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LA CAMPAGNA DI PAGINE EBRAICHE E L'ANNUNCIO DEI CLUB

Il calcio e la svolta contro il razzismo
"Esiste un problema, va affrontato"

“Dobbiamo riconoscere che abbiamo un serio problema con il razzismo negli stadi e che non l’abbiamo combattuto a sufficienza nel corso di questi anni”. La lettera firmata dai 20 club di Serie A rappresenta un fatto inedito e assolutamente positivo per tutto il calcio italiano. Una svolta che impegna il mondo del pallone a ogni livello e che era fortemente auspicata anche sul numero di novembre del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche, che all’argomento ha dedicato un dossier.
Pagine in cui si fotografa la situazione e si dà uno sguardo ai problemi aperti, ma anche alle possibilità di intervento. Sul piano della repressione, ma anche e soprattutto della crescita di consapevolezza. Perché, ricordavamo, dare un calcio al razzismo è più di un imperativo. Dentro e fuori gli stadi. 
Clicca qui per leggere l’approfondimento di Pagine Ebraiche. 

 

TRA CRONACA E FERITE DEL RECENTE PASSATO 

Torino, la bomba inesplosa e le memorie
della sinagoga in macerie nel 1942

Oggi a Torino, a pochi passi dalla stazione di Porta Nuova e a pochi passi dalla sinagoga, verrà disinnescata una bomba, residuo bellico del 1942, emersa pochi giorni fa durante scavi in via Nizza: gli operatori procederanno per neutralizzare la prima spoletta tramite una speciale schiuma poliuretanica, proseguendo quindi al sezionamento della bomba con un cannone in grado di tagliare l’ordigno con un potente getto di acqua e sabbia.
La vicenda riporta alla mente quel che accadde proprio alla fine di novembre di 77 anni fa.
La bomba, classificata come General-pourpose bomb, fu sganciata dai quadrimotori della Royal Air Force (Raf) durante il raid aereo del 28 novembre 1942 lungo l’asse da Porta Nuova al Lingotto. Pesa 500 libbre, circa 250 chili, di cui 65 di tritolo, mentre il resto è composto da materiale ferroso. Pochi giorni prima un altro grave bombardamento, quello del 20 novembre, procurò danni enormi alla città di Torino: fu il più violento attacco aereo subito da una città italiana sino a quel momento.
Oltre 200 bombardieri sganciarono 100mila spezzoni da quattro libbre, una bomba incendiaria da 30 libbre ogni secondo, una massa di bombe esplosive. Il bombardamento durò 90 minuti dalle 21.30 alle 23, furono impiegati 232 aerei, le vittime furono 177.
La particolare planimetria cittadina, con i viali ampi e dritti, che spaziavano tra le case, salvò Torino da un più grave disastro.
In questo bombardamento fu distrutta la parte centrale della sinagoga e gli archivi della Comunità ebraica di Torino che fu privata di un fondamentale punto di riferimento; fu poi ricostruita nel 1946. Il bombardamento del 20 novembre e le sue distruttive conseguenze sono raccontate da Emanuele Artom nei suoi Diari. 

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L'INIZIATIVA A FIRENZE PER L'AVVICENDAMENTO RABBINICO

"Grazie rav Amedeo, benvenuto rav Gadi"

È in svolgimento a Firenze, nei locali comunitari, una giornata di studio organizzata in occasione del recente avvicendamento rabbinico. Una nuova occasione per salutare rav Amedeo Spagnoletto, che ha da poco concluso il suo mandato, e per dare il benvenuto a rav Gadi Piperno, subentrato esattamente un mese fa. “Sono qui da poco, devo ancora prendere le misure. Una cosa però la posso dire per certo. Questa è una Comunità fatta di tante anime e sensibilità e la sensazione è che tutti collaborino in modo positivo. Le potenzialità – ha detto il neo rabbino capo nella recente intervista con Pagine Ebraiche – sono tante”.

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QUI ROMA - LA VISITA DEL PROCURATORE NAZIONALE ANTITERRORISMO

"Lotta all'antisemitismo, impegno comune"

Visita alla Comunità ebraica di Roma per il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Federico Cafiero De Raho e i suoi magistrati della Procura Nazionale. Ad accoglierlo al Tempio Maggiore la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello, il rabbino capo rav Riccardo Di Segni e la Giunta comunitaria.
Come riferito dalla Comunità stessa in una nota, “all’interno della Sinagoga Spagnola le autorità si sono fermate per un confronto sui temi di comune attenzione, quali il terrorismo internazionale e l’antisemitismo nelle sue forme più diverse, il fenomeno del suprematismo con particolare riferimento ai gruppi attivi in Europa e in Italia, i collegamenti tra estrema destra, criminalità organizzata e tifoseria organizzata”.

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LA COMMEMORAZIONE IN GHETTO

Dicembre '43, Venezia non dimentica

Comunità ebraica veneziana in raccoglimento nel giorno dedicato al ricordo dei tanti che dalla Laguna furono deportati nei campi di sterminio. Ad aprire la cerimonia un momento di preghiera alla Scola Leventina, condotto da rav Daniel Touitou. I presenti si sono quindi mossi in corteo fino al Campo di Ghetto Novo, davanti al monumento eretto per le vittime della Shoah, dove è stato recitato il kaddish e dove sono state accese sei candele in ricordo dei sei milioni di ebrei assassinati nei lager. A seguire, in Sala Montefiore, si è svolto un incontro con Virginia Gattegno, 96 anni, ultima Testimone veneziana della Shoah, che ha raccontato la sua gioventù a Rodi e l’esperienza della deportazione, da lei elaborata anche attraverso poesie e piccole racconti.

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QUI BOLOGNA - LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO

Quelle storie di ebrei "riluttanti"

Un libro controcorrente, in cui Sandro Gerbi non è andato alla ricerca delle proprie radici ebraiche, ma si è concentrato sul processo inverso: la graduale secolarizzazione della sua famiglia nel corso del Novecento. Ebrei riluttanti, pubblicato da Hoepli e presentato nelle scorse ore al Museo ebraico di Bologna, inizia nel ’38, l’anno in cui il padre dell’autore, lo storico ed economista Antonello Gerbi, dovette lasciare l’Italia per il Perù a causa della legislazione antiebraica del regime fascista.

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LA CONFERENZA AL CENTRO BIBLIOGRAFICO UCEI 

Mediterraneo ed ebraismo: incontro in musica

L'incontro tra musica del Mediterraneo e tradizione ebraica ha prodotto risultati formidabili, attraverso diversi timbri e modalità espressive.
Dall'espulsione degli ebrei dalla Spagna, per volontà di Isabella La Cattolica, alla successiva dispersione nei territori balcanici sottoposti all'Impero Ottomano, alla Turchia stessa, al Nord Africa, vi è stato infatti un fiorire di canti e cantillazioni, spesso accompagnate dall'uso di strumentazioni costruite con materiali semplici provenienti da parti di animali già utilizzati per il nutrimento. Se ne parlerà giovedì prossimo alle 19, nella sede del Centro Bibliografico UCEI, con ospite Gabriele Coen. 

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Rassegna stampa

Londra, l'Isis rivendica
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Presente al passato
“Di parte” è diventata una espressione probabilmente destinata a segnare il nuovo tempo (così come nel’68 fu per “ce n’est qu’un début, continuons le combat”).
Non è il sintono di un fenomeno residuale, bensì di un luogo comune a lungo “in sonno” e ora risorto a nuova vita. Un caso di “presente al passato”. Presente che si fonda sulla macchina mitologica del complotto attiva non solo in Europa, ma anche nelle Americhe, come nelle culture islamiche e nei paesi arabi, come ha indicato la ricerca sulla diffusione dei Protocolli dei Savi anziani di Sion proposta da Pierre André Taguieff anni fa. Un “presente al passato” che è destinato a durare.
                                                                          David Bidussa, storico delle idee
 
Specchi infranti, pietre rotolanti 
L’improvvida decisione della municipalità di Schio, ovvero di una parte del suo Consiglio comunale, di non provvedere all’installazione delle pietre d’inciampo, in memoria di quattordici cittadini deportati e poi assassinati nei lager nazisti, parrebbe quasi appartenere al campo delle bizzarrie sgradevoli, ma incongrue e in fondo secondarie del nostro tempo. Tutto ciò se non fosse per il fatto che, ancora una volta, solleva il coperchio sullo stato di programmatica ostilità che una parte, purtroppo non indifferente, della nostra politica nutre nei confronti della storia. Con effetti drammatici sul presente. Riguardo alla motivazione del rifiuto, quella della “divisività” che le caratterizzerebbe, qualche parola ad intenditore forse occorre esrpimerla. In estrema sintesi (lasciando una casella vuota, la decima, da completare a piacimento): la memoria civile è divisiva per sua natura. Separa ciò che consideriamo accettabile dall’inaccettabile.
Claudio Vercelli, storico
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