari di Kadosh BaruchHu devono dire al popolo: il Signore benedice i figli di Israele augurando loro di custodirli, fare risplendere il loro volto, donare loro grazia, elevare il Suo volto su di loro e concedere loro pace (Bemidbar 6, 24-25).
Sara Valentina Di Palma
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Di ritorno da Israele 
Sono appena tornato dal mio ottavo viaggio in Israele: tanti miei amici ebrei (e anche qualche non ebreo) ne hanno fatti molti di più, ma l’esperienza del viaggio è sempre soggettiva, perché si fonda su un vissuto fatto di emozioni e di sentimenti, oltre che, naturalmente, di esperienze concrete e di riflessioni sulle stesse. Tanto più che quello che ho appena concluso è un viaggio dell’Associazione Italia-Israele di Firenze (il terzo) e quindi ho continuamente confrontato le mie impressioni con quelle degli altri compagni di viaggio.
Valentino Baldacci
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