ISRAELE, LA CRISI SANITARIA E LE MANIFESTAZIONI CONTRO IL PREMIER  

Netanyahu e il confronto con la piazza

Si acuisce lo scontro tra il Primo ministro Benjamin Netanyahu e i manifestanti che da alcune settimane protestano contro di lui. In diecimila la scorsa notte si sono riuniti nei pressi della sua residenza a Gerusalemme, in via Balfour, ma altre manifestazioni si sono tenute in diverse parti del paese con l'unanime richiesta delle dimissioni di Netanyahu. Due le principali accuse contro il Premier: da una parte la cattiva gestione dell'emergenza sanitaria, con la riesplosione della pandemia in Israele e il conseguente aggravarsi della crisi socio-economica, e dall'altra la denuncia di voler mantenere il potere per evitare il processo per corruzione a suo carico. Le manifestazioni sono state per lo più pacifiche come evidenziano le parole dell'ufficiale della polizia di Gerusalemme Ofer Shomer: “le manifestazioni si sono svolte in modo ordinato e rispettoso”. “Un piccolo numero di manifestanti, letteralmente una manciata di 200 persone, è rimasto sul posto e si è rifiutato di lasciare la zona”, ha aggiunto Shomer, parlando di un gruppo di dimostranti rimasto nei pressi dell'abitazione del Premier. “Abbiamo permesso loro di rimanere lì fino alle 2 del mattino, li abbiamo avvertiti e alla fine abbiamo dovuto usare la forza per disperdere la folla”. Dodici persone sono state arrestate ma su questo fronte il clima appare un po' meno teso rispetto ai giorni scorsi, quando si sono registrati scontri con la polizia ma anche attacchi di attivisti di destra contro i manifestanti anti-Netanyahu. “Il diritto di protestare è un valore prezioso nella nostra cultura democratica, non deve essere danneggiato. È uno dei valori su cui si fonda lo Stato ebraico e democratico, così caro a tutti noi”, aveva dichiarato il Presidente d'Israele Reuven Rivlin chiedendo di abbassare i toni.

Leggi 

IL RAPPORTO DEL DIPARTIMENTO DI STATO USA SU 46 PAESI

"Beni sottratti e razziati durante la Shoah,
gli Stati hanno ancora molto da fare"

Il Dipartimento di Stato americano ha pubblicato di recente un rapporto che valuta i progressi compiuti da 46 paesi che, siglando la Dichiarazione Terezin, si sono impegnati alla restituzione o al risarcimento delle proprietà illecitamente sequestrate durante la Shoah. Il rapporto di 200 pagine è stato commissionato dal Justice for Uncompensated Survivors Today Act. “Per ogni Paese, in tutti i 46 capitoli, il rapporto individua le aree in cui sono stati fatti progressi e dove è necessario un ulteriore lavoro. Quindi ci auguriamo che questo stimoli ulteriori passi avanti, naturalmente, mentre i Paesi leggono i propri capitoli e decidono come possono rispettare al meglio i propri impegni”, ha dichiarato Cherrie Daniels, l'inviata speciale degli Stati Uniti per le questioni relative alla Shoah.
Secondo il rapporto, “le comunità ebraiche in tutta Europa continuano a dover affrontare sfide importanti per recuperare o ricevere un risarcimento per le proprietà comunitarie e religiose confiscate, distrutte o nazionalizzate nella Shoah o nell'epoca comunista”. “In Polonia, per esempio, circa la metà delle 5.500 rivendicazioni di proprietà ebraiche presentate in base a una legge di restituzione del 1997 rimangono irrisolte, e circa la metà delle rivendicazioni sono state respinte”.
Rispetto alla situazione italiana, il rapporto ricorda tra l'altro come la cosiddetta Commissione Anselmi nel 2002 pubblicò in merito al tema dei risarcimenti e restituzioni un rapporto i cui si dimostrava "che i beni sono stati restituiti ai sopravvissuti espulsi che hanno presentato richieste di risarcimento, ma i sopravvissuti o gli eredi che non hanno presentato richieste di risarcimento non sono stati rintracciati e risarciti in modo proattivo".

Leggi 

L'INIZIATIVA DELLA FONDAZIONE SCUOLA EBRAICA DI MILANO

Elaborare la crisi con la creatività

Profonde, mature. Hanno documentato la diffusione del Covid-19, la difficoltà di rimanere a casa, la disperazione per le perdite umane, ma anche il piacere di ritrovare una dimensione più intima e la speranza di ricominciare in un mondo migliore.
Sono le opere dell’Artist Call “Io resto a casa, la mia fantasia no” indetta dalla Fondazione Scuola Ebraica di Milano. Dalla pubblicazione del bando ai primi di maggio ad oggi alla Fondazione sono arrivate in totale 64 opere. Soprattutto dalle zone più colpite dal virus: Bergamo, Brescia, Lecco. A colpire la creatività, l’espressività e anche la grande capacità tecnica messa in campo da tutti i partecipanti.

Leggi 


Rassegna stampa

La strage di Bologna,
40 anni per la verità

Leggi

 

 


Maria Fresu
Intorno alla strage di Bologna un nome è tornato spesso: quello di Maria Fresu che, assieme alla figlia Angela di 3 anni, la mattina del 2 agosto 1980 alle ore 10.25, si trovava nella sala d'aspetto della stazione.
Maria Fresu, 24 anni, un metro e quarantotto. Di lei noi non abbiamo che una carta di identità, una valigia, un corpetto. È l'unica vittima della strage il cui corpo non è stato mai ritrovato. Di lei come i corpi di molte altre stragi e genocidi della nostra contemporaneità rimane solo il nome.
                                                                          David Bidussa
Leggi
Pluralismo e uniformazione
Da un lato c’è il profondo differenziale di potere, anzi, di poteri, che in questi ultimi anni si è fatto ancora più forte, esacerbato dalle trasformazioni introdotte dalla globalizzazione. Per coloro, siano donne o uomini, che si trovano posti ai margini non solo dei luoghi di comando ma anche di contrattazione, la posizione si può fare molto scomoda, avendo ben pochi strumenti per tutelare i propri diritti. La generalizzata crisi pandemica non ha fatto altro che accelerare questi processi. E li radicalizzerà nei tempi a venire. Non è vero che «uno vale uno»: ognuno di noi è diverso dai suoi simili non solo per la sua personale storia ma anche per le differenti quantità di risorse con le quali può affrontare il mondo e le incombenze della vita quotidiana. Gli strumenti istituzionali offerti a chi si trova in posizione di oggettivo svantaggio per cercare di compensare, almeno in parte, la sua condizione, sono quindi indispensabili per garantire alla società una sua interna coesione. 
 
Claudio Vercelli
Leggi
Pagine Ebraiche 24, l'Unione Informa e Bokertov sono pubblicazioni edite dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L'UCEI sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Le testate giornalistiche non sono il luogo idoneo per la definizione della Legge ebraica, ma costituiscono uno strumento di conoscenza di diverse problematiche e di diverse sensibilità. L’Assemblea dei rabbini italiani e i suoi singoli componenti sono gli unici titolati a esprimere risoluzioni normative ufficialmente riconosciute. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo comunicazione@ucei.it Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: comunicazione@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio "cancella" o "modifica". © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
Twitter
Facebook
Website