Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui        3 Dicembre 2019 - 5 Kislev 5780
ANTISEMITISMO - IL MESSAGGIO DELLA PRESIDENTE UCEI AL RETTORE DI SIENA

“Per respingere davvero l’odio e dare un segnale,
le università adottino la definizione Ihra"

“Se desideriamo investire sulle giovani generazioni riteniamo che un contesto universitario debba adottare programmi, iniziative e un codice di condotta per orientare la conoscenza e formare persone affinché domani sappiano partecipare alla vita civile di questo Paese, affermando i principi costituzionali e comprendendo che le libertà di cui oggi beneficiano sono state la ragione di lotta al nazifascismo, vissuto amaramente da altri, giovani come loro”.
È quanto scrive la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in un messaggio inviato al rettore dell’Università di Siena Francesco Frati e per conoscenza anche a Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, e al ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fioramonti. Un intervento reso necessario dalle esternazioni filonaziste di un docente dell’ateneo senese, il professor Emanuele Castrucci, contro il quale lo stesso rettore, dopo un’iniziale esitazione, si è adoperato con l’intenzione di denunciare alla Procura il docente e di chiedere alla commissione disciplinare la sospensione e a seguire la destituzione dall’incarico.
Un intervento che, anche se “tempestivo, responsabile ed atto a generare nell’immediato un senso di consapevolezza e rigore storico-morale nelle coscienze di discenti e docenti”, non è ritenuto sufficiente “per arginare il fenomeno che stiamo vivendo nel pieno, tutti e ovunque, e non solo osservando a distanza”. Per questo l’invito, come già rappresentato nel 2018 a Pisa, in occasione della cerimonia delle solenni scuse del mondo accademico italiano per la promulgazione delle Leggi razziste 80 anni prima, è ad adottare come riferimento, “a integrazione del codice di condotta”, la definizione di antisemitismo formulata dall’International Holocaust Remembrance Alliance.

ISRAELE - IN CANTIERE UNA RISOLUZIONE DA PROPORRE ALLE NAZIONI UNITE 

“Ebrei fuggiti dai paesi arabi e dall'Iran
Onu li riconosca come rifugiati” 

Mezzo secolo fa, tra le 850mila e il milione di persone furono costrette a lasciare i propri paesi - dalla Libia all'Iraq, dall'Egitto all'Iran – per trovare rifugio in Israele, Europa e America. Di fronte, l'emergere negli anni Quaranta di un nazionalismo arabo sempre più insofferente alla sua minoranza ebraica. La nascita dello Stato d'Israele, simbolo della speranza per gli ebrei, acutizzò la rabbia e la violenza del mondo arabo e islamico nei loro confronti. Comunità che per secoli quando non millenni avevano popolato regioni del Maghreb e del Medio Oriente, dato linfa al patrimonio culturale e intellettuale di quelle zone, furono vessate e cacciate dalle proprie case nel nome dell'intolleranza. Realtà che conosciamo con il nome di “mizrahi”, orientali, ma di cui oltre il nome sappiamo poco, lasciarono in aereo, in nave, a piedi la terra d'origine in cerca di un futuro. Un esodo silenzioso su cui la comunità internazionale mantiene il silenzio. Israele - dopo aver istituito il 30 novembre come giorno in cui commemorarlo - ha più volte chiesto alle Nazioni Unite che alle migliaia di persone fuggite dai paesi arabi e dall'Iran venga riconosciuto lo status di rifugiati. Lo ha fatto nuovamente in queste ore per bocca del suo ambasciatore all'Onu, Danny Danon, che ha annunciato una risoluzione che si occupi della questione.
IL PROGETTO MORESHET E LA DUE GIORNI IN GERMANIA

Valorizzazione dell’identità ebraica,
Mantova protagonista nella rete europea

La denominazione del progetto deriva dal termine ebraico “eredità” inteso sia in ambito culturale che religioso e di tradizioni.
Anche la Comunità ebraica di Mantova protagonista alla due giorni di confronto nel segno di Moreshet a Worms, in Germania, dove davanti a un tavolo, per riflettere sulla valorizzazione della propria storia e identità anche in un’ottica di maggior sinergia internazionale, si sono ritrovate diverse realtà europee.
“In Europa – spiega l’architetto David Palterer, membro della delegazione italiana – sono diverse le organizzazioni, gli enti e le associazioni che operano per la tutela o la gestione di siti o luoghi appartenenti all’eredità culturale ebraica. In parte questo patrimonio fa capo alle comunità ebraiche esistenti, in altri casi abbiamo beni situati in luoghi dove la presenza ebraica è estinta, alcuni in buono stato di conservazione e altri che sopravvivono in stato di abbandono spesso per l’assenza di soggetti di riferimento diretti o per mancanza di fondi”.
INFORMAZIONE - INTERNATIONAL EDITION 

Rav Umberto Cassuto, un omaggio a Gerusalemme

La Comunità ebraica di Firenze festeggia l’arrivo di un nuovo rabbino capo. Come raccontato in apertura dell’ultima edizione di Pagine Ebraiche International Edition, rav Gadi Piperno è entrato ufficialmente in carica sostituendo rav Amedeo Spagnoletto. “Sono qui da poco, devo ancora prendere le misure. Una cosa però la posso dire per certo. Questa è una Comunità fatta di tante anime e sensibilità e la sensazione è che tutti collaborino in modo positivo. Le potenzialità sono tante,” ha spiegato rav Piperno.
A ricordare un altro rabbino capo del capoluogo toscano, che fu guida spirituale della sua comunità nel momento più buio è stata invece una cerimonia svoltasi negli scorsi giorni a Gerusalemme, come spiegato in un articolo ripreso dalla rubrica Italics. Rav Nathan Cassuto è stato onorato dal Committee to Recognize the Heroism of Jews who Rescued Fellow Jews during the Holocaust del Bene Berith insieme a Matilde Cassin, per il loro ruolo nell’organizzazione della rete clandestina che durante le persecuzioni nazi-fasciste aiutò a salvare tanti ebrei. Dell’organizzazione Cassuto fu leader, insieme al Cardinale Elia Dalla Costa, riconosciuto Giusto tra le Nazioni da Yad Vashem nel 2012. La rete continuò a funzionare anche dopo che il rabbino fu arrestato dai nazisti e assassinato ad Auschwitz.


Rassegna stampa

Il prof filonazista
verso il licenziamento

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Bassa politica a Montecitorio
Quando un deputato della Repubblica Italiana interrompe i lavori parlamentari per proporre alla fidanzata di sposarlo, non è lecito sorriderne. Se ne devono invece trarre alcune inevitabili conclusioni. Il deputato, innanzitutto, non merita il suo ruolo, perché sta deliberatamente ridicolizzando il compito che è stato chiamato a svolgere. E non merita neppure che si ricordi il suo nome. Merita invece ricordare che l'autore della pagliacciata è un deputato leghista, membro di un partito antisistema, che per anni ha chiesto l'indipendenza della 'Padania' dalla Repubblica Italiana. L'uscita del non degno parlamentare non è semplicemente la dimostrazione che il Parlamento è fatto di gente comune, umile e semplice, gente come noi, è invece il segno chiaro del degrado della vita politica e della volontà di perseguirne un degrado sempre maggiore, fino al suo definitivo annullamento.
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Chomsky e Mujica, una bella coppia
Noam Chomsky (n. 1928) e José Mujica (n. 1935) appariranno insieme in un documentario; all’uopo Chomsky si è recato in Uruguay, dove le foto lo mostrano in una “parrillada” (ritrovo/ristorante a base di carne alla griglia) con Mujica. Chomsky è un famoso linguista ebreo statunitense, Mujica è l’ex Presidente dell’Uruguay, già guerrigliero del Movimiento de Liberación Nacional (Tupamaros). Sono due simpatici vecchietti, che nelle foto scattate del loro memorabile incontro, appaiono anche nella famosa Volkswagen Maggiolino di Mujica, inconsapevoli di apparire, loro malgrado, come una via di mezzo fra la Strana Coppia (The Odd Couple) e Bonnie & Clyde.
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A dieci anni dalla scomparsa, la figura di Rav Sergio Sierra z.l. è stata recentemente analizzata a Torino da un bel convegno che ha messo in luce il grande apporto culturale e umano donato dal Maestro all’ebraismo, italiano e non solo. Moked ne ha già riferito nei particolari, ma mi sembra importante  in questo mio spazio settimanale dedicargli alcune riflessioni personali, perché la sua visione del mondo e il suo modo di coniugare l’ebraismo costituiscono per me un importante punto di riferimento. Poiché sono nato e cresciuto a Firenze, non ho avuto la fortuna di frequentare le sue lezioni nel periodo della mia formazione; ma indirettamente posso dirmi suo allievo per la forza formativa della sua concezione, che per me rappresenta un’autentica bussola nel misurare il mio essere ebreo rispetto alla società circostante.
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