Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui     15 Dicembre 2019 - 17 Kislev 5780
GLI STATI GENERALI UCEI

Educazione e formazione, confronto aperto

Educazione e formazione ebraica: da 0 a 120 anni. È il tema degli Stati Generali dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che hanno preso il via nelle scorse ore a Roma con la partecipazione in sala di presidenti, assessori, consiglieri, rabbini, segretari e personale dipendente delle 21 Comunità.
Un’occasione di incontro e confronto che si protrarrà fino a tarda serata e che è possibile seguire in diretta a questo link.
Ad aprire i lavori la Presidente dell’Unione Noemi Di Segni, che ha ricordato come l’educazione segni il percorso di una vita dalla nascita fino alla fine. Molti i temi evocati nella sua relazione introduttiva, sia sul fronte interno che esterno. La sfida di tener viva la luce dell’identità, la lotta contro odio e delegittimazione nel discorso pubblico, le parole che anche internamente all’ebraismo italiano mettono in pericolo convivenza e futuro. Temi e problemi aperti per un confronto che, si è augurata Di Segni nel suo intervento, sia condotto all’insegno di coraggio, sincerità e profondità.
Ad aprire gli Stati Generali anche alcune riflessioni del rav Giuseppe Momigliano, rabbino capo di Genova e assessore al Culto dell’Unione, che ha ricordato gli alti valori morali ebraici da preservare ed enfatizzato il legame speciale tra Diaspora e Stato di Israele. Un concetto ripreso nel suo saluto anche dall’ambasciatore israeliano Dror Eydar. 

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GLI STATI GENERALI UCEI 

Giovani, la sfida del coinvolgimento

“I giovani che non partecipano dove sono? Si agisce per il loro maggiore coinvolgimento?". Sono le domande che si è oggi posto Saul Meghnagi, coordinatore della commissione Educazione e giovani UCEI, nel corso del confronto "I progetti di oggi e il nostro domani" che ha animato la mattinata.
Ad intervenire, moderati dal professor Gavriel Levi, anche rav Roberto Della Rocca, direttore dell'Area Cultura e Formazione UCEI; rav Benedetto Carucci Viterbi, coordinatore del Collegio Rabbinico Italiano; Mariano Schlimovich, direttore dello European Council of Jewish Communities; Livia Ottolenghi, assessore Educazione e Giovani dell'Unione.

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GLI STATI GENERALI UCEI 

Ottolenghi e Tedeschi, il ricordo di due protagonisti

“Due uomini che agivano piuttosto che stare sotto i riflettori, capaci di battaglie intense per difendere i principi e le libertà senza compromessi e impegnati a tenere alto il nome dell’ebraismo italiano”. Queste le parole con cui il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni ha oggi ricordato Vittorio Ottolenghi e Dario Tedeschi. Due assoluti protagonisti della storia recente dell’ebraismo italiano, recentemente scomparsi, cui è stato dedicato uno spazio dei lavori degli Stati Generali in corso.
Il primo, che fu presidente dell’Unione dal ’78 all’83. Il secondo, che dell’Unione fu vicepresidente e come Ottolenghi protagonista della stagione delle Intese siglate con lo Stato: un momento di svolta di cui è stato da poco celebrato il trentennale. A ricordare Ottolenghi e Tedeschi i rispettivi figli, Davide e Massimo, insieme al presidente dei rabbini italiani rav Alfonso Arbib. Ha detto quest’ultimo: “Ricordiamo oggi due persone che hanno dimostrato profondo rispetto per la Tradizione, come le stesse Intese hanno sancito. Non una cosa da poco”. 

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L'INTERVENTO DELLA PRESIDENTE UCEI 

"Da zero a 120, non si smette mai di imparare"

Aprendo i lavori degli Stati Generali, la presidente UCEI Noemi Di Segni ha affermato: “Abbiamo scelto il tema dell’educazione 0-120 nella convinzione che si educa e ci si forma ebrei al primo istante della nascita e non si finisce mai di apprendere. Sapere, sapere essere o sapere fare. L’obiettivo nell’arco della giornata è di passare in rassegna i diversi anelli di questa lunga catena, ciascuno con i suoi destinatari e contenuti che nell’insieme fanno persone e fanno comunità". 
"La scelta - ha poi aggiunto Di Segni - è stata oggi per certi versi di guardare al nostro interno, un interno inteso come gruppo che ha un sua forte identità e identificazione. Che nasce da sé per la storicità di comunità diasporica. Che è riconosciuto come tale, sia socialmente sia legalmente dal contesto esterno". 

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IL MUSEO TRA OBIETTIVI RAGGIUNTI E PROGETTI FUTURI

"Meis, due anni di lavoro a porte aperte" 

Esattamente due anni fa, alla presenza del Capo dello Stato Sergio Mattarella, era inaugurato il Meis, il Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara. Un traguardo che il Museo ha voluto festeggiare ricordando gli obiettivi raggiunti e annunciando alcuni progetti futuri.
“Dalla sua nascita – viene sottolineato – il Meis vuole essere un luogo di accoglienza aperto a tutti, dove sentirsi a proprio agio essendo se stessi. Proprio per questo il museo trae dalla propria missione, quella di raccontare la storia della minoranza ebraica in Italia, un’altra conseguente: tutelare le diversità. La sfida è quella di essere un luogo accessibile a tutti, fruibile ad ogni età, senza alcuna distinzione di genere, etnia, religione”.

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IN MOSTRA A ROMA LE OPERE DI ARTISTI ITALIANI E ISRAELIANI 

"Infanzia, è da lì che nasce il futuro"

Più di sessanta tra artisti italiani e israeliani impegnati ad esplorare la dimensione intima e immaginifica dell’infanzia. Dopo Matera, Ravenna, Tel Aviv, Bologna e Torino la mostra Unforgettable Childhood – L’Infanzia indimenticabile è arrivata al Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese di Roma.

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Rassegna stampa

"Nobel? no, grazie"
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La scelta di cosa è Memoria
“Il capo dei coppieri non si ricordò di Giuseppe, lo dimenticò”. È il verso con cui si chiuderà la parashah che leggeremo il prossimo Shabbat [Gn, 40,23].
Non bastava dire che lo dimenticò? Perché è scritto anche “non si ricordò”?
Perché l’oblio non è mai solo l’effetto di un processo naturale (“lo dimenticò”), ma anche di un atto volontario (“non si ricordò”).
Così anche per la Memoria: non è solo ciò non dimentichiamo, ma anche ciò che decidiamo di ricordare.
                                                                          David Bidussa, storico delle idee
 
 Exit in exitu 
Certo, Israele non è il Regno Unito. Corre rischi diversi. Per Londra il problema sarà la tenuta interna delle quattro nazioni storiche che compongono il Paese, a partire dalla Scozia, che si sta armando nello spirito e nel corpo per fare il suo «leave». Così come la vicenda dell’Ulster rischia di riaprirsi, e a breve. Per Gerusalemme, invece, i pericoli sono ben altri e provengono da oltreconfine. Non per questo lo stallo politico israeliano è stato risolto. Come i lettori oramai ben sapranno, si tornerà ad un terzo passaggio elettorale, quello del 2 marzo 2020. Tre elezioni politiche in un anno sono francamente molte, se non troppe. Poiché segnano l’evidente inerzialità del sistema politico, laddove esso è incapace di trovare in sé risorse e strumenti per dare risposte durature alle aspettative degli elettori.
Claudio Vercelli, storico
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 Il cedro del Libano 
Nel Tanach (ma per ovvi motivi pedoclimatici, non nella Torà) il cedro del Libano è ricordato numerose volte. Sia come simbolo di forza o della benevolenza del Signore, sia per l’ impiego che ne è stato fatto quale materiale da costruzione.
Il cedro del Libano è una conifera perenne dell’Asia Minore,I cedri universalmente considerati più belli e spettacolari sono quelli che si trovano in Libano, precisamente nella Foresta dei Cedri di Dio. 
Roberto Jona
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