Se non leggi correttamente questo messaggio, clicca qui       7 Maggio 2020 - 13 Iyar 5780
ISRAELE, SEMAFORO VERDE PER LA FORMAZIONE DEL NUOVO ESECUTIVO 

Knesset e Corte Suprema danno il via libera,
Netanyahu-Gantz pronti a governare insieme

Era necessario un doppio passaggio per permettere a Benjamin Netanyahu, leader del Likud, e Benny Gantz, capo di Kachol Lavan, di dare vita insieme al prossimo governo d'Israele. Nelle ultime 24 ore questi due passi sono stati fatti. Il primo dalla Corte Suprema israeliana, che ha respinto i ricorsi contro il patto di coalizione tra Netanyahu e Gantz, pur chiedendo che fosse modificato in alcuni suoi punti. Il secondo dalla Knesset, che ha approvato (72 a favore, 36 contrari) un pacchetto di emendamenti che vanno a modificare la Legge fondamentale dello Stato e permettono così di dare il via libera al citato accordo di coalizione. Grazie al voto della Knesset, viene introdotta per legge la rotazione tra i due leader - tra i punti principali dell'intesa - che guideranno così a turno il paese. I primi 18 mesi Netanyahu, poi per altri 18 Gantz, con la previsione di un altro mezzo anno ciascuno per completare la legislatura. Una novità che dovrebbe garantire a Israele di avere, dopo oltre un anno, un governo stabile e in grado di rispondere all'emergenza sociosanitaria legata all'epidemia del coronavirus.

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IL TERZO APPUNTAMENTO CON "DIRITTI E LIBERTÀ"

Emergenza, le sfide per le Comunità

Racconta Milo Hasbani, presidente della Comunità ebraica di Milano, che la scelta più dura è stata quella di chiudere la casa di riposo alle visite dei parenti. Una scelta sofferta ma inevitabile. Come le molte altre che da allora sono state prese contro l’avanzata del virus, che tanti lutti ha provocato anche all’interno della stessa Comunità. Nel dolore, una consolazione: il senso di coesione e unità che, sottolinea, è andato consolidandosi. 
È uno dei tanti aspetti toccati nel terzo appuntamento di “Diritti e libertà”, il ciclo di incontri organizzato dall’Associazione italiana Avvocati e Giuristi Ebrei in collaborazione con l’UCEI. Al centro l’esperienza concreta di tre Comunità locali – oltre a Milano, anche Venezia e Genova rappresentate rispettivamente dai presidenti Paolo Gnignati e Ariel Dello Strologo.
Introdotti dal Consigliere UCEI Davide Jona Falco e dal direttore della redazione giornalistica Guido Vitale, i tre presidenti hanno parlato della loro esperienza di queste settimane e della sfida di organizzazione e riorganizzazione delle attività comunitarie.
Una sfida su vari fronti, come quello di contrasto all’isolamento fisico incarnato dall’iniziativa veneziana “Una telefonata a un amico” che ha rinsaldato vicinanza e amicizia in un momento complesso. Tra le proposte per il futuro su cui si è soffermato Dello Strologo l’istituzione di una conferenza di tutti i presidenti delle 21 Comunità locali. Uno spazio all’interno del quale affrontare e confrontarsi sui problemi comuni, in stretto rapporto con la Giunta UCEI.

NEL VIDEO PILPUL DI QUESTA SERA, LA NUOVA INDAGINE SWG

Virus, italiani pronti a tenere la guardia alta

Molti accorgimenti sembrano essere stati assimilati dagli italiani e l’intenzione prevalente è di non abbassare la guardia nemmeno nelle prossime settimane, anche a prezzo di non pochi sacrifici.
È quanto emerge dalla nuova indagine di Swg sul Paese alle prese con l’emergenza sanitaria, al centro del videopilpul in onda questa sera alle 22.30 sui canali social UCEI e Pagine Ebraiche. Ospite dell’approfondimento curato dalla redazione il direttore di ricerca Riccardo Grassi.
Tanti gli spunti del nuovo radar: si riduce in generale la preoccupazione per il virus, ma resta alta la percentuale di chi ritiene probabile subire il contagio. Sul fronte del lavoro, in una famiglia su due, si continua invece a temere un problema occupazionale, ma migliora la valutazione sulla capacità di reazione della propria impresa. In miglioramento gli indicatori di ingresso rispetto alla fase due.
Di questo e molto altro si parlerà stasera.

IL RACCONTO SUI MEDIA ISRAELIANI

L'Italia ebraica e i conti con la crisi

Nell’Italia duramente segnata dall’emergenza sanitaria, anche il mondo ebraico deve fare i conti con la profonda crisi economia e sociale che sta attraversando il paese. Lo riporta in un ampio servizio il sito israeliano ynet, raccontando al suo pubblico le difficoltà che stanno vivendo in queste settimane le diverse realtà ebraiche italiane, da Milano a Roma. “Le comunità ebraiche riportano che il numero di famiglie bisognose è aumentato di oltre 10 volte a causa dell’epidemia del coronavirus. A Milano, il numero di famiglie bisognose è passato da 20 a 140. A Roma, da 30 a 150”. Cestini alimentari ma anche aiuti economici diretti sono stati messi in campo per fornire una prima assistenza alle famiglie. Seicento quelle che hanno richiesto un sostegno, scrive ynet, ricordando anche che “tutte le sinagoghe in Italia, circa 40 istituzioni, sono ancora chiuse, così come tutte le scuole ebraiche che operano nel paese”.

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L'APPROFONDIMENTO SUL VOLONTARIATO PROMOSSO DALL'ASSET

Il tempo della solidarietà

L'emergenza che sta attraversando l'Italia ha messo in moto diverse iniziative di sostegno e solidarietà e pone molti interrogativi su come adoperarsi per portare avanti questi aiuti in modo efficace. Interrogativi di cui discuteranno questa sera (ore 21.15), in un approfondimento virtuale curato dall'Associazione ex allievi e amici della Scuola ebraica di Torino (Asset), il rabbino capo del capoluogo piemontese rav Ariel Di Porto, Marcello Segre, Sarah Randaccio e Miriam Sofia. “Volontariato come e perché ai tempi dell'emergenza”, il titolo dell'incontro che sarà introdotto dal vicepresidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni.

Setirot - Un ricordo virtuale
Setirot personale. Da anni, a maggio, uso tornare a Venezia in nome di mio padre Napoleone Yehuda Jesurum z”l. L’11 infatti cade il suo compleanno civile e intorno a questa data gli amici di “Beit Venezia Casa della cultura ebraica” hanno preso la consuetudine di onorarne la memoria dedicandogli uno dei numerosi incontri di cui sono instancabili organizzatori. Il rituale intimo della piccola tribù che m’accompagna era e spero riprenderà a essere sempre il medesimo: mattinata in quella meraviglia di pace e storia che è il cimitero del Lido dove sono sepolte infinite generazioni della nostra famiglia, pranzo in Ghetto con amici antichi e nuovi di papà e miei, conferenza, pensieri, malinconia, ricordi, felicità. Adesso non si può causa Covid19 però ci aiuta la tecnologia.
Stefano Jesurum
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Impazienza e attesa
“Mi chiamo Miloš Hrma”, ripete il giovane ferroviere, appena assunto in una piccola stazione del Protettorato di Boemia e Moravia occupato dalla Germania nazista. Miloš è il protagonista del breve romanzo di Bohumil Hrabal “Treni strettamente sorvegliati”, da cui nel 1963 il regista Jiří Menzel ha tratto un film considerato tra i più significativi del nuovo cinema cecoslovacco che negli anni sessanta vive la propria stagione migliore. Miloš, che è impacciato con le ragazze, quando riesce a superare il problema che lo opprime sceglierà la via della resistenza contro l’occupazione, indicata dal capomanovra Hubička (lui sì un uomo vero).
Giorgio Berruto
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Machshevet Israel - Isacco e il ridere (ancora)
L’agelasta è una persona che non ride. O meglio, che non sa ridere: ne è impedita per censura (glielo proibiscono l’educazione e le tradizioni, ad esempio) o per autocensura, che è la stessa cosa, se crede che ridendo infrangerà quelle tradizioni e l’etica che le ispira. È stato fatto notare: più che altrove, è nei luoghi di culto che non si ride, o si ride assai poco, come se la sfera del religioso e del sacro fosse agelastica per costituzione. Del divino non si ride, ché il ridere non gli si addice. Se ciò ha qualcosa di socialmente vero, fa ancora più impressione che il secondo patriarca biblico – spesso relegato sullo sfondo, come il meno significativo della troica patriarcale – porti nel nome una risata. Itzchaq/Isacco in ebraico viene da tzachaq, che significa ‘ridere’, questo è certo, sebbene in sé il nome sia di difficile traduzione. Potremmo renderlo: ‘Riderà’. Ma chi riderà? E di cosa?
Massimo Giuliani, Università di Trento
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Epidemia e istituzioni
Finora non ho scritto una riga in merito all’epidemia di coronavirus e alle sue conseguenze: in un Paese in cui tutti o quasi hanno scoperto di essere quanto meno cultori della materia «virologia», sia per quanto riguarda i suoi aspetti più propriamente medici, sia, ancor più, per le implicazioni etiche ed esistenziali che essa ha comportato, mi sono reso conto che qualunque cosa avessi potuto dire era già stata detta e ripetuta. In questi casi perciò è meglio tacere.
Valentino Baldacci
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